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Il Presidente: Discorsi

Emanuele Macaluso. Una vita nella sinistra

Discorso pronunciato dal Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, in Sala Capitolare

Signor Presidente della Repubblica,
Parlamentari,
Autorità,
Gentili ospiti,
desidero ringraziare i gruppi parlamentari del Partito democratico e la Fondazione Gramsci per aver promosso questo convegno, che sono contenta di poter ospitare in Senato.

Desidero rivolgere in particolare un deferente saluto al Presidente Sergio Mattarella.
La sua presenza - signor Presidente - oltre a rendere ancora più prestigioso questo appuntamento, sottolinea la ricchezza di valori che si rinviene nell'eredità morale e politica di Emanuele Macaluso.

A distanza di nove mesi dalla sua scomparsa, oggi riscopriamo la testimonianza di un autentico protagonista di un secolo di storia d'Italia.
Un uomo che, con la sua vicenda umana e politica, appassionata e travagliata, ci consentirà anche di riflettere su un preciso modo di intendere l'impegno politico.

"Una vita nella sinistra" recita il titolo di questo incontro, a indicare la dimensione ideale e identitaria che fin dalla giovinezza ha legato Emanuele Macaluso a una famiglia politica e a una visione del mondo.
Nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, figlio di un operaio delle ferrovie e di una casalinga, Emanuele Macaluso si era diplomato "perito minerario", perché quella era la scuola che avevano frequentato i suoi fratelli e quelli erano gli unici libri disponibili in famiglia.

Viveva in una terra poverissima, dove i bambini conoscevano solo l'odore dello zolfo delle miniere e trascinavano la propria esistenza, schiavi senza nome.
Appena adolescente, contrasse la tubercolosi e nel sanatorio, dove aveva visto la morte davanti a sé, fu il figlio del libraio della città a dargli la prospettiva di una nuova vita.
Gli disse che lo avrebbe collegato al Partito comunista.
A partire da questo incontro, l'impegno politico divenne la sua finestra sul mondo.

Uno strumento di riscatto personale, ma anche un modo concreto per rimboccarsi le maniche e aiutare la sua amata terra, la Sicilia.
Del Partito Comunista Italiano, dopo la militanza "clandestina" negli anni del fascismo, divenne presto dirigente e figura chiave in un'epoca complessa di fragili equilibri economici e di profondi conflitti sociali.

Una scelta di cuore, di passione, alimentata da un senso autentico di appartenenza, che lo hanno contraddistinto nella sua lunga avventura come uomo di azione e maestro di pensiero della sinistra italiana, attraverso le tante e spesso tormentate vicende che ne hanno plasmato il contributo alla storia politica e istituzionale d'Italia.
Ma il lascito di Macaluso va oltre la dimensione dell'appartenenza partitica.

Emanuele Macaluso è l'emblema della politica nel senso più alto del termine. Una politica vissuta come missione di vita, impegno integrale, capacità di costruire futuro nella consapevolezza della storia.
Lo testimonia la sua azione poliedrica, che spaziava dal sindacalismo alla politica locale siciliana; da quella nazionale, alle relazioni internazionali; dall'opera di saggista e polemista, attraverso i numerosi interventi nella forma del "giornalismo integrale", fino alla direzione de "L'Unità" e di altri importanti quotidiani.

Instancabile il suo lavoro per il mezzogiorno, così come per la tutela delle prerogative di sindacati e lavoratori.
Esemplare il suo spirito garantista e la sua irremovibile difesa dei principi dello stato di diritto, anche per contenere la tentazione di una deriva giustizialista tanto nel contrasto al terrorismo quanto nella lotta alla mafia.
Un nemico che, come egli ebbe a sottolineare in più occasioni, "può essere battuto solo con la legge, con il garantismo, con la democrazia".

Ma dietro l'azione politica era la "cultura politica" il suo tratto distintivo.
Un metodo rigoroso, quasi scientifico, fondato sulla competenza e sul rispetto delle posizioni dell'avversario. Analizzava e studiava i problemi fin nei dettagli per poi tirare le fila e arrivare alla sintesi, alla possibile soluzione. Con le altre parti teneva un confronto serrato e anche duro, ma sempre leale.

Sapeva dialogare (e "dialettizzare") con le personalità e le anime politiche più diverse.
Uomo di partito apprezzato e stimato anche da chi non ne condivideva le idee, ha combattuto tutte le sue battaglie con le armi della libertà di pensiero al servizio di una visione moderna e riformatrice dell'impegno politico.
L'ha fatto come parlamentare, nelle 7 legislature che dal 1963 al 1992 lo hanno visto prima alla Camera e poi al Senato.

L'ha fatto come intellettuale e grande saggio. Persino durante i drammatici mesi della pandemia, Emanuele Macaluso non ha mai smesso di interrogarsi sulle vicende politiche e sociali italiane, di analizzarle e commentarle con incredibile lucidità.
Il suo principale strumento di lavoro era il rapporto con la storia.

Un uomo che ha vissuto in prima linea tutte le grandi prove repubblicane, da Portella della Ginestra alla transizione alla Seconda Repubblica, ha sempre avuto il respiro della prospettiva che lega il passato al presente e al futuro.
Era solito dire: "Senza la memoria storica vissuta con spirito critico non credo si possa costruire il domani". Questo è anche l'unico modo per riuscire a scrivere una storia d'Italia che non veda nemici ovunque, secondo l'angolazione che si assume come punto di vista.

In una intervista del giugno 2020, parlando della figura di Giorgio Amendola, osservò che, rispetto agli esempi del passato, ciò che manca oggi a chi vive le Istituzioni è la capacità di visione d'insieme e di sintesi politica. E commentò: "Oggi la nostra è una Repubblica senza partiti che rischia di collassare".
Penso che ricordare la figura di Emanuele Macaluso significhi misurarsi anche con la realtà di una politica che deve ritrovare un ruolo centrale in tutti gli ambiti della vita pubblica.

Partendo proprio dai grandi protagonisti della storia politica ed istituzionale del Novecento. Come Emanuele Macaluso.
Perché guardando dentro una delle più incisive coscienze critiche della nostra democrazia potremo comprendere cosa significhi la politica come arte che nasce dal connubio di logos, ethos e prima di tutto pathos.
Grazie per l'attenzione.



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