A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Giovanni Sartori e i suoi libri. La Biblioteca del Senato inaugura la Sala Sartori, 12 maggio 2016
Il 12 maggio 2016, alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso e del Presidente della Commissione per la Biblioteca e l'Archivio storico Sergio Zavoli, la Biblioteca del Senato ha inaugurato la Sala Sartori, uno spazio di studio aperto al pubblico che ospita i circa 5.000 volumi donati dal politologo Giovanni Sartori. La donazione comprende anche migliaia di opuscoli e carte di lavoro ancora in corso di ordinamento.
Giovanni Sartori, "Albert Schweitzer" Professor Emeritus in the Humanities alla Columbia University e Professore emerito dell'Università di Firenze, è considerato uno dei politologi più illustri sul piano internazionale e oramai universalmente riconosciuto come un classico della teoria democratica.
Fondatore in Italia della Scienza politica come disciplina universitaria, ha insegnato a Firenze e negli Stati Uniti (Stanford, Columbia, Harvard, Yale). Ha fondato la «Rivista Italiana di Scienza Politica» dirigendola per oltre trent'anni.
Accademico dei Lincei, è stato insignito di nove lauree honoris causa. Ha ricevuto numerosi premi, riconoscimenti e onorificenze nazionali e internazionali, tra cui, nel 2005, il Prince of Asturias Prize in the Social Sciences, il più prestigioso riconoscimento internazionale nel settore delle scienze sociali.
Sartori è l'autore di fondamentali testi di riferimento, che continuano a essere tradotti in numerose lingue, sulla democrazia, i partiti e i sistemi di partito, la teoria politica, la politica comparata e l'ingegneria costituzionale comparata. Dal 1968 è editorialista del Corriere della Sera.
In occasione dell'inaugurazione della Sala Sartori, la Biblioteca del Senato ha reso disponibile un aggiornamento della bio-bibliografia del politologo italiano nell'opuscolo Giovanni Sartori e i suoi libri, 12 maggio 2016 : note biografiche e bibliografia degli scritti.
L'organizzazione della sala risponde a un duplice obiettivo, quello di rappresentare la ricca fisionomia del pensiero di Sartori, rendendolo al contempo accessibile ai cittadini che frequentano la Biblioteca. L'ordinamento riflette il percorso intellettuale e accademico di Sartori: innanzitutto la filosofia, i classici del pensiero antico, medievale, moderno e contemporaneo e poi alcuni temi fondamentali, come la riflessione sulla conoscenza e sul linguaggio, sulla scienza e sul metodo sperimentale, sulla logica. Questi temi sono alla base degli studi sullo statuto epistemologico della scienza politica, sul metodo sperimentale applicato alle scienze sociali, nei diversi aspetti e ambiti. E, ancora, dai temi della conoscenza e del linguaggio muovono le riflessioni sulla capacità di astrazione e sulla comunicazione che nel pensiero di Sartori sono alla base del processo democratico. Ad una prima sezione di Consultazione generale (Fondo Sartori I), seguono quindi una sezione di Filosofia, suddivisa in Opere generali, Temi e Autori (Fondo Sartori II), tre sezioni di Sociologia e Scienza politica, nell'ordine Opere generali, Temi e Autori (Fondo Sartori III-V). Chiude la Sala la sezione consacrata alle opere di Giovanni Sartori, ordinate in Monografie, Saggi in opere collettanee, Articoli in periodici, Opuscoli (Fondo Sartori VI e Miscellanea).
I volumi della Sala Sartori sono ricercabili attraverso l'OPAC del Polo bibliotecario parlamentare e descritti nel volume Giovanni Sartori e i suoi libri, 12 maggio 2016 : catalogo dei volumi della Sala Sartori.
La cerimonia di apertura della Sala Sartori è stata accompagnata da un convegno inaugurale dal titolo "Giovanni Sartori e i suoi libri" che ha voluto essere insieme una celebrazione della biblioteca donata da Sartori e una riflessione sulla sua produzione scientifica, i cui frutti, come ha ricordato nel suo intervento il professor Oreste Massari, ordinario di Scienza politica alla Sapienza, Università di Roma, si apprezzano anche nelle numerose opere a lui dedicate (La scienza politica di Giovanni Sartori / a cura di Gianfranco Pasquino. - Bologna : Il mulino, c2005; La politica come scienza : scritti in onore di Giovanni Sartori / a cura di Stefano Passigli; contributi di Giuliano Amato ... [et al.]. - Bagno a Ripoli : Passigli, 2015; La Repubblica di Sartori, a cura di Gianfranco Pasquino, "Paradoxa" (2 aprile 2014); Concepts and Method in Social Science: The Tradition of Giovanni Sartori (co-edited with John Gerring). Oxford and New York: Routledge, 2009).
Massari ha ricordato come i primi libri di Sartori siano stati studi di filosofia, sulla base dei quali egli ha potuto costruire una scienza politica concettualmente solida, fondata sul metodo qualitativo, mutuato da Aristotele. Le opere fondamentali di Giovanni Sartori sono, secondo Massari, gli scritti ormai classici sulla politica comparata, sui partiti e i sistemi di partito, sulla democrazia e sull'ingegneria costituzionale comparata. La maturità di Sartori è rappresentata infine dalle riflessioni sulla demografia, sull'immigrazione, sul clima, sull'Homo videns, che rappresenta per Sartori il libro della svolta con la teoria secondo la quale la perdita del pensiero astratto ci allontana dalla liberal-democrazia.
L'incontro è stato introdotto dal Presidente Zavoli che ha sottolineato come la donazione di Giovanni Sartori rappresenti un gesto di grande rilievo civile e un contributo eccezionale per la Biblioteca del Senato. Il Presidente Zavoli ha ricordato anche il ruolo di Sartori nel giornalismo italiano definendolo "ilare e severo, ingegnoso e a tratti utopico", una personalità "multiforme, colta, libera". Sullo stile di Sartori come giornalista è più volte tornato Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, moderatore del convegno, che ne ha sottolineato la grandissima profondità scientifica unita a uno stile caustico e abrasivo.
Dopo l'introduzione del Presidente Zavoli, il Presidente Grasso ha aperto l'incontro sottolineando come la presenza nella Biblioteca "Giovanni Spadolini" di una sala dedicata a Sartori si collochi nel segno di quell'amicizia umana e intellettuale che ha legato per molti decenni queste due figure e come la donazione di Giovanni Sartori sia il modo migliore di rinnovare questo legame. Il Presidente ha ricordato come fu proprio Spadolini ad avere la lungimirante intuizione di aprire la Biblioteca del Senato ai cittadini per farne un luogo di diffusione della cultura e della conoscenza. Spadolini e Sartori sono stati entrambi interpreti della storia della cultura italiana e il loro contributo alla vita politica e alla crescita del patrimonio civile, culturale, etico della società italiana è indiscusso. Seppure in maniera diversa, ha sottolineato il Presidente Grasso, Spadolini e Sartori sono stati entrambi convinti che il futuro della Repubblica dipendesse dalla capacità degli italiani di liberarsi dal pregiudizio che la politica fosse una cosa impura. La voce autorevole, appassionata e soprattutto indipendente di Giovanni Sartori ha rafforzato e nutrito l'opinione pubblica italiana, insegnando come una vera democrazia, oltre che di una diffusa pluralità di strumenti di libera informazione e comunicazione ha bisogno di luoghi che consentano ai cittadini di conoscere, informarsi, acquisire e potenziare la propria capacità cognitiva per poter vivere consapevolmente il presente.
Maurizio Cotta, professore di Scienza Politica all'Università di Siena, ha ripercorso i tre dibattiti fondamentali della scienza politica internazionale del dopoguerra a cui Giovanni Sartori ha contribuito in maniera determinante. In primo luogo, Sartori è stato fra i protagonisti dell'uscita dalle teorie solo filosofiche della scienza politica e della fondazione della teoria empirica della scienza politica; Sartori è stato poi sostenitore dello studio dei partiti politici e dei sistemi politici in prospettiva comparata; in terzo luogo, ha partecipato alla fondazione della metodologia della scienza politica e alla riflessione epistemologica sulla disciplina; Sartori ha infine prodotto studi fondamentali per la comprensione del sistema politico italiano. Tutti questi filoni sono legati tra loro, perché, secondo Cotta, l'approccio metodologico serve a Sartori per fare una buona comparazione e la buona comparazione empirica per costruire una teoria della democrazia non fondata sul nulla.
Nel perseguire queste quattro direttrici, ha spiegato Cotta, Sartori ha usato la sciabola, che taglia le teste ai concetti e alle teorie mal costruite e confuse. Il caso italiano è il laboratorio "dell'armaiolo", dove Sartori ha affilato le sue lame, un luogo per testare le sue riflessioni sulla teoria della democrazia, sui partiti e i sistemi di partito, una fucina di idee per sviluppare le sue teorie. Sartori, ha ricordato Cotta, individua nel pluralismo polarizzato il modello del sistema italiano dei partiti. E' un sistema consolidato, che non lascia spazio all'ingegneria costituzionale, che dovrebbe guidare la correzione, l'intervento sulla politica. Quando questo sistema consolidato è entrato in crisi, è iniziata, secondo Sartori, una stagione in cui gli attori politici si vanno esercitando nella riforma del sistema costituzionale, istituzionale e elettorale del Paese, e questa fase è tuttora aperta. Cotta ha rimarcato come Sartori si sia mosso sempre su un duplice piano, quello scientifico e quello del dibattito politico vivo.
E proprio il riformismo costituzionale ed elettorale italiano nelle sue espressioni più recenti è stato l'oggetto dell'intervento di Stefano Passigli, deputato e poi senatore, professore di Scienza politica, editore. Trattando del tema della rappresentanza politica, centrale nella riflessione sartoriana, Passigli ha espresso il proprio personale giudizio critico su quelli che ha definito "luoghi comuni": in primo luogo l'assunto che a sistemi elettorali proporzionali corrispondano governi deboli e instabili e a sistemi maggioritari consegua una maggiore governabilità; in secondo luogo, l'idea che la stabilità sia garantita dal rafforzamento degli esecutivi, nelle sue diverse declinazioni, tra cui l'assunto che il bicameralismo è un ostacolo a un più efficace dispiegarsi del potere esecutivo, o la richiesta di procedure che facilitino il lavoro del Governo in Parlamento, o, ancora, l'insofferenza verso tutte le istituzioni di garanzia che possono porre limiti all'azione del Governo. Rispetto alla nuova legge elettorale, l'Italicum, Passigli ha individuato il punto a suo avviso più critico negli effetti del sistema sui meccanismi costituzionali di garanzia e sulla loro terzietà.
Massimo Salvadori, professore emerito dell'Università di Torino, ordinario di Storia delle dottrine politiche, ha ripreso la discussione sull'opera di Sartori, sottolineando come la biblioteca di uno studioso sia lo specchio della sua storia intellettuale, una sorta di radiografia della testa con cui ha pensato e della mano con cui ha scritto. Nel suo ritratto, Sartori è emerso come personalità dalla cultura vasta e dallo stile cristallino della scrittura, una "penna puntuta, non irenica ma battagliera". Salvadori ha sintetizzato il pensiero di Sartori, il cui scopo sarebbe spiegare cosa sia e non sia la democrazia, come essa sia nata e si sia sviluppata e quali condizioni la facciano prosperare e quali perire, intendendo per democrazia la "vera" democrazia, che per Sartori è la democrazia liberale, e non le false democrazie, definite tali per usurpazione teorica e fattuale (es. populismo, democrazia proletaria, anarchismo).
Il discorso di Sartori, nella ricostruzione di Salvadori, si è mosso costantemente tra i fatti della storia nella loro specificità, cioè il dove e il come, la filosofia che, scrive Sartori, "può essere tutta idee e niente fatti", la scienza che, scrive ancora Sartori, "può essere tutta fatti e niente idee", e la teoria che, di nuovo Sartori, "sta sopra a fatti che stanno sotto". Sartori è insieme un filosofo politico perché caldeggia una certa, e non un'altra, organizzazione della società, uno scienziato che analizza i fatti nella loro concretezza e oggettività con approccio realistico, un teorico che, a prescindere dai propri valori, mira a dare ordine concettuale ai vari sistemi politici e sociali che si sono presentati e succeduti nel corso della storia umana. La democrazia liberale è per lui sia una realtà che analizza da scienziato, sia il suo valore e il suo progetto: e qui compare per Salvadori il Sartori-filosofo politico, che propone la democrazia liberale come un bene e la difende a spada tratta.
Negli studi classici sulla democrazia c'era, secondo Salvadori, un terreno scoperto che Sartori ha invece trattato, che è il concetto fondamentale espresso in Homo videns. La rivoluzione multimediale ha causato una "regressione paradossale": non si sono mai avute così tante notizie eppure non è mai stato così difficile formarsi un'opinione libera, colta, autonoma, e quindi in grado di sopportare il processo democratico. Un forte grido d'allarme sullo stato della democrazia, il più radicale, secondo Salvadori, tra quelli lanciati da Sartori.
Massimo Teodori, deputato e poi senatore, professore di storia americana, editorialista, ha spiegato la posizione critica di Giovanni Sartori verso il presidenzialismo americano. Basato sulla divisione del potere tra Presidente e Congresso è un sistema, secondo Sartori, strutturalmente esposto a situazioni di stallo. I limiti di questo sistema sono superabili con il modello, preferito da Sartori del semipresidenzialismo della V Repubblica francese. Teodori ha argomentato la tesi di Sartori, sottolineando invece come il sistema politico americano sia praticamente immutato da due secoli e come il bipartitismo e l'automatismo delle scadenze elettorali siano stati la garanzia del suo funzionamento, producendo l'alternanza e impedendo rotture traumatiche dell'equilibrio istituzionale. Il potere diviso, secondo Teodori, nella realtà nordamericana è spesso garanzia di unità nazionale, come per esempio in politica estera. Tuttavia, ha concluso Teodori, il sistema americano non è esportabile e calato in realtà politiche e sociali diverse manifesterebbe in ultima analisi i limiti indicati da Sartori.
Giuliano Amato, politico, accademico, giudice costituzionale, ha toccato il tema, centrale in Sartori, della democrazia liberale intesa come meccanismo, procedure, sistemi elettorali e di come essa si possa conciliare con la democrazia sostanziale che è restia a farsi imbrigliare dalle regole, di come, cioè, si possano comporre libertà e uguaglianza. Sartori, ha sottolineato Amato, non teorizza procedure fini a se stesse, perché le procedure democratiche devono servire a produrre uguaglianza, che è il risultato, il portato, e non il presupposto della teoria democratica. A chiusura del convegno inaugurale, Amato ha sottolineato come la democrazia esiga conoscenza e come il nesso con il sapere sia inscindibile. Di qui il pericolo, indicato da Sartori, insito nella televisione che trasforma la conoscenza in visione, il cittadino attivo in tifoso e porta alla devianza plebiscitaria della democrazia.