Atto n. 1-00029

Pubblicato il 30 ottobre 2001
Seduta n. 58

D'AMICO, BOCO, CASTELLANI, CAVALLARO, DALLA CHIESA, DEL PENNINO, DONATI, FORLANI, LIGUORI, MALAN, MANIERI, PETERLINI, ROLLANDIN, RUVOLO, SALZANO, THALER AUSSERHOFER, TURCI, ZANCAN.

Il Senato,

        premesso che:

            malgrado le proteste internazionali continua nella Repubblica Popolare Cinese la repressione, praticata per decenni, della libertà religiosa, di opinione e della libertà di manifestare a favore della democrazia;

            il governo cinese, gestito dal Partito Comunista, è ufficialmente ateo e qualsiasi pratica di carattere spirituale viene scoraggiata al punto che è in atto una dura repressione delle minoranze religiose, oltre che etniche e di altro tipo, dai tibetani, agli uighuri e ai mongoli, che colpisce in maniera particolarmente efferata i praticanti del movimento Falun Gong;

            il Falun Gong è una antica pratica per il corpo e la mente ispirata dai principi di Verità-Compassione e Tolleranza che è stata presentata al pubblico per la prima volta in Cina nel 1992 e che ha raggiunto in pochi anni i 70 milioni superando il numero dei membri del Partito Comunista, il quale dal 1996 ha avviato una campagna contraria al movimento limitatasi, in un primo momento, a denigrare il Falun Gong attraverso i media per poi giungere all’impiego della violenza fisica;

            il 25 aprile 1999 più di 10.000 praticanti del Falun Gong si erano legalmente e pacificamente radunati a Pechino accanto a piazza Tien An Men per denunciare le violenze e le vessazioni inflitte ai praticanti da parte della polizia della città di Tianjin e le restrizioni ingiustificate sulle pubblicazioni del movimento. Dopo l’incidente di Piazza Tien An Men del 1989, in cui furono coinvolti molti studenti a Pechino, non c’è mai stato un evento in cui così tante persone si siano riunite per rivolgere un appello alle autorità cinesi;

            questa manifestazione, la più importante e partecipata dopo quella degli studenti nel 1989, ha preoccupato la leadership cinese che non aveva previsto che così tante persone potessero riunirsi in così poco tempo nel cuore della capitale e ha provocato la reazione brutale del governo: nella notte del 19 luglio 1999 la polizia fece irruzione in casa di centinaia di praticanti e li portò nelle prigioni; il giorno successivo, il Falun Gong fu dichiarato ufficialmente illegale in Cina; da quel momento in poi è iniziata una massiccia campagna governativa, volta a reprimere e distruggere il Falun Gong;

            da allora sono state almeno 278 le persone morte per le torture mentre erano in custodia da parte della polizia, più della metà delle quali morte negli ultimi sei mesi di quest’anno; più di 100.000 le persone arrestate; più di 500 i condannati a pene detentive; più di 20.000 quelli costretti nei campi di lavoro; oltre 1.000 quelli rinchiusi in ospedali psichiatrici; milioni di libri del Falun Gong e video-tape distrutti in pubblico, gli accessi ai siti internet del Falun Gong bloccati in Cina;

            tuttavia, non c’è mai stato un singolo praticante che ha risposto all’attacco o colpito fisicamente la polizia; il 10 giugno 2001 la Corte Suprema e la Procura Generale cinesi hanno emesso una sentenza interpretativa dei reati di omicidio e di sovversione che consentirebbe l’uso anche della pena di morte nei confronti dei seguaci del Falun Gong che come forma di protesta ricorressero anche all’autoimmolazione: potrebbero cioè essere imputati di omicidio se implicati in vario modo in tentativi di suicidio;

            la Cina continua a praticare in misura massiccia la pena di morte con oltre 1.800 esecuzioni nei soli primi sei mesi del 2001 segnando una vera e propria emergenza umanitaria;

            le autorità cinesi hanno privato il maestro del movimento Falun Gong Li Hongzhi, attualmente residente negli Stati Uniti, del passaporto ed hanno emesso nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale,

        impegna il Governo:

            a porre in sede di Unione europea la questione del rispetto dei diritti umani al centro delle relazioni politiche ed economiche con la Repubblica Popolare Cinese;

            a cogliere l’occasione dello svolgimento dei giochi olimpici del 2008 in Cina per sollevare la questione del rispetto dei diritti umani e in particolare del Falun Gong e della pena di morte;

            ad operare affinché al maestro Li Hongzhi sia restituito il passaporto e sia ricevuto ufficialmente quando decidesse di recarsi in visita nel nostro paese.