Pubblicato il 23 settembre 2009
Seduta n. 256
PERDUCA , PORETTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
martedì 15 settembre 2009, il Dipartimento per le politiche antidroga (DPA) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha organizzato un incontro pubblico di consultazione permanente, a seguito della V Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, dal titolo: “La prevenzione delle patologie correlate alla tossicodipendenza e delle situazioni devianti: quali evidenze di utilità ed efficacia?”;
durante tale incontro, è stato presentato un documento (“Misure ed azioni concrete per la prevenzione delle patologie correlate all’uso di sostanze stupefacenti”, disponibile anche sul sito del DPA), predisposto da un gruppo di esperti rappresentanti dei servizi pubblici per le tossicodipendenze e del privato sociale, inviato alle Regioni e alla Comunità europea. In tale documento è stata inserita una scheda aggiuntiva ("Addendum"), elaborata esclusivamente dal Dipartimento stesso, in cui si afferma che il Governo non intende assolutamente né discutere né finanziare tre interventi: “pill testing” (analisi chimica delle droghe sintetiche nei luoghi dove queste si consumano); distribuzione controllata dell’eroina; stanze di autosomministrazione (narcosale);
rispetto alle narcosale, nell’Addendum si afferma: “Iniziativa non supportata in Italia da leggi che ne consentono l’attivazione”;
gli interroganti rilevano che non esiste nel decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 (testo unico sugli stupefacenti) norma che proibisce le narcosale; l’art. 79 vieta la predisposizione di luoghi atti allo spaccio, mentre le narcosale sono, invece, presidi socio-sanitari;
il DPA scrive che "l’apertura di tali stanze potrebbe comportare lo spostamento dell’attenzione e degli investimenti verso soluzioni meno costose che, invece di essere aggiuntive, potrebbero, per mere ragioni di budget, correre un forte rischio di diventare sostitutive";
le 82 narcosale presenti oggi in Europa non hanno sostituito i servizi sanitari già esistenti; sono complementari ai servizi suddetti, servendo all’aggancio e all’auspicabile invio ai servizi stessi di quei cittadini tossicodipendenti che non riescono a raggiungere tali servizi;
rispetto all’eroina terapeutica, nell’Addendum si afferma che: il paziente dovrebbe recarsi 3-4 volte al giorno ad assumere la dose presso le strutture sanitarie; l’iniziativa riguarderebbe solamente il 3 per cento dei pazienti; “alla luce anche delle esperienze fatte da molti anni in altri Paesi (…) questo tipo di terapie (…) vengono abbandonate dai pazienti spontaneamente nell’arco di 4-6 mesi”;
a giudizio degli interroganti, se il DPA avesse veramente studiato “le esperienze fatte da molti anni in altri Paesi” (quindi, non si tratta di cose rivoluzionarie ma già consolidate), avrebbe verificato che il paziente si reca in ambulatorio una volta al giorno, che la percentuale di utenti potenziali è molto più alta del 3 per cento e che magari uno abbandona “spontaneamente” la terapia perché è riuscito, grazie all’eroina terapeutica, a migliorare le sue condizioni di vita, a trovare casa e lavoro, a passare dall’eroina al metadone;
rispetto al “pill testing”, nell’Addendum è scritto che “attualmente non esistono test di laboratorio “on site” attendibili nel rilevamento delle caratteristiche tossicologiche delle sostanze”;
gli interpellanti rilevano che in Olanda i “pill testing” sono attuati con successo da decenni dalle strutture pubbliche e che in Europa vige la libera circolazione delle conoscenze e delle tecniche;
il DPA evoca, infine, nel suo documento poi il “sistema nazionale di allerta precoce”;
il “sistema nazionale di allerta precoce” evocato a giudizio degli interroganti di fatto non è operativo a livello nazionale; non lo è, ad esempio, a Torino, visto che le strutture sanitarie locali sono venute a conoscenza dalla Procura della Repubblica che vi erano stati 30 decessi per overdose in 60 giorni (praticamente il numero di overdose mortali che si verificano a Torino in un anno intero) solo dopo i fatti denunciati, come peraltro confermato da Leopoldo Grosso, Vice Presidente del gruppo Abele e membro del CNCA - Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza, durante il suo intervento all’incontro citato del 15 settembre;
questo “Caso Torino”, non intercettato dalle strutture pubbliche predisposte, è conseguente - non solo temporalmente - alla gestione della cosiddetta questione del “Tossic Park” nella zona del fiume Stura;
a giudizio degli interroganti, una narcosala nella specifica situazione venutasi a creare a Torino nei mesi estivi ed in alternativa alle scelte operate, che hanno semplicemente disperso sul territorio la concentrazione di cittadini tossicodipendenti, avrebbe innegabilmente impedito almeno parte dei 30 decessi ed avrebbe indubbiamente contribuito a far conoscere l’emergenza in tempi utili per tentare di governarla,
si chiede di sapere:
quali valutazioni ulteriori, al di là di quelle ad opinione degli interroganti rozzamente e sinteticamente elencate nell’Addendum, stiano alla base della netta presa di posizione contro ogni possibile sperimentazione di narcosale, “pill testing” e distribuzione controllata di eroina;
se il Governo sia in grado di fornire agli interroganti un quadro dettagliato della serie di decessi di cittadini tossicodipendenti verificatasi nella città di Torino e su quali basi il Direttore del Dipartimento per le politiche antidroga ha potuto affermare nell’incontro del 15 settembre che la suddetta emergenza era “appena stata dichiarata chiusa dal Dipartimento”;
se il Governo non abbia riscontrato carenze e limiti di comunicazione fra le diverse istituzioni presenti sul territorio (Procura, Questura, Prefettura, servizi sanitari) che hanno impedito la conoscenza tempestiva e collettiva dell’“emergenza overdosi”.