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Assemblea - XIX Legislatura

ORDINE DEL GIORNO

Giovedì 26 settembre 2024

alle ore 10

224a Seduta Pubblica

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ORDINE DEL GIORNO

I. Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di amministrazione della RAI-Radiotelevisione italiana Spa (votazione a scrutinio segreto mediante schede con il sistema delle urne aperte fino alle ore 13)

II. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico (1222)

III. Interrogazioni(testi allegati)

IV. Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento(testi allegati) (alle ore 15)



INTERROGAZIONI

INTERROGAZIONE SULLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE PER LA SICUREZZA SCOLASTICA DEL 22 NOVEMBRE

(3-00806) (5 dicembre 2023)

RANDO, BASSO, CAMUSSO, FINA, FRANCESCHELLI, FURLAN, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, NICITA, SENSI, TAJANI, ZAMBITO - Al Ministro dell'istruzione e del merito - Premesso che:

il 22 novembre 2008 crollò a Rivoli (Torino) il controsoffitto del liceo "Darwin": morì sul colpo uno studente di 17 anni, Vito Scafidi, mentre restarono feriti, alcuni gravemente, altri 17 studenti della stessa scuola;

nel 2015 la Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dai 6 imputati confermando integralmente le condanne emesse dalla Corte d'appello di Torino il 28 ottobre 2013, rendendo definitiva la condanna degli imputati;

considerato che:

nel 2015 con la legge n. 107 (detta "la buona scuola") è stata prevista l'istituzione della giornata nazionale per la sicurezza;

con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 914 del 2015, tale giornata è stata prevista per il 22 novembre di ogni anno e dedicata a tutte le vittime degli incidenti avvenuti nelle scuole italiane; a decorrere dall'attuazione di tale decreto, il Ministero nel corso di questi anni ha sempre promosso, insieme alle scuole, una serie di eventi finalizzati alla diffusione della cultura della sicurezza e alla gestione e prevenzione dei rischi: sono infatti state diverse le iniziative (e i relativi bandi di gara) volti a promuovere il protagonismo degli studenti e degli insegnanti su questi temi (ideazione di loghi, sviluppo di pensieri sulla scuola che desiderano, eccetera);

com'è noto agli addetti ai lavori, nel corso degli anni al tavolo per la condivisione delle attività proposte dal Ministero per la giornata sono sempre state invitate le associazioni che si occupano del tema, spesso anche con la convocazione dell'osservatorio sull'edilizia scolastica; la stessa partecipazione alla giornata è sempre stata veicolata per tramite di una circolare, al fine di stimolare le scuole ad attivarsi per celebrarla in autonomia;

nel 2023, da quanto è stato possibile verificare, il Ministero dell'istruzione e del merito, a differenza di quanto accaduto dalla data di istituzione della giornata del 22 novembre, non ha veicolato alcuna circolare né ha proposto alcuna iniziativa istituzionale in merito alle tematiche, e neppure ha indetto alcuna riunione dell'osservatorio per l'edilizia scolastica (che, nel caso specifico, non si riunisce da due anni), nonostante il tema della sicurezza scolastica resti centrale, come si evince dagli ultimi rapporti che parlano, solo per l'ultimo anno, di 61 crolli e incidenti nelle scuole di tutta Italia,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda chiarire le ragioni per cui, nell'anno in corso, vi sia stato un cambio di prassi rispetto a circolari del passato riguardanti indicazioni per preparare la giornata nazionale per la sicurezza istituita dal Ministero;

se non ritenga che, nel contempo, l'assenza di iniziative istituzionali sul tema rappresenti una colpevole dimenticanza e una mancanza di rispetto per le vittime (il cui sacrificio dovrebbe essere al centro di questa giornata) e per le loro famiglie;

se non ritenga opportuno convocare, quanto prima, una riunione dell'osservatorio per l'edilizia scolastica.


INTERROGAZIONE CON CARATTERE D'URGENZA SULLE SEDI DI SVOLGIMENTO DEL CONCORSO PER DOCENTI DI RUOLO PER I RESIDENTI IN SARDEGNA

(3-01057) (9 aprile 2024)

MELONI, FURLAN, NICITA - Al Ministro dell'istruzione e del merito - Premesso che:

con i decreti del 6 dicembre 2023 nn. 2575 e 2576, il Ministero dell'istruzione e del merito ha bandito concorsi per titoli ed esami per l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola dell'infanzia, primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, su posto comune e di sostegno;

tali concorsi sono finalizzati alla copertura di 9.641 posti vacanti nell'anno scolastico 2023/2024 per la scuola dell'infanzia e primaria e 20.575 posti vacanti nell'anno scolastico 2023/2024 per la scuola secondaria;

l'86,51 per cento dei candidati per la scuola secondaria sarda e il 76,51 per cento dei candidati per la scuola dell'infanzia e primaria sarde hanno superato la prova scritta e sono in attesa di convocazione per la prova orale;

i decreti del direttore generale per il personale scolastico del 6 dicembre 2023, nn. 2575 e 2576, hanno individuato gli USR (Uffici scolastici regionali) responsabili delle distinte procedure concorsuali in caso di esiguo numero di posti conferibili, prevedendo la possibilità di procedere ad ulteriori aggregazioni;

con decreti del 18 gennaio 2024 il Ministero dell'istruzione e del merito ha poi effettivamente proceduto all'accorpamento delle sedi concorsuali;

per lo svolgimento della prova orale per la copertura di posti di sostegno nella scuola dell'infanzia e primaria (classe di concorso ADAA e ADEE), gli aspiranti docenti sardi dovranno recarsi in Toscana; o ancora, per la scuola secondaria, gli aspiranti docenti sardi dovranno svolgere la prova orale in Campania (per esempio, per le c.d.c. A002, A038, A040, A051), Toscana (per esempio, per le c.d.c. A005, A013, A014, A018), Lazio (per esempio, per le c.d.c. A008, A010, A021), Emilia-Romagna (per esempio, per le c.d.c. A009, A015, A031), Piemonte (per esempio, per la c.d.c. A027), Marche (per esempio, per le c.d.c. A017 o A049), Liguria (per esempio, per le c.d.c. A019 o A037), Veneto (per esempio, per le c.d.c. A033 o A043);

per la prova orale ogni candidato ammesso riceverà la convocazione, ai sensi dei decreti dipartimentali del dicembre 2023 menzionati, "almeno 15 giorni prima" rispetto alla data del calendario d'esame sul Portale unico del reclutamento;

considerato che:

la finestra di preavviso concordato dal bando (15 giorni) è indicativa, dipendendo tutto dall'Ufficio scolastico regionale responsabile e dalle disponibilità delle commissioni. A tutt'oggi non è noto quando inizieranno le prove;

è di tutta evidenza che l'accorpamento delle sedi concorsuali penalizza gli aspiranti docenti residenti in Sardegna, che dovranno affrontare un viaggio di gran lunga più dispendioso rispetto ai colleghi residenti nel continente. La continuità territoriale, infatti, assicura prezzi calmierati per i residenti in Sardegna, ma unicamente sulle tratte da e per Roma e Milano. Negli altri casi, i cittadini residenti in Sardegna dovranno organizzare lo spostamento sulla base delle poche disponibilità delle compagnie aeree e saranno loro applicate tariffe che dipendono dalla stagionalità e dal periodo di prenotazione. Tra le sedi individuate per lo svolgimento delle prove scritte, infatti, vi sono regioni come la Campania, verso la quale parte un solo aereo diretto al giorno e unicamente da Cagliari; la Liguria, raggiungibile effettuando scali o con un solo volo diretto che effettua servizio tre giorni a settimana; o addirittura le Marche, verso la quale non esiste, ad oggi, un collegamento diretto da e per l'isola;

a ciò si aggiunga che, da indicazioni del bando, la traccia da sviluppare per svolgere la "lezione simulata" verrà estratta, dal candidato, se presente, o dalla Commissione, 24 ore prima dell'orario programmato per la prova; circostanza che costringerà molti degli aspiranti docenti sardi a un pernottamento più lungo nella regione indicata, a causa della preparazione della prova;

inoltre, gli aspiranti docenti erano autorizzati a inoltrare domanda per lo svolgimento delle prove per più classi di concorso; vi sono già segnalazioni di aspiranti docenti residenti in Sardegna che dovranno sostenere due prove d'esame in due regioni differenti, probabilmente a pochi giorni l'una dall'altra,

si chiede di sapere:

quale criterio sia stato utilizzato nella scelta delle sedi concorsuali e se sia stato preso in considerazione nell'individuazione delle regioni responsabili delle procedure concorsuali il fattore insulare, costituzionalmente riconosciuto come elemento legittimante strumenti volti a rimuovere diseguaglianze e svantaggi derivanti dall'insularità, in un'ottica di uguaglianza sostanziale, che garantisca pari opportunità ai cittadini e cittadine su tutto il territorio nazionale;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per garantire agli aspiranti docenti residenti in Sardegna e che dovranno effettuare la prova orale in una diversa regione, il pieno esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, come quello di non essere discriminati nell'accesso e svolgimento delle procedure concorsuali.

INTERROGAZIONE SUL FENOMENO DEL BULLISMO NELLE SCUOLE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD UN CASO AVVENUTO A TORINO

(3-01162) (22 maggio 2024)

SCALFAROTTO - Al Ministro dell'istruzione e del merito - Premesso che:

organi di stampa riferiscono di un ennesimo nuovo caso di bullismo nelle scuole italiane: in un liceo di Torino una studentessa sarebbe stata soggetta di continue violenze, minacce, vessazioni e altre forme di bullismo nonostante le diverse denunce e le numerose richieste di aiuto rimaste del tutto inascoltate, fino a rassegnarsi ad abbandonare la scuola;

spintoni in palestra durante le ore di ginnastica, lanci di immondizia addosso, deturpazione dei libri di testo, minacce fisiche e la costante offesa da parte di compagni di non valere niente, perché indietro nel percorso scolastico, istigandola anche a più riprese a suicidarsi;

le offese e le umiliazioni sarebbero avvenute non solo in presenza fisica, ma anche tramite social network, con un susseguirsi di insulti e di fotomontaggi anche a sfondo sessuale, tanto da provocare alla ragazza uno svenimento, rendendo del tutto costanti le vessazioni e le persecuzioni, invadendo anche la sfera privata;

dopo i costanti atti di bullismo, la diciottenne ha chiesto aiuto ai professori, senza ottenere nessun tipo di difesa e di intervento concreto, che si sono limitati solo a generici discorsi in classe: la ragazza, dopo avere contattato il 112 per sporgere denuncia, ha chiesto aiuto anche al preside, non ottenendo anche in questo caso il doveroso e necessario sostegno;

dopo la denuncia della studentessa, la Procura dei minori di Torino ha aperto un'inchiesta e ha acquisito gli screenshot delle chat e raccolto testimonianze, indagando infine per stalking uno studente;

appare inaccettabile che ancora oggi si debba assistere a fenomeni così gravi di violenza tra i giovani, con l'aggravante che tali atti si verificano all'interno delle istituzioni scolastiche, che dovrebbero essere un luogo sicuro e di vera formazione, non solo civile e culturale, ma anche emotiva per i futuri cittadini: il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo è in continuo aumento e colpisce sempre più spesso bambini e adolescenti all'interno delle nostre istituzioni scolastiche;

il tema del bullismo e del cyberbullismo deve essere affrontato in modo profondo, riflettendo su quali siano le ragioni che portano i giovani a compiere atti di sopraffazione e di sopruso nei confronti dei loro coetanei. Per contrastare gli atti di bullismo, un approccio basato esclusivamente su regole punitive per chi compie atti di violenza è tutto inefficace e privo di formazione: è necessario un percorso di prevenzione attraverso un processo di educazione e sensibilizzazione condivisa, che avvenga nell'ambito familiare ma soprattutto nelle scuole, le quali hanno il fondamentale compito di sensibilizzare al rispetto della dignità individuale, alla valorizzazione delle differenze e al contrasto di tutte le discriminazioni,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di chiarire l'intera vicenda, che ha costretto una ragazza ad abbandonare il percorso scolastico dopo il reiterarsi di inaccettabili atti di bullismo, e quali siano le ragioni della sostanziale inerzia del liceo interessato;

se sia in grado di fornire dati sul fenomeno di bullismo e cyberbullismo all'interno delle scuole e quali siano le iniziative concrete, adottate finora, per prevenire gli atti di bullismo;

se intenda, infine, promuovere misure al fine di instaurare percorsi formativi all'interno degli istituti scolastici, volti alla promozione di una cultura del rispetto reciproco e delle differenze, che possa permettere il venir meno di fenomeni di bullismo e di sopraffazione.


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ART. 151-BIS DEL REGOLAMENTO

INTERROGAZIONE SULLE CRITICITÀ CHE INTERESSANO L'OCCUPAZIONE GIOVANILE

(3-01368) (25 settembre 2024)

PAITA, BORGHI Enrico - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

organi di stampa riportano numeri drammatici sull'occupazione giovanile: 0,6 per cento in meno di tasso di occupazione da giugno 2023 a luglio 2024 per la fascia 25-34 anni; 0,5 per cento in meno da luglio 2023 a luglio 2024 per la fascia 15-24 anni; 1,9 per cento in più gli inattivi a luglio 2024 rispetto a luglio 2023 per la fascia 15-24 anni; mentre il tasso di occupazione giovanile (15-29 anni) nel 2023 è stato pari al 34,7 per cento, rispetto alla media europea pari al 49,7 per cento:

a destare sconcerto sono anche gli stipendi degli under 35, dove il 43 per cento percepisce uno stipendio mensile inferiore ai 1.000 euro, costringendo il 61 per cento di loro ad accettare un lavoro sottopagato a causa di offerte inadeguate, mentre si registra un elevato numero di contratti atipici (a termine, in somministrazione, stagionali e intermittenti), pari all'80 per cento, dei contratti attivati in favore degli under 30 nel 2023: questi dati, inevitabilmente, si traducono in un'alta percentuale, pari al 54,2 per cento, di under 35 che hanno dichiarato di aver svolto uno o più lavori in nero;

i dati riportano altresì come l'Italia sia l'unico Paese europeo dove i "Millennials" (persone nate tra il 1980 e il 1994) e la "Gen Z" (persone nate tra il 1995 e il 2010) guadagnano meno dei propri genitori, mentre il costo della vita continua ad aumentare;

in tutto, dal 2022 al 2023, sono stati circa 100.000 i giovani italiani che si sono trasferiti all'estero, producendo come effetto secondario il rientro nel nostro Paese di molti giovani lavoratori, i quali successivamente collaborano e prendono parte allo sviluppo lavorativo e sociale del nostro Paese: tuttavia, con l'introduzione del decreto legislativo n. 209 del 2023, si sono resi più stringenti i vantaggi per i rimpatriati (come, per esempio, l'abbassamento della detasassazione IRPEF al 50 per cento per i redditi da lavoro dipendente e assimilati, nonché da lavoro autonomo, e la riduzione dell'orizzonte temporale del beneficio), introducendo di fatto condizioni fortemente peggiorative rispetto al primo regime di tassazione agevolata temporaneo per favorire il rimpatrio dei giovani in Italia, introdotto dall'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 147 del 2015;

questi dati riportano con ogni evidenza come le misure poste in campo dell'Esecutivo siano del tutto inadeguate e inefficaci rispetto al grave problema della scarsa qualità del lavoro giovanile in Italia che costringe migliaia di lavoratori a trasferirsi (o rimanere) all'estero: davanti a questa situazione drammatica sono necessarie riforme urgenti e profonde, investendo in modo strutturale nella riduzione del cuneo fiscale per i giovani che entrano nel mondo del lavoro, affinché possano godere di stipendi consoni e adeguati al costo della vita, e investendo soprattutto nel reddito di formazione, finalizzato a sostenere economicamente gli studenti meritevoli, chiedendo a questi ultimi come condizione di restare a lavorare in Italia,

si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda attuare al fine di promuovere condizioni normative strutturali ed efficaci che possano aumentare l'occupazione giovanile e quali misure intenda adottare affinché vi sia un incremento significativo della retribuzione dei giovani lavoratori che entrano nel mondo del lavoro.


INTERROGAZIONE SULLE DISPARITÀ NELL'EROGAZIONE DEI TRATTAMENTI DI FINE RAPPORTO E DI FINE SERVIZIO

(3-01364) (25 settembre 2024) (già 4-00879) (5 dicembre 2023)

MAZZELLA, GUIDOLIN, LOPREIATO, LICHERI Sabrina, BEVILACQUA, CASTIELLO, NAVE, LICHERI Ettore Antonio, MARTON, ALOISIO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

il comparto della pubblica amministrazione ha vissuto una stagione di forte compressione e di tagli, tendenzialmente lineari e indiscriminati;

la revisione della spesa pubblica ha più volte interessato lo Stato italiano, ad esempio con l'approvazione del decreto-legge n. 138 del 2011, adottato con urgenza in considerazione del quadro di instabilità finanziaria al quale il Paese è stato sottoposto in particolar modo dalle pressioni internazionali, oppure con l'approvazione del decreto-legge n. 201 del 2011, meglio noto come "decreto salva Italia", attraverso il quale il Governo Monti introdusse, all'articolo 24, la "riforma Fornero" del sistema pensionistico, fino al varo di numerose disposizioni successive, quali quelle contenute nel decreto-legge n. 95 del 2012, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica, e ancora nel decreto-legge n. 101 del 2013, per la razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (Governo Letta);

considerato che:

la disciplina di erogazione del trattamento di fine rapporto (TFR) o del trattamento di fine servizio (TFS), modificata ai sensi del combinato disposto dei provvedimenti citati, rappresenta oggi, di fatto, un elemento di oggettiva disparità tra lavoratori del settore pubblico e del settore privato;

per i lavoratori del pubblico impiego, infatti, come specificato ampiamente dalle circolari dell'Istituto nazionale di previdenza sociale n. 73 del 5 giugno 2014 e n. 154 del 17 settembre 2015, a seconda delle cause di cessazione del rapporto di lavoro, i tempi di attesa per l'erogazione del trattamento variano da un minimo di 105 giorni, in caso di decesso o inabilità del lavoratore, ad un massimo di oltre 2 anni per una serie di casi, tra i quali la pensione anticipata;

per quanto riguarda i lavoratori del settore privato, invece, i tempi di attesa per l'erogazione del trattamento variano in base alla contrattazione collettiva: ad esempio, nel settore terziario si dispone che venga erogato entro 30 giorni dal termine del rapporto, mentre nel settore del commercio il termine è fino al 45° giorno dalla cessazione del rapporto di lavoro;

l'articolo 12, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2010 prevede le seguenti modalità e tempi di erogazione: a) un unico importo annuale se l'ammontare complessivo è pari o inferiore a 50.000 euro; b) due importi annuali se l'ammontare complessivo è superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro (in tal caso la prima tranche è pari a 50.000 euro e la seconda è pari al corrispettivo mancante); c) tre importi annuali se l'ammontare complessivo è superiore a 100.000 euro (in tal caso la prima e la seconda tranche sono entrambe pari a 50.000 euro, la terza è pari al corrispettivo mancante);

considerato infine che:

con sentenza n. 130 del 2023 la Corte costituzionale ha dichiarato fondata la questione di legittimità costituzionale sulla disparità di trattamento fra TFR e TFS sollevata dal TAR Lazio in seguito ad un ricorso di un dipendente pubblico che aveva chiesto il riconoscimento del trattamento di fine servizio senza dilazioni e rateizzazioni, ritenendo che il pagamento rateale potesse ledere l'art. 36 della Costituzione. Con la pronuncia la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità del differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio, componente integrante della retribuzione, spettanti ai dipendenti pubblici, poiché in contrasto con il principio della giusta retribuzione che si sostanzia non solamente nella congruità dell'ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività dell'erogazione;

l'INPS prosegue con il versamento del TFR secondo i criteri dichiarati illegittimi dalla suddetta sentenza senza dare alcuna motivazione al riguardo,

si chiede di sapere quali iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri in indirizzo intendano adottare per dare attuazione alle decisioni della Corte costituzionale e quali siano le motivazioni per cui ancora perduri la disparità di trattamento.


INTERROGAZIONE SULL'ESTENSIONE DELL'ASSICURAZIONE INAIL AL COMPARTO SCUOLA

(3-01367) (25 settembre 2024)

MURELLI, ROMEO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

la tutela della salute e della sicurezza in ambito scolastico è un tema meritevole di grande attenzione, coinvolgendo milioni di soggetti tra studenti, docenti e personale scolastico;

storicamente, la tutela assicurativa in ambito scolastico era limitata allo svolgimento di esperienze tecnico-scientifiche, esercitazioni pratiche e di lavoro, nonché all'uso non occasionale di alcune tipologie di macchinari;

l'articolo 18 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, ha stabilito l'estensione, per l'anno scolastico ed accademico 2023/2024, dell'ambito di applicazione dell'assicurazione INAIL contro gli infortuni sul lavoro ai settori dell'istruzione e della formazione (includendo la formazione superiore, anche quella universitaria) e alla formazione aziendale;

questo strumento innovativo riguarda l'ampia platea di soggetti che operano nel comparto scuola, come docenti o personale con altre funzioni, nonché gli studenti o allievi, che vengono pertanto inclusi nel regime assicurativo in relazione agli eventuali infortuni occorsi in occasione delle attività di insegnamento e apprendimento,

si chiede di sapere quali siano stati gli effetti ottenuti a seguito dell'estensione dell'ambito di applicazione dell'assicurazione INAIL al comparto scuola, e se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno proseguire con interventi coerenti con quello in oggetto, per tutelare la sicurezza in ambito scolastico.


INTERROGAZIONE SULL'EFFICACIA DEI NUOVI STRUMENTI DI SOSTEGNO AL REDDITO E DI INCLUSIONE LAVORATIVA

(3-01369) (25 settembre 2024)

CAMUSSO, BOCCIA, ZAMPA, FURLAN, ZAMBITO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

a seguito dell'abrogazione, prevista dalla legge di bilancio per l'anno 2023, del reddito di cittadinanza (RdC), con il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante "Misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro", convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, sono state introdotti l'assegno d'inclusione (ADI) e il supporto per la formazione e il lavoro (SFL), quali misure sostitutive del RdC;

rispetto al reddito di cittadinanza, l'assegno d'inclusione è una misura categoriale, riconosciuta solo ai nuclei familiari con componenti con disabilità, minorenni o con almeno 60 anni di età ovvero con componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione;

il supporto per la formazione e il lavoro, invece, è stato previsto quale misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro, comunque denominate, ed è utilizzabile dai componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore dell'ISEE familiare, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro annui, che non hanno i requisiti per accedere all'assegno di inclusione;

il decreto-legge ha quindi distinto, a giudizio degli interroganti, in modo netto e tranchant (sulla base dell'età) tra persone "occupabili" (destinatarie del supporto per la formazione e il lavoro) e persone "non occupabili" (destinatarie dell'assegno di inclusione);

considerato che:

secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Sole-24 ore" dell'11 settembre 2024, mentre dell'ADI hanno beneficiato 750.000 nuclei familiari, più di quanto previsto dal Governo, del SFL hanno beneficiato solo in 140.000, cifra nettamente inferiore ai 322.000 stimate dalla relazione tecnica del decreto-legge n. 48 del 2023 per l'anno 2024 (su una platea potenziale di 436.000);

la conseguenza di questo "andamento" negativo è che, alla fine del 2024, ci sarà un risparmio di circa un miliardo di euro: per questo motivo la Ministra del lavoro e delle politiche sociali, da quanto riportato, avrebbe intenzione di aumentare le soglie ISEE per allargare la platea dei beneficiari dell'ADI;

non ci si può non chiedere quale sia il destino dei 650.000 percettori del reddito di cittadinanza, "occupabili" secondo il decreto-legge: si stima che circa 150.000 abbiano chiesto l'ADI, non potendosi attivare al lavoro momentaneamente per situazioni di fragilità; che circa 140.000 possano essere passati al SFL e che circa 100.000-150.000 abbiano un lavoro regolare;

resta da capire quale sia stata la sorte di circa 210.000-260.000 expercettori del reddito "occupabili": si ritiene che siano "impegnati" nel sommerso e non abbiano chiesto né lo SFL né l'ADI;

infine, risulta che circa 30.000 persone abbiano trovato lavoro mediante il sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (SIISL, realizzato dall'INPS), a fronte di più di 300.000 potenziali posti di lavoro;

il SIISL avrebbe dovuto agevolare "la ricerca di lavoro, l'individuazione di attività di formazione e rafforzamento delle competenze e la partecipazione a progetti utili alla collettività, tenendo conto da una parte delle esperienze educative e formative e delle competenze professionali pregresse del beneficiario, dall'altra della disponibilità di offerte di lavoro, di corsi di formazione, di progetti utili alla collettività, di tirocini e di altri interventi di politica attiva", secondo quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge citato;

considerato altresì che i numeri riportati, di cui si chiede conto alla Ministra, rendono evidente come il supporto per la formazione e il lavoro e il sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa siano strumenti, ad oggi, inefficaci, consapevoli del fatto che nel nostro Paese il sistema delle politiche attive e di una formazione di qualità non siano mai stati pienamente efficienti,

si chiede di sapere:

quale sia il numero esatto delle persone "occupabili", ex percettori del reddito di cittadinanza, che hanno trovato lavoro grazie agli strumenti introdotti dal decreto-legge;

quali e quanti "progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro", nonché "corsi di formazione, tirocini di orientamento e formazione, progetti utili alla collettività e altri strumenti di politica attiva del lavoro", previsti dal decreto-legge n. 48 del 2023, siano stati attivati fino a questo momento e con quali risultati;

quali iniziative la Ministra in indirizzo intenda adottare per migliorare e rendere efficiente il sistema delle politiche attive e per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, anche utilizzando i risparmi derivanti dal mancato utilizzo del supporto per la formazione e il lavoro.

INTERROGAZIONE SULL'ISTITUZIONE DELLA "PATENTE A CREDITI" PER L'EDILIZIA, COME STRUMENTO DI PREVENZIONE E DI CONTRASTO DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO

(3-01365) (25 settembre 2024)

MANCINI, MALAN, ZAFFINI, RUSSO, BERRINO, LEONARDI, SATTA, ZULLO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro costituisce un'assoluta priorità di cui le istituzioni sono chiamate a farsi carico, in quanto ogni infortunio mortale sul lavoro rappresenta una profonda ferita per l'intera società;

i dati pubblicati da INAIL il 3 settembre 2024 rilevano come, rapportando il numero dei casi di infortuni mortali agli occupati ISTAT, nel confronto tra i primi sette mesi del 2019 (ultimo anno pre pandemia) e lo stesso periodo del 2024, l'incidenza scenda da 2,59 decessi denunciati ogni centomila occupati ISTAT del 2019 a 2,40 del 2024 (7,3 per cento in meno);

appare opportuno, secondo gli interroganti, proseguire nella direzione tracciata con le politiche dell'ultimo biennio, per rafforzare ulteriormente i livelli di sicurezza dei lavoratori, tramite interventi legislativi mirati ed efficaci;

in tale scenario, il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, ha previsto, all'articolo 29, l'istituzione dal 1° ottobre 2024 della patente a crediti per l'edilizia, dando finalmente attuazione alla disposizione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che prevedeva un sistema di qualificazione delle imprese;

in attuazione della suddetta disposizione, il 20 settembre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale 18 settembre 2024, n. 132, recante "Regolamento relativo all'individuazione delle modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili", cui è seguita una circolare dell'Ispettorato nazionale del lavoro (n. 4/2024), volta a definire i diversi profili applicativi concernenti il rilascio e la gestione della patente,

si chiede di sapere quali siano i punti di forza del nuovo sistema di qualificazione delle imprese e come si ritenga che la patente a crediti possa incidere sulla prevenzione e il contrasto degli infortuni sul lavoro.

INTERROGAZIONE SUL PIANO DI ASSUNZIONI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

(3-01361) (24 settembre 2024)

GASPARRI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, OCCHIUTO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro per la pubblica amministrazione - Premesso che:

come riportato da ultime dichiarazioni, il Ministro in indirizzo ha affermato che nel 2023 nel settore pubblico sono state reclutate oltre 170.000 persone e lo stesso numero viene replicato quest'anno e il prossimo;

si tratta di un piano assunzionale notevole, soprattutto in considerazione del fatto che, come sostenuto dal Ministro, nei prossimi 10 anni andrà in pensione circa un milione di impiegati ed è dunque necessario sostenere le amministrazioni per fare fronte agli impegni previsti anche dal PNRR;

in questo percorso è fondamentale improntare delle misure per rendere la pubblica amministrazione attrattiva anche nei confronti delle giovani generazioni,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda illustrare il piano di assunzioni e quali iniziative siano state adottate per rendere la pubblica amministrazione attrattiva soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.

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