Atto n. 4-07243

Pubblicato il 7 luglio 2022, nella seduta n. 450

LANNUTTI, GIANNUZZI Silvana, MORRA, LA MURA Virginia, ABATE Rosa Silvana, CORRADO Margherita, SBRANA Rosellina - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

la RAI S.p.A. è controllata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze ed è quindi una società partecipata pubblica, tenuta a rispettare al proprio interno regole giuridiche e un proprio codice etico;

da novembre 2021 è direttore della testata RAI Sport Alessandra De Stefano, prima donna a dirigere la principale testata giornalistica sportiva del servizio pubblico, nonché, dal successivo mese di dicembre, a capo della direzione Sport;

in un articolo del quotidiano "La Verità" del 6 luglio 2022, dal titolo eloquente "Grande abbuffata ai vertici di Rai Sport", a firma di Sarina Biraghi, si apprende che il direttore De Stefano ha nominato ben 5 vicedirettori e, nonostante la presenza in redazione di ben 18 caporedattori, di cui cinque centrali, la De Stefano ne ha nominati altri cinque, di cui tre centrali;

tra i nuovi cinque vicedirettori c'è Donatella Scarnati, giornalista storica della RAI che ad agosto 2022 sarebbe dovuta andare in pensione, ma ha ottenuto una proroga fino ai mondiali di calcio del Qatar, previsti dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. Pertanto, la nomina è arrivata a cinque mesi dalla pensione. Gli altri quattro solo: Marco Franzelli, Sandro Iacobili, Massimiliano Mascolo e Alessandro Fabretti, esperto di ciclismo;

il 22 giugno 2022 il direttore De Stefano era salita agli onori della cronaca per aver scelto come opinionista del programma "La domenica sportiva" Lia Capizzi, proveniente dalla rete Sky, benché vi siano in RAI ben 120 giornalisti in organico che si occupano di sport: una decisione che ha scatenato le proteste dell'USIGRAI (l'organo sindacale interno alla RAI a tutela della redazione) e della redazione tutta, che considerano questa ennesima scelta non solo antieconomica, ma anche in controtendenza con quanto stabilito nell'accordo firmato appena un mese fa tra i vertici RAI e il sindacato RAI, finalizzato alla valorizzazione delle risorse interne all'azienda;

nello stesso articolo si racconta anche dei malumori interni alla redazione di RAINews 24. Secondo la giornalista Biraghi, il sindacato della redazione si lamenterebbe perché il direttore di testata, Paolo Petracca, non starebbe risolvendo alcune situazioni, come ad esempio il cosiddetto job posting che al web risulta bloccato, oppure per la scelta degli ospiti, troppo "sbilanciati" sulle posizioni politiche del direttore Petracca stesso;

considerato infine che, nella relazione sulla gestione 2020, la Corte dei conti ha sottolineato che "è necessario che RAI S.p.A. ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, per eliminare inefficienze e sprechi, assicurando un maggior contenimento dei costi e migliorando l'equilibrio economico e gestionale, viste le perdite per il terzo anno consecutivo di conto economico". Sempre la Corte dei conti ha fatto notare all'azienda pubblica una riduzione del patrimonio netto, che raggiunge quota 315,1 milioni di euro (erano 347,1 milioni nel 2019), mentre cresce l'indebitamento finanziario netto a 606,4 milioni di euro (erano 541,3 milioni di euro l'anno precedente),

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;

se dopo le ormai continue segnalazioni della Corte dei conti sullo stato di salute della televisione pubblica, si ritenga davvero necessario e utile procedere con nuove nomine, sperperando quindi ulteriori risorse, cui contribuiscono i cittadini attraverso il pagamento del canone annuale, considerando che a nuove nomine non segue mai una valutazione dei risultati raggiunti;

se ritengano, nell'ambito delle proprie facoltà, di promuovere finalmente un percorso, anche di tipo normativo, che allontani le sorti del servizio pubblico da quella dei governi di turno e dei partiti. In gioco non c'è solo il perimetro aziendale, ma la stessa possibilità di confermare il ruolo centrale che il servizio pubblico ha nella ripartenza del Paese.