Il Presidente: Discorsi

Celebrazione dei mille anni della Foresta di Tarvisio (1007 - 2007)

Discorso pronunciato nell'ambito della cerimonia organizzata a Val Saisera-Malborghetto Valbruna, per ricordare i mille anni della donazione, da parte dell'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico II, di circa ventitremila ettari di foreste al vescovado

14 Luglio 2007

Autorità del nostro Paese e dei Paesi vicini, Signore e Signori,
non capita certo tutti i giorni di essere invitati a celebrare i mille anni di una foresta, di un sistema naturale così affascinante e ricco di storia. Come hanno ben detto tutti gli oratori che mi hanno preceduto, siamo in presenza di un evento davvero straordinario e irripetibile, almeno per noi. Per questa semplice ragione voglio esprimere pubblicamente un vivo ringraziamento al Ministro dell'Interno e ai suoi collaboratori per avermi voluto invitare a partecipare in questa occasione di festa.

Una occasione che mi spinge a riflettere con voi su due questioni che, solo brevemente, voglio qui richiamare. La prima - per certi aspetti ovvia in una situazione come questa - riguarda l'aspetto ambientale, nei suoi molteplici significati. Siamo qui in un contesto ambientale davvero unico, che rappresenta il volto di un'Italia della quale troppo spesso ci dimentichiamo. Un'Italia che tutto il mondo ama e ci invidia, per la ricchezza dei luoghi, della storia, dell'arte, delle tradizioni, ma soprattutto per il suo incantevole patrimonio naturale, fatto di montagne, di boschi, di valli, di laghi, di fiumi, di coste, di mari.

Se è vero che vi è una connessione stretta tra l'arte di un popolo e il suo ambiente naturale di vita non possiamo, qui in questo luogo meraviglioso, non celebrare insieme le nostre meraviglie artistiche unite a quelle ambientali e paesistiche. E' il Bel Paese, tanto decantato da secoli nella letteratura di tutto il mondo.

Abbiamo una responsabilità enorme, come italiani, come Stato, ma anche come società civile. Abbiamo la responsabilità di preservare - per trasmetterlo alle generazioni future - ma anche quella di valorizzare questo meraviglioso territorio, questo insieme unico di storia, di culture, di beni spirituali e fisici.

In anni passati solo i gruppi sociali colti e benestanti avevano il gusto, il senso della tutela delle nostre bellezze. Oggi c'è una sensibilità sociale enorme e diffusa, c'è una aspettativa popolare di poter godere di queste bellezze e, al tempo stesso, di poter esprimere e di poter sviluppare le opportunità che ci sono. Abbiamo bisogno di una cultura politica consapevole di tutto questo e pronta a definire i giusti equilibri fra le diverse attività. Abbiamo bisogno di una visione ambientale fortemente positiva.

Bisogna assicurare la conservazione e, insieme, lo sviluppo equilibrato e moderno. Penso, ad esempio, al tema del turismo, all'intreccio tra i nostri beni storici e le nostre tradizioni artigianali, alle nostre peculiari produzioni agricole che, spesso, caratterizzano anche i tratti peculiari dei nostri tanti paesaggi lavorati nei secoli dall'uomo.

Questa enorme foresta, che la storia millenaria ci consegna, non è - infatti - un semplice compendio naturale, ma è il frutto di una lunga azione di saggia ed equilibrata amministrazione, di tutela e di sfruttamento insieme, secondo le visioni e le culture che, in ciascuna epoca, si sono succedute. Abbiamo il compito di proteggerla, ma anche di promuovere un vasto impegno culturale, tecnico, scientifico e amministrativo per costruire più moderne modalità di accesso e di conoscenza.

La seconda riflessione che voglio fare con voi riguarda la dimensione politica di questi territori posti al confine tra Paesi e civiltà diverse, con lingue e tradizioni differenti. Questa foresta è stata spettatrice e protagonista di vicende complesse, di conflitti e divisioni che oggi sembrano finalmente lontani. Oggi qui siamo nel cuore di una nuova Europa. Di una Europa protesa, non senza fatica, all'integrazione fra la parte occidentale e quella orientale, dopo decenni di divisioni ideologiche, dopo il fallimento del modello economico e politico dei Paesi socialcomunisti.

Nelle settimane recenti, come sapete, è ripreso il confronto tra i leader europei sul tema del Trattato costituzionale. Mi pare che, finalmente, stia prevalendo la spinta ad una ripresa attiva della riflessione per uscire dalle difficoltà che si sono create in alcuni importanti Paesi fondatori e per individuare i punti essenziali perché l'Europa possa avere una sua maggiore presenza e una più incisiva forza politica. Decisivo è, in questo senso, l'impegno per una politica estera e di difesa comune, non solo con obiettivi e strategie efficaci, ma anche con strumenti e responsabilità ben definite.

Un tempo questa frontiera orientale è stata un argine, una barriera di difesa armata contro pericoli seri per la stabilità e la pace del nostro Paese e delle democrazie europee. Altre sono oggi le frontiere e i teatri nei quali l'Europa unita, nel quadro di politiche multilaterali, deve essere presente come forza attiva e responsabile di pace e di intervento concreto a sostegno della convivenza civile e democratica dei popoli.

La storia politica di questa foresta e delle sue genti - dal feudalesimo ai principati, dagli Stati assoluti fino alle democrazie contemporanee - ci insegna che è necessaria una forte e solida visione strategica per mantenere unita e coesa una comunità territoriale. Oggi tutti noi siamo parte di una Comunità più grande, di una dimensione strategica che abbiamo voluto e costruito con tenacia e lungimiranza. Con tutto il carico della storia e della coesione politica che questa foresta oggi ci consegna dobbiamo saper guardare avanti con coraggio, senza fermarci pure di fronte a difficoltà che vi sono.

Consentitemi ancora, in conclusione, di manifestare tutto il mio apprezzamento per l'impegno del Ministero dell'Interno - e in particolare del Fondo per il Culto - per il mantenimento esemplare di questo bene prezioso che è simbolo di una convivenza civile animata da valori positivi e profondi.



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