ORDINE DEL GIORNO
Mercoledì 7 maggio 2025
alle ore 10
300a Seduta Pubblica
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ORDINE DEL GIORNO
I. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (approvato dalla Camera dei deputati) (1468)
II. Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, al Presidente del Consiglio dei ministri (testi allegati) (alle ore 13,30)
III. Richiesta di autorizzazione ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1
IV. Discussione del disegno di legge:
Misure per la semplificazione normativa e il miglioramento della qualità della normazione e deleghe al Governo per la semplificazione, il riordino e il riassetto in determinate materie (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale) - Relatore TOSATO (Relazione orale) (1192)
INTERROGAZIONE SUGLI STANZIAMENTI DI BILANCIO DESTINATI ALLE SPESE PER LA DIFESA
CALENDA, LOMBARDO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
in base agli impegni assunti nel 2014 e ribaditi nel 2016 con il "Defence investment pledge" (DIP), ciascun Paese membro della NATO avrebbe dovuto raggiungere entro il 2024 l'obiettivo del 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL;
nel documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, presentato dal ministro Crosetto alle Camere il 12 settembre 2024, si legge a proposito del "bilancio integrato della difesa in chiave NATO" che "il valore del budget Difesa/PIL, che nel 2023 si era attestato sull'1,50%, per il 2024 prevede una stima pari all'1,49%. Un dato in ulteriore calo si prevede nel 2025 e nel 2026, con una percentuale dell'1,44% (...). Pertanto, l'Italia rimane ancora lontana dal parametro del 2%, diventato il livello minimo da raggiungere come concordato al Summit di Vilnius, ma anche dalla media degli altri Alleati europei e Canada";
il piano dell'Unione europea "Readiness 2030" prevede la facoltà per gli Stati membri di ricorrere alla clausola di salvaguardia prevista nell'attuale patto di stabilità e crescita, fino all'1,5 per cento annuo, dal 2025 al 2028 e l'attivazione, non ancora deliberata, di un nuovo strumento di finanziamento dell'Unione, per concedere agli Stati membri prestiti per investimenti in difesa (SAFE);
malgrado nel Documento di finanza pubblica 2025 le spese per la difesa stimate sino ad oggi siano allineate a quelle del documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, nella sua audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato il ministro Giorgetti ha dichiarato che "già da quest'anno saremo in grado di raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del PIL", ma ha escluso il ricorso alla clausola di salvaguardia, ha parlato di una diversa contabilizzazione di alcune spese e non ha chiarito, in ogni caso, come il bilancio della difesa sarebbe passato dai 32 ai 44 miliardi di euro necessari per arrivare al 2 per cento del PIL nazionale;
più in generale, di fronte alle minacce globali e all'annunciato disimpegno statunitense, emerge l'urgenza della costruzione di un sistema di difesa europea e di progressiva integrazione politica, industriale e militare tra i principali Stati membri, per la costruzione di un vero e proprio pilastro europeo della NATO,
si chiede di sapere se l'obiettivo del 2 per cento nel 2025 sarà raggiunto attraverso una diversa contabilizzazione di spese già a bilancio o da un effettivo potenziamento delle capacità di difesa italiane, finalizzato a risolvere quei problemi di operatività e dotazione più volte sollevati dal Ministro della difesa e in che termini, anche su questa base, il Governo intenda partecipare alla costruzione di un pilastro europeo della NATO, sostenuto dai maggiori Paesi della UE e dal Regno Unito.
INTERROGAZIONE SULLE MISURE PER RENDERE PIÙ EFFICACI LE FATTISPECIE DI REATO CORRELATE ALLA VIOLENZA DI GENERE
UNTERBERGER, CATTANEO, SPAGNOLLI, DURNWALDER, PATTON, FLORIDIA Aurora - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
nonostante la parità formale tra i sessi, la violenza contro le donne continua ad essere una piaga sociale in tutta Europa e i "femminicidi", che costituiscono la manifestazione più estrema di tale violenza, sono in costante aumento in tutti i Paesi europei: stando al report 2024 delle Nazioni Unite, si stima che le donne uccise in Europa da partner o familiari nel 2023 sono state all'incirca 2.300;
al continuo dilagare di varie forme di discriminazione e di atti di violenza contro le donne, l'Unione europea ha risposto, da ultimo, adottando la direttiva (UE) 2024/1385, la quale prevede tutta una serie di misure che gli Stati membri sono chiamati a recepire entro il 2027;
oltre a rafforzare i diritti alla protezione e al sostegno delle vittime di atti di violenza, la direttiva punta a criminalizzare anche alcune forme di discriminazione e di molestie contro le donne compiute attraverso l'utilizzo di strumenti informatici, come il cyberstalking e l'incitamento alla violenza e all'odio con specifico riferimento al genere;
in particolare, all'articolo 8, comma 1, si prevede espressamente che "gli Stati membri provvedono affinché sia punita come reato la condotta intenzionale consistente nell'istigare alla violenza o all'odio nei confronti di un gruppo di persone o di un membro di detto gruppo definito con riferimento al genere, diffondendo al pubblico tramite tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) materiale contenente tale istigazione", prevedendo altresì che vengano puniti anche il favoreggiamento e il concorso al reato (articolo 9, comma 2);
come si legge, infatti, nelle considerazioni introduttive alla direttiva, negli ultimi anni, l'aumento dell'uso di internet e dei social media ha portato ad un'impennata dei casi di istigazione pubblica alla violenza e all'odio, anche basati sul genere: le donne sono spesso il bersaglio dell'odio sessista e misogino on line che può degenerare in reati generati dall'odio nel mondo reale;
al riguardo, suscita particolare preoccupazione la crescente presenza in rete di numerosi forum di discussione o gruppi chiusi composti esclusivamente da uomini, all'interno dei quali le donne vengono denigrate e insultate e i cui membri si istigano reciprocamente, anche sulla base di nuove teorie diffuse (manosfera e incel), all'odio verso l'altro sesso;
si tratta di un fenomeno molto pericoloso, nel quale rischiano di imbattersi anche i minori, che contribuisce alla diffusione e amplificazione su larga scala dei discorsi d'odio, incitando alla discriminazione e alla violenza contro le donne e aumentando il rischio di vittimizzazione ripetuta;
considerato che:
anche in Italia, la violenza contro le donne costituisce un fenomeno grave e persistente, come attestato dai più recenti dati relativi ai soli femminicidi: 113 nel corso del 2024 (99 dei quali perpetrati in ambito familiare o affettivo) e 11 nei primi mesi del 2025;
inoltre, secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio italiano dei diritti, le donne restano il primo bersaglio di messaggi discriminatori e rappresentano in assoluto la categoria più odiata sui social: su all'incirca un milione e 200.000 tweet d'odio, raccolti e analizzati nel 2024, il 50 per cento riguarda le donne. In particolare, si conferma un innalzamento dei picchi di odio in concomitanza con gli episodi di femminicidio, segno tragico della strettissima correlazione tra lo sciame d'odio on line e la violenza agita;
negli ultimi anni, anche sulla scorta della ratifica della Convenzione di Istanbul, l'Italia si è impegnata ad adottare misure volte a contrastare la violenza contro le donne. Da ultimo, alla vigilia dell'8 marzo 2025, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge, presentato in Senato (AS 1433), che introduce all'interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis, in materia di "femminicidio", insieme ad una serie di altre misure finalizzate a reprimere la violenza contro le donne;
nello specifico, il disegno di legge prevede, per la prima volta in Europa, una nuova e autonoma fattispecie di reato, volta a sanzionare con la pena dell'ergastolo chiunque cagioni la morte di una donna, commettendo il fatto per motivi di odio verso la vittima in quanto donna, ovvero qualora il reato sia volto a reprimere l'esercizio dei diritti, delle libertà o della personalità della donna;
l'intervento normativo e la severità del regime sanzionatorio trovano giustificazione nella connotazione psicologica della condotta, qualificata sul piano motivazionale come atto motivato dall'odio verso la persona offesa in quanto donna, assumendosi pertanto l'odio contro le donne quale elemento costitutivo del reato e prevedendo che esso costituisca un'aggravante in relazione ad altri reati violenti contro le donne;
sebbene si tratti di un primo riconoscimento formale del movente di genere alla base del reato, il quale qualifica l'elemento soggettivo del reato come odio nei confronti della donna, quello che ancora manca nel nostro ordinamento e che sarebbe opportuno introdurre, sulla base anche delle misure indicate dalla direttiva (UE) 2024/1385, è un'autonoma fattispecie di reato relativa all'incitazione all'odio, alla discriminazione e alla violenza contro le donne;
considerato altresì che:
in molti Paesi esteri, i crimini di divulgazione di messaggi d'odio nei confronti delle donne sono già espressamente perseguiti dalla legge: il Canada (fin dagli anni '70), gli Stati Uniti e il Regno Unito (dagli anni '90) sono stati tra i primi Paesi ad adottare normative specifiche contro i "hate crimes", includendo tra questi anche quelli a sfondo sessista;
ad oggi, undici Paesi della UE, che salgono a 20 se si considerano altri Stati europei, contemplano nei propri ordinamenti reati specifici che puniscono la divulgazione di messaggi d'odio contro le donne, in taluni casi nella cornice più generale delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere: tra questi figurano Belgio, Francia, Svezia, Spagna, Portogallo, Grecia, Finlandia, Croazia, Malta, Irlanda, nonché, al di fuori della UE, Regno Unito, Norvegia, Islanda, Albania, Montenegro e altri;
l'introduzione di una nuova fattispecie incriminatrice per la propaganda e la divulgazione di messaggi d'odio contro le donne, con particolare attenzione alla diffusione on line, oltre ad essere in linea con le migliori pratiche internazionali, darebbe piena attuazione agli obblighi assunti dal nostro Paese in sede europea ed internazionale con la Convenzione di Istanbul in materia di lotta alla violenza di genere e ai crimini d'odio;
al riguardo, la prima firmataria di quest'interrogazione ha presentato come prima firmataria, con l'aggiunta di ulteriori 76 sottoscrizioni di senatori appartenenti anche ad altri Gruppi parlamentari, un apposito disegno di legge (AS 6), già presentato nella XVIII Legislatura e segnalato come prioritario dal Gruppo parlamentare presieduto dall'interrogante tra quelli per cui le minoranze hanno chiesto la calendarizzazione urgente;
il disegno di legge, in linea con l'impianto penalistico attuale e sulla scia della "legge Mancino", è volto ad inserire nel codice penale, nell'ambito della disciplina relativa ai delitti contro l'eguaglianza, un esplicito riferimento al genere, riproponendo in maniera pressoché analoga la fattispecie di reato già prevista e disciplinata dagli articoli 604-bis e 604-ter, relativamente alla discriminazione e all'odio razziale, con l'aggravante dell'utilizzo di strumenti informatici o telematici o dell'associazionismo,
si chiede di sapere se la Presidente del Consiglio dei ministri non concordi sulla necessità di adottare specifiche iniziative legislative, anche eventualmente accogliendo, in sede di esame del disegno di legge n. 1433 d'iniziativa governativa, proposte emendative volte ad introdurre nel codice penale un'autonoma fattispecie di reato in relazione all'istigazione all'odio, alla discriminazione e alla violenza contro le donne, sul modello di quanto già fatto per i crimini d'odio razziali, etnici e religiosi, con l'aggravante dell'utilizzo di strumenti informatici o telematici o quando il sentimento d'odio contro le donne costituisce lo scopo di un'organizzazione o associazione.
INTERROGAZIONE SULLE RIFORME PRIORITARIE NEL PROGRAMMA DI GOVERNO
PAITA, RENZI, BORGHI Enrico, FREGOLENT, FURLAN, MUSOLINO, SBROLLINI, SCALFAROTTO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
la Presidente del Consiglio dei ministri in occasione della campagna per le elezioni politiche del 2022 ha definito un programma elettorale e rilasciato dichiarazioni programmatiche del tutto conseguenti;
il quadro internazionale e finanziario e gli equilibri geopolitici, ad oggi, risultano profondamente mutati,
si chiede di sapere quali siano le riforme che il Governo ritiene ancora fondamentali e che intende realizzare entro la fine della Legislatura.
INTERROGAZIONE SUL PROFILO DI POLITICA INTERNAZIONALE DEL GOVERNO ITALIANO
BIANCOFIORE, SALVITTI, DE POLI, BORGHESE, GUIDI, PETRENGA, GELMINI, VERSACE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
fin dall'inizio del suo mandato, il Governo ha dovuto agire in un contesto internazionale complesso e sfidante;
la politica estera è stata caratterizzata da un'intensa attività internazionale del Presidente del Consiglio dei ministri e del Governo per rafforzare le relazioni con partner storici da una parte e nell'espandere le opportunità di cooperazione globale dall'altra: dal vertice G7 al rafforzamento dei rapporti e della cooperazione con l'India, dalla sottoscrizione del piano d'azione per il partenariato strategico globale Cina-Italia (2024-2027) al piano Mattei per l'Africa, fino al successo del recente incontro bilaterale a Washington con il presidente degli Stati uniti d'America, Donald Trump;
la grande attenzione data al contesto internazionale ha restituito all'Italia una nuova centralità e un rinnovato protagonismo in ambito mondiale,
si chiede di sapere quali siano i risultati conseguiti e gli obiettivi futuri del Governo nell'ambito della politica estera e quali iniziative si ritengano utili per consolidare le relazioni internazionali dell'Italia.
INTERROGAZIONE SU ACCORDI CON GLI STATI UNITI PER L'ACQUISTO DI GAS E GLI INVESTIMENTI DELLE AZIENDE ITALIANE
DE CRISTOFARO, CUCCHI, MAGNI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, da quel che è dato sapere, il vertice bilaterale avvenuto a Washington il 17 aprile 2025, organizzato con l'intento di far retrocedere il Presidente americano Trump dalle ultime decisioni sui dazi, si è concluso con la promessa da parte della Presidente del Consiglio dei ministri di aumentare le spese militari e di aumentare l'importazione dagli Stati Uniti del gas liquido GNL, costoso e inquinante: una scelta che invertirebbe il trend di riduzione iniziato con la guerra in Ucraina e che rappresenterebbe un passo indietro nell'ottica di transizione verso le rinnovabili; in ultimo, con la promessa di investimenti diretti delle imprese italiane nel mercato statunitense per un controvalore di circa 10 miliardi di euro;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
l'Italia è uno dei Paesi più esposti ai dazi sulle importazioni dalla UE adottati da Donald Trump il 2 aprile, poi parzialmente sospesi dopo i preoccupanti scricchiolii del mercato obbligazionario. Gli Stati Uniti assorbono il 10 per cento delle esportazioni italiane e dal 2023 sono diventati il secondo mercato di destinazione dei nostri beni, per un valore che l'anno scorso ha superato i 64,7 miliardi di euro;
se l'amministrazione Trump dovesse confermare il dazio del 20 per cento sulle merci provenienti dalla UE dopo lo scadere della sospensione, le perdite per gli esportatori italiani sarebbero significative. I settori più colpiti includono macchinari e apparecchiature, prodotti farmaceutici, automotive e mezzi di trasporto, oltre a prodotti chimici, tessili e agroalimentare, con un impatto, sulla produzione industriale già ferma nel nostro Paese da ben 26 mesi, che potrebbe essere devastante. Si calcola infatti che i dazi americani potrebbero ridurre il PIL italiano di 0,5-1 per cento nel periodo 2025-2027;
a conti fatti, il tanto atteso incontro bilaterale ha prodotto un massiccio impegno economico a esclusivo carico dell'Italia: si tratterebbe complessivamente di circa 40 miliardi di euro, un importo elevatissimo, destinato agli "alleati ideologici" di questo Governo, rispetto ai quali continua a persistere uno svilente atteggiamento di sudditanza;
inoltre, desta grave preoccupazione il programma nucleare che è stato trattato in modo tanto superficiale da impedire di ricavare un bilancio preciso di costi e tempistiche;
in sostanza, la Presidente del Consiglio dei ministri è ufficialmente andata negli USA con l'obiettivo di ottenere la rimozione dei dazi ma ritorna a casa senza aver conseguito alcun risultato apprezzabile se non ai danni dell'Italia,
si chiede di sapere quali siano le ragioni a fondamento della decisione di garantire 40 miliardi di euro dei cittadini italiani al Governo USA.
INTERROGAZIONE SUI RECENTI DATI MACROECONOMICI E GLI INDIRIZZI DI POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO
GASPARRI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, TREVISI, ZANETTIN - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
le scelte di politica estera e di politica economica di questo Governo hanno portato a una credibilità internazionale dell'Italia ratificata dalle agenzie di rating internazionali, come Standard&Poor's che ha di recente alzato il giudizio sul debito italiano premiando i graduali progressi nella stabilizzazione delle finanze pubbliche (da BBB a BBB+, con outlook stabile);
il positivo andamento della bilancia dei pagamenti coi Paesi esteri vede nei 12 mesi terminanti in febbraio 2025 il conto corrente registrare un surplus di 22,5 miliardi di euro (pari all'1 per cento del PIL); nei 12 mesi precedenti era stato pari a 10,1 miliardi;
lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si è ridotto dai 236 punti base dell'ottobre 2022 a un livello che ormai è poco al di sopra, ma stabilmente a ridosso, dei 100 punti base;
questi numeri sono anche la conseguenza di una gestione prudente e responsabile dei conti pubblici, con un Documento di finanza pubblica che, oltre al controllo della spesa netta in coerenza con le nuove regole europee, registra per il 2024 un calo della percentuale tra debito e PIL al 135,3 per cento, meglio delle previsioni attese al 135,8, così come è migliorato il rapporto tra deficit e PIL portandosi al 3,4 per cento, mentre era atteso un 3,8 per cento;
si tratta di dati da cui consegue una riduzione del costo del debito italiano, dove i buoni del tesoro poliennali sono ormai un'evidente opportunità per gli investitori, anche esteri, e allo stesso tempo consentono allo Stato di risparmiare oneri sui titoli in emissione, con risorse economiche che potranno essere meglio impegnate all'interno del bilancio pubblico;
il dato dell'inflazione italiana, al 2 per cento ad aprile 2025, si colloca comunque al di sotto della media stimata dell'area euro (2,1 per cento) e della intera UE (2,5), segnalando un dato che salvaguarda il potere di acquisto degli italiani;
la fiducia degli investitori si riversa anche sui mercati regolamentati italiani, che hanno visto crescere di circa il 60 per cento gli indici di borsa (FTSE MIB) dai 22.000 punti dell'ottobre 2022, sino ai 38.000, riuscendo anche a resistere, meglio di altri mercati, alle turbolenze scatenate dall'incertezza sui dazi americani;
preso atto di questi dati positivi, alla luce degli obiettivi programmati da qui al 2027, un ruolo importante per la crescita economica sarà giocato anche dalla capacità delle nostre imprese di continuare ad essere competitive sui mercati internazionali,
si chiede di sapere quali ulteriori misure intenda mettere in campo il Governo per proseguire nell'azione di rilancio dell'economia, nel sostegno alle imprese e alle famiglie italiane.
INTERROGAZIONE SUGLI IMPEGNI DI INVESTIMENTO NEGLI STATI UNITI RISPETTO ALLE PRIORITÀ ECONOMICHE E SOCIALI NAZIONALI
PATUANELLI, MAIORINO, DI GIROLAMO, NAVE, PIRRO, ALOISIO, BEVILACQUA, BILOTTI, CASTELLONE, CATALDI, CROATTI, DAMANTE, FLORIDIA Barbara, GAUDIANO, GUIDOLIN, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, LOREFICE, MARTON, MAZZELLA, NATURALE, PIRONDINI, SCARPINATO, SIRONI, TURCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, a giudizio degli interroganti:
l'instabilità geopolitica, le politiche commerciali statunitensi, gli alti prezzi dell'energia e le irrisolte problematiche relative alla carente attuazione del PNRR stanno evidenziando l'incapacità del Governo di fronteggiare scenari politici ed economici complessi, meritevoli di essere affrontati con capacità decisionale e reale consapevolezza delle esigenze del Paese. A tal fine è emblematico il quadro delineato dal Documento di finanza pubblica (DFP) 2025, approvato dal Parlamento a fine aprile, con il voto contrario del M5S, che evidenzia la completa assenza di visione strategica che caratterizza l'azione dell'Esecutivo. Si tratta di una "scatola vuota", utile solo per ricevere l'assenso contabile da parte degli organismi di Bruxelles, ma completamente privo di misure che restituiscano una visione di Paese e che indichino una prospettiva di rilancio della sempre più asfittica economia italiana. Il Governo si è limitato a fornire previsioni solo fino al prossimo biennio, rifiutandosi di estenderle, come richiesto dalle opposizioni, almeno fino al 2028, motivando tale scelta con la difficoltà di definire un quadro chiaro a causa del complesso contesto geopolitico. Tale ritrosia appare però giustificabile dal punto di vista politico, i dati sulla crescita sono, infatti, mortificanti: il DFP ha sancito la riduzione del PIL del 2024, stimandolo allo 0,7 per cento e ha previsto il crollo di quello del 2025, che si dimezza dall'1,2 allo 0,6 per cento. Sono stime da considerare addirittura ottimistiche se confrontate con quelle appena pubblicate dal FMI, che inchiodano l'Italia a uno 0,4 per cento per il 2025;
purtroppo, la recente visita della Presidente del Consiglio dei ministri negli Stati Uniti alimenta fortissimi dubbi sull'incisività delle sue azioni per riportare il Paese verso un cammino di crescita e sviluppo. Gli unici risultati certi del viaggio statunitense, al di là delle generiche dichiarazioni di intenti, sono stati l'impegno italiano a investire 10 miliardi di euro negli Stati Uniti, anche attraverso l'aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto statunitense, la volontà di non attuare politiche discriminatorie in termini di tassazione dei servizi digitali e la conferma dell'incremento delle spese militari del PIL. Sembra che la Presidente del Consiglio dei ministri si sia esercitata in una singolare declinazione "al contrario" del concetto di sovranismo, tanto caro a lei e alla destra al governo, tesa a tutelare più gli interessi stranieri, in questo caso statunitensi, di quelli italiani. Si tratta di questioni lontane dai bisogni di famiglie, imprese e lavoratori italiani ma che certamente stanno a cuore alle aziende USA e ai miliardari proprietari delle big tech oltre che ai produttori di armi e fornitori di commesse militari;
l'incertezza legata alle risorse e agli strumenti che verranno utilizzati per raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del PIL in spesa militare, entro il 2025, rafforza le preoccupazioni ed evidenzia l'ambiguità dell'Esecutivo, che ha manifestato, tra l'altro, un'imbarazzante spaccatura tra i ministri interessati sulla proposta di scorporo delle spese militari dal patto di stabilità avanzata dalla Commissione UE. Sono importi di enorme portata, circa 10 miliardi di euro all'anno, che incideranno sugli spazi di indebitamento del Paese e che avranno pesanti ripercussioni sulle politiche destinate alla tutela dello stato sociale e dei servizi alla persona, con effetti sostanzialmente regressivi sull'economia italiana e incapaci di fungere da moltiplicatore economico. In definitiva, risorse destinate esclusivamente ad apportare nuovo debito pubblico, come rilevato dall'UPB;
considerato che, a giudizio degli interroganti:
l'ISTAT ha certificato un cedimento di quasi il 10 per cento del potere d'acquisto degli italiani e una crescita dei prezzi al consumo del 19,7 per cento tra il primo trimestre del 2021 e l'ultimo del 2024. I fallimenti tra le aziende italiane hanno ricominciato ad aumentare, nel 2024 è stato registrato un aumento del 17,2 per cento rispetto al 9,8 del 2023. La situazione è drammatica, ma il Governo, con l'ultimo "decreto bollette", è riuscito a scontentare tutti, deludendo le famiglie, bisognose di sostegni più concreti, e facendo infuriare il tessuto industriale per l'assenza di misure efficaci per sostenere gli alti prezzi dell'energia. L'impatto dei dazi imposti dall'amministrazione USA nei confronti dei prodotti commerciali europei rischia di assestare il colpo definitivo: secondo lo SVIMEZ possono costare all'Italia fino a 5,4 miliardi di euro di PIL, con una perdita occupazionale stimata tra 27.000 e oltre 76.000 unità lavorative annue. Su questi temi la Presidente del Consiglio dei ministri è diventata improvvisamente cauta e prudente, abbandonando i "toni barricaderi" che hanno caratterizzato il suo percorso politico fino a due anni e mezzo fa;
il Governo ritrova la voce per sbandierare i dati sull'occupazione (sempre più povera) ma dovrebbe, ad avviso degli interroganti, più responsabilmente preoccuparsi e adoperarsi per tutelare la qualità e il reddito dei lavoratori: il DFP attesta l'aumento della pressione fiscale sui dipendenti e l'incremento delle ore di cassa integrazione mentre, di converso, la produttività si riduce. Sono effetti di un modello produttivo basato sul lavoro povero e instabile che il Governo sembra addirittura avallare, attraverso le modifiche apportate recentemente dal "collegato lavoro" o mediante gli scomposti interventi sui lavoratori a basso reddito, danneggiati dai recenti interventi, solo parzialmente corretti, sulle detrazioni fiscali. L'Esecutivo balbetta anche in merito alle modifiche che intende apportare al PNRR e sull'effettiva capacità del Paese di spendere, entro 20 mesi, oltre 140 miliardi di euro, a fronte di una stima del 40 per cento di cantieri in ritardo e di circa 42 miliardi di euro di progetti per i quali ancora non sono stati identificati i soggetti attuatori. Non vi è nessuna chiarezza anche sulla volontà di richiedere un prolungamento del piano per cercare di non disperdere un patrimonio economico e di investimenti che il Paese ha conosciuto solo ai tempi del "new deal";
il dato più desolante, tuttavia, riguarda la produzione industriale italiana che ha appena stabilito un ulteriore record, ma in negativo: 25 mesi consecutivi di calo. Per invertire la rotta servono azioni e misure strutturali, da calibrare specificamente rispettando la peculiarità del nostro sistema produttivo. Il piano "Transizione 4.0", adottato dal primo firmatario della presente interrogazione durante il suo mandato di Ministro dello sviluppo economico, era stato pensato su misura per il sistema imprenditoriale italiano e ha costituito una delle più efficaci leve per l'incremento del PIL a seguito della pandemia. Il Governo in carica, mediante la pubblicazione del rapporto intermedio di valutazione redatto da Ministero dell'economia e delle finanze, Banca d'Italia e Ministero delle imprese e del made in Italy, ne ha addirittura esaltato il modello ma, in modo sconcertante, ha ritenuto più opportuno gettarlo al macero e optare per il fallimentare piano "Transizione 5.0", per il quale è stato costretto ad annunciare un'ancora oscura rimodulazione,
si chiede di sapere:
a fronte del trionfale annuncio relativo ai 10 miliardi di euro di investimenti delle imprese italiane negli Stati Uniti, quali iniziative di carattere strutturale il Governo intenda adottare per rilanciare gli investimenti e il rafforzamento della produzione industriale in Italia e se, a tal fine, non ritenga opportuno riproporre il modello virtuoso rappresentato dal piano Transizione 4.0;
quali impegni intenda assumere in merito all'incremento della spesa militare italiana e attraverso quali risorse, strumenti e procedure contabili intenda perseguire tale obiettivo e se ritenga di confermare che il Paese non farà ricorso in alcun modo alla proposta avanzata dal commissario europeo Raffaele Fitto di utilizzare le risorse del fondo di coesione per finanziare le spese militari.
INTERROGAZIONE SULL'ANDAMENTO DELL'ECONOMIA E LA TUTELA DELL'OCCUPAZIONE IN ITALIA
ROMEO, GERMANÀ, BIZZOTTO, CENTINAIO, GARAVAGLIA, MARTI, STEFANI, PAGANELLA, MURELLI, PUCCIARELLI, BERGESIO, BORGHESI, BORGHI Claudio, CANTALAMESSA, CANTÙ, DREOSTO, MINASI, PIROVANO, POTENTI, SPELGATTI, TESTOR, TOSATO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
il Documento di finanza pubblica, presentato alle Camere lo scorso 10 aprile 2025, ai sensi del recente regolamento (UE) 2024/1263, del 29 aprile 2024, reca i principali dati macroeconomici relativi al nostro Paese, dai quali si evince, in particolare, che il tasso di crescita del prodotto interno lordo reale, per l'anno 2024, è stato pari allo 0,7 per cento;
la crescita dell'economia italiana è stata influenzata, anzitutto, dalla domanda interna, che è cresciuta dello 0,6 per cento, dato maggiore rispetto alle previsioni del piano strutturale di bilancio di medio termine;
la crescita della domanda interna è dipesa da un incremento dei consumi delle famiglie, le quali hanno potuto a loro volta beneficiare da un lato di un aumento dei livelli occupazionali e dall'altro di un aumento dei redditi reali dei lavoratori;
per quanto concerne i livelli occupazionali, nel corso del 2024 la crescita del numero di occupati ha registrato tassi sostenuti, pari al 2,2 per cento in termini di unità lavorative per anno, confermando un trend che ha caratterizzato gli anni scorsi;
il numero degli occupati è salito con un tasso pari all'1,4 per cento, portando così il tasso di occupazione al 62,2 per cento rispetto al 61,5 per cento del 2023;
dai dati si evince, inoltre, che l'aumento del tasso di occupazione ha riguardato principalmente i lavoratori dipendenti e, per il quarto anno consecutivo, il lavoro a tempo pieno a discapito di quello a tempo parziale;
ne è conseguita una diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione, pari al 14,6 per cento, in misura più accentuata rispetto al 2023, con un tasso di disoccupazione medio del 6,5 per cento, che ha raggiunto un picco del 6 per cento nel mese di novembre 2024;
per quanto concerne il reddito delle famiglie, la crescita dei redditi da lavoro dipendente, pari al 5,2 per cento annuo, va attribuita prevalentemente alla contrattazione collettiva, che ha garantito rinnovi contrattuali nel settore privato che hanno permesso di bilanciare la "fiammata" inflattiva del biennio 2022-2023;
nel corso del 2024, il reddito delle famiglie è aumentato del 2,7 per cento in termini nominali e dell'1,3 per cento in termini reali, anche a motivo della netta riduzione del tasso di inflazione;
l'aumento del reddito delle famiglie si è quindi tradotto da un lato in un incremento della domanda interna, dall'altro in un aumento della propensione al risparmio delle medesime famiglie, salita dall'8,2 per cento del 2023 al 9 per cento del 2024;
l'aumento del potere d'acquisto delle famiglie, infine, è stato favorito dalle politiche fiscali degli ultimi anni, finalizzate a ridurre la pressione fiscale, attraverso la riduzione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, il taglio del cuneo fiscale e le varie forme di decontribuzione, ma anche ad operare una revisione generale delle misure per l'inclusione sociale, tra cui l'introduzione dell'assegno di inclusione e del supporto per la formazione e il lavoro;
le tendenze descritte trovano puntuale riscontro negli ultimissimi dati ISTAT, relativi ai primi mesi del 2025, dai quali si evince un ulteriore aumento dei tassi di occupazione, con un incremento in termini assoluti di 199.000 unità di occupati, pari allo 0,8 per cento in più;
un altro tema che merita l'attenzione del legislatore è quello della salute e sicurezza sul lavoro, sempre attuale date le notizie di cronaca che registrano ancora numerosi incidenti,
si chiede di sapere quali saranno le linee di fondo della politica economica che il Governo intende adottare nei prossimi mesi al fine di consolidare gli ottimi risultati richiamati e quali misure si ritenga opportuno introdurre per garantire la salute e la sicurezza sul lavoro.
INTERROGAZIONE SULLE INTESE TRA I GOVERNI ITALIANO E STATUNITENSE E LE CRITICITÀ NEL SETTORE DELL'ENERGIA E DEI PREZZI AL CONSUMO
BOCCIA, BAZOLI, LORENZIN, NICITA, MIRABELLI, IRTO, ZAMBITO, D'ELIA, BASSO, ZAMPA, ROSSOMANDO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
gli interroganti non sono certi che essere definiti "great person" dall'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald J. Trump, sia per il Presidente del Consiglio dei ministri italiano augurabile, in senso storico e prospettico, né di qualsivoglia utilità o vantaggio per il nostro Paese e per l'Europa;
si apprende dalla dichiarazione congiunta trasmessa dalle due amministrazioni all'indomani del bilaterale di Washington del 17 aprile 2025 la supposta special relationship tra il Presidente del Consiglio dei ministri italiano e il Presidente degli Stati Uniti d'America si sostanzia in una corposa promessa di acquisto di gas liquefatto (notoriamente più costoso delle altre modalità e fonti di approvvigionamento) a discapito di analoghe promesse di acquisto di fonti energetiche fatte a partner definiti strategici da questo stesso Governo (si pensi alla Libia e agli altri Paesi del Nord Africa) e senza un'analisi di impatto sui costi per cittadini e imprese;
tale promessa di acquisto era stata suggerita, in sede di audizione al Senato degli Stati Uniti d'America, dal nominando ambasciatore in Italia Tilman Fertitta, nell'immediatezza della proclamazione dei dazi statunitensi, allorquando dichiarò che "da una prospettiva energetica, vorremmo davvero che l'Italia stringesse più accordi con le aziende americane e riducesse l'acquisto di energia dalla Libia e da altri Paesi" e di "averne già discusso con le compagnie petrolifere americane";
non è affatto chiaro come questa solerzia nell'eseguire i compiti possa avere un qualsivoglia impatto positivo sul nostro Paese, pur volendo accedere all'approccio mercantilistico delle relazioni internazionali che evidentemente accomuna le due attuali amministrazioni, italiana e statunitense: né sui famigerati dazi, né sul ruolo dell'Europa nella trattativa diplomatica, né sull'approvvigionamento energetico per imprese e famiglie, né sul costo stesso dell'energia e, dunque, a cascata, sulle vaste questioni sociali emergenti, persistenti, ignorate e irrisolte di questo Paese: sanità, scuola, lavoro, previdenza sociale;
gli interroganti sono invece certi che, seppure la vaghezza e l'indeterminatezza e l'assenza continueranno ad essere le vere cifre di questo Governo, che ha presentato al Parlamento un DFP vuoto, perfettamente rappresentato dalla sedia vuota del Ministro dell'economia e delle finanze, la realtà delle cose e delle persone sarà ineludibile e chiederà il conto al Governo e che il conto non sarà pagabile con le tre lettere di un rating;
in questo vuoto, l'unica cosa che appare manifesta è la mancanza di una strategia per il rilancio del Paese, dimostrata proprio dal DFP 2025, dove il Governo ha nascosto numeri, dati e circostanze, peraltro in contrasto con quanto previsto non solo dalla vigente legge n. 196 del 2009 ma persino dalle stesse risoluzioni approvate dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, impedendo al Parlamento di esercitare appieno le funzioni di indirizzo e controllo;
in assenza di chiarezza su che strada si intende intraprendere per fronteggiare le emergenze economiche e sociali, l'Esecutivo si è limitato a presentare un documento tecnico, senza quadro programmatico, senza indicazioni sull'impatto dei dazi, né sulle spese per la difesa, né sulla spesa sociale e sulle misure a sostegno di cittadini e imprese;
ad opinione degli interroganti c'è con tutta evidenza una causa sostanzialmente politica, o addirittura partitica, di questa incapacità di affrontare le grandi questioni sociali, come la sanità: prova ne sia, a titolo di esempio, il conflitto in corso tra il ministro Schillaci e le Regioni, a partire dal Friuli-Venezia Giulia, e dal plateale fallimento del decreto sulle liste di attesa, con costi umani indicibili;
premesso, inoltre, che:
a partire dal mese di gennaio 2025, si registra un diffuso aumento di tariffe, imposte, tributi e prezzi su diversi beni e servizi essenziali che andranno ad incidere in misura consistente sui bilanci delle famiglie e sul loro potere d'acquisto, contribuendo ad incrementare la pressione fiscale posta a carico dei contribuenti. Il DFP 2025 certifica, infatti, una crescita della pressione fiscale passata dal 41,4 per cento del 2023 al 42,6 per cento nel 2024 ed ora prevista salire al 42,7 per cento nel 2025, per poi attestarsi in media intorno al 42,6 per cento fino al 2027. Si tratta dei livelli più alti tra quelli registrati nel corso degli ultimi 10 anni. Le retribuzioni contrattuali in termini reali rimangono comunque in media inferiori rispetto ai livelli del 2021 per effetto dell'inflazione e il potere di acquisto delle famiglie nel corso degli ultimi anni è stato eroso in misura ben superiore agli incrementi salariali riconosciuti con i rinnovi contrattuali. Tra il 2022 e il 2025, il drenaggio fiscale ha sottratto 25 miliardi di euro ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, senza che la riforma fiscale abbia minimamente posto rimedio o contribuito a diminuire tale impatto;
sulla base dei dati ISTAT e della Caritas, sale il numero delle famiglie in povertà assoluta e relativa. La povertà assoluta coinvolge il 9,7 per cento della popolazione italiana (5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie), mentre la povertà relativa colpisce ormai il 22,8 per cento della popolazione;
il servizio sanitario nazionale versa in una crisi profonda e strutturale, con sempre minori risorse e liste d'attesa sempre più lunghe, e circa 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure perché non possono permettersi di rivolgersi al privato;
per l'anno 2025, la difficile situazione delle famiglie è aggravata da una serie di aumenti dei prezzi sul fronte dei servizi essenziali. Secondo quanto emerge dai dati dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, numerosi enti di governo d'ambito hanno già provveduto ad approvare consistenti incrementi delle loro tariffe per il servizio idrico per usi civili, che in alcuni ambiti territoriali oltrepassano anche il 15 per cento rispetto all'anno precedente. Nel primo trimestre del 2025, l'aumento della tariffa dell'energia elettrica è stato del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti vulnerabili ossia per gli anziani over 75 anni, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela, per diminuire lievemente (2,4 per cento in meno) nel secondo trimestre per effetto della stagionalità dei consumi. Analoghe difficoltà sono riscontrate anche sul fronte delle imprese, dove l'elevato costo dell'energia elettrica rappresenta un fattore determinante di svantaggio competitivo. Rispetto ai principali Paesi concorrenti, il prezzo dell'energia elettrica in Italia è più alto del 50 per cento rispetto alla Spagna e di oltre il 30 per cento rispetto alla Germania, per non parlare della Francia;
il decreto-legge n. 19 del 2025, emanato dal Governo per risolvere la questione delle bollette, è un provvedimento tardivo e assolutamente non risolutivo. I 3 miliardi di euro stanziati, di cui 1,6 per le famiglie e 1,4 per le imprese, vengono destinati soltanto a misure temporanee, a cominciare dal bonus di 200 euro per sostenere le famiglie con ISEE fino a 25.000 euro, ed utilizzabili per un solo trimestre per il pagamento delle bollette,
si chiede di sapere:
quale sia il contenuto e il dettaglio dell'impegno preso dal Governo italiano nel bilaterale con il presidente Trump circa il promesso incremento degli acquisti di GNL dagli USA e se e quali misure il Governo intenda adottare per neutralizzare in bolletta i maggiori costi previsti che ricadranno su cittadini ed imprese e come si concili questo nuovo impegno internazionale con quelli già in essere con i Paesi del Nord Africa, in special modo con la Libia;
quali siano i motivi ostativi ad iniziare il percorso per arrivare al disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'energia, considerato che il Governo non assume posizioni nette in merito in sede europea e contestualmente si rifiuta di mettere in campo strumenti nazionali, anche soltanto temporanei, che attenuino gli effetti pregiudizievoli per cittadini e imprese, come: tassazione degli extra profitti dei produttori che beneficiano del prezzo marginale; sussidi reali ed efficaci ai consumatori per sterilizzare l'impatto sulle bollette; stipula di contratti a lungo termine (come i contratti per differenza CFD) per le nuove rinnovabili, evitando che siano legate al prezzo del gas;
quali misure intenda adottare, e in che tempi e modalità, per contenere ed invertire il trend di incremento di tariffe e bollette che gravano su diversi beni e servizi essenziali per famiglie ed imprese, stante il palese fallimento degli strumenti finora impiegati, da ultimo il "decreto bollette".
INTERROGAZIONE SULLE MISURE PER IL CONTRASTO ALL'IMMIGRAZIONE IRREGOLARE
MALAN, SPERANZON, SALLEMI, ZEDDA, SCURRIA, AMBROGIO, AMIDEI, ANCOROTTI, BALBONI, BARCAIUOLO, BERRINO, BUCALO, CALANDRINI, CAMPIONE, CASTELLI, COSENZA, DE CARLO, DE PRIAMO, DELLA PORTA, FALLUCCHI, FAROLFI, GELMETTI, LEONARDI, LIRIS, LISEI, MAFFONI, MANCINI, MARCHESCHI, MATERA, MELCHIORRE, MENIA, MENNUNI, MIELI, NASTRI, NOCCO, ORSOMARSO, PELLEGRINO, PERA, PETRUCCI, POGLIESE, RAPANI, RASTRELLI, ROSA, RUSSO, SATTA, SIGISMONDI, SILVESTRONI, SISLER, SPINELLI, TERZI DI SANT'AGATA, TUBETTI, ZAFFINI, ZULLO - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
il contrasto al fenomeno dell'immigrazione irregolare è una priorità del Governo e le politiche messe in campo hanno reindirizzato l'agenda politica internazionale, ponendo l'Italia al centro del dibattito sul tema;
secondo i dati del Ministero dell'interno, gli sbarchi dei clandestini sono diminuiti del 60 per cento nel 2024 e i rimpatri sono aumentati del 15 per cento nello stesso periodo. Il trend si conferma anche nei primi mesi del 2025, con un calo degli stessi sbarchi del 30 per cento rispetto al 2024 certificando che il Governo si sta muovendo sulla strada giusta;
lo scorso 16 aprile 2025, la Commissione UE ha presentato una prima lista di "Paesi di origine sicuri" dei migranti richiedenti asilo in Europa; l'elenco menziona sette nazioni extra UE: Kosovo, India, Marocco, Colombia, Bangladesh, Egitto, e Tunisia, confermando quanto già previsto dal "decreto flussi e Paesi sicuri" approvato in Italia lo scorso autunno;
la coincidenza della normativa italiana con quella europea nell'individuazione dei Paesi sicuri di provenienza permetterà di superare l'orientamento di certa giurisprudenza che ha ritenuto, nei mesi scorsi, di non convalidare il trasferimento o il fermo dei migranti nei centri in Albania;
il decreto-legge n. 37 del 2025, in corso di esame alla Camera dei deputati, prevede l'utilizzo delle strutture approntate in Albania, oltre che per l'espletamento delle procedure accelerate di frontiera, anche come ordinari centri di permanenza per il rimpatrio, consentendo il trasferimento in tali strutture di persone già presenti nei CPR in territorio italiano; alcuni tribunali stanno disponendo il ritrasferimento in Italia laddove il migrante avanzi una domanda di protezione internazionale, anche quando questa sia manifestamente infondata;
la Commissione ha, inoltre, proposto di anticipare l'applicazione di norme del patto per la migrazione e l'asilo, la cui entrata in vigore è prevista nel 2026, grazie alle quali sarà più efficiente il controllo dei flussi migratori,
si chiede di sapere quale sia la linea d'azione che il Governo intende tenere per consolidare i progressi ottenuti e proseguire l'attività di contrasto all'immigrazione irregolare, anche alla luce del ruolo decisivo che l'Italia sta svolgendo per cambiare l'approccio europeo nei confronti dei flussi migratori.