Pubblicato il 31 maggio 2007
Seduta n. 159
ALFONZI , ALBERTI CASELLATI , ALLEGRINI , AMATI , BASSOLI , BINETTI , BRISCA MENAPACE , BOCCIA Maria Luisa , BONFRISCO , BURANI PROCACCINI , CAPELLI , CARLONI , DE PETRIS , EMPRIN GILARDINI , GAGGIO GIULIANI , GAGLIARDI , MONACELLI , MONGIELLO , NARDINI , NEGRI , PALERMI , PELLEGATTA , PIGNEDOLI , PISA , ROSSA , REBUZZI , RUBINATO , SOLIANI , VALPIANA , VANO , VILLECCO CALIPARI , LIVI BACCI , ALBONETTI , BELLINI , BENVENUTO , DI LELLO FINUOLI , DI SIENA , GIANNINI , MARINO , PEGORER , POLLASTRI , SANTINI , SILVESTRI , TECCE , RUSSO SPENA
Il Senato,
premesso che:
le donne continuano ad essere abbondantemente sottorappresentate nelle istituzioni elettive pur rappresentando più della metà dell'elettorato;
in Senato, su 333 componenti solo 45 sono donne (dati dal sito del Senato), mentre alla Camera dei deputati su 630 componenti solo 109 sono donne (dati dal sito della Camera);
la presenza di donne in ruoli istituzionali, tradizionalmente riservati agli uomini, pone il problema di cambiamenti del linguaggio per definirle e renderle visibili;
considerato che:
da almeno vent'anni è stata introdotta anche in Italia la nozione di "sessismo linguistico", intendendo con ciò la presenza di aspetti discriminanti nei confronti delle donne nel sistema stesso della lingua a partire dall'ipotesi che la lingua non solo manifesti il modo di pensare dei parlanti, ma addirittura lo condizioni;
nel 1987 il Consiglio dei ministri pubblicò la ricerca "Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”, svolta dalla Commissione nazionale per le pari opportunità tra uomini e donne del Parlamento; le Raccomandazioni promuovevano un uso della lingua italiana attento a rispettare le differenze di genere e a valorizzarne la presenza;
nello specifico, le Raccomandazioni della Commissione nazionale per le pari opportunità tra uomini e donne suggerivano, tra l'altro, di usare le parole: "persone" e non "uomini" (ovvero: "diritti della persona" e non "diritti dell'uomo"), di creare la forma femminile di titoli professionali con l'avvertenza di evitare le forme in '-essa' o, nelle forme in cui non si ha un adeguato morfofonetico al femminile, anteporre l'articolo femminile;
differentemente dall'uso comune, dove gli aggiustamenti sono spontanei e variano a seconda dei contesti comunicativi e dei soggetti parlanti impegnati nell'atto comunicativo, nella comunicazione istituzionale l'uso della lingua è codificato e non è suscettibile di variazioni spontanee rendendo, quindi, necessarie esplicite decisioni da parte dell'istituzione per introdurvi elementi di visibilità femminile;
visto, altresì, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 marzo 1997, cosiddetta direttiva Prodi-Finocchiaro, contenente "Azioni volte a promuovere l'attribuzione di poteri e responsabilità alle donne, a riconoscere e garantire libertà di scelta e qualità sociale a donne e uomini",
impegna il Governo:
ad introdurre negli atti e nei protocolli adottati dalle pubbliche amministrazioni una modificazione degli usi linguistici tale da rendere visibile la presenza di donne nelle istituzioni, riconoscendone la piena dignità di status ed evitando che il loro ruolo venga oscurato da un uso non consapevole della lingua.