Pubblicato il 8 maggio 2003
Seduta n. 390
PEDRIZZI, NANIA, TOFANI, SERVELLO, PELLICINI, MORSELLI, GRILLOTTI, BALBONI, BATTAGLIA ANTONIO, BEVILACQUA, BOBBIO LUIGI, BONATESTA, BONGIORNO, BUCCIERO, CARUSO ANTONINO, COLLINO, CONSOLO, COZZOLINO, CURTO, DANIELI PAOLO, DE CORATO, DELOGU, DEMASI, FLORINO, KAPPLER, MAGNALBO', MASSUCCO, MEDURI, MENARDI, MUGNAI, MULAS, PACE, PALOMBO, PONTONE, RAGNO, SALERNO, SEMERARO, SPECCHIA, TATO', ULIVI, VALDITARA, ZAPPACOSTA.
Premesso:
che il regime comunista di Fidel Castro ha nuovamente avviato, nell'isola di Cuba, una politica di violenta persecuzione contro gli oppositori interni, peraltro mai cessata in 43 anni di dittatura;
che il 18 marzo 2003 sono stati arrestati 78 dissidenti, ritenuti dal regime colpevoli di "attività cospirativa contro l'indipendenza e l'integrità territoriale del Paese" e di aver promosso un referendum volto a introdurre il multipartitismo;
che l'11 aprile 2003 il regime ha, altresì, intrapreso una sanguinosa rappresaglia contro i tre dirottatori del traghetto "Baragua", fucilandoli dopo un processo sommario durato tre giorni, liquidando tale atto, di grave e inaudita violenza, come una "misura dissuasiva";
che i tribunali locali hanno comminato ai "presunti" colpevoli severe pene detentive fino a 28 anni di reclusione e la condanna all'ergastolo di alcuni dissidenti;
che quanto sta accadendo ha riportato alla ribalta il problema delle ripetute violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei cittadini cubani;
che la situazione determinatasi è da ritenersi ancor più grave se si considera che la stessa ha avuto luogo alla vigilia della sessione annuale della Commissione dei diritti umani di Ginevra, rappresentando una sfida alla comunità internazionale e al suo massimo organo di tutela dei diritti umani;
tenuto conto:
che la suddetta Commissione ha adottato, il 17 aprile 2003 a Ginevra, una risoluzione nei confronti dell'Avana con 24 voti a favore, 20 contrari e 9 astensioni, che sollecita il governo cubano a permettere un'ispezione delle Nazioni Unite per accertare il rispetto dei diritti umani nell'isola, e il cui testo era stato presentato da quattro paesi dell'America latina;
che giova ricordare che, in parallelo alla politica dell'embargo economico adottata dagli Stati Uniti e all'esclusione di Cuba dall'Organizzazione degli Stati americani sin dall'inizio degli anni sessanta, è stata avviata, da parte dell'Unione Europea, la definizione del cosidetto "dialogo critico" con Cuba, che si è tradotto in un confronto non solo con il Governo, ma anche e soprattutto con la società civile di quell'isola che, pur vessata da ogni tipo di limitazione e persecuzione, è riuscita a continuare a far sentire la propria voce;
che la posizione comune su Cuba adottata dall'Unione Europea nel 1996 viene ribadita con cadenza annuale;
che, coerentemente con tale linea, il nostro paese ha perseguito, negli anni, una politica tesa a privilegiare il dialogo con la società civile, da anni sottoposta a pesanti restrizioni, e a favorire il reinserimento dell'isola nelle dinamiche internazionali,
impegna il Governo:
nell'attuale fase di ulteriore irrigidimento ideologico del regime, ad adoperarsi, in accordo con gli altri Stati europei, per l'avvio di una politica che, oltre a condannare le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alle quali nei giorni scorsi è tornato ad affiancarsi il ricorso alla pena di morte, e pur nella conferma dell'embargo nei confronti del regime, promuova e favorisca concrete forme di aiuto alla oppressa popolazione dell'isola, dal punto di vista esclusivamente umanitario;
ad adottare ogni mezzo politico e diplomatico volto ad ottenere l'immediata scarcerazione dei detenuti politici di cui in premessa;
a sostenere, in sede internazionale, la fermissima condanna della pena di morte e di tutte le violazioni che il regime cubano continua a perpetrare in materia di diritti umani e libertà.