Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Saluto al Vertice mondiale dell'alimentazione

11 Giugno 2002

Signor Presidente della Camera, Signor Alto Commissario per i diritti umani, Signor Direttore Generale, Signor Segretario Generale dell'Unione Inter-Parlamentare, Signor Presidente del Gruppo Italiano dell'UIP, Colleghi delegati,

Sono lieto di darvi il benvenuto nel quadro dei lavori del Vertice Mondiale sull'Alimentazione.

L'ampia rappresentanza di questa Assemblea, la risonanza dei temi, la mobilitazione che accompagna ogni appuntamento di questo genere, dimostrano la volontà della comunità internazionale di elaborare strategie efficaci per combattere e debellare fame e sottosviluppo. Ma i dati in nostro possesso dimostrano anche, come abbiamo sentito ieri, che siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo: circa un miliardo di persone - di cui 250 milioni di bambini - sono denutriti, quasi un abitante del pianeta su sei. Sono i "più poveri tra i poveri".

Il livello complessivo della povertà è aumentato, anche perché è aumentata la popolazione mondiale. C'è da chiedersi se questo dato debba essere affidato ad una sorta di armonia prestabilita. La FAO avverte che gli sforzi non sono sufficienti e che l'obiettivo di dimezzare gli affamati fissato entro il 2015, se non cambierà qualcosa, potrà essere raggiunto, forse, verso la metà del secolo. Dobbiamo accelerare i tempi, perché stiamo correndo il rischio di perdere la battaglia, malgrado gli impegni assunti al Vertice sull'Alimentazione del 1996 e ribaditi dai Paesi dell'Onu nel 2000 in occasione del Vertice del Millennio.

Al Vertice G8 di Genova i Paesi maggiormente industrializzati hanno posto la questione dello sviluppo al centro delle loro deliberazioni e sono state individuati gli obiettivi: apertura dei mercati ai prodotti dei Paesi meno avanzati e eliminazione delle barriere tariffarie; riduzione del debito estero; promozione di investimenti privati nelle aree più povere, soprattutto nell'agricoltura; lotta alle malattie epidemiche o endemiche come l'AIDS, la malaria e la tubercolosi; miglioramento dei livelli di istruzione.

La strategia da seguire è dunque definita, e però dobbiamo fare in modo che diventi operativa, anche, se è il caso, riducendo il peso della gestione delle risorse. Questo non dovrebbe più essere un auspicio ma un impegno.

E però, consentitemi di dire, l'equazione più risorse uguale più sviluppo a me sembra riduttiva e anche fuorviante. Vi sono almeno due altri fattori, altrettanto se non più importanti, che non possono essere perduti di vista, soprattutto da chi, come noi, è parlamentare.

Il primo fattore è quello della "good governance", vale a dire il consolidamento dello stato di diritto, la trasparenza dell'azione governativa, la lotta alla corruzione, l'efficienza della pubblica amministrazione. L'altro fattore è quello della prevenzione e della soluzione dei conflitti. Entrambi questi fattori costituiscono una condizione essenziale dello sviluppo.

Mi sia consentito di insistere su questi fattori. Riguardo al primo, è chiaro a tutti che la democrazia, la trasparenza, il buon governo, lo stato di diritto, sono essenziali alla crescita. La povertà non si combatte solo con gli aiuti. Si combatte con la democrazia, la pace, l'istruzione, la scienza, la tecnologia, i diritti, la cultura. Abbandonare la violenza come mezzo di soluzione delle controversie, combattere la criminalità e l'illegalità, porre fine al traffico delle armi, sono condizione necessaria affinché la strategia per la lotta alla fame non solo possa avere successo, ma possa semplicemente essere messa in atto.

Riguardo al secondo fattore, è altrettanto chiaro che la guerra è l'ostacolo più potente alla crescita, anche più della scarsità delle risorse. Un paese in preda a conflitti non ha nessuna speranza di uscire dalla povertà. Vi sono Stati che vivono ai margini della comunità internazionale, dove la violenza si aggiunge al vuoto istituzionale e dove l'illegalità è un rischio per la pace mondiale: dobbiamo fermarli.

La comunità internazionale, quella dei paesi sviluppati, ha sì il dovere di assumersi la propria responsabilità e di ricercare soluzioni ai problemi dello sviluppo. E però servono anche politiche innovatrici e coraggiose da parte dei Paesi interessati, affinché al ciclo della violenza e della negazione dei diritti si sostituisca il ciclo della crescita.

Pochi giorni fa si è svolta presso la Camera dei Deputati una riunione dei Parlamenti dell'Africa, dove questi temi sono stati a lungo dibattuti. Si è trattato di un'iniziativa lodevole, perché la lotta contro la povertà si situa in primo luogo nel continente africano. Per quanto riguarda il Senato italiano, stiamo studiando la possibilità che le iniziative legislative riguardanti la cooperazione allo sviluppo e la lotta alla fame nel mondo possano godere di una procedura prioritaria.

Grazie della vostra attenzione. A nome mio personale e del Senato, vi àuguro buon lavoro.



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