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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 38 (Nuova Serie), aprile 2017

Verso i Trattati di Roma

Abstract

In occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma si ripercorre qui il cammino attraverso cui dal secondo dopoguerra l'Europa crea in successione una serie di istituzioni finalizzate alla collaborazione commerciale, valutaria, tariffaria, energetica. La nascita della CECA, nel 1951, comporta per la prima volta una parziale abdicazione alla sovranità nazionale. Il Memorandum di Bruxelles e la Conferenza di Messina, entrambi del 1955, e il Rapporto Spaak e la Conferenza di Venezia, entrambi del 1956, sono tappe salienti dell'avvicinamento ai Trattati di Roma.

Ci fa piacere concorrere per parte nostra alle molte manifestazioni promosse per celebrare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, siglati il 25 marzo 1957, che sancirono la nascita della Comunità Economica Europea e dell'Euratom. Lo facciamo dedicando l'approfondimento di questo numero alla ricostruzione degli eventi che precedettero quella firma, dai primi organismi del dopoguerra fino alle Conferenze di Messina e Venezia.

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1. I primi organismi europei

2. La CECA

3. Il Memorandum Benelux

4. Dalla Conferenza di Messina alla Conferenza di Venezia

5. Le parole di Gaetano Martino

6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. I primi organismi europei

Nel secondo dopoguerra nacquero piuttosto presto alcuni organismi tesi a ricostituire la collaborazione economica fra i Paesi europei, attraverso la liberalizzazione degli scambi commerciali e della convertibilità delle monete (Rizzuto 2003, p. 64): nel 1948 fu costituita l'Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE); nel 1950 sorse l'Unione Europea dei Pagamenti (UEP); nell'agosto del 1955 fu firmato l'Accordo Monetario Europeo (AME), che, pur applicato solo a partire da tre anni dopo, rappresentò il superamento dell'UEP verso una ancor maggiore cooperazione monetaria e valutaria.

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2. La CECA

I positivi risultati economici cui avevano condotto tali organismi incoraggiavano a pensare ad una maggiore integrazione fra le nazioni europee, in un'ottica di grande concretezza economica.

Sul fronte dell'energia e delle materie prime, per intuizione del Ministro degli esteri francese Robert Schumann, nel 1951 nasceva la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), che creava un mercato comune del carbone e dell'acciaio attraverso l'eliminazione delle barriere doganali e di ogni forma di protezionismo.

La CECA rappresentava un passo in avanti rispetto alle precedenti istituzioni perché, attraverso la creazione di strutture comuni, quali l'Alta Autorità, il Consiglio dei Ministri e la Corte di Giustizia, richiedeva ai sei Paesi aderenti una parziale abdicazione alla sovranità nazionale. Come si legge in un "Appunto per il Ministro" degli Affari Esteri, redatto dalla Direzione Generale degli Affari Economici ancora nella fase istitutiva della CECA, bisognava evitare che l'organismo fosse solo un cartello di produttori di carbone e acciaio ma renderlo "la prima realizzazione dell'integrazione europea" (Serra 1989, p. 100).

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3. Il Memorandum Benelux

All'interno della CECA, tuttavia, gli europeisti più convinti dovevano fare i conti con la prudenza eccessiva degli altri, come si vide quando il Presidente dell'Alta Autorità, Jean Monnet, deluso per l'incapacità dell'istituzione di realizzare una vera integrazione, dichiarò di non candidarsi per il rinnovo del mandato. La difficoltà di trovare un successore, al punto che il nostro Ministro degli esteri Gaetano Martino propose la turnazione della carica, era un paradigma dell'impasse in cui versava la CECA e della mancanza di una visione condivisa sui suoi obiettivi (allargamento all'energia e ai trasporti; riduzione delle tariffe doganali). Senza contare ripetute spinte centrifughe, con la Gran Bretagna periodicamente tentata di tornare al suo splendido isolamento e la Francia pronta ad uscire proprio a causa di Monnet.

La svolta si ebbe con il Memorandum del Benelux, documento consegnato dal belga Spaak agli altri ministri degli esteri della CECA il 10 maggio 1955, in occasione della riunione parigina del Consiglio atlantico. Lo spunto era del Ministro olandese Beyen, che aveva coinvolto il lussemburghese Bech e il belga Spaak nella proposta, da inviare a Francia, Germania e Italia, di un'unione doganale, con abolizione di dazi e restrizioni quantitative. Spaak rilanciò la proposta, ampliandola nell'ottica di un'integrazione economica orizzontale. La novità del Memorandum risiedeva non tanto nei contenuti (sviluppo delle vie di comunicazione, ricerca di energia a costi convenienti, sviluppo e controllo dell'energia atomica a scopo civile) quanto nell'idea di affiancare alla CECA due nuovi organismi, il mercato comune e l'ente per l'energia atomica.

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4. Dalla Conferenza di Messina alla Conferenza di Venezia

Per stringere i tempi, secondo i desiderata dei governi del Benelux, fu proposta a stretto giro una riunione dei ministri degli esteri a Lussemburgo. Martino, rettore dell'Università di Messina e impegnato in quel momento nella campagna elettorale per le regionali, ottenne che la scelta si spostasse sulla sua città (Serra 1989, p. 114).

La conferenza si svolse attraverso quattro sedute, dal pomeriggio del 1° giugno alle 4 di mattina del 3 giugno. La Risoluzione finale adottata conteneva l'impegno a creare un'organizzazione comune per lo sviluppo dell'energia atomica, a istituire un mercato comune da realizzare per tappe successive, a favorire la circolazione dei lavoratori, a garantire l'accesso alle materie prime, a coordinare le politiche monetarie, a creare un fondo europeo per gli investimenti.

Fu, inoltre, deliberato di istituire un Comitato intergovernativo, presieduto da Spaak, che elaborasse un progetto di mercato comune generale e un mercato comune specifico per l'energia atomica.

Il Rapporto prodotto dal Comitato fu accolto alla Conferenza di Venezia (29-30 maggio 1956) e sarebbe stato la base del Trattato firmato a Roma nella primavera dell'anno successivo, istitutivo della Comunità Economica Europea.

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5. Le parole di Gaetano Martino

Per gli obiettivi elencati nella Risoluzione di Messina particolarmente si spese la delegazione italiana.

Così si esprimeva qualche settimana dopo Gaetano Martino in un'intervista alla "Gazzetta del Popolo" (26 giugno 1955):

A Messina sono stati espressi non solo dei voti e manifestate delle preferenze, ma sono state adottate precise decisioni in ordine allo sviluppo delle istituzioni comuni, alla fusione progressiva delle economie nazionali, alla creazione di un mercato comune e all'armonizzazione graduale delle rispettive politiche sociali. [...] Non occorre spiegare le ragioni dell'importanza che avrebbe per il nostro paese la formazione di un mercato comune, sia pure limitato alle sei nazioni che fanno parte della CECA. Voglio solo ricordare che fra le iniziative intese a costituirlo, sono state previste a Messina anche la libera circolazione della mano d'opera e l'istituzione di un fondo di investimenti europei. Per un'economia come quella italiana, in cui vi sono zone di accentuata depressione e una generale eccedenza di energie di lavoro, queste iniziative sono particolarmente incoraggianti. Ora si tratta solo di non nascondersi le difficoltà, e insieme di non sopravalutarle fino al punto da perdere la fiducia in noi stessi e nei nostri ideali. Dobbiamo andare avanti nella via dell'unificazione dell'Europa, con pazienza, con coraggio e con fede (Martino 1957, pp. 159-160).

I Trattati di Roma, entrati in vigore il 1° gennaio 1958, prevedevano, tra l'altro, l'istituzione dell'Assemblea parlamentare europea, composta da 142 deputati nominati dai parlamenti dei sei paesi membri della Comunità. La sessione costitutiva di questo organo, avente a quel tempo solo funzioni consultive, si tenne a Strasburgo il 19 marzo 1958, sotto la presidenza di Robert Shuman.

Ci fa piacere riportare qui stralci del nobile e commosso intervento di Gaetano Martino pronunciato in quel consesso.

Salutando la nuova fase della vita dei popoli della piccola Europa, Martino ricordava

le avversità, le incredulità, lo scetticismo che fu necessario vincere per iniziare, proseguire e completare quell'opera detta del "rilancio europeo", decisa a Messina nei primi giorni del giugno 1955, la quale doveva felicemente concludersi, circa due anni dopo, con la creazione della Comunità economica e della Comunità atomica dell'Europa.

Guardando ai felici esperimenti di comunità politica costituiti dall'America e dalla più vicina Svizzera, Martino ribadiva la necessità imprescindibile per i popoli europei di collaborare in forme permanenti, non solo per esigenze pratiche, politiche, economiche, militari, ma spirituali:

L'Europa è già unita nella cultura e nella civiltà, se è vero - come è vero - che noi non esitiamo a chiamare europei un Dante ed un Goethe, uno Shakespeare ed un Pascal, e riteniamo nostro comune patrimonio la libertà individuale, la democrazia politica, lo stato di diritto, conquiste elaborate dalla plurimillenaria storia europea nel suo svolgimento unitario.

Nel presente nostro momento storico, caratterizzato da spinte centrifughe e nazionalistiche, hanno un suono di particolare attualità le parole di Martino, che, con la consapevolezza di chi aveva sperimentato l'effetto dell'esasperazione dei nazionalismi e, insieme, non ignorava il valore del genio dei vari popoli europei, si avviava a concludere:

Noi vogliamo superare la fase storica del nazionalismo, ma, per entrare nella nuova fase, non abbiamo bisogno di distruggere il concetto di nazione. È soltanto necessario che si compia da tutti lo sforzo più impegnativo perché esso riacquisti la purezza del suo significato originario e sia liberato da quei deteriori attributi che ne causarono la trasformazione da forza benefica e attiva della società umana in forza demoniaca e distruttrice. [...] In pluribus unum: l'unità politica dell'Europa dovrà fondarsi sulla molteplicità e sulla diversità. Solo in tal modo, stimolando e potenziando lo slancio cretivo e costruttivo dei nostri popoli, sarà strumento di progresso morale e civile.

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6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Si segnala che gli Historical Archives Of the European Union conservano i documenti in cartaceo o microfilm della Conferenza di Messina, compreso il processo verbale e il testo della risoluzione (http://archives.eui.eu/en/fonds/190265?item=RD-2).

Si suggerisce, inoltre, la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca. Si ricorda, altresì, che il Fondo Gaetano Martino, contenente carte relative all'attività professionale e politica oltre che corrispondenza e carte personali, è parte del progetto Archivi online ed è conservato presso l'Archivio storico del Senato.

Si riportano qui di seguito in ordine alfabetico di autore le fonti citate e quelle comunque utilizzate per la redazione dell'articolo, con l'indicazione della collocazione presso la Biblioteca.

Gaetano Martino, Per la libertà e la pace - Discorsi e scritti di politica estera. Firenze, Le Monnier, 1957 (30. IV. 82)

Gaetano Martino e l'Europa: dalla Conferenza di Messina al Parlamento europeo. Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1995 (Affari Esteri C. 46. 3)

Presidenza del Consiglio dei Ministri - Servizio informazioni, Comunità Economica Europea, Roma, c1959 (250. 0. 111)

Antonio Rizzuto, L'Europa monetaria. Dall'età dell'oro all'età dell'euro. Roma, Armando editore, 2003 (259. V. 14)

Antonio Serra (a cura di), Il rilancio dell'Europa e i Trattati di Roma - Actes du Colloque de Rome 25-28 mars 1987. Milano, Giuffrè, 1989 (176. I. 74)

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