Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00498

Atto n. 4-00498

Pubblicato il 1° giugno 2023, nella seduta n. 75
Trasformato in 3-01627

FALLUCCHI - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dell'ambiente e della sicurezza energetica. -

Premesso che:

la proliferazione incontrollata in Italia della popolazione di cinghiali e di altra fauna selvatica ha determinato negli ultimi decenni gravi problematiche per la sicurezza pubblica, l'agricoltura e gli equilibri ecosistemici;

per l'invasione delle strade da parte di animali selvatici, soprattutto ungulati, nel 2022 si è registrato un incidente ogni 41 ore, con 13 vittime e 261 feriti gravi;

non meno gravi sono i danni che i cinghiali provocano agli agricoltori, i cui terreni seminativi e colture vengono devastati con perdite economiche medie annuali pari a oltre 17 milioni di euro;

la popolazione di cinghiale (Sus scrofa), secondo uno studio di ISPRA e della Coldiretti, è stimata rispettivamente da 1,5 a 2,3 milioni di capi con tendenza ad aumentare a causa della capacità di questa specie di adattarsi a diversi ambienti e della mancanza di predatori;

la Puglia è una delle regioni in cui l'emergenza è maggiore. Le stime contano 250.000 animali selvatici (una vera e propria invasione) e questo comporta non solo la peste dei cinghiali, ma il serio rischio per l'incolumità delle persone, visto che è noto che oramai i cinghiali arrivano in massa fino ai centri abitati con le aree della Murgia barese e tarantina, del Gargano e del subappennino dei monti Dauni divenute purtroppo habitat dei cinghiali;

ad oggi il piano di monitoraggio e di gestione del cinghiale disposto dalla Regione Puglia è oggettivamente insufficiente, visto che a distanza di mesi dalla deliberazione della Giunta regionale n. 1526/2021 la situazione è visibilmente peggiorata;

i dati mostrano in Puglia una superficie agricola utilizzata (SAU) di circa 1.415.597 ettari, collocandosi al secondo posto, dopo la Sicilia, a livello nazionale. Quindi è palese che il Governo regionale avrebbe dovuto e dovrebbe, vista la peculiarità del territorio regionale, intervenire in modo strutturale per tutelare l'economia regionale e delle sue imprese agricole (motore economico e sociale del territorio), nonché per la sicurezza dei cittadini;

in ambito agricolo, le colture più interessate dai danni da cinghiale sono i cereali autunno-vernini, il mais, vigneti, oliveti e frutteti, dove il danno maggiore è dovuto sia all'asportazione dei prodotti di cui si nutrono che all'azione di calpestamento e grufolamento che può determinare la distruzione o l'allettamento di intere colture che non possono più essere sottoposte a raccolta meccanica;

l'impatto del cinghiale incide in primis sulla conservazione delle specie animali e vegetali;

la perdita di ricchezza e diversità di specie, e quindi l'alterazione del funzionamento di un ecosistema costituiscono la principale conseguenza dell'impatto di questa specie. È quindi paradossale come la densità del cinghiale sia particolarmente elevata proprio nelle aree protette, primariamente vocate proprio alla conservazione della biodiversità;

considerato che:

il costante aumento della popolazione di cinghiali, su scala nazionale, ed in particolar modo nel territorio pugliese, richiede l'adozione urgente di una strategia di intervento, estesa a tutto il territorio nazionale, sulla base delle più aggiornate conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni, e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l'obiettivo prioritario di riduzione dei danni sotto ogni profilo;

l'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni nelle ultime settimane rappresenta un passo fondamentale per l'adozione di un piano straordinario per la gestione e contenimento della fauna selvatica da emanare dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste di concerto con quello dell'ambiente e della sicurezza energetica,

si chiede di sapere con quali tempi, anche a seguito dell'intesa raggiunta con le Regioni, saranno attuati gli interventi previsti dal piano straordinario citato, e se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno individuare ogni utile azione volta a garantire la realizzazione delle attività necessarie alla gestione del fenomeno e al contenimento in caso di eventuale inerzia delle amministrazioni regionali.