Giovedì 28 Luglio 2016 - 670ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:34)

L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 2345, recante Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2015.

Il ddl, composto di 21 articoli e di due allegati, delega il Governo ad attuare 13 direttive, una decisione quadro, una raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico, due direttive in via regolamentare, e ad adeguare la normativa nazionale a dodici regolamenti.

Nella seduta pomeridiana di ieri sono stati approvati gli articoli e sono iniziate le dichiarazioni di voto, che sono proseguite oggi con gli interventi della sen. Fattori (M5S), che ha annunciato voto contrario, e dei sen. Amidei (FI-PdL e Cociancich (PD). M5S ha criticato il mantenimento del monopolio di SIAE sui diritti di autore e le scelte politiche del Governo, che accetta l'apertura di un procedura di infrazione sulla gestione dei rifiuti, ma rinuncia alla tutela dell'eccellenza dei prodotti italiani e dei consumatori non prevedendo l'obbligo di indicare in etichetta il luogo di origine della materia prima. FI-PdL ha evidenziato la crisi del settore cerealicolo, ha criticato la mancata tutela del made in Italy e l'istituzione, in attuazione della direttiva sul bail-in, del Comitato nazionale per le politiche macroprudenziali. Il PD ha sottolineato invece che in questa legislatura sono diminuite le procedure d'infrazione a carico del Paese ed è sensibilmente migliorato l'utilizzo dei fondi strutturali.

L'Assemblea ha approvato in via definitiva il ddl n. 2451, recante modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, concernenti il contenuto della legge di bilancio, in attuazione dell'articolo 15 della legge 24 dicembre 2012, n. 243.

Il ddl modifica la legge di contabilità per integrare in un unico provvedimento i due strumenti principali della manovra annuale (disegno di legge di bilancio e legge di stabilità) e per cambiare i tempi di presentazione dei documenti finanziari. La Camera ha introdotto diversi articoli riguardanti gli aggiornamenti degli istituti contabili, i profili gestionali del bilancio, le modalità di redazione dei documenti conoscitivi.

Il relatore, sen. Azzollini (AP), ha ricordato che il ddl si inquadra nel processo di costruzione delle nuove regole di bilancio, avviato nel 2012 con la modifica dell'articolo 81 della Costituzione che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio. L'articolo 1 pospone al 27 settembre il termine per la presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (DEF) e introduce il termine del 20 ottobre per la deliberazione da parte del Consiglio dei ministri del nuovo disegno di legge di bilancio. Prevede inoltre che il Documento programmatico di bilancio (DPB), che va trasmesso entro il 15 ottobre alle istituzioni europee, debba essere presentato nello stesso termine anche alle Camere. La seconda sezione del DEF (Analisi e tendenze della finanza pubblica) deve recare anche le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei principali settori di spesa (pubblico impiego, protezione sociale, sanità), sul debito delle amministrazioni pubbliche e sul relativo costo medio. Le informazioni devono riguardare anche l'ammontare della spesa per interessi correlata a strumenti finanziari derivati. Tra i contenuti informativi del Documento sono inseriti gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES). Infine, si prevede che i parlamentari possano consultare le banche dati delle pubbliche amministrazioni. L'articolo 2 introduce la nuova legge di bilancio, articolata in due sezioni: la prima assorbe i contenuti dell'attuale legge di stabilità e reca esclusivamente le misure tese a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica indicati nei documenti programmatici. La seconda sezione è dedicata alle previsioni di entrata e di spesa, espresse in termini di competenza e cassa e formate sulla base del criterio della legislazione vigente e delle proposte di rimodulazioni. Tra gli elementi più significativi vi è l'ampliamento della flessibilità in sede di predisposizione della seconda sezione del ddl di bilancio. L'articolo 3 interviene sulla copertura finanziaria delle leggi, eliminando la clausola di salvaguardia e introducendo una specifica disciplina in caso di andamento degli oneri non in linea con le previsioni. Esclude che, per copertura finanziaria delle leggi che comportino oneri, si possa ricorrere all'utilizzo della quota dell'otto per mille del gettito Irpef, devoluta alla diretta gestione statale. Analogo divieto riguarda la quota del cinque per mille del gettito Irpef, per la parte delle risorse effettivamente utilizzate sulla base delle scelte dei contribuenti. L'articolo 6 modifica la disciplina degli impegni, assicurando adeguata pubblicità periodica. L'articolo 9 consente di definire una rigorosa procedura ai fini dell'autorizzazione all'apertura di gestioni di liquidità riconducibili alle amministrazioni statali, detenute al di fuori del circuito di tesoreria erariale. L'articolo 15 posticipa di un anno (al 31 dicembre 2017) il termine per l'esercizio della delega relativa all'adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria.

Alla discussione genrale hanno preso parte i sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CoR), Giovanna Mangili (M5S), Ceroni (FI-PdL), Guerrieri Paleotti (PD).

In replica il Vice Ministro dell'economia Morando ha evidenziato il salto di qualità della decisione e della gestione del bilancio conseguente al superamento del carattere formale della legge di bilancio, che consente una maggiore programmazione della spesa e una valutazione dei comportamenti delle amministrazioni. Ha sottolineato inoltre l'ampia convergenza sul provvedimento: l'unica differenza politica riguarda M5S, che vorrebbe cancellare qualisasi riferimento alla dimensione europea. Secondo il Vice Ministro non c'è alternativa al tentativo di cambiare il segno della politica economica europea, la logica sovranista condannerebbe il Paese all'impotenza e alla marginalità.

Respinti tutti gli emendamenti, nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i sen. Anna Bonfrisco (CoR), Giovanni Mauro (GAL), Langella (AL-A), Uras (Misto), Gualdani (AP), Mandelli (FI-PdL) e Tonini (PD). La sen. Lezzi (M5S) ha annunciato voto contrario: il Gruppo ritiene che la legge di contabilità non vada riscritta in base ai vincoli del Fiscal compact e che gli indicatori di benessere equo e sostenibile debbano avere carattere vincolante, non meramente conoscitivo. La sen. Comaroli (LN) ha annunciato l'astensione in ragione della blindatura del provvedimento, che avrebbe potuto essere migliorato in tema di superamento delle norme microsettoriali, trasparenza degli impegni, coinvolgimento delle regioni nella programmazione.

L'Assemblea ha approvato le conclusioni della Giunta delle elezioni e delle immunità favorevoli alla costituzione in giudizio del Senato dinanzi alla Corte costiruzionale per resistere in un conflitto di attribuzione sollevato dal tribunale di Bergamo in relazione alla deliberazione di insindacabilità riguardante il sen. Calderoli votata nella seduta del 16 settembre 2015.

L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 2217, nel testo proprosto dalla Commissione, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura (caporalato).

La relatrice, sen. Gatti (PD), ha evidenziato che il caporalato è fenomeno complesso e multiforme, interessa diverse aree del Paese e diversi settori agricoli, coinvolgendo 400.000 lavoratori italiani e stranieri. Il ddl interviene sia sul piano repressivo (articoli da 1 a 7), riscrivendo il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, sia sul piano della prevenzione e delle politiche di contrasto (articoli 8 e 9), dettando disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e prevedendo un piano di interventi a supporto dei lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli. L'articolo 1 modifica l'articolo 603-bis del codice penale, che ha incontrato difficoltà applicative, prevedendo la pena della reclusione da uno a sei anni per l'intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori approffittando del loro stato di bisogno; se i fatti sono commessi mediante violenza e minaccia la pena aumenta da cinque a otto anni ed è previsto l'arresto in flagranza. L'articolo specifica che costituisce indice di sfruttamento la reiterata corresponsione di retribuzioni difformi dai contratti collettivi, la reiterata violazione delle norme sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo, le violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, la sottoposizione a metodi di sorveglianza o situazioni alloggiative degrandanti. L'articolo 2 prevede la confisca obbligatoria e una circostanza attenuante per chi collabori con la polizia e l'autorità giudiziaria. L'articolo 3 consente al giudice di disporre, in luogo del sequestro, il controllo giudiziario dell'azienda.

Alla discussione generale hanno partecipato i sen. Lumia, Laura Fasiolo, Camilla Fabbri, Donatella Albano, Annamaria Parente (PD), Campanella (SI-SEL), Candiani (LN), Ruvolo (AL-A), Panizza (Aut), Dalla Tor (AP), Puglia (M5S), Paola Pelino (FI-PdL). In replica il Ministro delle politiche agricole Martina ha ricordato il sensibile aumento dei controlli tra il 2014 e il 2015; ha evidenziato le novità relative alla responsabilità diretta del datore di lavoro, alla semplificazione degli indici di sfruttamento, al commissariamento delle aziende, all'articolazione territoriale della Rete del lavoro di qualità; ha auspicato infine un'ampia convergenza sul provvedimento.

(La seduta è terminata alle ore 15:11 )



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