Martedì 23 Settembre 2025 - 344ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 16:40)
L'Assemblea ha approvato in via definitiva il ddl n. 957 recante deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione.
Il relatore, sen. Zaffini (FdI), ha riferito che il provvedimento conferisce al Governo due deleghe in materia di retribuzioni e contrattazione collettiva, con esclusione dei lavoratori pubblici. L'articolo 1 fissa principi volti a garantire l'applicazione dei contratti collettivi nazionali maggiormente rappresentativi; sono previsti obblighi per le imprese, comprese quelle in appalto e subappalto, di riconoscere trattamenti economici non inferiori a quelli dei CCNL di settore, estendendo tutele anche a lavoratori non coperti da contratti. Il provvedimento promuove inoltre il rinnovo tempestivo dei contratti, la partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa e strumenti di monitoraggio tramite codici contrattuali e flussi INPS. L'articolo 2 rafforza le procedure di comunicazione e controllo, anche attraverso tecnologie e banche dati condivise, al fine di contrastare lavoro irregolare ed evasione contributiva. Infine, si stabilisce la rendicontazione pubblica semestrale dei risultati delle ispezioni, mentre la neutralità finanziaria delle misure è garantita dall'articolo 3, con tempi di attuazione fissati in sei mesi.
Respinta la questione pregiudiziale, avanzata dal sen. Patuanelli, sulla quale la sen. Mancini (FdI) ha espresso contrarietà, si è svolta la discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Mazzella, Dolores Bevilacqua, Elisa Pirro (M5S), Misiani, Cristina Tajani, Sandra Zampa (PD), Russo, Zullo (FdI), Annamaria Furlan (IV) e Magni (AVS). Le opposizioni hanno condiviso una forte critica alla legge delega, in quanto inefficace e priva di impatto reale sui salari e sul lavoro povero, sostenendo l'urgenza di introdurre un salario minimo legale a 9 euro lordi l'ora. Hanno denunciato l'inerzia del Governo, il calo dei salari reali, i contratti pirata e la mancanza di coinvolgimento delle parti sociali. I sen. di maggioranza hanno difeso la legge delega come strumento organico e realistico per affrontare il lavoro povero, opponendosi a un salario minimo fissato per legge, puntando sul rafforzamento della contrattazione collettiva, sui controlli, sul rinnovo dei contratti e sul contrasto al lavoro sottopagato e alla concorrenza sleale.
Approvato l'articolato, con l'accoglimento dell'ordine del giorno G1.8, a firma del sen. Scalfarotto (IV), nelle dichiarazioni finali hanno annunciato un voto favorevole i sen. Michaela Biancofiore (Cd'I), che ha sostenuto che i dati sull'occupazione dimostrano la bontà delle misure adottate e accusato le opposizioni di speculare sul tema per propaganda; Daniela Ternullo (FI-BP), secondo la quale le misure del Governo Meloni - dal taglio del cuneo fiscale alla no tax area, dalla decontribuzione per le madri alle agevolazioni per i contratti stabili - rappresentano strumenti concreti contro la povertà; Elena Murelli (LSP), che ha rivendicato l'approccio serio e pragmatico della Lega contro scorciatoie ideologiche: la legge delega rafforza i contratti nazionali rappresentativi, estende tutele e promuove controlli, affiancandosi a misure fiscali per ridurre il cuneo e aumentare il netto in busta paga; Paola Mancini (FdI), che ha respinto il salario minimo legale come misura ideologica e inefficace, che non garantirebbe dignità ma rischierebbe di ridurre l'occupazione e indebolire la contrattazione collettiva, vera garanzia per i lavoratori. Hanno dichiarato voto contrario i sen. Lombardo (Misto-Az), che ha richiamato la proposta condivisa delle opposizioni sul salario minimo legale a 9 euro lordi l'ora, sottolineando la necessità di una legge sulla rappresentanza per eliminare i contratti pirata; Julia Unterberger (Aut), che ha citato l'esempio tedesco, che con il salario minimo ha aumentato redditi e occupazione, sostenendo che la misura aiuterebbe anche a ridurre il gender pay gap; Annamaria Furlan (IV), che ha difeso la contrattazione collettiva come pilastro della dignità del lavoro e ha accusato il Governo di volerla svuotare con una delega in bianco che esclude il ruolo delle parti sociali, denunciato la cancellazione del riferimento ai sindacati più rappresentativi; Magni (AVS), che ha sostenuto la necessità del salario minimo legale e dell'adeguamento dei salari all'inflazione, come già avviene in Germania e Spagna, lamentando la mancanza di prospettive e di dignità per milioni di lavoratori; Maria Domenica Castellone (M5S), che ha accusato la maggioranza di alimentare una guerra tra poveri nel difendere contratti sotto soglia e precariato, e denunciato l'aumento della povertà assoluta, l'emigrazione giovanile e il gender pay gap; Susanna Camusso (PD), che ha condannato la scelta del Governo di rinviare il tema del lavoro povero con una delega, accusandolo di non voler affrontare la questione salariale e criticando la mancanza di interventi per stimolare i rinnovi contrattuali e il blocco di politiche industriali come Industria 4.0.
In apertura di seduta, la Vice Presidente Ronzulli ha ricordato le vittime degli incidenti sul lavoro, riportate dagli organi di stampa nel periodo dal 16 al 22 settembre, invitando l'Assemblea a osservare un minuto di raccoglimento.
(La seduta è terminata alle ore 20:43 )





