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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 40 (Nuova Serie), agosto 2017

Il valore dell’eredità culturale per la società. Il libero riuso della fotografia oltre il tabù del lucro. Tavola rotonda, Museo etrusco di Villa Giulia, Roma, 4 luglio 2017

L'inaugurazione della mostra fotografica "Opera libera" presso il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, avvenuta il 4 luglio scorso, promossa anche da Wikimedia Italia e EneganART, è stata occasione per una tavola rotonda su Il valore dell'eredità culturale per la società. Il libero riuso della fotografia oltre il tabù del lucro. Pur nella specificità del tema principale, che consisteva nella riflessione sul libero riutilizzo delle immagini di beni culturali, in particolare sulla cosiddetta "libertà di panorama", sono state affrontate questioni di ampio respiro che hanno a che fare più in generale con la fruizione dei documenti e la circolazione dell'informazione: un "bene" che non ricade nelle logiche del consumo, in quanto più persone possono goderne senza che alcun patrimonio ne sia diminuito.

Su questo argomento si sono confrontate opinioni anche sensibilmente diverse. Lorenzo Casini, Consigliere giuridico del Ministro dei Beni e delle attività culturali, ha posto il problema del controllo della circolazione delle immagini di beni culturali anche in termini di effettiva capacità di verificare il loro utilizzo, considerando l'evidente ritardo delle norme legislative rispetto agli strumenti tecnici a disposizione per la riproduzione delle immagini. D'altra parte Giorgio Resta, docente di Sistemi giuridici comparati all'Università di Roma Tre, ricordando la distinzione tra bene in quanto tale, pubblicamente visibile, e la sua immagine riprodotta, ha escluso che quest'ultima vada considerata opera dell'ingegno (e come tale remunerata), contrastando dunque l'orientamento prevalente in Europa, per cui della libertà di panorama si parla nell'ambito del diritto d'autore. Da un lato, dunque, una riaffermazione della necessità di forme di controllo sulla circolazione delle immagini dei beni culturali (controllo peraltro coerente con la storia giuridica dei beni culturali stessi, intesi come non separabili dalle cose che li rappresentano), pur con la precisazione che occorre evitare che i vincoli all'uso commerciale diventino vincoli alla circolazione dell'informazione; dall'altro lato, la messa in guardia dai rischi di una sorta di "monopolio preventivo" delle riproduzioni di "oggetti" che sono patrimoni comuni dell'umanità, espressione di culture millenarie, irriducibili al controllo statale.

Lorenzo Losa, di Wikimedia Italia, ha evidenziato la funzione testimoniale della diffusione di immagini di (e di informazioni sui) beni culturali, che possono essere meglio tutelati se più conosciuti, e meglio ricordati - se non esistono più - grazie a un'immagine che li tramanda ai posteri: è il caso, recente, delle distruzioni operate nel sito archeologico di Palmira in Siria, e delle fotografie che ne attestano la precedente condizione. Scopo di un museo, come di una biblioteca - ha ripreso Losa - non è di controllare la cultura stabilendone le modalità di fruizione, bensì di diffonderla; e, nella pratica, non conviene bloccare ciò che non piace ma migliorare ciò che si vuole diffondere. Perciò Wikimedia ospita contenuti ad accesso libero e riusabile, per avere più impatto sul mondo circostante.

In rappresentanza di ICOM Italia, la presidente Tiziana Maffei ha espresso una concezione di "paesaggio culturale" inclusivo del patrimonio culturale nel suo insieme, che sia chiuso in un museo o diffuso nel paesaggio esterno in cui i musei e i loro oggetti si inseriscono. Ha inoltre solelvato diversi temi di rilievo: il tema della responsabilità individuale e collettiva (attraverso gli istituti di conservazione i cittadini possono modificare il proprio rapporto col mondo circostante); il tema della riconoscibilità dei luoghi, che determina senso di affezione, di identità, e consente di aggregare intorno ai luoghi informazioni sui luoghi stessi; il tema dell'interazione complessa tra un oggetto inserito in un paesaggio e il diritto o la possibilità, dell'individuo o della collettività, di modificare il paesaggio stesso. Restare bloccati dagli ostacoli al riuso commerciale - ha sostenuto - rischia di far dimenticare i principali scopi istituzionali dei musei, che oggi si rivolgono non più ad un pubblico indifferenziato, bensì ad una pluralità di pubblici piuttosto definibili; anche da questo punto di vista, l'ambiente digitale può rappresentare una grande opportunità di fruizione pure per le funzioni di studio e ricerca ed educazione della comunità, che sono uno degli obiettivi dei musei.

Valentino Nizzo, direttore del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, ha portato esempi virtuosi di recupero di informazione storica grazie a strumenti indiretti (nati con altri obiettivi e riutilizzati per nuovi scopi), o di utilizzo di riproduzioni digitali per rendere doverosamente fruibile il patrimonio di musei chiusi per lavori di ammodernamento, accompagnando le esemplificazioni con la proposta di approfittare di ogni occasione per collegare i beni culturali al contesto di riferimento, facilitandone l'inclusione nel paesaggio mentale e percettivo di ciascuno - che è poi la base dell'antropologia culturale moderna. L'importante - ha proseguito - è cercare di interagire con il messaggio che viene trasmesso, anche da terzi, attraverso le riproduzioni dei beni culturali, dialogando con le esigenze degli utenti e comunicando così i valori connessi a un patrimonio che va non solo protetto ma anche condiviso, collaborando tra istituzioni per studiare insieme le strategie migliori.

In un secondo "giro di tavolo" sono intervenute anche Cecile Hollberg (Galleria dell'Accademia, Firenze), in polemica con il riuso indiscriminato delle foto di opere d'arte sui social network, nella misura in cui questa fruizione decontestualizzata snatura le opere riprodotte, e Rosa Maiello, Presidente dell'Associazione italiana biblioteche. Quest'ultima, con puntuali riferimenti al dibattito in corso sull'approvazione del cosiddetto "pacchetto copyright" delle riforme proposte dalla Commissione europea e alle ultime direttive in materia di diritto d'autore (che tendono ad essere interpretate in senso restrittivo anche per preoccupazioni circa la sostenibilità economica) ha ricordato che non tutto si risolve con la tutela dell'oggetto: dobbiamo soggiacere a una normativa che include anche diritti morali - nel caso di opere dell'ingegno - e non necessariamente lo strumento giuridico adeguato è quello della proprietà esclusiva. In particolare, suscita preoccupazione il ricorso a diritti esclusivi in un ambiente come quello digitale che sembra fatto apposta per aprire le porte anziché chiuderle. Ad ogni modo - ha concluso - per le biblioteche può essere rivendicato un ruolo di interlocuzione con il più ampio pubblico possibile, nel ricordo della prima legge di Ranganathan della biblioteconomia: "Books are for use" (e, come i libri, si può intendere destinata all'uso qualsiasi opera dell'ingegno umano, su qualsiasi supporto).

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