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Assemblea - XIX Legislatura

ORDINE DEL GIORNO

Giovedì 13 febbraio 2025

alle ore 10

273a Seduta Pubblica

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ORDINE DEL GIORNO

I. Interrogazioni(testi allegati)

II. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (1337)

III. Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento(testi allegati) (alle ore 15)



INTERROGAZIONI

INTERROGAZIONE SU NUOVI SPAZI PER I DETENUTI IN SEMILIBERTÀ PRESSO L'ISTITUTO PENALE PER I MINORENNI "PIETRO SICILIANI" DI BOLOGNA

(3-00813) (5 dicembre 2023)

CASINI, BAZOLI, MANCA, ZAMPA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

l'istituto penale per i minorenni "Pietro Siciliani" di Bologna, composto da una sezione unica ed esclusivamente maschile, si articola in due reparti speculari sviluppati in un unico piano e ha una presenza media giornaliera di 40 ragazzi, raggiunta a seguito della riapertura di alcuni locali danneggiati dal sisma del 2012;

attualmente, come già avvenuto in passato, nell'Istituto sono presenti alcuni ragazzi che hanno maturato i requisiti per poter essere ammessi alla misura della semilibertà, ai sensi dell'articolo 48, della legge 26 luglio 1975, n. 354, recante norme sull'ordinamento penitenziario;

secondo quanto disposto dal citato articolo 48 dell'ordinamento penitenziario "Il regime di semilibertà consiste nella concessione al condannato e all'internato di trascorrere parte del giorno fuori dell'istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale. I condannati e gli internati ammessi al regime di semilibertà sono assegnati in appositi istituti o apposite sezioni autonome di istituti ordinari e indossano abiti civili";

la mancanza di una sezione autonoma ha avuto negli anni pesanti ricadute sui giovani detenuti, ostacolandone nei fatti la possibilità di poter usufruire della predetta misura;

il PNC, piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, prevede lo stanziamento di 30,6 miliardi di euro per la realizzazione di 30 interventi. In particolare, per la giustizia, sono stati stanziati 132,90 milioni di euro, suddivisi in due sub-investimenti;

gli interventi del sub-investimento 2, pari a 48,9 milioni di euro, sono stati destinati, su proposta del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (DGMC), agli istituti di alcune città e riguardano l'adeguamento strutturale, l'aumento dell'efficienza energetica ed interventi antisismici su quattro complessi demaniali sede di Istituti penali per i minorenni e tra questi l'istituto penale per i minorenni "Pietro Siciliani" di Bologna;

tuttavia, non si hanno ancora notizie in merito alla costruzione di un'apposita sezione da destinare ai detenuti in regime di semilibertà nell'ambito dei predetti investimenti;

la mancata costruzione di spazi dedicati ai predetti detenuti finirebbe con il contraddire nei fatti quei principi educativi e di recupero sociale dei ragazzi, cui la giustizia minorile italiana ha saputo guardare negli anni e per i quali è divenuta un modello anche tra i Paesi membri dell'UE,

si chiede di sapere quando avranno inizio nell'istituto penale per minorenni di Bologna i lavori relativi alla sezione autonoma dedicata ai giovani detenuti in regime di semilibertà, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 48 dell'ordinamento penitenziario.


INTERROGAZIONE SUL POTENZIAMENTO DEGLI UFFICI GIUDIZIARI PER TUTELARE LE INDAGINI RELATIVE AL CONTRASTO DELLE MAFIE

(3-01453) (6 novembre 2024)

RANDO, FURLAN, NICITA, BASSO, CAMUSSO, CRISANTI, FRANCESCHELLI, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, MALPEZZI, MARTELLA, ROJC, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERINI, ZAMPA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

il 23 ottobre 2024 si è appresa la notizia che il boss Giuseppe Corona, condannato a 15 anni e 2 mesi in appello e accusato di riciclaggio e intestazione fittizia e sottoposto al regime di carcere duro, di cui all'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, nell'istituto penitenziario Milano Opera, è stato rimesso in libertà dopo che sono scaduti i termini massimi di custodia cautelare;

la scarcerazione di Giuseppe Corona è arrivata a distanza di pochi giorni da un'altra vicenda analoga, che ha portato alla scarcerazione di nove boss trapanesi fedelissimi di Matteo Messina Denaro. Si sono riaperte le porte del carcere per scadenza dei termini di custodia cautelare per Nicola Accardo boss di Partanna, Vincenzo La Cascia, capomafia della cosca di Campobello di Mazara, il paese scelto da Messina Denaro per l'ultimo periodo della sua latitanza, entrambi al 41-bis, Andrea Valenti, parente dei favoreggiatori storici del boss di Castelvetrano, i Bonafede, Filippo Dell'Aquila, Angelo Greco, Calogero Guarino, Giuseppe Tilotta, Antonio Triolo, Raffaele Urso;

i problemi relativi alla dotazione organica dei tribunali stanno producendo effetti sui tempi dei processi, arrivando ad esiti preoccupanti come quelli evidenziati;

in questo modo si vanificano anni di indagini e intercettazioni da parte di magistratura inquirente e forze dell'ordine, con il concreto rischio di mandare un messaggio sbagliato ai cittadini e alle vittime delle mafie,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda avviare per potenziare gli uffici giudiziari, con particolare riguardo a quelli più esposti nel contrasto delle mafie.


INTERROGAZIONE SUL CONTENIMENTO DELLA FAUNA SELVATICA

(3-01627) (23 gennaio 2025) (già 4-00498) (1 giugno 2023)

FALLUCCHI - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dell'ambiente e della sicurezza energetica - Premesso che:

la proliferazione incontrollata in Italia della popolazione di cinghiali e di altra fauna selvatica ha determinato negli ultimi decenni gravi problematiche per la sicurezza pubblica, l'agricoltura e gli equilibri ecosistemici;

per l'invasione delle strade da parte di animali selvatici, soprattutto ungulati, nel 2022 si è registrato un incidente ogni 41 ore, con 13 vittime e 261 feriti gravi;

non meno gravi sono i danni che i cinghiali provocano agli agricoltori, i cui terreni seminativi e colture vengono devastati con perdite economiche medie annuali pari a oltre 17 milioni di euro;

la popolazione di cinghiale (Sus scrofa), secondo uno studio di ISPRA e della Coldiretti, è stimata rispettivamente da 1,5 a 2,3 milioni di capi con tendenza ad aumentare a causa della capacità di questa specie di adattarsi a diversi ambienti e della mancanza di predatori;

la Puglia è una delle regioni in cui l'emergenza è maggiore. Le stime contano 250.000 animali selvatici (una vera e propria invasione) e questo comporta non solo la peste dei cinghiali, ma il serio rischio per l'incolumità delle persone, visto che è noto che oramai i cinghiali arrivano in massa fino ai centri abitati con le aree della Murgia barese e tarantina, del Gargano e del subappennino dei monti Dauni divenute purtroppo habitat dei cinghiali;

ad oggi il piano di monitoraggio e di gestione del cinghiale disposto dalla Regione Puglia è oggettivamente insufficiente, visto che a distanza di mesi dalla deliberazione della Giunta regionale n. 1526/2021 la situazione è visibilmente peggiorata;

i dati mostrano in Puglia una superficie agricola utilizzata (SAU) di circa 1.415.597 ettari, collocandosi al secondo posto, dopo la Sicilia, a livello nazionale. Quindi è palese che il Governo regionale avrebbe dovuto e dovrebbe, vista la peculiarità del territorio regionale, intervenire in modo strutturale per tutelare l'economia regionale e delle sue imprese agricole (motore economico e sociale del territorio), nonché per la sicurezza dei cittadini;

in ambito agricolo, le colture più interessate dai danni da cinghiale sono i cereali autunno-vernini, il mais, vigneti, oliveti e frutteti, dove il danno maggiore è dovuto sia all'asportazione dei prodotti di cui si nutrono che all'azione di calpestamento e grufolamento che può determinare la distruzione o l'allettamento di intere colture che non possono più essere sottoposte a raccolta meccanica;

l'impatto del cinghiale incide in primis sulla conservazione delle specie animali e vegetali;

la perdita di ricchezza e diversità di specie, e quindi l'alterazione del funzionamento di un ecosistema costituiscono la principale conseguenza dell'impatto di questa specie. È quindi paradossale come la densità del cinghiale sia particolarmente elevata proprio nelle aree protette, primariamente vocate proprio alla conservazione della biodiversità;

considerato che:

il costante aumento della popolazione di cinghiali, su scala nazionale, ed in particolar modo nel territorio pugliese, richiede l'adozione urgente di una strategia di intervento, estesa a tutto il territorio nazionale, sulla base delle più aggiornate conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni, e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l'obiettivo prioritario di riduzione dei danni sotto ogni profilo;

l'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni nelle ultime settimane rappresenta un passo fondamentale per l'adozione di un piano straordinario per la gestione e contenimento della fauna selvatica da emanare dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste di concerto con quello dell'ambiente e della sicurezza energetica,

si chiede di sapere con quali tempi, anche a seguito dell'intesa raggiunta con le Regioni, saranno attuati gli interventi previsti dal piano straordinario citato, e se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno individuare ogni utile azione volta a garantire la realizzazione delle attività necessarie alla gestione del fenomeno e al contenimento in caso di eventuale inerzia delle amministrazioni regionali.


INTERROGAZIONE SULLE MISURE PER GARANTIRE LA SICUREZZA NEL COMUNE DI VENEZIA

(3-01510) (27 novembre 2024)

MARTELLA - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

nella serata del 25 novembre 2024 si è registrata a Marghera, nel comune di Venezia, una rissa che ha coinvolto una decina di persone e nel corso della colluttazione una persona di 40 anni ha riportato ferite mortali;

come riferito da fonti giornalistiche, lo scontro sarebbe maturato nell'ambiente degli "scatolettisti", ovvero quegli imbonitori di strada che, collocandosi sulle calli e sui ponti veneziani, tentano di carpire la buona fede dei passanti proponendo loro il "gioco delle tre scatolette";

in questa zona, proprio a ridosso del centro di Mestre, si è spostata una parte rilevante di microcriminalità legata allo spaccio che gravitava anche su via Piave, in prossimità della stazione ferroviaria;

per tali ragioni è molto cresciuta la preoccupazione tra i cittadini residenti che di sera, dopo una certa ora, preferiscono non uscire dalle abitazioni al fine di tutelare la propria incolumità;

il 20 settembre si era verificato un altro grave episodio, con l'uccisione di Giacomo Gobbato, morto a Mestre nel tentativo di soccorrere una donna aggredita in strada;

a riprova della crescente insofferenza della cittadinanza, il 28 settembre, si è tenuta un'imponente e partecipata manifestazione di protesta civica a Mestre per chiedere maggiore sicurezza. Ciononostante, le istanze della manifestazione sono rimaste inevase e senza riscontro alcuno;

appare, pertanto, di tutta evidenza come, per quanto encomiabile, l'operato delle forze dell'ordine non basti a garantire alla cittadinanza un adeguato livello di sicurezza in ambito urbano. Al fine di ristabilire l'ordine e il decoro urbano, occorre implementare una visione d'insieme per la città di Venezia, che coordini gli sforzi dei vari enti territoriali allo scopo unico di sottrarre alla violenza e al malaffare le zone più marginali della città,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per garantire la sicurezza dei cittadini anche mediante una maggiore presenza di presidi territoriali delle forze di pubblica sicurezza;

se non ritenga, altresì, opportuno attivare un tavolo istituzionale permanente per la sicurezza, che veda il coinvolgimento anche del tessuto sociale per il ripristino della legalità e per scongiurare il ripetersi di drammatici episodi.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ART. 151-BIS DEL REGOLAMENTO

INTERROGAZIONE SU INIZIATIVE PER SOSTENERE LA CRESCITA E CONTRASTARE GLI EFFETTI DELL'INFLAZIONE

(3-01685) (12 febbraio 2025)

BORGHI Enrico, RENZI, PAITA, FREGOLENT, MUSOLINO, SCALFAROTTO, SBROLLINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

per il nostro Paese l'anno 2024 è stato caratterizzato da estreme difficoltà, con una crescita prossima allo zero e le principali stime e previsioni dell'Esecutivo riviste al ribasso, anche per l'anno 2025;

l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), pubblicato il 5 febbraio 2025, certifica una revisione al ribasso della crescita rispetto allo scenario realizzato per l'esercizio di validazione del quadro macroeconomico del piano strutturale di bilancio di medio termine: il prodotto interno lordo, infatti, si espanderebbe dello 0,8 per cento nel 2025 e dello 0,9 nel 2026, rispetto all'1 per cento prospettato in ottobre 2024 per entrambi gli anni, proseguendo il percorso di decrescita dello scorso anno;

lo scorso 14 gennaio, la Banca d'Italia ha reso pubblica l'indagine sulle aspettative di inflazione e crescita del quarto trimestre 2024, nella quale si è assunto come i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale siano peggiorati (30 per cento in più, rispetto al 21 per cento in più dell'indagine precedente), con deterioramento dei giudizi in tutti i settori: le valutazioni sull'andamento della domanda, che erano già divenute nel complesso lievemente negative in estate, si sono ulteriormente indebolite alla fine dello scorso anno, a causa dei giudizi più cauti delle imprese dei servizi e del diffuso peggioramento di quelli sulla domanda estera;

per le imprese le prospettive sulle proprie condizioni operative a breve termine sono complessivamente sfavorevoli a causa dell'incertezza economico-politica e imperversano i timori sull'andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e, specialmente tra le imprese esportatrici, sulle politiche circa gli scambi commerciali internazionali: un quadro ulteriormente aggravato dalla decisione dell'amministrazione americana di imporre dazi e altre barriere commerciali ai prodotti europei, da cui deriverebbero gravi danni per la stabilità e la crescita dell'economia italiana, rischiando di aprire una fase di recessione;

sempre Banca d'Italia, il 28 gennaio, ha reso pubblica l'indagine nella quale si è certificato come siano lievemente allentati i criteri di offerta sui prestiti alle imprese mentre si siano irrigiditi quelli per l'acquisto di abitazioni: inoltre per la prima volta dal terzo trimestre 2022 è in aumento la domanda di prestiti delle imprese e da parte delle famiglie per l'acquisto di abitazioni, anche se imprese e famiglie faticano ad accedere a nuova liquidità, contraendo consumi e investimenti;

secondo l'ISTAT, nel quarto trimestre 2024, si stima come il PIL, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente e sia cresciuto nel 2024 dello 0,5 percento in termini tendenziali: di fatto, una crescita congiunturale nulla, sebbene nello scorso anno sia avvenuto l'inveramento dei progetti legati al piano nazionale di ripresa e resilienza;

la prospettiva, inoltre, per il 2025 non pare in alcun modo positiva, considerando la rapida ascesa dell'inflazione, dove i prezzi al consumo crescono del 2 per cento (5,1 per cento in più nell'anno precedente), cui si aggiunge un forte aumento del prezzo dell'elettricità e del gas: in particolare questi due costi risultano in forte ascesa, causando per il 2025, secondo le ultime stime, un aumento del 30 per cento, che si traduce in un rincaro, tra luce e gas, di 272 euro a famiglia;

sul tema del caro prezzo dell'energia, come riportano i recenti i dati pubblicati in data 23 gennaio 2025 da Confcommercio, le imprese italiane hanno affrontato significativi aumenti: in particolare, nel 2024 il costo dell'energia elettrica è aumentato del 51,9 per cento rispetto al 2019, mentre quello del gas è cresciuto addirittura dell'80 per cento;

le imprese italiane affrontano costi energetici superiori del 24 per cento rispetto alla media dell'Unione europea, con un prezzo medio di 100 euro per megawattora nel 2024, rispetto ai 76 della media europea, certificando così l'evidente difficoltà dell'attività imprenditoriale nel nostro Paese;

in materia di occupazione, a testimonianza del forte clima di sfiducia degli italiani, si segnala come il calo del numero di persone in cerca di un impiego si è associato tuttavia a un aumento del numero di individui inattivi, con maggiore evidenza nella fascia più giovane e in quella centrale della popolazione (35-49 anni): i motivi della mancata ricerca di lavoro sono per la maggior parte legati allo studio, ma aumenta anche la quota di quanti adducono motivi familiari e, lievemente, anche quella degli scoraggiati;

rispetto ai salari reali, infine, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso un'indagine svolta nel 2024, ha segnalato come gli stipendi reali nel nostro Paese siano peggiorati, con un calo registrato del 6,9 per cento rispetto al 2019: l'allarme riguarda soprattutto stagnazione dei salari reali tra il 1991 e il 2023, i quali in Italia sono cresciuti solo dell'1 per cento contro il 32,5 per cento della media dei Paesi dell'OCSE,

si chiede di sapere quali misure il Governo intenda adottare per riportare l'Italia su un sentiero di crescita, aumentare la produttività delle imprese e sostenerle rispetto a dinamiche inflazionistiche sui materiali e costi di produzione, nonché salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.


INTERROGAZIONE SULLE QUOTE DI PARTECIPAZIONE PUBBLICA NELLA RAI E NELLE SOCIETÀ DI INFRASTRUTTURE PER LE COMUNICAZIONI

(3-01682) (12 febbraio 2025)

BEVILACQUA, FLORIDIA Barbara, PIRRO, MARTON, PIRONDINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la società RAI Way S.p.A., controllata da RAI S.p.A., gestisce le torri e le infrastrutture di trasmissione televisiva e radiofonica, configurandosi come un asset strategico per il sistema delle comunicazioni italiane, con rilevanti implicazioni per la sicurezza nazionale e per il servizio pubblico radiotelevisivo;

Rai Way è attualmente partecipata per circa il 65 per cento dalla RAI S.p.A., con il restante capitale in mano a investitori privati, ed è soggetta a obblighi di servizio pubblico che ne definiscono il ruolo centrale nel garantire la trasmissione dei contenuti della televisione di Stato;

nel dicembre 2024, RAI Way S.p.A., EI Towers S.p.A. (società proprietaria dell'infrastruttura di rete necessaria alla trasmissione del segnale del gruppo Mediaset del quale faceva parte) e il fondo infrastrutturale F2i hanno annunciato la sottoscrizione di un memorandum di intesa volto a esplorare una fusione tra RAI Way ed EI Towers, con l'obiettivo di creare un unico grande operatore nazionale nel settore delle infrastrutture di trasmissione televisiva e radiofonica, in grado di ottimizzare le risorse e le competenze tecniche esistenti;

il Governo, sfruttando quanto stabilito dal Governo pro tempore Draghi per mezzo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022, ha indicato la volontà di ridurre la quota di partecipazione pubblica in RAI Way dal 65 fino al 30 per cento. Tale riduzione della partecipazione pubblica rischia di compromettere il controllo diretto su un'infrastruttura strategica, aprendo la strada a potenziali interferenze da parte di soggetti privati o stranieri, con ricadute sulla tutela dell'interesse nazionale;

nello stesso contesto si inserisce la vicenda di Sparkle, società strategica del gruppo TIM, che possiede e gestisce una rete globale di oltre 600.000 chilometri di fibra ottica, comprendente dorsali terrestri e sottomarine in Europa, Nord America e Sud America. Nonostante Sparkle possa rappresentare un asset fondamentale per la sovranità digitale del Paese, il Governo ha deciso di non acquistare, come inizialmente previsto e annunciato, il 100 per cento di Sparkle, ma di presentare un'offerta assieme a un fondo spagnolo (Asterion), che andrebbe ad acquisire il 30 per cento dell'azienda, lasciandone il 70 per cento in mano pubblica;

l'acquisto solo parziale di Sparkle, insieme alla riduzione della partecipazione pubblica in RAI Way e alle implicazioni della fusione con EI Towers, sembra delineare una progressiva perdita di controllo pubblico su infrastrutture cruciali per le comunicazioni e la sicurezza nazionale;

nei giorni scorsi si è parlato di un avvicendamento su TIM con il subentro di Poste a CdP, quelle stesse Poste di cui la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ha già annunciato la cessione di pezzi importanti nella logica neoliberista delle privatizzazioni, mentre la realtà è che TIM rischia di andare al 50 per cento ai francesi, con un combinato disposto Iliad-Vivendi, con l'eventuale inserimento del fondo britannico Cvc, riassetto di cui si sarebbe parlato il 4 febbraio 2025 nell'incontro tra il CEO globale di Iliad, Thomas Reynaud, e l'amministratore delegato per l'Italia, Benedetto Levi, con alti dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze e del Governo, durante il quale i due manager avrebbero rappresentato l'esigenza di consolidare il mercato italiano delle telecomunicazioni per porre fine a una guerra dei prezzi, che sta deprimendo ricavi, profitti e investimenti;

a destare ulteriori preoccupazioni sono le dichiarazioni pubbliche di alcuni dirigenti di RAI Way, che hanno espresso interesse verso il modello Starlink, sviluppato da "SpaceX" di Elon Musk, in riferimento a possibili collaborazioni per superare il divario digitale in Italia;

il modello Starlink, basato su una rete globale di satelliti in orbita bassa (LEO), è considerato rivoluzionario per la connettività in aree remote, ma presenta criticità legate alla sicurezza dei dati, al controllo pubblico delle infrastrutture e alla possibilità di una dipendenza tecnologica da un attore privato straniero, noto per le sue decisioni imprevedibili, come dimostrato in contesti geopolitici complessi;

la crescente complessità del settore e l'interesse di attori internazionali richiedono una visione chiara e condivisa delle strategie di sviluppo delle infrastrutture digitali italiane, con particolare attenzione alla sicurezza nazionale, al rispetto degli obblighi di servizio pubblico, e alla tutela del pluralismo e della concorrenza,

si chiede di sapere:

quali siano le effettive motivazioni alla base della decisione di ridurre la quota statale in RAI Way fino al 30 per cento e come tale scelta si concili con la necessità di preservare il controllo pubblico su infrastrutture strategiche;

quali siano i contenuti specifici del memorandum di fusione tra RAI Way, EI Towers e F2i, e in che modo si intenda vigilare, affinché l'operazione rispetti i principi di trasparenza, tutela della concorrenza e protezione dell'interesse nazionale;

se si intenda fornire chiarimenti circa la coerenza strategica delle dichiarazioni pubbliche dei dirigenti di RAI Way sul modello Starlink e sugli eventuali progetti di collaborazione con la società di Elon Musk, alla luce delle implicazioni economiche, industriali e di sicurezza per il Paese;

quali siano le ragioni che hanno portato il Governo a rinunciare alla completa acquisizione di Sparkle e ad accettare il coinvolgimento di un fondo spagnolo nella gestione di un asset così rilevante per la sicurezza delle comunicazioni e per la sovranità tecnologica del Paese;

quali azioni siano state previste per garantire che eventuali modifiche nella governance e nella struttura proprietaria di RAI Way non compromettano la capacità della società di adempiere al suo ruolo di servizio pubblico, né pregiudichino la sicurezza e l'integrità delle infrastrutture;

in che modo si intenda rafforzare la trasparenza nelle strategie di gestione delle infrastrutture strategiche di telecomunicazione, inclusa RAI Way, e garantire il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutte le decisioni rilevanti per la sicurezza e il futuro digitale del Paese;

in che modo si ritenga di mantenere un forte presidio nazionale nell'asset strategico delle infrastrutture digitali italiane, con particolare attenzione alla sicurezza nazionale;

in che modo si intenda intervenire per salvaguardare, con riferimento a TIM, i livelli occupazionali e della concorrenza a favore degli utenti finali.


INTERROGAZIONE SULLA RIORGANIZZAZIONE DELLE CORTI TRIBUTARIE

(3-01683) (12 febbraio 2025)

SPELGATTI, BORGHESI, ROMEO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'ordinamento giuridico italiano è costituito da numerosi organi giurisdizionali a livello nazionale, tra cui le corti di giustizia, le quali svolgono un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti dei cittadini e nell'amministrazione della giustizia;

la giustizia tributaria è stata interessata da un'importante riforma che ha portato all'approvazione della legge n. 130 del 2022. Le novità più significative hanno riguardato la mutazione del giudice tributario, da onorario a professionale, la quale porterà ad una riduzione da 1.648 unità (2.238 con l'appello, dato al 2023) a 448 (576 con il secondo grado) del numero dei giudici tributari;

contestualmente, si sta studiando l'accorpamento degli uffici di primo grado, prevendendo un taglio del 62 per cento dei 103 tribunali fiscali italiani. Gli accorpamenti più consistenti riguarderebbero le regioni del Nord Italia, ad esempio, la Valle d'Aosta perderebbe l'unico ufficio giudiziario tributario, finendo accorpata alla Corte di Torino; in Lombardia, invece, Milano, Cremona e Bergamo andrebbero a incorporare Lodi, Mantova, Pavia, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese;

nell'ipotesi di ridimensionamento delle corti tributarie, si punta anche al taglio delle sedi distaccate di secondo grado. Nel piano elaborato scendono da 14 a 4, oltre ai 20 uffici d'appello presenti comunque in ogni capoluogo di regione. Ad esempio verranno meno le sedi distaccate di Pescara, in Abruzzo e di Latina, nel Lazio;

con riguardo all'andamento del contenzioso tributario, nel 2024 sono stati presentati 224.956 ricorsi (di cui 182.124 in primo grado e 43.832 in appello). Le definizioni sono state 218.451 (di cui 164.913 in primo grado e 53.538 in appello), mentre le pendenze registrate al 31 dicembre 2024 sono state pari a 259.370 (di cui 175.396 in primo grado e 83.974 in appello);

i dati 2023-2024 evidenziano un aumento del 30 per cento delle nuove cause, incremento che in parte può considerarsi temporaneo, poiché influenzato dall'abrogazione dell'istituto della mediazione;

considerato che la delega fiscale, di cui alla legge n. 111 del 2023, prevede la riorganizzazione delle corti tributarie, da attuare entro il 31 agosto 2025,

si chiede di sapere quali siano gli indirizzi che il Ministro in indirizzo intenda seguire per la revisione della geografia delle corti tributarie, al fine di contemperare l'esigenza di razionalizzazione ed efficienza del sistema con la garanzia del diritto alla tutela giurisdizionale tributaria dei contribuenti.


INTERROGAZIONE SU INIZIATIVE IN AMBITO FISCALE PER CONTRASTARE L'EROSIONE DEI REDDITI

(3-01684) (12 febbraio 2025)

TAJANI, BOCCIA, LOSACCO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la legge 9 agosto 2023, n. 111, contenente la delega al Governo per la riforma fiscale, ha avviato il processo di riforma del sistema tributario prevedendo tra gli obiettivi da perseguire quello della riduzione della pressione fiscale quale passaggio necessario per stimolare la crescita economica e la promozione della natalità fermo restando il rispetto dei principi di progressività e di equità del sistema nel suo complesso;

la legge di bilancio per il 2025 ha previsto una serie di disposizioni volte, secondo l'intenzione del Governo, ha ridurre la pressione fiscale a carico delle fasce di reddito medie e per quelle basse, attraverso un complesso di misure riguardanti il cuneo fiscale e contributivo, il sistema IRPEF e le detrazioni d'imposta;

considerato che:

come evidenziato da vari studi, nel periodo d'imposta 2022, 2023 e 2024 caratterizzati da un'elevata inflazione ha iniziato ad operare il cosiddetto fiscal drag tipico dei sistemi fiscali di tipo progressivo, ovvero l'incremento nominale del reddito complessivo e conseguentemente dell'IRPEF pagata, in particolar modo dai lavoratori dipendenti e dai titolari di redditi da pensione, senza un reale aumento del reddito;

nel triennio 2022-2024, in termini macro, l'inflazione cumulata è stata pari al 17 per cento con una stima del fiscal drag pari a ben 25 miliardi di euro, che in termini micro si traducono nel caso di un operaio metalmeccanico con redditi di 33.000 euro gravato da un'inflazione pari a 1.169 euro. A fronte di un saldo IRPEF per l'anno d'imposta 2024 pari a 6.079 euro il suddetto reddito vale il 17 per cento in meno a causa dell'aumento dei prezzi;

i rinnovi dei contratti di lavoro nel periodo 2021-2024 hanno previsto degli incrementi dei salari che non sono stati in grado di coprire l'inflazione comunicata, come più volte ricordato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha anche sottolineato che le misure introdotte negli ultimi anni per ridurre la pressione fiscale sono stati completamente azzerati dall'aumento dell'inflazione;

tenuto conto che:

i soggetti titolari di reddito da lavoro dipendente soggetti ad IRPEF hanno potuto constatare il peggioramento della loro situazione a partire dalla busta paga di gennaio 2025;

in particolare, per un contribuente con un reddito complessivo pari a 8.800 euro, se nel corso del periodo di imposta 2024 aveva un netto pari a 9.700 euro, per effetto delle disposizioni introdotte con la legge di bilancio per il 2025 si trova con un reddito disponibile ridotto a 8.500 euro; analogo effetto per un'ipotesi di reddito complessivo pari a 34.000 euro, dove il reddito disponibile si riduce dai 27.000 euro del 2024 ai 26.000 del 2025;

nessuno effetto vi è stato in termini di maggior reddito per quanto riguarda redditi complessivi pari a 36.000 euro rispetto ai quali il reddito disponibile rimane pari a 27.000 euro, nonostante le più volte dichiarate intenzioni di sostenere i redditi medi;

vi sono effetti negativi in termini di redditi disponibili per coloro che percepiscono un reddito lordo pari a 42.000 euro con retribuzione netta nel 2024 pari a 26.000 euro, valore che si riduce nel 2025 a 25.000 euro, per effetto della disarticolata operatività dei vari meccanismi di detrazioni e bonus che in fase di adozione non sono stati coordinati tra di loro;

sono drammatici gli effetti fiscali che saranno chiamati a sostenere i titolari di contratti di lavoro a tempo determinato nel corso del singolo periodo d'imposta, in quanto il meccanismo di sostituzione degli effetti della decontribuzione con i nuovi incentivi fiscali (detrazioni e somme aggiuntive) si altera pesantemente con riferimento ai lavoratori dipendenti che sono occupati solo per una parte dell'anno;

osservato che:

i principali analisti di mercato prevedono una nuova "fiammata" per i prodotti energetici a partire dal gas con conseguenze pesanti sul processo inflazionistico, in particolare le previsioni del prezzo del gas per il 2025 indicano che potrebbe superare i 50 euro al megawattora, rispetto ai 34 euro registrati nel primo trimestre del 2024. Con le attuali tariffe del gas, un utente nel mercato tutelato sosterrebbe una spesa annuale di 1.347,21 euro, con l'aumento previsto per il 2025, stimato in un 10 per cento, il costo crescerebbe di circa 134,72 euro, portando la spesa totale a circa 1.482 euro;

come rilevato dall'ISTAT e da ultimo dalla Banca d'Italia, il PIL del 2024 è stato pari allo 0,5 per cento, ben al di sotto delle stime del Governo contenute nel piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 pari all'1 per cento. I dati ISTAT su produzione e fatturato del settore manufatturiero registrano un calo da oltre 22 mesi consecutivi e i preoccupanti scenari geopolitici che si stanno manifestando a livello internazionale, ivi compresi gli annunciati dazi statunitensi, prefigurano previsioni negative per il nostro PIL anche nel 2025 con la conseguenza di andare incontro ad un periodo di bassa crescita economica e ripresa delle tensioni inflazionistiche con ulteriori effetti negativi sui redditi disponibili,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda provvedere, con urgenza, a una profonda revisione degli interventi previsti nella legge di bilancio per il 2025, con l'obiettivo di migliorare il profilo della progressività dell'IRPEF e di evitare aggravi d'imposta per i contribuenti, ed in particolare per quelli con redditi bassi e medi che hanno visto ridursi la busta paga rispetto all'anno precedente;

se, alla luce dei recenti andamenti economici e delle difficoltà di molti settori produttivi, non ravvisi il rischio di un ulteriore impoverimento dei redditi disponibili in generale e, in particolare, di quelli dei lavoratori dipendenti e da pensione per effetto degli inefficaci provvedimenti di politica economica adottati con le leggi di bilancio per il 2024 e per il 2025, nonché dagli insufficienti, e talvolta mancati, rinnovi contrattuali;

se intenda adottare provvedimenti per la restituzione ai contribuenti del fiscal drag dovuto alla fiammata inflazionistica degli ultimi anni, nonché se intenda attivarsi per favorire il rinnovo dei contratti ancora non conclusi o in scadenza, al fine di riconoscere ai lavoratori dipendenti i dovuti incrementi dei salari e di sostenere i consumi;

se intenda urgentemente porre in essere misure per riequilibrare il peso delle imposte tra le varie tipologie reddituali, rivedendo il complesso dei provvedimenti finora adottati in attuazione della riforma fiscale che hanno inciso profondamente sul criterio della progressività dettato dalla Costituzione.


INTERROGAZIONE SULLA POSIZIONE ITALIANA IN MERITO ALLE STRATEGIE INDUSTRIALI DELL'UNIONE EUROPEA

(3-01679) (12 febbraio 2025)

SALVITTI, BIANCOFIORE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy - Premesso che:

il "competitiveness compass", presentato dalla Commissione europea, costituisce una novità rilevante nel panorama delle politiche europee, in quanto traccia una visione strategica per rafforzare la competitività dell'industria europea, in particolare in un momento storico caratterizzato da trasformazioni profonde a livello globale;

il documento propone un approccio integrato e multilivello per sostenere la transizione ecologica e digitale, evidenziando l'importanza di politiche industriali coordinate e orientate all'innovazione, ma al tempo stesso richiede un'attenta valutazione delle ricadute economiche sui settori produttivi tradizionali, come l'automotive, la siderurgia, la chimica e le industrie ad alta intensità energetica;

importante in tale contesto è l'affermazione di un principio di neutralità tecnologica;

esso rappresenta uno dei principi fondamentali che il nostro Paese ha promosso con forza nelle discussioni europee, al fine di evitare una transizione forzata verso un unico modello tecnologico, come quello dei veicoli elettrici che avvantaggerebbe solo le industrie extra UE, e garantire invece pari dignità a tutte le tecnologie in grado di contribuire alla decarbonizzazione, inclusi i biocombustibili, i carburanti sintetici e altre soluzioni innovative;

la recente apertura della Commissione europea verso un maggiore equilibrio tra diverse tecnologie costituisce un passo avanti importante, ma richiede ora una declinazione concreta attraverso misure e strumenti specifici nel quadro del "clean industrial deal", che rappresenterà il prossimo capitolo delle politiche industriali europee;

tale accordo offrirà l'occasione di sostenere le imprese europee non solo con regole più chiare e coerenti, ma anche con l'accesso a fondi comuni europei, strumenti finanziari mirati e procedure amministrative semplificate, che riducano gli ostacoli burocratici e accelerino la transizione industriale;

un numero crescente di Stati membri, tra cui l'Italia e la Francia, sostiene la necessità di riformare il green deal europeo, adottando un approccio più pragmatico e flessibile, che garantisca al tempo stesso la competitività del sistema produttivo europeo e il raggiungimento degli obiettivi climatici;

la cooperazione strategica tra Italia e Francia può svolgere un ruolo fondamentale per rafforzare la posizione europea nei settori strategici come l'automotive, le materie prime critiche e le industrie energivore, in una logica di sviluppo sostenibile e competitività globale,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda promuovere, anche in sede europea, per garantire che il clean industrial deal traduca i principi del competitiveness compass in misure concrete, assicurando neutralità tecnologica, procedure semplificate per l'accesso ai fondi comuni e il necessario sostegno all'industria europea nei settori strategici indicati.


INTERROGAZIONE SULLA TUTELA DEI SITI PRODUTTIVI EX WHIRLPOOL IN ITALIA

(3-01686) (12 febbraio 2025)

CALENDA - Al Ministro delle imprese e del made in Italy - Premesso che:

il 20 novembre 2024 i vertici della Beko comunicarono ai sindacati, nel tavolo di avvio del negoziato al Ministero delle imprese e del made in Italy, un piano che prevedeva la chiusura di due stabilimenti (Siena e Comunanza) e il licenziamento di circa 2.000 lavoratori su 4.600, malgrado il ministro Urso 5 giorni prima avesse assicurato che il golden power esercitato nei confronti dell'azienda per l'acquisizione degli stabilimenti Whirpool da parte di Arcelik contenesse la garanzia dei preesistenti livelli occupazionali;

il 4 dicembre nel rispondere a un'interrogazione del Gruppo di Azione alla Camera che ha sollecitato l'avvio di un procedimento di contestazione a Beko del mancato adempimento delle prescrizioni del golden power per l'irrogazione delle relative sanzioni, il Ministro rispose che avrebbe valutato se "esercitare e come i poteri previsti dalla normativa golden power (…) incluso, eventualmente, in extrema ratio, quello sanzionatorio";

nella stessa occasione il Ministro riferì che l'azienda aveva "assicurato che, a differenza del destino degli altri stabilimenti in Europa e dei lavoratori della Whirlpool negli altri Paesi europei, in Italia l'occupazione resterà inalterata";

il 10 febbraio 2025, in un nuovo incontro negoziale tenutosi al Ministero, Beko ha presentato un aggiornamento del piano che conferma la chiusura dello stabilimento di Siena e un numero di esuberi di poco inferiore a quello comunicato a novembre;

si tratta di una plateale smentita non solo delle assicurazioni del ministro Urso circa la tenuta dei livelli occupazionali, ma anche dell'esistenza di condizioni prescrittive per la loro salvaguardia; la mancata attivazione di un procedimento sanzionatorio rende evidente che il Ministro ha mentito sul golden power;

rimane irrisolta la questione di impedire la chiusura dell'impianto di Siena e evitare nuovi licenziamenti; a questo fine è urgente agire a due livelli: aprendo un negoziato con Beko che ponga sul piatto anche investimenti pubblici, condizionati a una vera riqualificazione dei siti produttivi in Italia e denunciando alla Commissione europea l'operazione di Arcelik, il cui acquisto degli stabilimenti Whirpool appare a questo punto unicamente finalizzata alla loro chiusura in funzione anticoncorrenziale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda trattare direttamente con Arcelik per il destino degli stabilimenti produttivi di Beko in Italia e se intenda denunciare alla Commissione europea la natura sostanzialmente anticoncorrenziale, in base al piano oggi presentato, dell'operazione di Arcelik in Italia.


INTERROGAZIONE SULL'ANDAMENTO DI DIVERSI TAVOLI DI CRISI INDUSTRIALE

(3-01680) (12 febbraio 2025)

DE CARLO, MALAN, POGLIESE, AMIDEI, ANCOROTTI, FALLUCCHI, MAFFONI, LISEI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy - Premesso che:

secondo i dati disponibili sul sito istituzionale, sono attualmente aperti, presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, 60 tavoli di crisi aziendale (di cui 34 attivi e 26 in fase di monitoraggio), che riguardano diversi settori industriali e migliaia di lavoratori;

tra questi spiccano per importanza quelli sui settori dell'acciaio (Jsw Steel Italy di Piombino e Acciaierie d'Italia S.p.A., l'ex ILVA), dell'automotive (Lear Corporation Italia S.r.l. e Speedline) e del tessile, moda e calzaturiero (Conbipel S.p.A. e gruppo La Perla);

proprio nell'ambito del settore tessile, il Ministro in indirizzo ha recentemente comunicato che si procederà ad una vendita unica dei beni del gruppo La Perla, che tenga insieme marchio e produzione, mantenendo addirittura lo stabilimento di via Mattei a Bologna;

la pubblicazione del bando per la vendita unitaria dei beni rappresenta il punto di arrivo di un intenso lavoro e cooperazione tra diverse istituzioni e parti interessate, armonizzando quattro diverse procedure concorsuali in atto, al fine di salvaguardare non solo un brand storico, ma anche i posti di lavoro e le competenze dei lavoratori,

si chiede di sapere se al Ministro in indirizzo risulti quale sia lo stato dei tavoli di crisi attivi, quali siano le iniziative in corso a beneficio del comparto industriale italiano e, con riferimento al gruppo La Perla, quali siano gli sviluppi del percorso intrapreso per garantire continuità produttiva e occupazionale.


INTERROGAZIONE SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE

(3-01678) (11 febbraio 2025)

GASPARRI, PAROLI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, OCCHIUTO, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro per la pubblica amministrazione - Premesso che:

la semplificazione delle procedure amministrative rappresenta un aspetto cruciale per lo sviluppo e la crescita del Paese;

al fine di erogare servizi sempre più efficienti e sostenere il tessuto produttivo, è fondamentale semplificare le lungaggini burocratiche e tutte quelle fasi procedimentali che si sono stratificate nel tempo generando evidenti complicazioni per gli utenti;

ad avviso degli interroganti la semplificazione delle procedure amministrative, oltre a rappresentare uno strumento di tutela e rispetto dei diritti dei cittadini e delle imprese nel rapporto con lo Stato, costituisce una misura di fondamentale importanza anche sotto il profilo sociale e organizzativo,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti circa gli interventi adottati in merito alla semplificazione delle procedure amministrative, volti a rendere più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese.

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