Pubblicato il 15 marzo 2005
Seduta n. 763
VALLONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
nel mese di febbraio 2005 la Banca Popolare di Lodi applicava alla generalità dei correntisti aumenti di prezzi, spese e commissioni relativi a voci di costo già previsti nei contratti in essere, nonché nuove voci per servizi mai offerti, per un valore complessivo di centinaia di euro per singolo conto corrente;
gli addebiti multipli venivano specificati attraverso due annunci pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 289 del 10/12/2004 e n. 303 del 28/12/2004, parte seconda, e altri annunci commerciali;
tali avvisi riportavano sia l’introduzione di nuove voci che la riclassificazione di pregresse voci maggiorate, tra le quali: “Commissione d’urgenza” con standard fissato a 300,00 euro massimo per pratica e/o servizio; “Recupero spese amministrative” con standard pari a 50,00 euro massimo mensili; “Recupero spese postelegrafoniche” con standard fissato a 50 euro massimo mensili; “Recupero spese amministrative comparto titoli” con standard fissato in 50,00 euro massimo mensili; “Commissioni straordinaria impieghi e finanziamenti” con standard fissati al 2,50 per cento, minimo 200,00 euro; “Canone mensile CBI passivo” il cui listino veniva fissato 5,00 euro mensili; “Utenze Pagamento tramite ATM” il cui nuovo standard veniva stabilito in 1,60 euro, eccetera;
la dirigenza del gruppo bancario Bipielle (Cassa di Risparmio di Lucca, di Pisa, di Livorno, di Bolzano, la Banca Popolare di Mantova, di Crema e Cremona, la banca Ca.ripe ed Efibanca) modificava unilateralmente ed arbitrariamente la normativa contenuta nel testo unico bancario, articoli 117, punto 5, e 118;
pedissequamente ai numerosi esposti-denunce presentati alle procure della Repubblica da parte delle associazioni dei consumatori e degli stessi correntisti, il gruppo bancario in parola procedeva al rimborso degli addebiti solo a favore dei clienti ricorrenti (peraltro secondo criteri discrezionali) e non anche alla generalità dei correntisti;
la prassi di addebitare arbitrariamente ai clienti nuove voci di costo risulta essere invalsa agli Istituti di credito italiani, con notevole nocumento dei correntisti, i quali si vedono costretti a sottostare a condizioni vessatorie qualora volessero recedere dal contratto (con una spesa media di 100-150 euro per la chiusura del conto) o trasferire titoli in custodia (con una spesa media di 1.000 euro),
si chiede di conoscere:
se il Governo sia a conoscenza della questione e quali ne siano le valutazioni al riguardo;
se, e con quali modalità, il Ministro in indirizzo intenda sottoporre la gravissima questione esposta in premessa alla Autorità Antitrust e alla Banca d’Italia, Ufficio vigilanza, quale massima autorità nazionale in materia, affinché vengano messe in atto approfondite ispezioni, anche pregresse, in capo alla Banca Popolare di Lodi e a tutti gli istituti di credito italiani, al fine di verificare se vi sia stata violazione della legge 30 luglio 1998, n. 281, recante norme sulla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, nonché delle norme europee in materia di tutela della concorrenza del servizi bancari e finanziari.