Pubblicato il 21 dicembre 2016, nella seduta n. 736
CATALFO , MONTEVECCHI , PAGLINI , PUGLIA , AIROLA , BERTOROTTA , BLUNDO , BOTTICI , BUCCARELLA , BULGARELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , CIAMPOLILLO , CIOFFI , COTTI , CRIMI , DONNO , ENDRIZZI , FATTORI , GAETTI , GIARRUSSO , GIROTTO , LEZZI , LUCIDI , MANGILI , MARTELLI , MARTON , MORONESE , MORRA , NUGNES , PETROCELLI , SANTANGELO , SCIBONA , SERRA , TAVERNA , DE PETRIS , BAROZZINO , BOCCHINO , CAMPANELLA , CERVELLINI , DE CRISTOFARO , PETRAGLIA , MINEO
Il Senato,
premesso che:
l'Italia soffre una condizione ormai strutturale di crisi occupazionale che la relega in basso nelle statistiche internazionali per tasso di occupazione (nel 2015 intorno al 60 per cento rispetto all'80,5 per cento della Svezia, al 78 per cento della Germania, al 76,9 per cento del Regno Unito) e al vertice di quelle per tasso di disoccupazione (ormai stabile la doppia cifra con un tasso che va ben oltre l'11 per cento), con i drammatici picchi di quella giovanile, che hanno quasi sfiorato nell'estate 2016 il 40 per cento (dati Istat);
il risultato più evidente di tale crisi è la perdurante condizione di incertezza economico-finanziaria in cui versa la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, senza considerare che circa il 20 per cento della popolazione è a rischio di povertà, ben al di sopra della media europea (rapporto Bes 2016). Una precarietà messa a sistema che colpisce prioritariamente giovani e donne, spingendo ai margini del mercato del lavoro gli over 50 rimasti disoccupati e, al tempo stesso, incatenando gli over 60 al posto di lavoro;
si è venuta a creare in tal modo una preoccupante combinazione: nessuna tutela, tanta precarietà e scarso potere d'acquisto, contro cui solo i giovani tentano di resistere, scegliendo la strada dell'espatrio in cerca di Paesi in cui si possa lavorare per vivere, e non viceversa;
alla base della crisi dei consumi e degli "smottamenti" sociali che si registrano appare sempre più evidente e oggettiva la responsabilità del Governo Renzi e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, che, nonostante ciò, ricopre il medesimo incarico nell'attuale Governo Gentiloni;
a giudizio dei proponenti, il Ministro, infatti, promotore del cosiddetto Jobs Act, ha sistematizzato la precarietà occupazionale stimolando il ricorso al lavoro accessorio e ai voucher. Contemporaneamente, con l'adozione di incentivi a scadenza per l'assunzione a tempo indeterminato, ha contribuito a "drogare" i dati rilevati nell'arco del primo anno di entrata in vigore delle disposizioni che hanno fatto registrare un apparente quanto fraudolento aumento di occupati;
come più volte denunciato dai proponenti, infatti, tra gli occupati rilevati si nascondevano i nomi dei precari stabilizzati "a orologeria", perché sarebbero stati licenziati al termine del triennio di incentivi, i precari strutturali perché sfruttati attraverso i voucher, e la platea delle "false" partite Iva obbligate a lavorare con i vincoli del lavoro dipendente, ma senza le medesime garanzie;
a giudizio dei proponenti il Ministro ha mentito sapendo di mentire, impiegando i dati e le informazioni falsate dal suo stesso Jobs Act per fini di marketing politico-elettorale, ma è bastato attendere per vedere la realtà dei fatti come reso noto dall'ultima rilevazione Inps, che, con riferimento ai primi 10 mesi del 2016, ha evidenziato l'aumento rilevante (pari al 27 per cento) dei licenziamenti disciplinari, l'aumento rispetto al 2015 dei licenziamenti di lavoratori assunti a tempo indeterminato e il boom dei voucher (pari al 32,3 per cento in più) rispetto al 2015 quando si registrò l'aumento del 67,6 per cento rispetto al 2014;
a qualche giorno dalla sua conferma nel medesimo ruolo, il 19 dicembre 2016, con riferimento ai giovani che scelgono di espatriare in cerca di lavoro, il Ministro dichiarava: «Se ne vanno 100.000, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100.000 bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei "pistola". Permettetemi di contestare questa tesi, conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Una triste affermazione che appare coerente solo se considerata nell'irrispettoso solco tracciato già in precedenza da altri Ministri secondo i quali i giovani italiani sarebbero dei "bamboccioni", dei "choosy" e ora dei soggetti sgraditi;
i giovani italiani che, per sopravvivere, non trovano altre soluzioni che lasciare il proprio Paese non meritano il trattamento riservato loro dal Ministro;
lo stesso Ministro, che avrebbe dovuto rappresentare una figura chiave della compagine governativa di entrambi i Governi, nonché elemento di equilibrio politico nei rapporti con tutte le forze parlamentari, ed è chiamato ad essere e ad apparire trasparente rispetto ai propri atti, ai propri impegni ed ai propri comportamenti, è venuto meno, ad avviso dei proponenti, ai suoi doveri essenziali prima mentendo e poi denigrando il popolo italiano;
visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.