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Mercoledì 18 Giugno 2025 - 317ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 10:03)

L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl costituzionale n. 1353 recante norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare, approvato dalla Camera dei deputati.

Il Presidente della 1a Commissione, sen. Balboni (FdI), ha riferito che, nonostante un lavoro intenso, la Commissione non è riuscita a concludere l'esame in sede referente e quindi a dare mandato al relatore. Pertanto, il provvedimento verrà discusso nel testo approvato in prima deliberazione dall'altro ramo del Parlamento. Il ddl costituzionale, di iniziativa governativa, interviene sulla seconda parte della Costituzione e si compone di 8 articoli, che introducono modifiche agli articoli 87, 102, 104 e seguenti della Costituzione. In particolare, viene previsto che il Presidente della Repubblica presieda due distinti Consigli superiori della magistratura: uno per la carriera giudicante e uno per quella requirente; la magistratura, così ridefinita, viene strutturata in due ordini separati, ciascuno dotato di un proprio organo di autogoverno. È prevista inoltre l'istituzione di una Alta Corte disciplinare (art. 105), competente per i procedimenti a carico dei magistrati, composta da giudici nominati o sorteggiati tra professori, avvocati e magistrati con almeno vent'anni di esperienza; l'organizzazione e le garanzie del procedimento disciplinare saranno definite con legge ordinaria. Sono previste anche modifiche consequenziali agli articoli 106, 107 e 110 della Costituzione per adeguarli alla nuova struttura duale, e disposizioni transitorie che demandano alla legislazione ordinaria l'attuazione concreta della riforma entro un anno dall'entrata in vigore.

I sen. Cataldi (M5S), Ilaria Cucchi (Misto-AVS) e Giorgis (PD) hanno illustrato rispettivamente le questioni pregiudiziali QP1, QP2 e QP3, sulle quali sono intervenuti (a favore) i sen. De Cristofaro (Misto-AVS), Ada Lopreiato (M5S), Verini (PD) e (contro) i sen. Dafne Musolino (IV), Zanettin (FI-BP), Potenti (LSP) e Malan (FdI). AVS, M5S e PD hanno contestato il metodo autoritario con cui è stato imposto il testo, frutto di forzature procedurali gravi in sede parlamentare: la riforma altera l'equilibrio tra poteri, rafforzando l'Esecutivo a scapito dell'indipendenza della magistratura, con il rischio di ritorno a un modello in cui il pm è subordinato alla politica. LSP, FI-BP e FdI hanno sostenuto che la riforma non viola la Costituzione, ma anzi realizza il principio del giudice terzo e imparziale: la separazione delle carriere rafforza le garanzie per il cittadino. Anche IV ha espresso contrarietà alle pregiudiziali, pur contestando l'immodificabilità del testo e il sorteggio per il CSM. Il sen. Casini (PD) ha dichiarato l'astensione poiché, pur ritenendo che la separazione delle carriere non violi la Costituzione, l'ha definita potenzialmente controproducente. Con un'unica votazione, l'Assemblea ha respinto le questioni pregiudiziali.

È quindi iniziata la discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Alfieri, Simona Malpezzi, Ylenia Zambito, Basso, Susanna Camusso, Cristina Tajani, Delrio, Beatrice Lorenzin, Franceschelli, Sandra Zampa, Losacco, Manca, Tatjana Rojc, Sensi, Vincenza Rando, Cecilia D'Elia, Irto, Misiani, Valeria Valente, Verini, Parrini, Meloni (PD), Scalfarotto, Enrico Borghi (IV), De Cristofaro, Ilaria Cucchi (AVS), Patuanelli, Sabrina Licheri, Concetta Damante, Ettore Licheri, Felicia Gaudiano, Maria Domenica Castellone, Dolores Bevilacqua, Elisa Pirro (M5S), De Priamo, Antonella Zedda, Rastrelli (FdI) e Lombardo (Misto-Az). PD, AVS, M5S e Az hanno contestato il carattere ideologico del provvedimento, criticando preliminarmente l'iter, blindato e privo di un reale confronto parlamentare, con un Governo chiuso a qualsiasi modifica o dialogo con l'opposizione: la riforma non affronta i problemi concreti della giustizia italiana, come la lentezza dei processi, la carenza di risorse e la scarsa efficienza, preferendo concentrarsi su una separazione delle carriere che rischia di creare squilibri. In particolare, PD ed M5S hanno insistito sul rischio di indebolimento dell'indipendenza della magistratura e di poteri eccessivi attribuiti al pm, con un rafforzamento autoritario dell'Esecutivo; AVS ha criticato il sorteggio e l'indebolimento della rappresentanza democratica interna, confidando nella consultazione referendaria; Az, pur non essendo pregiudizialmente contrario alla separazione delle carriere, ha difeso la cultura della giurisdizione unitaria e invocato una politica forte che non tema una magistratura indipendente. IV ha riconosciuto la separazione delle carriere come un traguardo storico e coerente col processo accusatorio, pur esprimendo critiche su aspetti concreti del provvedimento in discussione, come il sorteggio dei membri laici del CSM e il mancato superamento dell'obbligatorietà dell'azione penale: così com'è, la riforma è un'occasione persa e uno specchio del degrado del dibattito politico. FdI ha definito la riforma come il completamento fondamentale del modello accusatorio e garanzia di equidistanza tra giudice e parti, respingendo le accuse di assoggettamento del pm all'Esecutivo, sostenendo che viene invece garantita l'indipendenza attraverso un organo di autogoverno costituzionalizzato: la riforma non è contro i magistrati, ma contro la degenerazione correntizia che ne limita l'autonomia.

(La seduta è terminata alle ore 18:13 )

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