Atto n. 1-00057

Pubblicato il 13 febbraio 2002
Seduta n. 121

DE ZULUETA, BONFIETTI, IOVENE, PETRINI, MARTONE, TOIA, ANGIUS, BOCO, BORDON, MANCINO, MARINO, OCCHETTO, ACCIARINI, AYALA, BARATELLA, BATTAFARANO, BATTAGLIA GIOVANNI, BATTISTI, BETTA, BETTONI BRANDANI, BONAVITA, BRUNALE, BRUTTI PAOLO, BUDIN, CALVI, CAMBURSANO, CARELLA, CAVALLARO, CHIUSOLI, CREMA, DALLA CHIESA, DANIELI FRANCO, DATO, DE PETRIS, DENTAMARO, DI GIROLAMO, DI SIENA, DONATI, FALOMI, FASSONE, FLAMMIA, FRANCO VITTORIA, GIARETTA, GIOVANELLI, GUERZONI, LONGHI, MAGISTRELLI, MANZELLA, MARITATI, MASCIONI, MICHELINI, MONTAGNINO, MONTICONE, MURINEDDU, PAGANO, PAGLIARULO, PIATTI, PILONI, PIZZINATO, RIPAMONTI, SALVI, SODANO TOMMASO, TONINI, VICINI, VILLONE, VITALI, VIVIANI, ZANCAN.

Il Senato,

        considerato:

            che ai segnali di allarme lanciati da Human Rights Watch e Amnesty International, circa lo stato di detenzione dei prigionieri Taleban o accusati di far parte di Al Qaeda nella base militare americana di Guantanamo (Cuba), si è ora unito un coro di protesta generale che denuncia la mancata applicazione della Convenzione di Ginevra e l’aperta violazione dei diritti umani;

            che in questi precisi termini si sono espressi, tra gli altri, la Croce Rossa Internazionale, Javier Solana (Segretario generale, Alto rappresentante per la PESC), Joschka Fischer (Ministro degli esteri e Vice Cancelliere tedesco), Lord David Russel-Johnston (Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa), Ramsey Clark (ex Procuratore generale di New York ed esponente del comitato per i diritti civili), Mary Robinson (Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite), ed altri;

            che viva riprovazione e indignazione hanno suscitato nell’opinione pubblica mondiale le immagini che ritraggono i 158 prigionieri di Guantanamo rinchiusi in gabbie metalliche di circa 4 metri quadrati, in ginocchio, imbavagliati e legati mani e piedi;

        constatato:

            che tali abusi e trattamenti degradanti nei confronti dei prigionieri sono in flagrante violazione, oltre che della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, di puntuali impegni internazionali sottoscritti e ratificati dagli Stati Uniti e precisamente della Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti inumani e degradanti, del Patto sui diritti civili e politici e della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale;

            che in particolare, la Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti inumani e degradanti prevede esplicitamente che anche in presenza di uno stato d’emergenza che minacci la nazione, proclamato da un atto ufficiale (il che non risulta avvenuto negli USA), i paesi firmatari hanno tuttavia l’obbligo di rispettare alcuni diritti fondamentali e che il trattamento riservato ai prigionieri di Guantanamo è, altresì, in palese violazione della Convenzione di Ginevra e del relativo protocollo aggiuntivo puntualmente sottoscritto dagli Stati Uniti;

        considerato altresì:

            che il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, rispondendo ad una precisa domanda del Segretario di Stato, Colin Powell, circa lo status dei detenuti di Guantanamo, ha annunciato tramite un suo portavoce che la Convenzione di Ginevra verrà applicata esclusivamente ai detenuti Talebani, cioè Afgani (e non ai militanti di Al Quaeda) senza però riconoscere loro lo status politico di prigionieri di guerra;

            che tale distinzione non è accettata dallo ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa) che è il custode della Convenzione di Ginevra del 1949 e il cui portavoce Kim Gordon Bates ha dichiarato che «la Croce Rossa mantiene la sua posizione, secondo la quale chiunque sia coinvolto in un conflitto internazionale deve essere considerato un prigioniero di guerra, una volta catturato, a meno che un tribunale competente non giudichi diversamente»;

            che le ostentate violazioni di norme umanitarie, accettate e spesso sollecitate dagli Stati Uniti, determinano sconcerto nell’opinione pubblica internazionale e rischiano di danneggiare la compattezza della coalizione internazionale contro il terrorismo, in particolare nei paesi arabi, dove l’opinione pubblica è già scioccata dalla durissima e ingiustificata repressione militare da parte israeliana nei confronti dell’Autorità palestinese;

            che, al di là delle inumane condizioni di detenzione, i prigionieri di Guantanamo versano in una situazione di grave incertezza circa il loro status e sulle imputazioni e sugli organi giudiziari competenti a conoscere le accuse eventualmente loro rivolte; in particolare, la prospettiva di deferimento di tali soggetti a tribunali militari ad hoc istituiti ad insindacabile giudizio del Presidente degli Stati Uniti che dovrebbero funzionare secondo procedure stabilite dallo stesso Presidente e comunque gravemente lesive delle garanzie fondamentali dell’imputato è anch’essa fonte di sconcerto nell’opinione pubblica internazionale;

            che il Governo italiano, impegnato sia nelle operazioni militari di Enduring Freedom, sia nell’azione di pace promossa dall’ONU in Afghanistan, ha una particolare responsabilità di pronta risposta, non solo nei confronti del Parlamento che va informato sugli sviluppi in corso, ma anche verso i molti paesi più direttamente toccati dalle ricadute della campagna militare in Afghanistan;

            che l’Italia quale membro dell’Unione europea è largamente impegnata nella gestione civile della crisi afgana tramite l’imponente sforzo di ricostruzione e di sviluppo dell’Afganistan, annunciato dalla Unione europea nella Conferenza dei donatori di Tokyo,

        impegna il Governo:

            ad assumere iniziative urgenti, nelle sedi internazionali ed in primis in quella comunitaria, in merito all’applicazione della normativa internazionale relativamente alle modalità di detenzione e processo degli accusati anche se imputati di atti di terrorismo internazionale e in particolare:

                a) ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali della persona in capo ai soggetti detenuti a Guantanamo;

                b) a garantire il sollecito chiarimento della loro situazione (prigionieri di guerra, imputati di terrorismo e altro) e l’applicazione piena agli stessi, in caso di imputazione, delle garanzie fondamentali di una procedura regolare;

                c) a sollecitare il Governo americano alla piena applicazione della Convenzione di Ginevra ai prigionieri;

            a promuovere, insieme agli altri paesi dell’Unione europea, una richiesta al Governo degli Stati Uniti perché renda possibile una visita al campo di Guantanamo da parte di una delegazione di parlamentari dell’Unione.