A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Alessandro Manzoni
3. Alessandro Manzoni e l'Unità nazionale
5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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Tra il 1848 ed il 1943 i Senatori del Regno d'Italia erano nominati a vita dal Re secondo 21 categorie tra ambasciatori, membri della Camera da almeno tre legislature, Consiglieri e Ufficiali, ecc.
Tra i Senatori nominati nella 20° categoria - ovvero, come recita lo Statuto Albertino: "Coloro che con servizio e meriti eminenti, avranno illustrata la patria" figura il nome di Alessandro Manzoni, uno dei pochissimi, in verità, ad assurgere alla Camera Alta per meriti prettamente letterari, non disgiunti però da un impegno civile nella battaglia per la conquista della libertà e dell'unità del paese: una situazione che si ripeterà durante il Regno solo con Giovanni Verga e successivamente con le nomine a Senatore a Vita da parte del Presidente della Repubblica nella seconda metà del Novecento (si pensi, tra gli altri, a Trilussa e Montale).
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Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785; frequenta le scuole presso collegi religiosi e nel 1805 si trasferisce a Parigi, presso la madre, che convive con Carlo Imbonati, morto quello stesso anno. Proprio in suo onore, Manzoni compone il carme In morte di Carlo Imbonati. A Parigi frequenta l'ambiente degli ideologi, e stringe amicizia con Claude Fauriel che lo inizia - tra le altre cose - all'estetica romantica tedesca prima ancora che venga introdotta in Italia da Madame de Staël.
Rientrato a Milano nel 1807, incontra Enrichetta Blondel con la quale si sposa con rito calvinista e dalla quale avrà negli anni ben dieci figli (otto dei quali gli morirono tra il 1811 e il 1873). Il 1810 è l'anno della conversione religiosa della coppia. Inizia il periodo più fecondo dello scrittore, che culmina con la stesura del romanzo Fermo e Lucia, uscito nel 1827 col titolo I promessi sposi (ma la cui seconda e definitiva stesura avverrà nel 1840, con la pubblicazione a dispense corredata dalle illustrazioni del Godin): il lungo lavoro di stesura del romanzo si caratterizza sostanzialmente per la revisione linguistica, nel tentativo di dare un orizzonte nazionale al testo, orientandosi sulla lingua "viva", cioè parlata dai ceti colti della Toscana contemporanea (per questo si era anche recato a Firenze nel 1827).
Negli anni della maturità, la vita del Manzoni è funestata dai lutti della moglie e di diversi figli: conduce quindi una vita appartata, sempre seguendo le vicende che si vanno susseguendo nel paese (nel 1848 è tra i firmatari dell'appello dei milanesi a Carlo Alberto e pubblica Marzo 1821, rimasto fino ad allora inedito).
Famoso già tra i suoi contemporanei per le sue opere, il Manzoni esprime sentimenti patriottici tanto da diventare un ispiratore del Risorgimento nazionale e, con I promessi sposi, offre un modello per il romanzo, forma narrativa sconosciuta alla letteratura italiana, dando impulso alla formazione della lingua italiana moderna.
Nominato Senatore nel 1860, nel 1862 viene incaricato di prendere parte alla Commissione per l'unificazione della lingua e sei anni dopo presenta la relazione "Dell'unità della lingua e dei mezzi per diffonderla".
Alessandro Manzoni muore a Milano il 22 maggio 1873, venerato come il letterato italiano più rappresentativo del secolo e come il padre della lingua italiana moderna. Per la sua morte Giuseppe Verdi compone la Messa da Requiem.
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3. Alessandro Manzoni e l'Unità nazionale
Il Manzoni si ritrova, geograficamente e storicamente, nel cuore dei movimenti rivoluzionari europei. La frequentazione dei circoli letterari francesi di inizio Ottocento, e in particolare l'amicizia con Claude Fauriel, lo avvicinano al Romanticismo europeo: la sua prospettiva, anche nel considerare i problemi politici italiani, sarà sempre quella europea.
Già nelle opere giovanili, si ritrova nel Manzoni l'anelito all'unità della nazione, che man mano si va definendo anche al di là delle sue proprie convinzioni cattoliche nell'"utopia bella" contro l'"utopia brutta" dei federalisti, attraverso uno studio approfondito delle rivoluzioni in Francia ed un'interpretazione profonda degli eventi italiani: ne è testimonianza lo scritto, pubblicato postumo, La Rivoluzione Francese del 1789 e la Rivoluzione Italiana del 1859.
Quando viene nominato Senatore ha compiuto i 75 anni ed è riconosciuto in tutta Europa come uno dei maggiori scrittori viventi, creatore tra l'altro del romanzo italiano. Cavour, in un discorso al Senato del 5 aprile 1861 in cui commemora Rosmini e Gioberti, così parla del Manzoni: «In Italia i grandi pensatori (non parlo de' tempi andati, ma di quelli del secolo presente) si sono affaticati per conciliare lo spirito di libertà col sentimento religioso: ed io posso tanto più proclamare questa verità innanzi a voi in quanto che la maggior gloria letteraria d'Italia, l'uomo illustre che voi vi onorate d'annoverare fra i vostri colleghi, il primo poeta vivente d'Europa, ha sempre cercato di conciliare questi grandi princìpi […]». Anche Francesco De Sanctis definì il Manzoni ¨capo della scuola liberale¨ e Benedetto Croce ¨cattolico liberale¨.
Il Senatore Manzoni sarà presente nelle sedute per decidere lo spostamento della capitale da Torino a Firenze (dove sembra che votasse a sfavore) prima e da Firenze a Roma poi e presiederà la Commissione parlamentare sulla lingua scrivendo, nel 1868, una breve relazione sulla lingua italiana: Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla.
Il discorso della lingua non era nuovo in Manzoni: da sempre era andato cercando per il suo romanzo una lingua che potesse essere detta "italiana" - prova ne siano le diverse riscritture de I promessi sposi - fino alla conclusione che la lingua delle classi colte fiorentine fosse quella da adottare e diffondere.
Nel 1872, dopo la conquista di Roma da parte delle truppe italiane, ne accettò la cittadinanza onoraria, con scandalo degli ambienti cattolici più retrivi.
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- sull'unità nazionale: l'entusiasmo per i moti coevi (ricordiamo che la poesia non fu pubblicata se non nel 1848, all'indomani delle 5 giornate di Milano) si unisce alla convinzione che gli italiani avrebbero conseguito l'unità senza aiuto esterno.
MARZO 1821
ALLA ILLUSTRE MEMORIA
DI
TEODORO KŒRNER
POETA E SOLDATO
DELLA INDIPENDENZA GERMANICA
MORTO SUL CAMPO DI LIPSIA
IL GIORNO XVIII D'OTTOBRE MDCCCXIII
NOME CARO A TUTTI I POPOLI
CHE COMBATTONO PER DIFENDERE
O PER RICONQUISTARE
UNA PATRIASoffermati sull'arida sponda,
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell'antica virtù,
Han giurato: Non fia che quest'onda
Scorra più tra due rive straniere:
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l'Italia e l'Italia, mai più![...]
Cara Italia! dovunque il dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio;
Dove ancor dell'umano lignaggio
Ogni speme deserta non è;
Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un'alta sventura,
Non c'è cor che non batta per te.
Quante volte sull'Alpe spiasti
L'apparir d'un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne' deserti del duplice mar!
Ecco alfin dal tuo seno sbocciati,
Stretti intorno a' tuoi santi colori,
Forti, armati de' propri dolori,
I tuoi figli son sorti a pugnar.
[…](Marzo 1821, in Alessandro Manzoni, Opere, a cura di Riccardo Bacchelli, Milano-Napoli, Ricciardi 1953, pp. 74 e 77)
- Sull'importanza dell'unità linguistica:
[…] giacché, dopo l'unità di governo, d'armi e di leggi, l'unità della lingua è quella che serve il più a rendere stretta, sensibile e profittevole l'unità d'una nazione. Enunciando lo scopo d'aiutare e rendere più universale in tutti gli ordini del popolo la notizia della buona lingua, il signor Ministro ha sostituita la questione sociale e nazionale a un fascio di questioni letterarie, e messe le opinioni sistematiche al partito, o di mostrar d'esser atte a dare il mezzo conveniente a un tale scopo, o di sostenere che un tale scopo non sia quello a cui si deve mirare: cosa che, crediamo, nessuna di esse si sentirà d'affermare, quantunque tutte la sottintendano, proponendo scopi diversi: qualcosa di bello, di scelto, di nobile, d'autorevole, di venerando; tutt'altro insomma che una lingua. […]
(Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, in Opere, cit., p. 388)
- Sul compito e la natura dell'arte:
[…] L'arte è arte in quanto produce, non un effetto qualunque, ma un effetto definitivo. E, intesa in questo senso, è non solo sensata, ma profonda quella sentenza, che il vero solo è bello; giacché il verosimile (materia dell'arte) manifestato e appreso come verosimile, è un vero, diverso bensì, anzi diversissimo dal reale, ma un vero veduto dalla mente per sempre o, per parlar con più precisione, irrevocabilmente: è un oggetto che può bensì esserle trafugato dalla dimenticanza, ma che non può esser distrutto dal disinganno. Nulla può fare che una bella figura umana, ideata da uno scultore, cessi d'essere un bel verosimile: e quando la statua materiale, in cui era attuata, venga a perire, perirà bensì con essa la cognizione accidentale di quel verosimile, non, certamente, la sua incorruttibile entità. Ma se uno, vedendo, da lontano e al barlume, un uomo ritto e fermo su un edifizio, in mezzo a delle statue, lo prendesse per una statua anche lui, vi pare che sarebbe un effetto d'arte? […]
(Del romanzo storico, in Opere, cit. pp. 1062-1063)
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5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Alessandro Manzoni. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca. Nella bibliografia allegata, contenente le opere di Manzoni e quelle sull'autore e le sue opere, ci si è limitati ai volumi presenti nel catalogo della Biblioteca del Senato, molto ricco per la verità, soprattutto per i periodi del Regno e i primi anni della Repubblica, in quanto l'attenzione riservata dal Senato di nomina regia alla letteratura ed alla cultura in genere è rimasta una caratteristica della Biblioteca anche nei primi anni della Repubblica per poi affiancarsi alle sempre maggiori esigenze di specializzazione delle collezioni.
Suggeriamo inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.