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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 59 (Nuova Serie), ottobre 2020

Giovanni Spadolini e la Biblioteca del Senato a Palazzo della Minerva

È di prossima uscita il volume - primo della nuova collana "Minerva Eventi" a cura della Biblioteca del Senato - che pubblica gli atti del convegno su Giovanni Spadolini. Il giornalista, il politico e il Presidente, ospitato nella Sala Atti parlamentari il 13 dicembre 2019, a venticinque anni dalla scomparsa dell'uomo politico a cui la Biblioteca del Senato è oggi dedicata (qui il video con gli interventi della giornata). Per ricordare le ragioni di questa intitolazione riportiamo il testo integrale dell'intervento del dott. Francesco Pappalardo, Consigliere parlamentare responsabile della Biblioteca del Senato.

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Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente Marilotti per avermi coinvolto in questo interessantissimo convegno, quindi i colleghi Renata Giannella, Sandro Bulgarelli e Alfonso Sandomenico per i preziosi suggerimenti.

Giovanni Spadolini è stato l'artefice del trasferimento della Biblioteca del Senato da Palazzo Madama all'attuale sede di Palazzo della Minerva. Si era dedicato a questo progetto fin dalla sua elezione a presidente del Senato, nel luglio 1987, ritenendo che quell'importante patrimonio bibliografico meritasse una collocazione più adeguata e dovesse essere messo a disposizione dell'intera cittadinanza. È del 4 ottobre 1988 la lettera [oggi nell'Archivio corrente e di deposito della Biblioteca del Senato] al senatore Gabriele De Rosa, presidente dell'allora Commissione di vigilanza sulla Biblioteca, in cui osservava che «l'esigenza di salvaguardare la funzionalità della Biblioteca del Senato e di avviarne una decisa modernizzazione non può essere posposta agli altri pur gravi problemi logistici esistenti in taluni settori del Senato». Per questo motivo ribadiva: «ebbi già ad assumere nel corso della discussione sul bilancio preventivo del corrente anno circa la ricerca di un immobile idoneo a dare alla Biblioteca una sistemazione adeguata alle esigenze e degna di un istituto così ricco di storia e di cultura».

L'anno precedente, discutendo il progetto di bilancio interno del Senato per l'anno finanziario 1987 il questore Carmelo Santalco, «riguardo all'insufficiente aggiornamento del patrimonio librario della Biblioteca», aveva precisato che «proprio la ricordata assoluta mancanza di spazi è la causa dei ridotti acquisti di nuove opere». Spadolini aveva replicato così: «Lasciatemi dire, quando leggevo la relazione del presidente Andreatta, il senso di malinconia, per me che mi sono formato per i miei primi libri 35 o 40 anni fa nella biblioteca del Senato, nel constatare questa difficoltà e confessarla in un atto: che non si possono acquistare libri perché non c'è lo spazio. Sono andato a vedere anche gli scantinati e la verità è che non ci sono oggi neanche le condizioni per la conservazione dei materiali antichi che sono poi parte vivente della storia del nostro paese. Immaginate quindi il sentimento che provo rispetto ai problemi della biblioteca che secondo me appunto richiedono decisioni coraggiose» (Senato della Repubblica. Assemblea, Resoconto stenografico. X legislatura, 59° seduta (pom.), 17 dicembre 1987, p. 5).

In occasione del dibattito sul bilancio interno del Senato per l'anno finanziario 1988 ribadiva il suo interesse a «dare una sede idonea» alla Biblioteca, «la più antica fra le biblioteche parlamentari, forse la più prestigiosa grazie alla sua raccolta di fonti del diritto italiano, amorosamente ricercate fin dalle origini quali ideali precedenti dello Statuto albertino» (Senato della Repubblica. Assemblea, Resoconto stenografico. X legislatura, 119° seduta, 2 giugno 1988, p. 68).

Spadolini aveva già un'idea precisa sul da farsi, come emerge dal verbale della prima seduta della nuova Commissione di vigilanza sulla Biblioteca, il 20 luglio di quell'anno. Dopo la nomina del presidente dell'organismo, ancora il senatore De Rosa, il segretario generale del Senato, Gaetano Gifuni, «informa circa la possibilità, accennatagli dal Presidente Spadolini, di acquisire per la Biblioteca il palazzo della Minerva, che verrebbe ceduto dalla Presidenza del Consiglio ma che per essere utilizzato abbisogna di una massiccia opera di ristrutturazione».

Spadolini, però, non scopre ancora le carte. L'anno seguente, in occasione della discussione del bilancio interno per il 1989, riferiva di contatti in corso anche con altri organismi istituzionali per l'acquisizione di un immobile «nelle immediate vicinanze di Palazzo Madama», così da collegarsi alla Biblioteca della Camera «in una ideale grande Biblioteca del "Congresso"» e consentirne la fruizione da parte della cittadinanza: «Trentacinque o quaranta anni fa ho lavorato per anni alla Biblioteca del Senato per delle ricerche storiche e non vedo perché quello che fu consentito alla mia generazione non debba essere consentito alle generazioni che verranno» (Senato della Repubblica. Assemblea, Resoconto stenografico. X legislatura, 260° seduta (pom.), 24 maggio 1989, p. 21). Ancora nel 1990, nel concludere il dibattito sul bilancio interno del Senato, Spadolini aveva sottolineato l'opportunità di fare della Biblioteca uno strumento a disposizione della città di Roma e della cultura universitaria: «Non c'è battaglia che mi stia a cuore più di questa ed alla quale abbia dedicato, anche se per ora senza risultati apparenti, più attenzione e più partecipazione» (Senato della Repubblica. Assemblea, Resoconto stenografico. X legislatura, 384° seduta, 9 maggio 1990, p. 54).

Spadolini, dunque, conosceva bene la Biblioteca: l'aveva frequentata prima come studioso e professore di Storia contemporanea, a partire dagli anni Cinquanta, quindi come direttore del Resto del Carlino e del Corriere della Sera, infine da senatore, a partire dal 1972. Inoltre, come fondatore del dicastero dei Beni Culturali e ministro, aveva approfondito le questioni relative alla gestione e all'utilizzo degli istituti culturali.

Anche durante i setti anni da Presidente del Senato ebbe un rapporto assiduo con la Biblioteca, una struttura - peraltro non ancora informatizzata - che all'epoca contava circa seicentomila volumi. Se ne serviva per le ricerche personali, nonché per la preparazione dei viaggi e degli incontri istituzionali. Si informava, inoltre, sulle procedure di biblioteconomia, dalle modalità e dal costo delle legature alle acquisizioni correnti e di antiquariato, fino alla collocazione dei volumi; una passione che, nel tempo, lo aveva portato ad allestire la «casa dei libri», come amava chiamarla, nella sua residenza a Pian dei Giullari.

Si preoccupò inoltre di valorizzarla, indipendentemente dalla sede, immettendola nel circuito più ampio del dibattito culturale e favorendo l'avvicinamento dei cittadini alle istituzioni parlamentari. Nel 1990, per la prima volta la Biblioteca organizzò una mostra pubblica, sia pure in altra sede, cioè nei saloni del palazzo dei Beni Spagnoli, appena ristrutturato. La proposta di una mostra sull'Italia rivoluzionaria e napoleonica era stata formulata originariamente dalla Commissione di vigilanza sulla Biblioteca e venne subito accolta per inserire la struttura nell'ambito delle celebrazioni del bicentenario della Rivoluzione francese. Si trattò di un'esposizione «essenzialmente bibliografica, con qualche concessione iconografica tratta dal materiale esposto, senza peraltro diminuirne l'interesse, derivante soprattutto dalla natura dei pezzi e dalla loro collocazione geografica» (Giovanni Spadolini, prefazione a L'Italia rivoluzionaria e napoleonica nelle raccolte della Biblioteca del Senato. Catalogo della mostra, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, Sandro Bulgarelli, Renata Giannella e Adriana Ballanti, con introduzione di Gabriele De Rosa, Senato della Repubblica, Roma 1990, pp. V-IX; p. V). Infatti, vennero esposti - tutti provenienti dalle raccolte del Senato - circa duecento documenti fra opere storiche e giuridiche, alcune molto rare, ed esemplari della stampa periodica, in cui venivano rappresentate tutte le regioni italiane, a conferma della vocazione territoriale del Senato.

Nel 1991, inoltre, Spadolini volle curare e pubblicare il volume Il carteggio di Benedetto Croce con la Biblioteca del Senato. Croce, come lo stesso Spadolini, aveva frequentato intensamente la Biblioteca, prima come studioso e poi come senatore e ministro. Conosceva bene Fortunato Pintor (zio del più noto Luigi), per un lungo periodo direttore della Biblioteca, e lo scambio epistolare fra i due rappresenta un significativo spaccato culturale dell'epoca.

Proprio Croce, che aveva ricoperto il ruolo di Ministro dell'Istruzione, la cui sede all'epoca era a Palazzo della Minerva, spinse indirettamente Spadolini a richiedere l'assegnazione dell'edificio come sede della Biblioteca del Senato.

Anche altri elementi contribuirono, comunque, a quella scelta: il fatto che fosse inserito nella cosiddetta insula dominicana, fin dal Medioevo destinata allo studio con la presenza del convento dei Domenicani, quindi con l'istituzione della Biblioteca Casanatense e, infine, nel 1988, con la collocazione nel palazzo di via del Seminario della Biblioteca della Camera dei deputati. Ancora: la Minerva ha le sue fondamenta sui Saepta Iulia, vale a dire il luogo deputato alle votazioni popolari dell'antica Roma repubblicana, i cui resti sono stati ritrovati proprio durante i lavori relativi al trasferimento della biblioteca da Palazzo Madama. Non è la prima volta, del resto, che durante i lavori di ristrutturazione dei palazzi acquisiti dal Senato sono state effettuate scoperte archeologiche: vale per tutti il ritrovamento, dopo il 2003, dei resti del Tempio di Matidia, attualmente visibili sotto il complesso di Santa Maria in Aquiro.

Nel 1991, finalmente, con decreto del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il Palazzo viene assegnato al Senato della Repubblica.

Il 26 marzo, in occasione dell'approvazione del bilancio interno di quell'anno, Spadolini poté darne notizia. Fu preceduto da Nino Andreatta, che intervenendo come relatore non riuscì a trattenersi: «Credo che il Presidente darà l'annuncio che la "cittadella Senato" che si è costruita attorno a Palazzo Madama, anche e soprattutto per suo merito, fornendo spazi di lavoro a ciascun parlamentare, potrà completarsi con la sede per la biblioteca, dando spessore al simbolico legame tra un'Assemblea legislativa e la biblioteca stessa, al momento in cui lo strumento dell'organizzazione culturale si associa, quasi come simbolo, allo strumento della discussione della legge» (Senato della Repubblica. Assemblea, Resoconto stenografico. X legislatura, 505° seduta, 26 marzo 1991, p. 10).

Nell'intervento conclusivo Spadolini fece il suo annuncio:

Ho voluto conservare per ultima una notizia che per me è forse la più bella di questa legislatura: la annosa e tormentosa questione della nuova collocazione della Biblioteca del Senato è stata finalmente risolta. Grazie alla collaborazione piena del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Andreotti, che desidero ringraziare (anche perché è stata materia di contatti personali assai lunghi in questi anni) e del Ministro delle finanze, onorevole Rino Formica, che ugualmente ringrazio per l'impegno che egli ha profuso soprattutto nella fase culminante (voi sapete quanto le Finanze sono in grado, se vogliono, di «uccidere» qualunque progetto che riguardi i beni demaniali), il palazzo collocato in piazza della Minerva e attualmente sede del Ministro per gli Affari regionali e istituzionali, che da parte sua ha prestato la massima comprensione, è stato assegnato al Senato della Repubblica.
[...] La Minerva: simbolo di una stagione storica della vita italiana che vide alla guida della Pubblica istruzione in quelle stanze uomini come Francesco De Sanctis e
Pasquale Villari, come Ferdinando Martini e Vittorio Emanuele Orlando, come Luigi Rava e Francesco Ruffini e - simbolo più alto della cultura italiana di questo secolo - Benedetto Croce. Unitamente alla Biblioteca della Camera dei deputati, già attiva nell'antica insula domenicana di cui fa parte il Palazzo della Minerva, si verrà a costituire nel cuore di Roma, con opportune integrazioni strutturali e funzionali, secondo i canoni moderni della biblioteconomia, un sistema bibliotecario unico in Italia al servizio dei parlamentari ma non solo di essi: anche degli studiosi e degli studenti. Mi piace ricordare che contigua a questa grande Biblioteca del Parlamento rimane una istituzione di antico prestigio, la Biblioteca Casanatense che fu cara a Benedetto Croce, di cui, tra parentesi, abbiamo riscoperto il carteggio così intenso con la Biblioteca del Senato che poi pubblicheremo.
[...] Sono certo che ciò rinsalderà il legame profondo che io riaffermo con forza fra il ruolo di capitale che Roma svolge e la necessaria collocazione nel centro storico delle massime istituzioni della Repubblica.

(ivi, pp. 72-73)

Il 16 maggio 1991 si riunì per la prima volta il gruppo di lavoro che avrebbe dovuto occuparsi del trasferimento nella nuova sede.

I lavori per l'adeguamento del palazzo vennero affidati all'architetto Franco Borsi (cui seguirono l'architetto Bruno Agates e infine l'architetto Angelo Zampolini), che ne approntò un modello in miniatura. Spadolini era così affezionato a questo progetto che volle tenere con sé il modello, prima nel suo studio presidenziale a Palazzo Giustiniani e in seguito nella Biblioteca di Pian de' Giullari.

L'architetto Borsi individuò nel cortile centrale del palazzo, privo di particolare pregio storico e architettonico, l'area da riempire con un "pozzo" di sette piani utili per le scaffalature compatte. Ma dopo lunghi studi e accertamenti, nella riunione del 3 febbraio 1994, cui volle presenziare lo stesso Spadolini, piuttosto indispettito, si dovette prendere atto dell'impossibilità tecnica di realizzare quel progetto, a causa della presenza di una falda acquifera, residuo di uno stagno esistente dai tempi di Roma repubblicana. Fu deciso il trasferimento nella nuova sede con mantenimento di parte dei fondi nei magazzini di Palazzo Madama. Pochi giorni prima, la legge n. 51 del 20 gennaio 1994 aveva assicurato i mezzi per adibire il palazzo a prestigiosa sede della Biblioteca del Senato.

Spadolini non vide il compimento del progetto, ultimato il 21 giugno 2003 sotto la presidenza di Marcello Pera che, con grande sensibilità istituzionale e umana, decise di intitolarla a colui che l'aveva così fortemente voluta in quella sede.

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