Atto n. 4-00297

Pubblicato l'8 marzo 2023, nella seduta n. 47

DE POLI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

dal 1° gennaio 2023 è entrato in vigore il nuovo aumento per gli stipendi di colf, baby-sitter e badanti, cresciuto del 9,2 per cento;

il costo delle badanti complessivamente è aumentato di 2.750 euro in più all’anno;

il costo di una baby-sitter, invece, è arrivato a 1.740 euro in più all’anno;

il caro vita, gli aumenti legati all’inflazione, questo adeguamento stipendiale cospicuo non possono che portare, da un lato ad un aumento del lavoro “nero” e dall’altro all’impoverimento delle famiglie, che non possono permettersi di scegliere se privarsi o meno dell’assistenza, in quanto in condizioni di necessità o fragilità;

le specifiche e peculiari condizioni delle famiglie (collegabili anche a vari fattori a volte concomitanti, ad esempio, nuclei numerosi, la presenza di minori, di persone inattive, l’età superiore a 60 anni, le disabilità di qualche componente del nucleo familiare, il reddito incapiente o altre condizioni di bisogno) andrebbero tutte ricomposte armonicamente in un quadro generale di assistenza universale;

ritenuto che:

ad oggi è concessa solo la deducibilità dei contributi INPS e la detraibilità al 19 per cento dell'importo massimo di 2.100 euro, per chi ha un reddito inferiore ai 40.000 euro;

il Ministero del lavoro e delle politiche sociali nella Gazzetta Ufficiale n. 298 del 22 dicembre 2022 ha predisposto il “piano nazionale” per la lotta al lavoro sommerso 2023-2025, che prevede espressamente un'attenzione particolare al sommerso nel settore del "lavoro agricolo e domestico con l’avvio di azioni mirate";

un quarto dei 3 milioni di lavoratori “in nero” presenti in Italia è impiegato nei servizi alle famiglie, sono 781.000 tra colf, badanti e baby sitter che si aggiungono alla platea dei 961.000 lavoratori domestici regolari censiti dall’INPS;

escludendo questa forte componente di irregolarità dal mercato del lavoro, l’incidenza del sommerso, che oggi in Italia è del 12,9 per cento sul totale degli occupati, diminuirebbe di 3 punti percentuali (secondo i dati del piano per la lotta al lavoro sommerso approvato dal Governo nell’ambito delle riforme previste dal PNRR ed in vigore dal 21 dicembre 2022);

il giusto principio di tassazione previdenziale e fiscale cui tendere dovrebbe essere quello secondo cui per le famiglie il lavoro regolare deve costare meno del lavoro "nero",

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo intendano equiparare lo stipendio di colf, badanti e baby sitter alle spese mediche ai fini della detraibilità al 19 per cento di tutto l’importo speso nell’assistenza della persona, quale misura per contrastare efficacemente il “lavoro nero” ed aiutare, quindi, le famiglie.