Pubblicato il 6 marzo 2007
Seduta n. 119
VALPIANA - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
l’ictus rappresenta la prima causa di invalidità riconosciuta nel mondo, determinando gravi effetti pregiudizievoli per la salute psico-fisica dei pazienti ed ingenerando forme di disabilità non solo nella possibilità di movimento e di articolazione degli arti, ma anche disturbi dell’attenzione, della memoria, della sensibilità e della vista;
al fine di garantire cure efficaci ai pazienti, la letteratura scientifica rileva la necessità di un approccio integrato da parte di un’équipe composta da fisiatri, logopedisti, neuropsicologi, infermieri e cardiologi, che possano fornire al paziente le cure opportune a recuperare la funzionalità dell’organismo, unitamente a terapie farmacologiche basate su antidepressivi, farmaci per la cura del morbo di Parkinson e altri già in commercio - che stanno rivelando tutta la propria utilità nel "riattivare" le cellule colpite da ictus - nonché a diversi strumenti tecnologici e della robotica, indispensabili ai fini del recupero della mobilità degli arti;
soltanto nella Regione Veneto l’ictus colpisce ogni anno circa 10.000 persone;
sin dal 1975 presso gli Istituti ospedalieri di Verona (ora Azienda ospedaliera) è stata istituita un’apposita sezione adibita alla diagnostica neurovascolare, nella quale si è avuto modo di sperimentare con efficacia e con risultati decisamente positivi la pratica della trombolisi, che permettere di sciogliere gli emboli, così prevenendo le conseguenze maggiormente pregiudizievoli per la salute del paziente;
al fine di garantire un efficace recupero del paziente, limitando i danni e le disabilità indotte dall’ictus, la scienza, in particolare con le applicazioni sperimentate nel suddetto ospedale, ha dimostrato la necessità di approntare, già in fase iniziale, gli opportuni interventi riabilitativi, nonché, mediante strumenti come la stimolazione e la risonanza magnetica, un’attenta ricognizione delle risorse del paziente, per capire quanto sia stato coinvolto il sistema nervoso centrale;
la terapia e il recupero di questi pazienti non possono, sempre secondo la letteratura scientifica e dall’esperienza stessa dei medici, prescindere da un sostegno psicologico adeguato, al fine di assistere il paziente nella fase successiva alla manifestazione della patologia, rimuovendone per quanto possibile le conseguenze psicologiche traumatiche inevitabilmente determinatesi;
a tal fine, è dagli stessi medici auspicata la costituzione di associazioni o servizi di assistenza psicologica all’interno degli ospedali, volti a sostenere i pazienti affetti da ictus mediante la predisposizione di opportune terapie psicologiche o comunque attraverso l’assistenza finalizzata al recupero della socialità,
si chiede di sapere:
quale sia l’orientamento del Ministro in indirizzo riguardo alla predisposizione di servizi specifici volti a garantire una migliore e più efficace prevenzione, diagnosi e terapia dell’ictus;
se, anche alla luce delle considerazioni sinora svolte, non ritenga opportuno valorizzare e sostenere le efficaci iniziative già attuate per la diagnosi e la terapia dell’ictus, promuovendone l'estensione dell’attuazione anche alle altre strutture ospedaliere del Servizio sanitario nazionale.