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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 40 (Nuova Serie), agosto 2017

Guerriglia partigiana a Roma. GAP comunisti, GAP socialisti e SAC azioniste nella Capitale 1943-'44. Sala degli Atti parlamentari, 22 maggio 2017

Lo scorso 22 maggio, nella Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", ha avuto luogo la presentazione del volume Guerriglia partigiana a Roma. GAP comunisti, GAP socialisti e SAC azioniste nella Capitale 1943-'44 (Odradek edizioni, 2017), opera dello storico Davide Conti, che intende approfondire un aspetto centrale della Resistenza romana durante l'occupazione tedesca del 1943-1944, quello della guerriglia urbana, ovvero una dimensione specifica della lotta armata contro il nazifascismo che nel difficile clima dell'Italia del dopoguerra fu oggetto di contestazione e delegittimazione da parte delle forze politiche moderate, rappresentando comunque una pesante eredità anche per gli stessi partiti che la perseguirono. All'evento, introdotto dall'allora direttore della Biblioteca nonché responsabile dell'Archivio storico del Senato Giuseppe Filippetta, e moderato dal giornalista Stefano Folli, hanno partecipato, oltre all'autore, i professori Giovanni De Luna e Umberto Gentiloni.

Nella sua introduzione Giuseppe Filippetta ha sottolineato l'importanza dei documenti dei gappisti romani custoditi presso l'Archivio storico del Senato, e in particolare dei Fondi Bentivegna e Capponi, Fiorentini-Ottobrini e Calamandrei-Regard, utilizzati da Conti per effettuare una vera e propria mappatura topografica ed "esistenziale" dei GAP romani, smontando così il paradigma del partigiano come eroe solitario, isolato dal contesto cittadino e quasi avversato dalla popolazione. A tale riguardo Stefano Folli, nell'evidenziare la passione civile che anima il meticoloso lavoro di ricostruzione di Conti, ha messo in rilievo l'elemento umano sotteso a tutta la pur sanguinosa vicenda gappista, senza il quale non si comprenderebbe appieno questa fase del movimento antifascista, anche nei suoi limiti e nelle sue criticità, quali la mancata insurrezione della capitale e il pregiudizio antiromano sorto all'interno della stessa Resistenza e soprattutto negli ambienti partigiani del Nord, come rilevato da Giovanni De Luna, che vede nella guerriglia urbana l'unica opzione praticabile all'indomani dell'Otto settembre; l'inevitabile dicotomia tra spontaneità e organizzazione dell'iniziativa armata trova esemplificazione nel contesto romano, in cui - osserva ancora De Luna - il problema endemico della delazione costituì una questione carica di funeste conseguenze, con la necessità di impiegare un surplus di epicità e di radicalismo per scuotere dal torpore la città eterna e indurla alla rivolta.

L'analisi dello spazio urbano della Resistenza romana nella complessità del suo tessuto socio-politico è poi, secondo Umberto Gentiloni, uno dei meriti principali del volume, che rivolge la sua attenzione al teatro di guerra rappresentato dal microcosmo della capitale in relazione al più vasto contesto bellico, seguendo da vicino episodi e protagonisti dei gruppi politici impegnati nelle azioni di lotta partigiana per inquadrarli nel dibattito storiografico sulla guerra contro l'oppressione nazifascista. La volontà di ripristinare una connessione diretta fra movimento di liberazione in Italia e a Roma anima dunque, come ribadito dall'autore a conclusione dell'evento, la riflessione sviluppata nel volume, senza tralasciare il ruolo svolto dalle borgate della capitale (la cosiddetta "ottava zona"), nelle quali era sorto il germe dell'opposizione al regime e si manifestò concretamente la solidarietà alla guerriglia armata.

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