Pubblicato il 16 giugno 2004
Seduta n. 616
BATTISTI. - Ai Ministri della giustizia e della salute. -
Premesso:
che durante un’indagine conoscitiva della Camera dei deputati sulla sanità penitenziaria, nel corso di un’audizione delle associazioni di volontariato davanti alle Commissioni riunite affari sociali e giustizia, sono emersi dati piuttosto allarmanti, riportati anche dalla stampa;
che dal 1995 le morti all’interno degli istituti penitenziari risultano in forte crescita, fino ad arrivare ai 500 decessi nel periodo intercorso tra il 2001 ed il 2003, di cui 65 avvenuti per suicidio, e tra questi due soggetti erano minori di età;
che, secondo la testimonianza delle associazioni, tra la popolazione carceraria 17.000 detenuti risultano tossicodipendenti, 10.000 hanno forme di disagio mentale, altri 10.000 sono colpiti da malattie infettive tra cui epatite, scabbia, tubercolosi e sifilide;
che nel corso dell’audizione l’associazione "Antigone" ha esposto i risultati di una ricerca, finanziata dall’Istituto superiore di sanità, dalla quale emerge che su 175 operatori sanitari (di cui 103 medici) di istituti di pena, il 72,3 per cento degli intervistati ritiene insufficiente o largamente insufficiente il budget destinato alla sanità penitenziaria; solo nel 27,7 per cento degli istituti si distribuiscono opuscoli per l’educazione sanitaria; in meno della metà degli istituti c’è un medico di guardia per tutte le 24 ore; in un istituto su quattro c’è un defibrillatore; nel 50 per cento delle carceri sono necessarie almeno 12 ore per avere accesso ai farmaci di base;
che nonostante la metà dei medici ritenga che nelle carceri ci sia un rischio medio-alto di contrarre l’epatite B e un terzo di essi ritenga probabile contrarre l’HIV/Aids nei penitenziari, circa il 60 per cento degli istituti non ha predisposto nessuna specifica iniziativa di contrasto;
che il sostegno psicologico, tramite il “presidio nuovi giunti”, alle persone appena arrestate, tra le quali sono più frequenti i casi di suicidio e gli atti di autolesionismo, è stato approntato solo in pochi istituti;
che, sempre dal rapporto delle associazioni di volontariato, si evince che i dispensari farmaceutici non sono adeguatamente aggiornati e i medicinali sono quelli della generazione precedente agli ultimi ritrovati della scienza;
che non è stato ancora attuato, se non in parte irrilevante, il trasferimento delle competenze per la medicina penitenziaria dal Ministero della giustizia a quello della salute, previsto dal decreto legislativo n. 230/99;
che il Ministero della giustizia ha ridotto i fondi per la sanità penitenziaria di 16 milioni di euro per l’anno 2003, pari al 30 per cento in meno dello stanziamento per il 2002,
si chiede di sapere:
se i dati forniti dalle associazioni di volontariato rispondano a verità;
quali misure si intenda adottare per fronteggiare la drammatica situazione sanitaria all’interno degli istituti di pena;
se non si ritenga opportuno aumentare il budget per fronteggiare l’emergenza sanitaria nei penitenziari, in maniera da supplire alla carenza di personale medico e paramedico, strumenti sanitari e medicinali;
se non si ritenga anomalo che tali denunce provengano dalle associazioni di volontariato e non dagli organi preposti al controllo della situazione ambientale e sanitaria negli istituti di pena.