SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

267a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

MARTEDÌ 28 GENNAIO 2025

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Presidenza del vice presidente CASTELLONE,

indi del vice presidente RONZULLI

(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 268 del 29 gennaio 2025
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CASTELLONE

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,31).

Si dia lettura del processo verbale.

TERNULLO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 23 gennaio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

PRESIDENTE. Comunico che in data 24 gennaio 2025 è stato presentato il seguente disegno di legge:

dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro delle imprese e del made in Italy

«Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA» (1359).

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di domani, mercoledì 29 gennaio, alle ore 18,15, avrà luogo l'informativa dei Ministri dell'interno e della giustizia in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish.

I Gruppi potranno intervenire per cinque minuti.

Discussione della mozione n. 29 sull'operatività della Piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni per i disabili (ore 16,36)

Approvazione della mozione n. 29 (testo 2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00029, presentata dalla senatrice Ambrogio e da altri senatori, sull'operatività della Piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni per i disabili.

Avverto che i presentatori della mozione n. 29 hanno rinunciato all'illustrazione, riservandosi di intervenire nel corso del dibattito.

Non essendovi iscritti a parlare in discussione, ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione.

FERRANTE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sulle premesse nn. 1, 2 e 3. Sulla premessa n. 4, invece, il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: «considerato che la fase di sperimentazione della Piattaforma è stata avviata nel mese di maggio 2022 e si è conclusa a dicembre dello stesso anno. La Piattaforma è oggi pienamente attiva e operativa. Al 31 dicembre 2024 hanno aderito alla piattaforma CUDE 655 Comuni e sono stati generati 31.668 codici univoci con almeno un abbinamento "targa veicolo-CUDE".»

Il parere è favorevole sulle premesse nn. 5 e 6.

Sull'impegno si esprime parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adottare iniziative di competenza volte a incentivare l'operatività su scala nazionale della Piattaforma in tempi certi e, comunque, entro il 31 dicembre 2025 rendendo obbligatoria l'adesione alla stessa da parte di tutti i Comuni italiani».

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione.

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERSACE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, signor Sottosegretario, permettetemi di ringraziare la collega Paola Ambrogio per aver sollevato con la mozione n. 29, che ho voluto sottoscrivere, un tema che da tempo sta a cuore non solo alla sottoscritta, ma a tutte le persone a cui è stato rilasciato il contrassegno unificato disabili europeo, cosiddetto CUDE.

Tutti noi che lo usiamo quotidianamente avevamo accolto con grande gioia il decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e trasporti del 2021, nel quale si consentiva che con il contrassegno unificato venisse garantita anche la possibilità di utilizzare i parcheggi e le strutture riservate alle persone con disabilità in tutti i Paesi dell'Unione europea.

Ancora più interessante era la possibilità dal 2021 di associare la propria targa per accedere liberamente alle ZTL di tutta Italia tramite la piattaforma unificata nazionale informatica per i contrassegni unici, tenuta presso l'archivio nazionale dei veicoli. La situazione è stata ben illustrata anche nella mozione della collega e, nei fatti, la fase sperimentale di questa piattaforma cominciata nel maggio 2023, copre una parte, seppur minima, ma comunque significativa dei Comuni dove ci sono le zone a traffico limitato.

Questo comincia a rappresentare un serio problema per il rocambolesco - se vogliamo - utilizzo della vettura della persona con disabilità rispetto al fatto che viene meno la libertà di movimento per accedere alle zone a traffico limitato fuori dal Comune di residenza, negando nei fatti lo stesso principio di accessibilità e - lo voglio ribadire in quest'Aula anche per i colleghi che non ne sono al corrente - costringendo di fatto le persone titolari di contrassegno a muoversi in un labirinto burocratico, costretti ancora oggi a dover comunicare ogni volta al Comune in cui si trovano con un'e-mail la targa del proprio autoveicolo per non incorrere in sanzioni amministrative. Insomma, la finalità della piattaforma era proprio quella di unificare i dati in una sorta di banca nazionale, consentendo a tutti i Comuni di interloquire tra loro. È chiaro che se io vivo a Milano e il Comune di Milano mi autorizza, con il mio contrassegno, abbinato a un determinato numero di targa, ad accedere a una ZTL, non vedo perché questo debba diventare un problema, un handicap, un'ulteriore barriera nel momento in cui io mi sposto a Bologna o a Roma. (Applausi).

Sicuramente questa è una grande opportunità e la richiesta al Governo è di andare oltre la sperimentazione della piattaforma e di garantire quindi, nell'era della digitalizzazione di tutti i nostri dati, che chi è in possesso del contrassegno unificato disabili europeo (CUDE) possa circolare liberamente su tutto il territorio nazionale.

A tal proposito, prima di avviarmi alla conclusione, signor Presidente, voglio ricordare a tutti noi, in particolare ai sindaci dei Comuni interessati che ci ascoltano, che la Corte di cassazione, con la sentenza 28144/2022 ha sancito che il diritto della persona disabile o con un'invalidità ad accedere nelle ZTL è incondizionato e non limitabile per esigenze di controllo automatico degli accessi. Ebbene, con l'auspicio che la fase sperimentale sia veramente presto superata, rendendo la piattaforma obbligatoria e quindi strutturata per tutti i Comuni italiani e le Città metropolitane che abbiano le zone a traffico limitato, una cosa attesa e assolutamente sentita, annuncio il voto favorevole alla mozione da parte del Gruppo che rappresento. (Applausi).

OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la senatrice Ambrogio per aver presentato questa mozione che affronta un tema fondamentale per il futuro delle nostre città e per la qualità della vita dei cittadini: la mobilità.

Già la collega Versace sottolineava molto bene la portata di tale innovazione se questo contrassegno venisse diffuso in tutte le città italiane e quindi non fosse più solo una misura tecnica, ma diventasse un tassello importante per costruire città più vivibili, sostenibili e inclusive. Viviamo, infatti, in un momento in cui è necessario ripensare le città; dobbiamo ridurre il traffico veicolare nelle aree più centrali e urbanizzate e stimolare le persone a spostarsi a piedi o con mezzi di trasporto sostenibili, ma questa trasformazione non può avvenire senza tenere conto di chi, per necessità, deve usare l'auto. E qui entra in gioco, appunto, il contrassegno unico, che è un sistema, come diceva la collega Versace, che garantisce accesso prioritario a chi non ha alternativa, ovvero alle persone con disabilità. La strada, quindi, diventa uno spazio condiviso, dove tutti possono muoversi liberamente e in sicurezza; vengono così favoriti i cittadini più fragili, gli utenti più deboli della città, che sono le persone che hanno delle disabilità o anche, ad esempio, le mamme con le carrozzine, i pedoni, i ciclisti, coloro che hanno bisogno di un supporto specifico come il contrassegno. Il contrassegno stesso non è solo uno strumento pratico, ma è una scelta di priorità, è una risposta concreta, vorrei dire, all'esigenza di costruire una città che non solo deve essere più bella, ma anche più giusta, che dia spazio e dignità a chi affronta maggiori difficoltà. Garantire a queste persone la libertà di muoversi senza barriere burocratiche, in questo caso, accedendo a zone a traffico limitato e ai parcheggi dedicati significa mettere davvero al centro delle politiche urbanistiche chi è più fragile. Attenzione, però, c'è una condizione essenziale.

Questo strumento deve essere usato in modo corretto; non possiamo permettere che diventi un pretesto per chi vuole aggirare le regole. Gli abusi danneggiano tutti, ma soprattutto chi ha davvero bisogno di queste agevolazioni. Il contrassegno deve essere rilasciato solo a chi ne ha diritto, a chi è legato alla presenza dei disabili all'interno dell'auto. Servono controlli più rigorosi e intelligenti, anche sfruttando le tecnologie, per tutelare i veri beneficiari e combattere i soliti furbetti. Non possiamo tollerare che chi viola le regole ottenga un vantaggio a scapito di chi, magari, sta anche peggio e deve superare quotidianamente queste difficoltà.

L'attuazione di questo contrassegno è anche un'occasione per guardare più lontano. Le città del futuro devono essere progettate per mettere al centro le persone, non le auto. Favorire la mobilità dolce e sostenibile non significa solo ridurre traffico e inquinamento, ma creare spazi urbani che siano accoglienti, accessibili e sicuri per tutti. È una sfida che richiede coraggio e una visione chiara delle priorità: dare spazio ai cittadini più fragili e agli utenti più deboli, garantendo al tempo stesso regole chiare e un uso intelligente delle risorse.

Noi di Forza Italia abbiamo sempre creduto nella necessità di coniugare innovazione e solidarietà, efficienza e rispetto per i bisogni delle persone. Il contrassegno unico è un esempio concreto di questa visione, ma per farlo funzionare bene serve il supporto dello Stato, che deve aiutare i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, a gestire questa innovazione senza difficoltà.

Concludo il mio intervento dicendo che il contrassegno unico non è solo un servizio per chi ne ha bisogno, ma è anche il simbolo di una città che guarda al futuro dove inclusione, sostenibilità e rispetto delle regole convivono. Noi sosteniamo questa mozione con convinzione e con la responsabilità di costruire città migliori, più vivibili e soprattutto più giuste per tutti.

DI GIROLAMO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DI GIROLAMO (M5S). Signora Presidente, anch'io vorrei unirmi ai ringraziamenti nei confronti della collega Paola Ambrogio per aver scelto questa mozione, che è sostanzialmente trasversale. Ricordo quando nel 2018 venne istituito il fondo nella legge di bilancio 2019 e ricordo anche il regolamento emanato dal ministro Giovannini, che di fatto andava a recepire la normativa europea sul contrassegno unificato per i disabili.

Certamente l'adesione a questa strategia di mobilità è stata esponenziale, però a mio avviso un po' troppo lenta. Vorrei quindi ripercorrere i dati in mio possesso: nel dicembre 2022 solo 24 Comuni hanno aderito alla piattaforma; nel settembre 2024 la settima divisione della direzione generale della motorizzazione civile (quindi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) ha evidenziato come fossero 554 i Comuni attivi nella piattaforma, ma solo 369 quelli effettivamente operanti, ovvero Comuni che si fossero registrati nella piattaforma e che avessero iniziato a produrre questo tipo di certificati che permette al disabile di potersi muovere in maniera libera all'interno delle diverse zone a traffico limitato o in altre strade con diversi tipi di limitazione all'interno del territorio nazionale. Ad oggi, i dati riportati - e ringrazio il sottosegretario Ferrante per aver aggiornato la mia scheda - parlano di 655 Comuni.

Io dichiaro certamente il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle alla mozione in esame, però mi permetto di evidenziare al Sottosegretario, che sicuramente farà da tramite con il Ministro, la necessità di trovare una strada che favorisca la maggior partecipazione dei Comuni. L'intento, infatti, è certamente nobile, però quel muro burocratico non viene scavalcato nel momento in cui lo stesso Comune non si fa promotore di una sorta di comunicazione nei confronti dei cittadini che hanno dei diritti riconosciuti prima di tutto in ambito europeo e recepiti dalla normativa italiana, ma che, se non sono informati di qualcosa, come fanno a saperlo? Occorre quindi una modalità di comunicare costruttiva con i diretti interessati, affinché questa piattaforma possa veramente superare la fase del rodaggio ed entrare a pieno regime per la tutela dei diritti di tutti i disabili del territorio italiano. (Applausi).

MURELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, come anticipato anche dai colleghi in precedenza, vorrei ricordare che, anche grazie alla collaborazione dell'allora ministro delle disabilità Erika Stefani (Applausi), è stata istituita una banca dati unica, con la finalità di semplificare la mobilità delle persone con disabilità su tutto il territorio italiano. Successivamente, nel 2021, è stato presentato un decreto ministeriale che vogliamo discutere. Il sistema denominato CUDE consente al cittadino titolare di un contrassegno rilasciato da uno dei Comuni aderenti di spostarsi con l'automobile in un altro Comune italiano o europeo senza dover preventivamente richiedere l'autorizzazione di ingresso nelle aree a traffico limitato. Si tratta dunque di una soluzione innovativa per i disabili che permette loro un cambiamento di vita sociale e lavorativa non indifferente, permettendone la libera circolazione. La piattaforma però è attiva in via sperimentale da metà 2022; affinché il servizio funzioni è necessario che i Comuni si registrino e aderiscano a questa sperimentazione. Nonostante tale soluzione sia innovativa e comporti anche il vantaggio di snellire il carico di lavoro e la burocrazia per gli uffici comunali dell'elenco dei Comuni aderenti, a febbraio 2023 solo 26 Comuni risultano direttamente aderenti a questo progetto.

Per incentivare l'utilizzo del CUDE, il 24 febbraio scorso il vice presidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini e il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli hanno firmato una lettera congiunta indirizzata al presidente dell'ANCI Antonio De Caro, chiedendo direttamente al Presidente di incentivare l'adesione a questa piattaforma al fine di produrre effetti tangibili che riguarderanno anche i Comuni per l'accesso alle zone a traffico limitato, e quindi tutto il territorio, in modo da garantire la mobilità controllando le targhe attraverso le telecamere e lo scambio di dati.

L'adesione alla piattaforma da parte dei Comuni è fondamentale e non può attendere oltre. Quindi anche la Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore di questa mozione che ha visto in prima linea l'allora ministro Erika Stefani e ora la ministra Locatelli si è spesa al riguardo. Ringrazio il Governo per le riformulazioni e chiediamo di sottoscrivere la mozione. (Applausi).

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, inizio subito dicendo che voteremo a favore. Dico però al Sottosegretario che c'è bisogno di mettere un po' in ordine le cose e di metterle un po'in fila. Il principio è sacrosanto: dobbiamo fare in modo di agevolare in tutto e per tutto la mobilità delle persone disabili, e su questo immagino che il Parlamento sia compatto e unito. Questo è nato come modello sperimentale - è stato raccontato anche dalle colleghe che mi hanno preceduto - e c'è una difficoltà forse da parte di alcuni Comuni ad aderire. È chiaro che spetta al Governo verificare quali sono state fino ad oggi le difficoltà - se ci sono state - che hanno impedito ai Comuni di aderire in massa. Questo sarebbe ad esempio un primo passaggio importante per fare in modo che questo scambio di informazioni renda il sistema davvero efficace. Lo ricordiamo: questo sistema deve essere reso efficace per il bene dei cittadini con disabilità.

Non sappiamo però se c'è o no bisogno di risorse. Voi, nella nuova formulazione che avete dato a questa mozione, specificate che i costi devono essere contenuti e quindi che non vi siano costi aggiuntivi. Tale precisazione ci preoccupa: pensate che i costi ci possano essere? Siccome crediamo che questa azione debba essere fatta, abbiamo bisogno che tutti siano allineati. Se per caso ANCI dovesse rispondere - lo dico a livello ipotetico - che ci sono dei problemi da risolvere, occorre che da parte del Governo venga data una mano per affrontarli, visto che la finalità è comune a tutti.

Fatta questa doverosa premessa, che però è la premessa al nostro voto favorevole, aggiungo, signor Sottosegretario, un altro elemento. Purtroppo anche dopo l'adesione in massa a questa piattaforma nazionale che si allinea alle norme europee e che quindi potrebbe garantire davvero una mobilità certa e sicura alle persone disabili attraverso questo contrassegno, c'è il tema che la certificazione dell'invalidità permanente continua a essere richiesta a scadenze ben precise, come se un'invalidità permanente - non stiamo parlando della revisione delle invalidità che possono modificarsi - fosse qualcosa che in realtà si può modificare.

Allora, come Partito Democratico, durante l'esame del provvedimento sul codice della strada avevamo presentato un ordine del giorno, a cui il Governo ha dato parere favorevole. Ma, in quella sede, proprio qui in Aula da parte del Governo ci era stato detto: certo, il parere è favorevole; siamo anche in attesa di raggiungere l'obiettivo - forse lei se lo ricorda, signor Sottosegretario, perché era presente in Aula - di tenere insieme tutte le diverse certificazioni, con la possibilità che questa piattaforma parta davvero su scala nazionale. Questo ve lo segnalo come problema precedente a tutto il resto, perché oggi, oltre al tema delle mobilità, le famiglie che hanno un disabile o comunque le persone disabili segnalano che il loro vero problema è dover andare a farsi ricontrollare, a fronte di una certificazione già permanente della loro disabilità. Intervenite su questo, perché è una chiave per risolvere e per dare respiro a chi si trova in difficoltà. (Applausi).

Siccome sono convinta che la pensiate esattamente come noi, non vi stiamo facendo la lezione, ma vi stiamo dando degli strumenti. A fronte di una mozione che può essere approvata all'unanimità da questo Parlamento e che può accogliere dentro di sé un ordine del giorno che ha già avuto un parere favorevole del Governo, queste azioni, per favore, mettetele in fila, perché a fare pasticci poi si fa in fretta. Questo è un tema che deve essere trattato con cura e non con pasticci. Signor Sottosegretario, è nelle sue mani: le affidiamo quindi questa grande responsabilità. (Applausi).

AMBROGIO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Senatrice Ambrogio, le chiedo anche di esprimersi in merito alle riformulazioni proposte dal Governo.

AMBROGIO (FdI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi senatori, esprimo grande soddisfazione per gli interventi che ho ascoltato oggi in Aula: si tratta di interventi non polemici, che hanno a cuore solo ed unicamente il miglioramento della vita e della quotidianità delle persone con disabilità. Di questo veramente ringrazio tutti, maggioranza e opposizione.

La mozione ha uno scopo: promuovere, agevolare e sostenere il diritto alla mobilità delle persone disabili. Perché l'abbiamo dovuta presentare? Perché in realtà - come dicevano anche i colleghi che sono intervenuti prima di me - ci si trova nella difficoltà, quando si passa da un Comune all'altro, di avere delle procedure di autorizzazione completamente diverse. Per i possessori di questo contrassegno unificato disabili europeo (che abbreviamo con CUDE) in realtà le procedure sono diverse da un Comune all'altro. Questo fa sì che molto spesso le persone disabili incorrano in sanzioni e, nonostante si proceda poi a presentare dei ricorsi, molto spesso tocca loro pure ottemperare a queste sanzioni.

C'è una stortura, c'è una grande frammentazione nel nostro Paese. Con la creazione di questa piattaforma informatica nazionale si è cercato di porre fine a queste problematiche. Il punto di arrivo dovrebbe proprio essere quello di garantire una maggiore mobilità sul nostro territorio nazionale, facendo sì che il passaggio da un Comune all'altro all'interno delle zone a traffico limitato (le cosiddette ZTL) sia molto più agevole. Aver realizzato questa piattaforma non è solo un fatto di buon senso e di civiltà, come dico io, ma è anche ottemperare a quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che è stata approvata a New York nel 2006 e che l'Italia ha ratificato nel 2009. Il diritto alla mobilità universale è un principio cardine, che viene richiamato all'interno della Convenzione e che vogliamo fare nostro.

Con questa mozione, cerchiamo in qualche modo di alleggerire la mobilità delle persone che si trovano in difficoltà. Quindi, tutte le targhe che vengono associate al CUDE avranno la possibilità di spostarsi da un Comune all'altro senza incorrere in una serie di procedure a cui bisogna adeguarsi.

Oggi, purtroppo, i dati sono ancora un po' scarsi, perché 650 Comuni che hanno aderito, a fronte di quasi 8.000 Comuni che abbiamo sul territorio nazionale, sono ancora pochi. La città da cui provengo, cioè Torino, che è una città capoluogo, ancora non ha aderito. Quindi, l'invito che farò al sindaco è di aderire quanto prima, così come faranno tanti altri Comuni.

Io accolgo, pertanto, la riformulazione che è stata presentata oggi dal Governo, dal sottosegretario Ferrante, perché in qualche modo, pur tenendo conto di eventuali costi e compatibilmente con le risorse a disposizione, impone un obbligo. Fino ad oggi l'adesione a questa piattaforma nazionale unica era facoltativa: si poteva fare come non fare. Oggi, invece, con questa mozione, andiamo a porre un obbligo e, nel farlo, indichiamo anche un termine entro il quale sarebbe opportuno aderire, che è il 31 dicembre del 2025.

Io credo che sia un tempo congruo, affinché tutti i Comuni che ancora non lo hanno fatto - e sono ancora tanti, purtroppo - possano aderire a questa piattaforma e quindi consentire un miglioramento della mobilità delle persone con disabilità. Ringrazio ancora il Governo per questa riformulazione, dunque, che accolgo con favore. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 29 (testo 2), presentata dalla senatrice Ambrogio e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). All'unanimità, informo.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione secondaria superiore «Aldo Moro» di Margherita di Savoia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Discussione della mozione n. 83 (testo 2) sul riconoscimento italiano e internazionale dello Stato di Palestina (ore 17,03)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00083 (testo 2), presentata dalla senatrice Maiorino e da altri senatori, sul riconoscimento italiano e internazionale dello Stato di Palestina.

Ha facoltà di parlare la senatrice Pirro per illustrarla.

PIRRO (M5S). Signor Presidente, io voglio iniziare subito chiarendo che l'atroce eccidio compiuto da Hamas il 7 ottobre del 2023 non può trovare alcuna giustificazione e che il diritto di Israele all'esistenza e a tutelare la sicurezza dei propri cittadini non può essere messo assolutamente in discussione. (Applausi).

Detto questo, però, sappiamo anche che il popolo palestinese attende il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della comunità internazionale dal 1948. Ripeto: dal 1948, non da ieri.

L'attacco terroristico di Hamas ha riacceso un conflitto tra i due popoli, che però hanno tra di loro una lunga storia di ostilità e guerre. Questa crisi che ne è derivata, e che speriamo si volga al termine, è scaturita da una situazione radicata e probabilmente sottovalutata dalla politica internazionale.

Non dimentichiamo che le condizioni umanitarie nella striscia di Gaza con il passare dei mesi sono diventate sempre più drammatiche e siamo attualmente a un bilancio - che speriamo possa essere definitivo - di circa 46.000 vittime, quindi un numero considerevole. Tutto questo è avvenuto perché, purtroppo, il processo di pace ha avuto tanti stop and go nei decenni passati e sembrava volgere finalmente a un momento di successo nella metà degli anni Novanta con gli accordi di Oslo, ma questi accordi divennero lettera morta quando fu assassinato uno dei firmatari degli accordi che era il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Rabin non fu assassinato dalla mano di terroristi di Hamas, ma da estremisti sionisti che erano contrari allo smantellamento delle colonie e alla costituzione dello Stato di Palestina.

Da allora in poi, sono tantissime le risoluzioni che si sono succedute da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, per esempio nel 2012, quando fu assegnato alla Palestina lo status di osservatore permanente, che era già in qualche modo un riconoscimento che il processo di pace potesse andare avanti solo con il reciproco riconoscimento dei due Stati e la soluzione a due Stati. Idem avvenne con la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 26 dicembre 2016, che riteneva insostenibile lo status quo, esprimeva grave preoccupazione per le attività di insediamento da parte israeliana che mettevano in pericolo la percorribilità della soluzione a due Stati, basata sui confini del 1967; condannava il trasferimento di popolazione israeliana nelle colonie, la confisca delle terre dei palestinesi, la demolizione delle loro abitazioni, lo sfollamento degli occupanti in tutto il territorio occupato. Infine, tralasciando vari altri passaggi, che potete trovare nel testo completo della nostra mozione, il 4 dicembre 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite con un'altra risoluzione avvia una conferenza internazionale che dovrà aver luogo a giugno.

Per queste ragioni, noi chiediamo, Presidente, che il Governo si impegni a riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967, secondo le risoluzioni citate delle Nazioni Unite, che proponiamo di sostenere in tutte le sedi internazionali idonee e l'adozione di un atto analogo da parte di tutti i Paesi membri dell'Unione europea come fondamentale contributo per il riavvio del processo di pace.

L'ultima cosa che voglio dire, signora Presidente, è che tutti noi dovremmo forse provare a metterci nei panni dei cittadini palestinesi che vivono nella striscia di Gaza. Io ho sentito diverse storie precedenti all'attacco del 7 ottobre: storie di studenti che avevano vinto borse di studio per dottorati di ricerca, contratti di assegni di ricerca all'estero in Paesi dell'Unione europea in materie che non possono mettere a rischio l'esistenza di Israele come, per esempio, la filosofia. Ebbene, a causa del diniego del permesso di uscire dalla Striscia di Gaza da parte di Israele, questi ragazzi non hanno potuto usufruire delle borse di studio che si erano meritati.

Pertanto, prima di votare oggi questa mozione, pensate se uno di quei ragazzi fosse stato vostro figlio: che sentimenti avreste nei confronti di chi impedisce loro di realizzarsi umanamente e professionalmente? (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

È iscritta a parlare la senatrice Bilotti.

BILOTTI (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il riconoscimento dello Stato di Palestina non riguarda soltanto la politica internazionale, ma anche princìpi di giustizia, pace e rispetto dei diritti umani che, come Paese, dovremmo sempre - e non a corrente alternata - cercare di promuovere e difendere.

Userò il breve tempo a disposizione non per ricordarvi le inenarrabili nefandezze di cui questo Governo israeliano - non il popolo israeliano tutto - si è macchiato a Gaza dopo che l'organizzazione terroristica Hamas - non il popolo palestinese tutto - ha compiuto l'efferato e disumano attacco del 7 ottobre. Non lo impiegherò nemmeno per discutere di quale crimine si siano macchiati tutti coloro che a Gaza hanno ammazzato, secondo un recente studio di «The Lancet», più di 70.000 persone, compiendo una strage di civili senza precedenti. Per quello ci sono gli organi internazionali, alle cui decisioni - ricordarlo di questi tempi non fa mai male - siamo tenuti a dare esecuzione.

Impiegherò il tempo a disposizione per chiedervi che cosa vogliamo fare, perché io non voglio arrivare fra vent'anni e ricordarmi che davanti a questa situazione non ho mosso un dito. Questo possiamo fare: riconoscere lo Stato di Palestina, come ha chiesto l'ONU nel lontano 1947 con la risoluzione n. 181, ma anche a ottobre 2023, quando 121 Nazioni hanno votato a favore del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese; e, ancora, a dicembre 2024 con una risoluzione approvata da 172 Nazioni.

Dopo il fallimento degli Accordi di Oslo (anni 1993-1995), il processo di pace ha subito una battuta di arresto irreparabile. Da allora gli insediamenti israeliani in Cisgiordania si sono moltiplicati, in violazione della Convenzione di Ginevra che vieta espressamente il trasferimento di popolazione civile in territori occupati. Le politiche israeliane hanno creato condizioni di vita insostenibili per i palestinesi, alimentando frustrazione e radicalizzazione. La detenzione arbitraria di migliaia di palestinesi, che spazia da leader politici a civili, e le umiliazioni quotidiane ai checkpoint militari hanno contribuito a minare la fiducia nel processo di pace. Queste politiche hanno compromesso gravemente la possibilità di realizzare la soluzione "due popoli, due Stati".

Riconoscere il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione significa riconoscere a un popolo la dignità, la libertà e la pace a cui ogni essere umano ha diritto. Riconoscere lo Stato di Palestina è un passo necessario per avanzare verso una pace giusta e duratura, è un segnale chiaro che l'Italia è dalla parte del diritto internazionale e dei diritti umani. Riconoscere lo Stato di Palestina è il mezzo principale per fermare la spirale di violenza in cui tutta l'umanità non può ancora tollerare di essere risucchiata. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.

CASINI (PD-IDP). Signor Presidente, cari colleghi, siamo davanti a uno snodo politico importante perché con questo documento (e proprio per questo ho voluto far sentire la mia voce nel dibattito generale) il MoVimento 5 Stelle ha posto una questione di grandissimo significato politico: il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Anzitutto, ritengo assai opportuna la precisazione iniziale che la presentatrice ha voluto riportare quando ha ricordato, senza ombra di dubbio, che questo documento condanna fermamente quello che è successo il 7 ottobre, senza se e senza ma.

Infatti qualsiasi riconoscimento dei diritti legittimi dello Stato palestinese infatti non può non poggiare sulla ferma condanna di Hamas e su quello che è successo il 7 ottobre. Potremmo anzi fare una lunga riflessione sul rischio che tutto quello che è seguito al 7 ottobre abbia finito per essere un grande regalo nei confronti di Hamas, perché ha cioè regalato la legittima causa del popolo palestinese proprio a chi il 7 ottobre ha dimostrato di avere a cuore tutto, salvo che il popolo palestinese. Le conseguenze di quel gesto nefando sono state pagate in primo luogo da innocenti palestinesi. Queste premesse non sono pertanto banali, ma fondamentali.

Il riconoscimento della Palestina è un gesto forte e sinceramente preferirei due cose.

In primo luogo, questo gesto che personalmente ho sempre sollecitato, perché ho ritenuto che due popoli, due Stati fosse la nostra mission tradizionale, preferirei che avvenisse non tanto in una dialettica antagonistica tra maggioranza e opposizione, ma come frutto unitario del lavoro del Parlamento e del rapporto tra Parlamento e Governo.

In secondo luogo, vi è il tema della concertazione europea: colleghi, non mi sfugge il fatto che altri Paesi che sono già andati avanti su questa strada e sono Paesi europei, ma è molto importante che in questo momento, proprio perché ne abbiamo bisogno, recuperiamo la capacità di una politica estera e di difesa comune dell'Europa. E non può non esserci tra i capisaldi di questo sforzo comune anche il tema israelo-palestinese.

Non c'è dubbio pertanto che, per quanto mi riguarda, la mozione sia giusta. Ricordo solo che, quando ero presidente dell'Unione interparlamentare - non mi ricordo l'anno esatto, ma era tra il 2006 e il 2007 - a Ginevra feci passare col voto degli israeliani anche l'accettazione a pieno titolo della delegazione palestinese da parte di quell'organismo, proprio con la considerazione che la strada della coesistenza non avesse alternative.

Credo che il nostro dibattito dovrebbe essere in grado di smuovere qualcosa anche all'interno della maggioranza, perché c'è molto in questo lavoro comune che stiamo facendo in Parlamento: c'è un grande significato nel poter portare al Governo una posizione comune del Parlamento; mi dispiacerebbe se questo passaggio segnasse una divisione tra maggioranza e opposizione, perché tra l'altro diventerebbe anche un atto sterile; sappiamo benissimo infatti che se l'opposizione vota questo auspicio, ma il Governo e soprattutto la maggioranza sono contrari, esso rimarrà lettera morta.

Vorrei pertanto rivolgere nel dibattito generale la preghiera ai colleghi della maggioranza di considerare esattamente questo documento, che mi sembra equilibrato. Vedete, ci sono alcune affermazioni su Netanyahu che secondo me potrebbero essere anche espunte. Allora, qui parliamoci chiaro qui: io le ho fatte in Parlamento perché dissento totalmente dalla politica di Netanyahu; il tema è però molto semplice: i Governi passano, i Paesi rimangono. Qui non ci possiamo "impiccare" al rapporto tra noi e il Governo Netanyahu, che è stato scelto democraticamente dai cittadini israeliani. Io non lo condivido, magari qualcun altro sì, ma il discorso finisce lì. Noi trattiamo con chi c'è: è come quando, guardando gli Stati Uniti qualcuno si lamenta che c'è Trump; capisco che possa non essere il proprio desiderato, ma se c'è Trump, noi dobbiamo parlare col Presidente degli Stati Uniti.

Credo quindi che, se la maggioranza esprimesse una qualche disponibilità a discutere nel merito del dispositivo di questo provvedimento - mi rivolgo soprattutto all'onorevole Patuanelli - forse qualche parte potrebbe anche essere limata.

Noi infatti abbiamo l'interesse, come Parlamento, di arrivare non all'approvazione di qualcosa di simbolico o al diniego di qualcosa di simbolico, ma alla effettività di un gesto, che poi il Governo rende attuativo. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Prima di dare la parola al rappresentante del Governo, vorrei chiedervi, colleghi, di fare gli auguri di buon compleanno al presidente Marcello Pera, già Presidente del Senato, oggi Presidente della Commissione per la biblioteca e per l'archivio storico del Senato. Tanti auguri. (Applausi).

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione presentata.

CIRIELLI, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, cari colleghi senatori, il parere del Governo è contrario sulle premesse e sull'impegno n. 2.

Sull'impegno n. 1, invece, poiché il Governo da sempre si è espresso, in continuità con tutti i Governi, per il principio dei due Stati e due popoli, presentiamo la seguente riformulazione: «a sostenere nelle opportune sedi europee e internazionali iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato di Palestina, nel quadro di una soluzione negoziata fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e in sicurezza».

PRESIDENTE. Chiedo ai firmatari della mozione se accettano la riformulazione del rappresentante del Governo.

PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, apprezzando innanzitutto le parole del senatore Casini, che ringrazio per il suo intervento in discussione, dovendo però valutare con maggiore attenzione quanto detto dal rappresentante del Governo, che esprime un parere contrario sulle premesse, un secco parere contrario su uno dei due impegni e una riformulazione corposa del primo impegno, e posto che non c'è stata alcuna interlocuzione preliminare rispetto alla votazione, avrei la necessità di avere un lasso di tempo per valutare la proposta di riformulazione che il Governo ha avanzato.

Chiedo quindi di poter passare al successivo punto all'ordine del giorno e rinviare le dichiarazioni di voto e il voto finale su questa mozione. Ritengo che l'importanza di questo argomento ci consenta questa breve inversione dei punti all'ordine del giorno. (Applausi).

PRESIDENTE. Non facendosi osservazioni, passo al successivo punto all'ordine del giorno per consentire al senatore Patuanelli e alla senatrice Maiorino di esaminare la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.

Discussione della mozione n. 97 sulle iniziative volte a sostenere il processo di pacificazione tra Armenia e Azerbaijan (ore 17,23)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00097, presentata dal senatore Scalfarotto e da altri senatori, sulle iniziative volte a sostenere il processo di pacificazione tra Armenia e Azerbaijan.

Ha facoltà di parlare il senatore Scalfarotto per illustrarla. (Brusio).

Vi prego, colleghi, di lasciare i banchi del Governo, in modo che il Vice Ministro possa partecipare alla discussione su questa mozione.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, se il Governo è preso da negoziazioni legittime, relative alla mozione precedente, io non comincerei il mio intervento. (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di lasciare i banchi del Governo, altrimenti è necessario sospendere la seduta.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Capisco che sia un argomento assolutamente importante.

PRESIDENTE. Sospendiamo brevemente la seduta.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 17,25, è ripresa alle ore 17,41).

Colleghi, la seduta è ripresa.

Chiedo al Vice Ministro di tornare tra i banchi del Governo. Intanto le interlocuzioni tra i Gruppi possono continuare all'esterno dell'Aula.

Ha facoltà di parlare il senatore Scalfarotto per illustrare la mozione 1-00097.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, parliamo del Caucaso, di Armenia e Azerbaijan. Parliamo di un luogo rispetto al quale, quando se ne parla, sarebbe interessante avere una carta geografica sottomano, perché le complessità politiche in quella parte del mondo derivano largamente dalla geografia, cioè proprio da come i confini sono disegnati e da come le persone che abitano quella regione del mondo si sono ripartite nei Paesi che un tempo facevano parte dell'Unione sovietica. Tutte quelle che sono state le discussioni, i disaccordi e le difficoltà e anche le convivenze complicate tra etnie diverse e religioni diverse, nei decenni in cui c'è stata l'Unione sovietica, sono state coperte dalle decisioni che arrivavano da Mosca. Una delle conseguenze del dissolvimento dell'Unione sovietica nel 1991 è che gli Stati che ne facevano parte acquisiscono la loro sovranità, quindi riemergono dai bassifondi della storia quelle differenze, quelle individualità e quel desiderio di autodeterminazione che il sistema sovietico aveva cancellato.

Tra Armenia e Azerbaijan, ripeto, guardando la cartina, troviamo davvero delle particolarità. Ad esempio, l'Azerbaijan è sostanzialmente diviso in due e l'Armenia fa come da cuscinetto tra il mainland, la parte principale dell'Azerbaijan, e un exclave grande che confina con la Turchia, e che si chiama Naxçıvan e che non ha punti di contatto con la madrepatria. La stessa cosa accadeva nell'altro senso dentro l'Azerbaijan, dove c'era un'intera area chiamata Nagorno-Karabakh (o Artsakh, a seconda dei punti di vista), dove abitavano esclusivamente degli armeni, completamente circondati dal territorio azero.

Finisce l'Unione sovietica e alla fine la comunità internazionale sostanzialmente decide di tenere tutto come sta. Quindi il Nagorno-Karabakh finisce sotto la sovranità azera, ma con questa grande comunità armena. Le cose naturalmente funzionano finché possono, e da qui vengono fuori una serie di conflitti: il primo conflitto armeno-azero alla fine degli anni Ottanta (parliamo del 1988-1994) finisce con una vittoria dell'Armenia, che sostanzialmente dà autonomia alla regione e addirittura il Nagorno-Karabakh si dichiara indipendente (cosa che poi non viene riconosciuta dalla comunità internazionale). Negli anni le cose cambiano e con la seconda guerra, nel 2020, è l'Azerbaijan ad avere ragione degli armeni e quindi a prendere il controllo del Nagorno-Karabakh.

C'è una fase intermedia, in cui la popolazione armena (circa 120.000 persone) vive in questo territorio collegato da una piccola striscia di terra, che si chiama corridoio di Lachin, dove si frappongono le truppe russe, che avevano l'incarico di garantire il transito di medicinali e farmaci tra Armenia e Nagorno-Karabakh. Questo corridoio a un certo punto viene bloccato (cerco di farla il più breve possibile), la popolazione armena resta isolata dalla madrepatria e c'è una grossa crisi umanitaria, fino a che sostanzialmente in poche ore, nel settembre 2023, l'Armenia perde il Nagorno-Karabakh, l'Azerbaijan ne conquista il pieno controllo e l'intera popolazione armena deve spostarsi e deve essere dislocata nella madrepatria.

Questa è stata naturalmente una vicenda difficile per entrambe le parti, perché ci sono stati morti di qua e di là e c'è stata una guerra guerreggiata. Restano in piedi delle questioni, legate per esempio ai prigionieri politici, al collegamento tra l'Azerbaijan e il Naxçıvan e al riconoscimento dei confini, che però le parti hanno cominciato a discutere con buona volontà, tant'è che si è arrivati a un accordo con cui gli armeni cedono il controllo di quattro cittadine che si trovano al confine con l'Azerbaijan (questo pare un buon passo).

Cosa dice allora la nostra mozione? Senza prendere parte né per l'uno Stato, né per l'altro, vorremmo che il Governo italiano, cosa che in verità il ministro Tajani già in parte ha fatto incontrando le parti ai margini dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, si spendesse perché Armenia ed Azerbaijan continuino a fare quello che hanno fatto, cioè negoziare per arrivare a un accordo di pace che preveda il riconoscimento dei confini, la protezione delle eredità culturali dei luoghi (perché è chiaro che, quando si hanno questi grandi spostamenti di popolazione, quelle eredità culturali sono a rischio), la liberazione, se ci si riesce, o comunque l'avvio di una negoziazione per giungere alla liberazione degli eventuali prigionieri politici, così che le due parti possano convivere pacificamente e l'Italia, che ha anche un interesse economico nella partnership con questi due Stati, possa assisterli, insieme all'Unione europea (che è fondamentale in questo caso, perché aspiriamo tutti a una politica estera comune), proprio perché quella regione non si aggiunga alle troppe regioni problematiche che ci sono nel nostro pianeta.

Confido che il Governo darà parere favorevole a una mozione che è stata scritta con grande attenzione, al fine di essere molto equilibrata e di non dare a nessuno l'impressione di voler parteggiare per l'una o per l'altra parte. Spero davvero che tutto il Parlamento possa dare mandato al Governo di farsi testimone e operatore di pace e di giustizia, affinché il Caucaso possa vivere in pace e serenità. (Applausi).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare in discussione, ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione presentata.

CIRIELLI, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il collega Scalfarotto, considerato anche il fatto che l'ultima versione della mozione è ben congegnata e sicuramente lavora nell'auspicio dell'Italia, che è quello di essere equidistante e di lavorare concretamente per la pace.

Voglio dire che c'è un impegno del Governo ad essere più ambizioso e voglio testimoniare che il ministro Tajani, oltre ad essersi impegnato all'ONU, ha anche invitato due volte i Ministri degli esteri dell'Azerbaijan e dell'Armenia per un trilaterale a Roma. Entrambe le volte l'Azerbaijan ha dato parere favorevole, mentre invece gli armeni non sono voluti venire. Ma il lavoro continua.

Sono stato più volte in entrambi i Paesi, ho incontrato gli esponenti governativi e devo dare atto che l'attuale Governo armeno sta facendo un grande sforzo per raggiungere la pace, con una grande opposizione interna filorussa, molto aggressiva, che, usando anche armi di disinformazione, accusa il Governo armeno di aver svenduto i diritti degli armeni nella regione storica del Nagorno-Karabakh.

Sul piano storico, ovviamente, lei ha fatto una disamina. Neanche l'Armenia, come anche lei ha accennato, ha mai sostenuto che quella regione appartenesse giuridicamente all'Armenia. Anzi, ha sempre dichiarato, in ossequio a quanto stabilito da tutte le mozioni e tutte le risoluzioni dell'ONU, che la regione storica del Nagorno-Karabakh facesse parte giuridicamente dell'Azerbaijan.

Il Governo propone una serie di piccole modifiche che tengono conto delle risoluzioni dell'ONU e degli aspetti tecnicamente rilevanti ai fini di mantenere il nostro ruolo come grandi attori. Voglio dire che noi non abbiamo solo interessi economici in Azerbaijan, perché questo è un punto che viene sempre messo in campo, anche in negativo. In realtà, noi abbiamo un grande interesse in tutto il Caucaso, alla sua stabilità e per la sua funzione di connettività geografica, perché è la porta dell'Asia centrale.

Quindi, a noi interessa moltissimo che Georgia, Armenia e Azerbaijan vadano d'accordo, per un principio generale di rispetto dei valori nei quali crediamo, cioè la pace e l'accordo tra i popoli, soprattutto in quelle aree geografiche. Quindi lavoriamo affinché quella sia una grande area di libero scambio economico, un'area di vicinato per l'Unione europea tramite il Mar Nero.

Voglio aggiungere che c'è anche il problema della Georgia sullo sfondo. C'è una potenza che, in questo momento, si dimostra ostile all'Occidente e al diritto internazionale, che sul territorio è molto presente. Attualmente le truppe russe stazionano ancora proprio in Armenia e la situazione in Georgia è sotto gli occhi di tutti. Quindi, è molto importante che l'Italia lavori sempre col massimo equilibrio.

Il parere del Governo è il seguente. Sulle premesse 6, 9 e 10, il parere è favorevole. Sulle restanti premesse, il parere è favorevole, previa riformulazione che leggerò e consegnerò, ai fini della discussione. Vedrà che sono piccoli cambiamenti di sostanza e di forma.

Sulla premessa n. 1 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Il Nagorno Karabakh è una regione storica del Caucaso, internazionalmente riconosciuta come parte integrante della Repubblica dell'Azerbaijan, anche se tradizionalmente abitata a maggioranza da cittadini di etnia armena, al centro di un prolungato conflitto tra Armenia e Azerbaijan, iniziato, in un primo periodo, dal 1988 al 1994 e successivamente riaccesosi a settembre 2020; nel settembre 2023, l'Azerbaijan ha ristabilito il proprio controllo su tutta la regione e il 7 dicembre 2023 la Dichiarazione congiunta ha sancito contatti tra i due Paesi per la normalizzazione delle relazioni e la conclusione di un trattato di pace, sulla base del rispetto reciproco dei principi di sovranità e integrità territoriale».

Sulla premessa n. 2 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Lo scorso aprile i Governi dei due Stati hanno raggiunto un accordo che prevede il ritiro dell'Armenia da quattro cittadine azere situate nella regione di Gazakh, controllate militarmente dalla parte armena in violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sin dalla dissoluzione dell'Unione sovietica degli anni Novanta».

Sulla premessa n. 3 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Il riconoscimento reciproco dei confini, l'eliminazione di reciproche rivendicazioni e il regime delle vie di collegamento regionali sono tra i principali ostacoli al raggiungimento di un accordo di pace permanente tra Armenia e Azerbaijan: per tali ragioni l'accordo dello scorso aprile segna un significativo avanzamento sulla via della risoluzione diplomatica del conflitto».

Sulla premessa n. 4, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «I colloqui di pace non si limitano solo a questioni geografiche, ma riguardano anche la liberazione di alcuni detenuti tratti in arresto durante gli ultimi scontri e profili attinenti allo sminamento umanitario dei territori in passato interessati dal conflitto». Questo signore, candidato a premio Nobel per la pace da Putin pochi mesi fa, non viene accusato soltanto di vicende legate a morti e azioni terroristiche sul territorio, ma viene accusato di aver sfruttato illegalmente una miniera d'oro ai confini del corridoio di Lachin, neanche nel territorio del Nagorno-Karabakh, ma negli altri sette distretti azeri occupati anch'essi in questi trent'anni.

Sulla premessa n. 5, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «lo scorso settembre, a margine della settimana di alto livello della 78a Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a New York gli omologhi dell'Azerbaijan e dell'Armenia: l'azione diplomatica italiana, da sempre indirizzata a sostenere la pacificazione e la stabilizzazione della regione del Caucaso meridionale, si è concentrata sull'incoraggiamento degli sforzi di dialogo tra Baku e Jerevan, di modo che i negoziati possano proseguire in un clima di disponibilità e di sincera volontà di pervenire a una pace sostenibile e duratura».

Sulla premessa n. 7, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Gli scontri militari nella regione avvenuti a partire dal 19 settembre 2023 hanno causato centinaia di vittime civili e militari da entrambe le parti».

Sulla premessa n. 8, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «nel corso degli anni, l'instabilità della regione ha messo a repentaglio l'incolumità e la sicurezza di numerosissimi civili inermi, azeri e armeni, allontanandoli dalle loro case». Dico questo perché magari non tutti sanno che ci sono 750.000 azeri che sono stati espulsi dai territori conquistati, non nella regione storica del Nagorno-Karabakh, che ancora devono fare rientro nella loro terra, perché completamente minata. Ovviamente penso che sia giusto citare anche loro, perché questa guerra ha provocato morti e danni a civili e soldati di entrambe le parti ed è giusto che ricordiamo e sosteniamo tutto, visto che è l'iniziativa è per la pacificazione dell'Armenia e dell'Azerbaijan.

Sull'impegno n. 1 della mozione si esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: «a promuovere azioni diplomatiche volte ad agevolare e supportare attivamente il processo di pace e il superamento delle controversie sui confini, commerciali, economiche e giuridiche tra Armenia e Azerbaijan».

Sul secondo impegno il parere è sempre favorevole con la seguente riformulazione: «a rafforzare il proprio impegno a sollecitare i due Paesi a ripudiare per il futuro il ricorso all'uso della forza e mantenere un confronto diplomatico pacifico, costruttivo e aperto che ponga al centro della propria azione l'interesse delle proprie popolazioni».

Sull'impegno n. 3 il parere favorevole con la seguente riformulazione: «a sostenere concretamente il dialogo tra i due Paesi, facilitandolo per rafforzare la fiducia e rendendo l'Italia parte attiva di un processo di normalizzazione e pacificazione della regione che rinunci all'uso della forza, garantisca l'incolumità dei cittadini, assicuri il rispetto della dignità dei detenuti e dei loro diritti».

Sull'impegno n. 4 il parere favorevole con la seguente riformulazione: «ad adottare iniziative economiche volte a realizzare una più intensa cooperazione economica con l'Armenia e l'Azerbaijan e alimentata da sostegni, incentivi e opportunità di sviluppo che possano fungere da "spinta gentile" verso un percorso di pace che ambisca a superare definitivamente ogni distanza tra i due Paesi, al fine di promuovere la crescita del benessere economico e sociale della regione e delle popolazioni interessate».

Ricordo che nel nuovo programma triennale di cooperazione internazionale l'Armenia è stata inserita tra i Paesi prioritari della cooperazione italiana.

Proponiamo inoltre di aggiungere un quinto impegno: «a promuovere iniziative umanitarie e di sviluppo a sostegno delle popolazioni colpite dalla crisi in entrambi i Paesi, anche tramite la prosecuzione dei finanziamenti dedicati allo sminamento umanitario».

PRESIDENTE. Senatore Scalfarotto, accetta la proposta di riformulazione avanzata dal Governo?

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, il Governo aveva detto che avrebbe fatto delle piccole modifiche, mentre in realtà ha riscritto la mozione.

Il problema non è tanto di lunghezza, quanto riconducibile al fatto che noi abbiamo provato a scrivere una mozione che non prendesse parte per alcuno. Se nella riformulazione della prima premessa si stabilisce che il Nagorno-Karabakh appartiene all'Azerbaijan abbiamo finito di discutere, perché vuol dire che il Governo ha preso già una posizione, confermata dal fatto che il vice ministro Cirielli pretende che si elimini la menzione ai 120.000 armeni che hanno dovuto lasciare le loro case e che, visto che il corridoio di Lachin era chiuso, sono stati lasciati per più di un anno senza cibo, medicinali e assistenza di nessun genere.

Credo che questa sia una mistificazione storica che un Parlamento non può accettare. Di conseguenza, ponendomi anche qualche questione sulla posizione politica del Governo (la proposta di riformulazione sembra scritta più da un'ambasciata estera, che dalla Farnesina), io rifiuto e metto a disposizione dei colleghi il documento. (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, ringrazio il senatore Scalfarotto per aver esposto con molta dovizia di informazioni la situazione storica dell'Armenia, peraltro partendo soltanto da pochi decenni fa, mentre la storia del Paese inizia molto prima.

L'Armenia - e in generale il territorio a Sud del Caucaso, tra il Mar Nero e il Mar Caspio - è una delle grandi culle dell'umanità, forse addirittura la culla dell'umanità, quella in cui i Sapiens presero il posto dei Neanderthal e da lì partirono alla conquista del pianeta, tanto che tuttora c'è una rivalità accesa tra l'Armenia e la Georgia, visto che entrambi i Paesi rivendicano la prima volta in cui è stato fatto il vino. Degli studi sull'acido tartarico trovato in fondo a delle anfore nel terreno valutano la distanza di tempo e si parla di circa 8.000-10.000 anni fa.

Si può quindi parlare di un territorio che, in termini di storia, ha sicuramente la precedenza rispetto a tanti altri, compresi noi che della nostra storia ci facciamo forti - e giustamente - per dire che dalla penisola italica è partita la civilizzazione dell'Europa.

Vorrei solo ricordare un altro paio di fatti. L'Armenia ha resistito nei secoli a tutta una serie di conquiste da parte di potenze terze, a partire dai romani, seguiti dagli arabi e poi dai crociati che hanno conquistato e fatto il Regno di Gerusalemme.

Gli armeni hanno saputo resistere come etnia a queste conquiste perché si trovano in un paese montano e ciò mi ricorda un po' le valli della mia terra, il Tirolo o Alto Adige, che in alcuni casi sono riuscite nel corso dei secoli a mantenere delle caratteristiche proprie, tanto che ancora oggi in alcune valli si parla il ladino, che è una lingua retoromanza, perché ebbero pochi contatti con il resto del mondo.

Pensate che Baldovino I di Gerusalemme aveva una moglie armena. Stiamo parlando del secondo re di Gerusalemme, che condizionò fortissimamente la crescita culturale e storica di quel territorio e di tutta la cristianità.

Bisogna anche ricordare che i turchi, quando arrivarono, crearono una crasi fortissima con gli armeni, che sono storicamente cristiani, e occuparono l'Azerbaijan attuale e la Turchia. Da lì nacque una concorrenza sui territori, che si manifesta ancora adesso.

C'è da dire che questa rivalità e questa concorrenza tra turchi e armeni sono andate a concludersi con la fine dell'impero ottomano, prima della quale però ci fu il grande genocidio armeno del 1915, la grande catastrofe in cui morirono oltre 1,5 milioni di armeni e che, se non ci fosse stata la Shoah qualche decennio dopo, sarebbe stato il più grande genocidio della storia dell'uomo. (Brusio).

PRESIDENTE. Chiedo cortesemente al signor Vice Ministro di tornare ai banchi del Governo.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Questa situazione d'incattivimento reciproco, per così dire, fra gli armeni e gli azeri è così perché ci sono una serie di ragioni storiche. Ricordiamo che anche dalle nostre parti le faide al Sud si perpetuano nei decenni e nei secoli: non si può pensare che quello che è successo tra l'etnia turca e azera e l'etnia armena possa risolversi con accordi di pace.

Nonostante questo, la mozione proposta dal senatore Scalfarotto va in quella direzione e noi non possiamo che essere d'accordo. L'unica cosa che mi sento di aggiungere a quello che propone il testo è che l'autonomia e l'autodeterminazione di un popolo devono tener conto della sua volontà, cioè possiamo promuovere tutti gli accordi di pace che vogliamo, ma dobbiamo farlo ascoltando quello che dicono i rappresentanti del popolo armeno e di quello azero.

Autonomia e autodeterminazione, come dimostra la mia terra, l'Alto Adige, funzionano meglio se ci sono soldi per mantenerle e i soldi da quelle parti ci sono e ci saranno: in questo momento sono più concentrati in Azerbaijan che in Armenia, ovviamente, ma con la creazione del corridoio per il trasporto merci dall'estremo Oriente verso l'Europa che passerebbe attraverso l'Armenia, il corridoio del Sud, che collegherebbe l'Azerbaijan con il Naxçıvan, altro territorio storicamente conteso, ma ormai certamente azero, c'è la possibilità di avere risorse economiche che garantiscano un progresso per tutti i popoli di quel territorio.

Auspico quindi che con l'intervento del nostro Ministro e soprattutto dei Paesi europei - non tanto per coinvolgere l'Armenia nell'Unione europea, quanto per creare veri presupposti di pace in quel territorio martoriato sulla base di nuove ricchezze che arriveranno attraverso tali commerci - questa mozione possa avere seguito e che l'intento diplomatico del nostro Governo vada a buon fine.

Per questa ragione, il mio Gruppo voterà a favore. (Applausi).

PRESIDENTE. Prima di passare alla prossima dichiarazione di voto, signor Vice Ministro, la pregherei di specificare il parere del Governo sul testo, dato che il senatore Scalfarotto non ha accettato la riformulazione, anche se immagino che sia contrario.

CIRIELLI, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere è contrario.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, tutt'altro mi sarei aspettato questa sera, a fronte della presentazione di una mozione a prima firma del senatore Scalfarotto, che ringrazio per il suo lavoro, per il suo impegno e per il suo equilibrio, che è stata sottoscritta da 72 colleghi di tutti i Gruppi presenti all'interno di questo emiciclo (Applausi), proprio come frutto di un lavoro attento e certosino e di una disponibilità a trovare un punto di convergenza nella consapevolezza che la partita è talmente elevata da non permettere divisioni.

Insomma, quale credibilità potrebbe avere il nostro Paese se, a fronte di una situazione così complessa, si presentasse diviso tra le forze politiche e addirittura introducesse elementi di parzialità, nel momento in cui chiediamo invece di svolgere una funzione sostanzialmente di arbitrato?

Signora Presidente, ora noi ci troviamo nella seguente condizione, che è piuttosto curiosa: 72 parlamentari hanno sottoscritto una mozione rispetto alla quale - lo dico senza spirito di polemica - noi ci saremmo attesi che il Governo ringraziasse il Parlamento e i Gruppi parlamentari (Applausi), tutti coloro che hanno lavorato in questa direzione e sostanzialmente prendesse per buone le cose che 72 senatori hanno sottoscritto. E invece no: ci ritroviamo in una situazione nella quale il Governo ha chiosato, modificato, cancellato, perfezionato, entrando nel merito, come se 72 parlamentari fossero dei minus habens che hanno bisogno della maestrina che arriva qui e spiega loro quello che hanno fatto di giusto e quello che hanno fatto di sbagliato.

Non la voglio fare troppo lunga. Mi ero preparato un intervento entrando nel merito delle questioni. Vorrei soltanto sottolineare alcuni aspetti. Noi abbiamo imparato su questi temi ad ascoltarci fra di noi. Vorrei soffermarmi su un tema per tutti. Ricordo ancora, in merito all'Armenia, l'intervento accorato che fece in quest'Aula il senatore Menia parlando del rispetto delle minoranze cristiane, delle chiese divelte e della persecuzione dei cristiani. Noi, partendo anche da quello spirito, abbiamo cercato di trovare un punto di convergenza e un punto di caduta…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiederei di lasciare i banchi del Governo in modo che il Vice Ministro possa partecipare alla discussione, altrimenti sospendiamo la seduta. Prego, senatore Borghi.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Proprio da quello spunto e da quelle riflessioni, che abbiamo anche sentito di condividere, eravamo partiti con questa prospettiva e con questa volontà.

Credo allora che il Governo farebbe bene nella circostanza a modificare il proprio parere, a rimettersi all'Assemblea, a credere nella libertà, nella maturità e nella consapevolezza di tutti i senatori che hanno sottoscritto questo documento. (Applausi). Il nostro Paese sarebbe così più forte e il Governo più credibile in quei consessi. Diversamente ne verrebbe minata la stessa credibilità, perché andreste a portare nei fori internazionali non l'espressione unanime di questo Senato, ma l'espressione di una sua parte che - da quello che capisco - non è neppure del tutto troppo convinta.

Quindi, come segno di resipiscenza, signor Vice Ministro, le chiedo di alzarsi, di modificare il suo parere, di rimettersi all'Assemblea e di fidarsi del Parlamento della Repubblica italiana. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, ringrazio il senatore Scalfarotto per aver rifiutato la riformulazione, per quanto qui è stato già detto. Vorrei sottolineare altresì il fatto che - come diceva il senatore Enrico Borghi - sono uno di quelli che ha sottoscritto la mozione.

Sottolineo pertanto il voto favorevole alla mozione n. 97 da parte del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e ribadisco all'Assemblea la necessità che il Governo cambi la propria posizione e accetti la soluzione parlamentare. Questo è il rispetto del Parlamento e dei parlamentari.

DE ROSA (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE ROSA (FI-BP-PPE). Signor Presidente, visti gli ultimi sviluppi, il Gruppo parlamentare dei senatori di Forza Italia esprimerà un voto contrario sulla mozione n. 97.

MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, sono un po'in imbarazzo per il Vice Ministro. Le leggo i nomi dei senatori che hanno firmato la mozione: Scalfarotto, Stefania Craxi, Casini, Alfieri, Dreosto, Marton, De Cristofaro, Lombardo, Menia; praticamente tutti i Gruppi l'hanno firmata. (Applausi). L'intera Commissione affari esteri ha provato a fare un lavoro, di intesa con l'estensore della mozione, un lavoro certosino. Credo che tutti noi abbiamo ricevuto delle pressioni esterne affinché si rivedessero alcuni punti e si cercasse di dare una direzione più in un verso che in un altro. Io dico che in realtà la Commissione affari esteri, insieme al senatore Scalfarotto, ha fatto il lavoro migliore possibile, un lavoro non equidistante tra i due popoli, ma equivicino: si dava conto delle ragioni sia dell'Azerbaijan che dell'Armenia, senza ripudiare il percorso storico dei due popoli. Gli impegni mi sembravano di una concretezza e di un'apertura incredibili. Signora Presidente, chiedo di poter poi depositare, perché venga messo agli atti, il testo dell'intervento che avrei voluto svolgere.

Non so veramente come faccia lei, signor Sottosegretario, ad essere contrario a questi punti e come abbia fatto a modificarli in una maniera così vergognosa. Le dico anche che, se il senatore Scalfarotto per sbaglio avesse accettato anche solo una delle sue proposte di riformulazione, avrei ovviamente ritirato la mia firma (Applausi). Non è infatti possibile che lei si presenti in Aula e sconfessi l'Assemblea del Senato in questo modo, andando contro anche ai Gruppi della sua stessa maggioranza. (Applausi).

Mi unisco all'invito che le ha rivolto poco fa il senatore Borghi a rimettersi all'Assemblea e a fidarsi di questo Senato, al cui interno è stato fatto un lavoro serio, non un lavoro alla carlona come quello - mi permetta - che ha fatto lei.

Per questo motivo, dichiaro il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle alla mozione. (Applausi).

MALAN (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.

Nel difendere il vice ministro Cirielli, che ha sicuramente lavorato con serietà, vorrei proporre all'Assemblea di rinviare a domani l'esame di entrambe queste mozioni, in quanto ci troviamo di fronte - è stato detto praticamente da tutti - a dei testi molto diversi da quelli con i quali siamo entrati in Aula e sui quali abbiamo potuto riflettere e sui quali ciascun Gruppo ha potuto maturare le proprie posizioni. Le due riformulazioni qui proposte dal Governo cambiano di parecchio l'approccio - come abbiamo visto anche da alcuni interventi - per cui propongo all'Assemblea di rinviare l'esame delle due mozioni a domani, in coda a quelle che sono già in programma. Quindi, completiamo quelle in programma domani, dopodiché si passa a quella presentata dal Gruppo MoVimento 5 Stelle e infine a questa a prima firma del senatore Scalfarotto.

PRESIDENTE. Chiedo ai Capigruppo se sono d'accordo con la proposta avanzata dal senatore Malan, nel senso di rinviare a domani la discussione delle due mozioni in coda alle altre mozioni che già sono all'ordine del giorno.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, capisco lo spirito con il quale il presidente Malan ha avanzato questa proposta e credo anche che tradisca un certo quale imbarazzo, ma mi interessa non entrare nel merito della questione, bensì stare sulle procedure, perché è su quelle che dobbiamo basarci per definire l'andamento dei nostri lavori.

Il rinvio a domani è accettabile nel caso in cui il Governo modifichi il parere che ha reso sulla mozione presentata dal senatore Scalfarotto e da altri senatori (Applausi). Dal punto di vista strettamente procedurale, ci troviamo nella condizione per la quale il senatore Scalfarotto ha, come primo firmatario, presentato la mozione, il Governo ha dapprima formulato una serie di rilievi che non sono stati accettati dal senatore e quindi, conseguentemente, rispetto a questo, il Governo ha dato parere contrario.

Qual è, dal punto di vista procedurale, la novità per cui ci chiede di spostare a domani la discussione? O c'è una novità, per cui il Vice Ministro si rimette all'Assemblea, e allora ci mettiamo a sedere e vediamo gli aggettivi, le virgole, i punti e virgola; oppure andiamo avanti e vi assumete la responsabilità di quello che avete detto. (Applausi).

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, ovviamente faccio lo stesso ragionamento, seppur con un percorso diverso, perché io invece ringrazio il Vice Ministro e anche le forze di maggioranza del tentativo di ricondurre il tema della mozione sulla Palestina a una mozione unitaria. Tuttavia, non accettando noi la riformulazione, di fatto rimaniamo con il testo originario e, quindi, per noi possiamo procedere anche oggi alla votazione almeno della mozione che riguarda il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Per quanto riguarda, invece, la mozione n. 97, mi rimetto alle parole del presidente Enrico Borghi, che ha ben chiarito le condizioni in cui ci troviamo.

CASINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASINI (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, sinceramente io non capisco cosa sta capitando. Sul tema del riconoscimento dello Stato di Palestina, posso anche capire che ovviamente tutti siamo per due popoli e due Stati. Però la mozione del Gruppo MoVimento 5 Stelle fa un passo in avanti, nel senso che chiede al Governo di riconoscere lo Stato palestinese - come ad esempio hanno fatto in Spagna - e ci può essere anche un'opinione diversa.

La mozione n. 97, a prima firma del senatore Scalfarotto, invece, fa delle affermazioni nel dispositivo ed è questo che conta; non è un trattato in ordine alle questioni storiche che affondano le radici su cui le Nazioni Unite si sono pronunciate tante volte. In sostanza, la mozione impegna il Governo a promuovere azioni diplomatiche volte ad agevolare e supportare attivamente il processo di ricomposizione dei conflitti e a superare le controversie territoriali, commerciali ed economiche tra Armenia e Azerbaijan; a rafforzare il nostro impegno a sollecitare i due Paesi ad abbandonare il ricorso alla forza. Questa mozione potrebbe ricevere una critica - mi scuso con il senatore Scalfarotto - nel senso che è talmente lieve che non si capisce quale significato concretamente poi riesca ad avere sul terreno. (Applausi).

Presidenza del vice presidente RONZULLI (ore 18,21)

(Segue CASINI). Che questa mozione - avendo un'antica consuetudine parlamentare con il vice ministro Cirielli, posso permettermi di dirlo con estrema franchezza - debba essere emendata dal Governo, tra l'altro, avendo tra i presentatori la Presidente della 3a Commissione, che notoriamente è della maggioranza, è veramente qualcosa che secondo me non sta né in cielo né in terra.

Adesso si propone di rinviare la discussione, ma per fare cosa? Cosa rinviamo? Qui c'è un problema. Questa mozione cerca semplicemente di dire al ministro Tajani che ha già riunito, giustamente e opportunamente, Armenia e Azerbaijan alle Nazioni Unite, per cui deve continuare a fare questo lavoro e a farlo col supporto del Parlamento. Poi in questo Parlamento c'è chi è più sensibile alle ragioni di un Paese tradizionalmente cristiano, come l'Armenia, e chi è più sensibile a un Paese che ha - diciamo così - opzioni diverse, come l'Azerbaijan. Non entro nel merito e non voglio farlo, perché altrimenti diventerei molto polemico, ma mi fermo. Com'è possibile dire che questa mozione non va bene? Se il Governo si assume la responsabilità di dire che questo testo non va bene, è un fatto clamoroso, ma per il Governo. Non c'entrano niente né la maggioranza né l'opposizione. (Applausi).

Chiedo al Vice Ministro di rimettersi all'Assemblea, consentendo al Parlamento di esprimersi e ciascuno si assume la responsabilità. Vorrei poi dirvi che non ho capito le ragioni di chi non vota a favore della mozione n. 97. In politica ci sono le categorie della destra e della sinistra, poi ci sono le categorie di ciò che è comprensibile e di ciò che è incomprensibile, in cui rientra questa vicenda. In questo caso la destra o la sinistra non c'entrano più niente. (Applausi). Mi chiedo perché questa mozione non possa essere accettata: è una cosa che io non capisco. (Applausi).

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che l'unica soluzione adesso sia quella di mettere al voto la proposta del senatore Malan.

PAROLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAROLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che l'intervento del presidente Casini è certamente convincente per alcuni temi. Ma non dobbiamo certo insegnare né io né altri al presidente Casini che mozioni di questo tipo, che noi affrontiamo magari anche con qualche leggerezza in Aula in pochi minuti, poi coinvolgono effettivamente da un punto di vista parlamentare e da parte del Governo un'azione e una responsabilità che troviamo anche magari in un termine delle premesse piuttosto che in una piccola frase delle stesse. Credo che una maggiore attenzione rispetto al testo e alle conseguenze non faccia male.

Ribadisco quindi il fatto che la richiesta del senatore Malan per me è convincente a prescindere, che venga poi cambiato il parere del Governo o meno, andando a domani e quindi con la possibilità di una riflessione maggiore. Ripeto che affrontiamo le mozioni anche con qualche risparmio di tempo, e credo che la mozione che impegnava più di altre quest'Assemblea oggi e domani duri poco più di un'ora. Ma è evidente che ci sono anche temi come questo che vanno approfonditi e affrontati con la dovuta cautela e attenzione.

Mi sento quindi di condividere la richiesta del presidente Malan, perché sinceramente non cambia nulla per i lavori di quest'Aula una votazione che viene portata a domani. Si dà la possibilità al Governo di una riflessione e magari anche di poter riformulare alcuni termini e alcuni periodi. Credo che valga il tema che dobbiamo salvaguardare, l'unitarietà di quest'Aula e del Paese sulla politica estera italiana. Anche solo per questo motivo e con questo auspicio, credo che un rinvio a domani sia la cosa più intelligente da fare e, quindi, noi siamo a favore.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo per dire, come Gruppo Lega-Salvini Premier, di essere d'accordo e di concordare con la posizione presa dal capogruppo Malan per un rinvio della mozione a domani. Dico in modo molto chiaro che noi siamo in grossa difficoltà - lo diciamo al Governo - a votare contro la mozione che anche noi stessi abbiamo sottoscritto e che, tra l'altro, è stata redatta in modo da evitare di entrare nel merito di qualsiasi questione e per avere una condivisione così ampia.

Mi auguro davvero che la notte - come si dice in questi casi - porti consiglio e che la politica intervenga affinché si riesca a trovare una soluzione che possa davvero superare questo ostacolo. Non è che ce l'abbia con gli Uffici, che fanno spesso degli ottimi lavori e sono sempre a supporto dei Ministeri, di noi senatori e di noi politici in generale, però do un consiglio: se bisogna andare incontro alle esigenze e alle richieste della minoranza, riscrivere completamente il testo non è mai una cosa utile e saggia, perché chiaramente la risposta dall'altra parte è inevitabilmente un no. Qualcuno potrebbe addirittura maliziosamente pensare che qualcuno riscriva completamente tutto, e piuttosto è meglio dire no e motivarlo politicamente. Dall'altra parte, la politica deve prevalere anche su degli aspetti legittimi dei funzionari e dirigenti dei Ministeri, che hanno una visione sicuramente più ampia della nostra. Però fare politica significa anche, qualche volta, intervenire in modo più dialogante con termini che riescano in qualche modo a comprendere tutte le sensibilità che ci sono, soprattutto su tematiche che riguardano la politica estera e che sappiamo essere molto, molto complicate. Quindi, in questo caso ci vuole un po' più la mano del politico che venga incontro a quella che è un'esigenza politica, ossia dare un segnale su due Paesi che sono in forte difficoltà e in guerra tra di loro, e soprattutto - come è stato ricordato dal presidente Casini - per continuare un lavoro che il Governo ha già avviato.

Mi auguro davvero che si possa trovare una soluzione che vada nella direzione giusta. (Applausi).

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. In teoria per il suo Gruppo ha già parlato il suo Capogruppo. Prego, senatore Marton, ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, vorrei una precisazione dalla Presidenza. Abbiamo già fatto le dichiarazioni di voto: Forza Italia ha dichiarato che voterà contro la mozione e noi abbiamo dichiarato che voteremo a favore della mozione Scalfarotto e contro il Governo. Il Governo ha dichiarato che sostanzialmente non cambierà il parere.

Il senatore Paroli ha fatto - secondo me - un'apertura notevolissima, dicendo che, se dovessero esserci delle modifiche, potrebbero ritornare a rivedere le posizioni e quant'altro. Ora io mi chiedo: da che punto ripartiamo nel momento in cui noi si fa una sospensione? Le dichiarazioni sono già state fatte. Quindi ripartiamo da capo, Presidente? Mancano tre dichiarazioni di voto. Io vorrei rivedere la mia dichiarazione di voto sulla base di eventuali accordi, ma non mi pare che il Governo in questo momento abbia dato aperture. È il Parlamento che ha dato aperture al Governo di metterci di nuovo le mani, ma non mi sembra che ci sia la volontà di cambiare qualcosa. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Marton, se mai il Governo dovesse cambiare il parere, si riapre la discussione. Io farei in questo momento seguire la votazione per inserire…

BOCCIA (PD-IDP). Presidente, domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, solo per capire se sta mettendo ai voti la proposta del senatore Malan.

PRESIDENTE. Se lei ha la pazienza di aspettare, ma invece ogni volta mi deve anticipare. Mi faccia finire. Dopo che avrò finito di parlare, potrà parlare lei.

Votiamo la proposta del senatore Malan di inserire all'ordine del giorno della seduta di domani il seguito della discussione delle mozioni sulla Palestina, Armenia e Azerbaigian, dopo la discussione delle altre mozioni previste dal calendario.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, se mi avesse fatto parlare prima…

PRESIDENTE. No, lei aspetta la Presidenza.

BOCCIA (PD-IDP). …le avrei evitato la ricostruzione di una proposta parziale - mi permetto di dire - del presidente Malan. Presidente Malan, è evidente la condizione nella quale la maggioranza si sta trovando in Parlamento. Di fronte a un Diktat del Governo, nonostante la sottoscrizione della mozione dei colleghi di Italia Viva, a prima firma Scalfarotto, l'imbarazzo delle colleghe e dei colleghi di maggioranza, che è palpabile, si ferma di fronte a una decisione, che noi riteniamo sbagliata e che il presidente Casini ha appena sintetizzato nel suo intervento, da parte del Governo.

Signora Presidente, noi siamo contrari, perché io penso non solo che questa cosa sia un errore nel rapporto tra maggioranza e opposizione, ma anche che non ci consenta di lavorare nel migliore dei modi, visto che abbiamo un certo numero di mozioni davanti. Però non è che cambiamo l'ordine delle mozioni. O si vota - e noi siamo contrari - l'interruzione di questa discussione, perché si ammette che la maggioranza è divisa o che la maggioranza prende ordini dal Governo e questa cosa fa male a tutti noi (Applausi); oppure non è che cambiate l'ordine delle mozioni e restiamo qui in Aula a discutere quelle sulle quali pensate di essere d'accordo tra voi, salvo poi cambiare idea durante la discussione, perché il Governo ha cambiato idea.

Quindi, signora Presidente, chiariamoci su cosa stiamo votando. Stiamo votando l'interruzione della seduta perché la maggioranza ha subito un diktat del Governo? È questo che stiamo votando? Siamo contrari, ma dite chiaramente che sospendiamo la seduta perché la maggioranza è divisa.

PRESIDENTE. Va bene, grazie, senatore Boccia.

BOCCIA (PD-IDP). Non ho finito, signora Presidente.

PRESIDENTE. È la seconda volta che parla.

BOCCIA (PD-IDP). No, perché dobbiamo capirci.

PRESIDENTE. Ho capito, ma non è che lei può parlare quanto vuole, mi scusi. Comunque l'Assemblea andrebbe avanti da sola. C'è una proposta del senatore Malan e la votiamo. Scusi, non può decidere lei per tutta l'Assemblea. Non funziona così.

BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, mi faccia terminare perché, anche se non ho capito io che ho una intelligenza media, o forse sotto la media, è evidente che non hanno capito in tanti. O noi non siamo in grado di capire la nostra lingua oppure c'è un'ambiguità nella proposta che è stata formulata, cioè quella di mettere in coda le mozioni che non vanno bene al Governo, salvo discutere quelle che vanno - forse - bene al Governo. Ma dico forse, perché, appena si apre la discussione, vi dicono di fermarvi e voi vi fermate.

Signora Presidente, rifaccio la proposta e, attraverso lei, mi rivolgo al presidente Malan. Se avete deciso che prevale il Diktat del Governo e avete deciso che le divisioni della maggioranza non sono affrontabili questa sera, allora voi state votando per la sospensione, non per l'inversione della tipologia di mozioni all'interno dell'ordine del giorno. Voi state votando per la sospensione dei lavori dell'Aula. (Applausi).

PRESIDENTE. In questo momento, io sto presiedendo e dunque non faccio valutazioni politiche, ma mi rimetto al volere dell'Aula sulla proposta del senatore Malan.

Ai sensi dell'articolo 92, metto ai voti la proposta del senatore Malan volta ad inserire all'ordine del giorno della seduta di domani il seguito della discussione delle mozioni n. 83, sul riconoscimento italiano e internazionale dello Stato di Palestina, e n. 97, sulle iniziative volte a sostenere il processo di pacificazione tra Armenia e Azerbaijan, dopo la discussione delle altre mozioni previste dal calendario.

È approvata.

Anche se il risultato mi sembra favorevole, dispongo la controprova.

Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

È approvata.

Rinvio pertanto il seguito della discussione delle mozioni nn. 83 e 97 ad altra seduta.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, questo è un adempimento a cui non avrei voluto assolvere, perché voglio ricordare una persona, un ex senatore che nei giorni scorsi ci ha lasciato. Disciplina e onore: questo impone la Costituzione ai cittadini cui sono affidate le funzioni pubbliche. Uno di questi che, per tutto il suo impegno istituzionale e politico, ha lavorato con disciplina e onore in tutti i ruoli ricoperti è stato Franco Giustinelli, scomparso nei giorni scorsi a ottantacinque anni.

Egli è stato parlamentare per due legislature e senatore autorevole e stimato. Fin da giovanissimo, nella sua Terni, in quei difficili, duri, anni Cinquanta e Sessanta, aveva abbracciato due passioni: lo studio e la cultura. Era laureato in pedagogia, docente di storia e filosofia e poi dirigente scolastico. L'altra passione era la politica: nelle istituzioni e nella Federazione giovanile comunista, nel PCI e poi nei partiti successivi, PDS, DS e PD.

Franco era profondamente legato alla sua comunità: la città dell'acciaio, la città della classe operaia, una classe operaia forte e colta, che ha fornito per anni idee, forza, energia e intelligenza alle classi dirigenti di Terni e dell'Umbria, dei partiti e delle istituzioni.

Signor Presidente, è stato amministratore comunale, regionale, con rare ed apprezzate competenze sui temi della pianificazione urbanistica e del governo del territorio. Da senatore, seppe farsi apprezzare da tutti per il rigore, la competenza, la capacità di dialogo e di ascolto, da tutti gli schieramenti. A lui si devono molti lavori e ricerche.

L'ultima sua fatica è stata di pochi mesi fa, «Il Novecento a Terni. Un secolo di passioni», uno scrigno prezioso di memoria collettiva di un'intera città.

Era bello parlare con lui - a noi è capitato tante volte - e ogni volta rimanevamo colpiti dalla sua profondità, dalla sua gentilezza di persona perbene, dalla sua voglia di domani, di riformista dalle radici solide e dallo sguardo aperto nel futuro. Ecco, abbiamo voluto salutarlo anche da questi banchi che lo hanno visto protagonista per servire le istituzioni e inviare un abbraccio alla moglie Luisella, ai figli Paolo e Andrea, alla sua comunità che anche noi sentiamo un po' come nostra. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 29 gennaio 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 29 gennaio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 18,42).

Allegato A

MOZIONE

Mozione sull'operatività della Piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni per i disabili

(1-00029) (28 febbraio 2023)

Ambrogio, Guidi, Malan, Speranzon, Sallemi, Zedda, Iannone, Versace. -

V. testo 2

            Il Senato,

                    premesso che:

            per semplificare la mobilità delle persone con disabilità munite di Contrassegno unificato disabili europeo (CUDE) in tutto il territorio nazionale, il decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili del 5 luglio 2021 ha istituito, in attuazione dell'art. 1, comma 489, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, nell'Archivio nazionale dei veicoli, la "Piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni unici";

            la Piattaforma ha la finalità di agevolare la mobilità delle persone titolari del contrassegno in tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla circolazione stradale nelle zone a traffico limitato e nelle particolari strade o corsie preferenziali dove vigono divieti e limitazioni, permettendo a coloro che devono spostarsi da un comune all'altro di non comunicare più l'ingresso nelle aree a traffico limitato situate in comuni diversi da quello di residenza;

            l'inserimento dei dati e l'aggiornamento della piattaforma sono demandati agli uffici comunali preposti al rilascio dei CUDE e il Centro elaborazione dati istituito presso la Direzione generale per la motorizzazione del Ministero all'esito della procedura di inserimento dei dati genera il codice univoco;

                    considerato che:

            al 1° gennaio 2023 i Comuni italiani sono 7.901, e nella fase di sperimentazione, iniziata il 23 maggio 2022 e conclusasi ad ottobre dello stesso anno, 16 Comuni avevano aderito all'iniziativa, rilasciando 180 codici univoci, e alla data del 31 dicembre 2022 risultavano 24 i Comuni aderenti (Verona, Peschiera del Garda, Isola della Scala, Fumane, Vittorio Veneto, Salgareda, San Fior, Torrebelvicino, Grisignano di Zocco, Ceggia, Alpago, Paese, Occhiobello, Jesolo, Milano, Livorno, Lissone, Villacidro, Urbino, Martina Franca, Carignano, Bollengo, Cinisello Balsamo e Udine);

            evidenziato che:

            al momento la regolamentazione e la gestione di accesso a ZTL e centri storici per i titolari del contrassegno sono demandate alle amministrazioni comunali, creando così un contesto operativo eterogeneo e frammentato che, il più delle volte, limita la libertà di circolazione delle persone con disabilità nei contesti urbani;

            constatato che è necessario che la finalità della Piattaforma sia attuata rapidamente in tutto il territorio nazionale,

            impegna il Governo a superare la fase sperimentale della Piattaforma, rendendo obbligatoria l'adesione alla stessa da parte di tutti i Comuni italiani che abbiano zone a traffico limitato e delle Città Metropolitane, e a garantire un cronoprogramma attuativo che permetta l'operatività su scala nazionale della Piattaforma in tempi certi e, comunque, entro il 31 dicembre 2023.

(1-00029) (testo 2) (28 gennaio 2025)

Ambrogio, Guidi, Malan, Speranzon, Sallemi, Zedda, Iannone, Versace. -

Approvata

            Il Senato,

                    premesso che:

            per semplificare la mobilità delle persone con disabilità munite di Contrassegno unificato disabili europeo (CUDE) in tutto il territorio nazionale, il decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili del 5 luglio 2021 ha istituito, in attuazione dell'art. 1, comma 489, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, nell'Archivio nazionale dei veicoli, la "Piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni unici";

            la Piattaforma ha la finalità di agevolare la mobilità delle persone titolari del contrassegno in tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla circolazione stradale nelle zone a traffico limitato e nelle particolari strade o corsie preferenziali dove vigono divieti e limitazioni, permettendo a coloro che devono spostarsi da un comune all'altro di non comunicare più l'ingresso nelle aree a traffico limitato situate in comuni diversi da quello di residenza;

            l'inserimento dei dati e l'aggiornamento della piattaforma sono demandati agli uffici comunali preposti al rilascio dei CUDE e il Centro elaborazione dati istituito presso la Direzione generale per la motorizzazione del Ministero all'esito della procedura di inserimento dei dati genera il codice univoco;

                    considerato che:

            la fase di sperimentazione della Piattaforma è stata avviata nel mese di maggio 2022 e si è conclusa a dicembre dello stesso anno. La Piattaforma è oggi pienamente attiva e operativa. Al 31 dicembre 2024 hanno aderito alla Piattaforma CUDE 655 Comuni e sono stati generati 31.668 codici univoci con almeno un abbinamento "targa veicolo-CUDE";

            evidenziato che:

            al momento la regolamentazione e la gestione di accesso a ZTL e centri storici per i titolari del contrassegno sono demandate alle amministrazioni comunali, creando così un contesto operativo eterogeneo e frammentato che, il più delle volte, limita la libertà di circolazione delle persone con disabilità nei contesti urbani;

            constatato che è necessario che la finalità della Piattaforma sia attuata rapidamente in tutto il territorio nazionale,

            impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adottare iniziative di competenza volte a incentivare l'operatività su scala nazionale della Piattaforma in tempi certi e, comunque, entro il 31 dicembre 2025 rendendo obbligatoria l'adesione alla stessa da parte di tutti i Comuni italiani.

 

Allegato B

Integrazione alla dichiarazione di voto del senatore Marton sulla mozione n. 97

Signora Presidente, onorevoli colleghi, annuncio fin da subito il voto favorevole sulla mozione. Nel farlo, desidero sottolineare alcuni aspetti che ritengo fondamentali per inquadrare la motivazione, nonché per evidenziare le ragioni della nostra responsabilità verso i popoli armeno e azero.

La regione, da oltre trent'anni, rappresenta il punto focale di un conflitto che si è acceso e riacceso più volte, fin dalla dissoluzione dell'Unione sovietica. Dalla prima escalation (1988-1994), fino alla più recente, scoppiata nel 2020 e poi di nuovo intensificatasi nel novembre 2023, abbiamo assistito a un drammatico susseguirsi di ostilità che ha prodotto migliaia di vittime, feriti e sfollati. A pagare il prezzo più alto di queste contrapposizioni, come troppo spesso accade, sono stati i civili: uomini, donne e soprattutto bambini che hanno dovuto lasciare le proprie terre, le proprie case, alla ricerca di salvezza e stabilità.

Non possiamo restare indifferenti di fronte alle 120.000 persone che sono state costrette a fuggire, profughi in un territorio già segnato dalla fragilità e dall'incertezza. E non possiamo ignorare la rilevanza di questioni cruciali quali il riconoscimento dei confini, la sorte dei prigionieri e la delicata ricerca di un equilibrio tra le aspirazioni di entrambe le parti. Quando parliamo di azioni diplomatiche tese a favorire una pace duratura, non parliamo di un concetto astratto: il cessate il fuoco, la restituzione dei prigionieri, la sicurezza delle popolazioni coinvolte sono questioni fondamentali che ci interpellano sul piano morale prima ancora che su quello politico.

Lo scorso aprile, con l'Accordo tra Armenia e Azerbaijan per il ritiro dell'Armenia da quattro cittadine azere nella regione di Gazakh, abbiamo visto un segnale di apertura; un passo avanti nella direzione di una trattativa che abbandoni definitivamente la logica del conflitto e metta al centro il dialogo costruttivo. Tuttavia, l'equilibrio resta precario: gli scontri del 19 settembre 2023, con il loro tragico bilancio di vittime da entrambe le parti, dimostrano che la pace è ancora fragile e che il nostro impegno, come comunità internazionale, deve farsi più incisivo e concreto.

In questo contesto, l'Italia, guidata dai principi costituzionali sanciti all'articolo 11, ha il dovere di promuovere "la pace e la giustizia fra le Nazioni" e di incoraggiare ogni sforzo negoziale che possa condurre a una duratura normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Azerbaijan. In questa direzione spero sia andato il ministro Tajani, quando ha incontrato a New York, durante la 78a Assemblea generale delle Nazioni Unite, i suoi omologhi armeno e azero.

Oggi, attraverso questa mozione, chiediamo un passo in più: un impegno chiaro e ancor più determinato da parte del Governo italiano. Nel sostenere questa mozione, ribadiamo quattro punti essenziali: promuovere azioni diplomatiche mirate ad agevolare la composizione pacifica dei conflitti e il superamento delle controversie territoriali, commerciali ed economiche tra Armenia e Azerbaijan; rafforzare l'invito rivolto ai due Paesi ad abbandonare ogni ricorso alla forza, per riaprire un confronto, che metta al centro gli interessi e la sicurezza delle rispettive popolazioni; favorire concretamente il dialogo tra i due Paesi, ponendo l'Italia come mediatore attivo di un processo di normalizzazione che tuteli l'incolumità dei civili, salvaguardi la dignità dei prigionieri e assicuri loro il rispetto dei diritti umani fondamentali; promuovere iniziative economiche che incentivino la collaborazione tra Armenia e Azerbaijan e che, attraverso sostegni e incentivi, possano fungere da "spinta gentile" verso una pace duratura, capace di garantire sviluppo, stabilità e benessere reciproco.

Dobbiamo essere consapevoli che la regione caucasica riveste anche un'importanza strategica per l'Europa e per il nostro Paese, dal punto di vista economico ed energetico. Ma sarebbe miope ridurre la nostra prospettiva a meri interessi commerciali: la nostra Costituzione ci sprona a mantenere alta l'attenzione sulle questioni di pace e giustizia internazionale, di tutela dei diritti umani e di sostegno ai popoli in difficoltà. È in gioco la credibilità dell'Italia, che storicamente ha saputo tessere relazioni positive sia con l'Armenia sia con l'Azerbaijan, promuovendo il dialogo e la cooperazione in una delle aree più complesse dal punto di vista geopolitico.

Votiamo dunque con convinzione questa mozione, affinché il nostro Paese offra un contributo diplomatico, economico e umanitario all'altezza delle sfide.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, Cosenza, Crisanti, Damiani, De Poli, Durigon, Durnwalder, Fazzolari, Galliani, Garavaglia, Giacobbe, La Pietra, Lombardo, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Parrini, Pellegrino, Petrenga, Rando, Rauti, Renzi, Rubbia, Segre e Sisto.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Cataldi, per attività della 1ª Commissione permanente; Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Petrucci, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo; Dreosto, Floridia Aurora, Licheri Ettore Antonio, Mieli, Scurria, Spinelli, Verducci e Zampa, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Zambito, per partecipare a un incontro internazionale.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica della Macedonia, ora Repubblica della Macedonia del Nord, in materia di sicurezza sociale, fatto a Skopje il 25 luglio 2014 (1358)

(presentato in data 24/01/2025);

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro delle imprese e del made in Italy

Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (1359)

(presentato in data 24/01/2025);

senatori Turco Mario, Pirondini Luca

Disposizioni per il rispetto degli obblighi informativi degli utilizzatori in materia di diritti connessi al diritto d'autore (1360)

(presentato in data 28/01/2025).

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro delle imprese e del made in Italy Urso Adolfo ed altri

Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (1359)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali, Comitato per la legislazione

(assegnato in data 28/01/2025).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 24/01/2025 la 2ª Commissione permanente Giustizia ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge:

Sen. Bongiorno Giulia ed altri "Modifiche al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, in materia di disposizione delle spoglie mortali delle vittime di omicidio" (1261)

(presentato in data 08/10/2024)

In data 28/01/2025 la 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 31 ottobre 2024" (1319)

(presentato in data 03/12/2024)

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera del 21 gennaio 2025, ha trasmesso, per l'acquisizione del parere parlamentare - ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125 - lo schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026 (n. 245).

Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di documento è deferito alla 3a Commissione permanente, che dovrà esprimere il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 23 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:

- al dottor Federico Filiani, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;

- al dottor Michele Vitale, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;

- alla dottoressa Giuliana Palumbo, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della giustizia.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 23 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, il parere circostanziato formulato, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/1535, dalla Commissione europea, in ordine alla notifica 2024/0578/IT, relativa allo schema di delibera recante "Modalità tecniche e di processo per l'accertamento della maggiore età degli utenti ai sensi dell'articolo 13-bis del decreto legge 5 settembre 2023, n. 123, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 159".

La predetta documentazione è deferita alla 1a, alla 2a e alla 4a Commissione permanente (Atto n. 646).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dall'Unità Centrale di notifica del Ministero delle imprese e del made in Italy, concernente la notifica 2025/0022/IT - SERV20, relativa allo schema di "Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese - Capo IV (articoli da 12 a 17) «Lotta alle false recensioni»".

La predetta documentazione è deferita alla 4ª e alla 9ª Commissione permanente (Atto n. 648).

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 24 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la comunicazione concernente la nomina dei dottori Barbara Cimmino, Giuseppe Ferro, Riccardo Garosci, Annalisa Sassi e Matteo Zoppas a componenti del Consiglio di Amministrazione dell'ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (n. 67).

Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 9a Commissione permanente.

Il Ministro della difesa, con lettera in data 28 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, rispettivamente, alle lettere a), b), c) e d), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, le seguenti relazioni:

- sulla spesa complessiva per il personale militare prevista per l'anno 2025 (Doc. CCVIII, n. 3);

- sullo stato di attuazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento di mezzi, impianti e sistemi, aggiornata al 31 dicembre 2023 (Doc. CCIX, n. 3);

- sull'attività contrattuale concernente la manutenzione straordinaria e il reintegro dei sistemi d'arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale, riferita all'anno 2023 (Doc. CCX, n. 3);

- sullo stato di attuazione dei programmi di potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture, aggiornata al 31 dicembre 2023 (Doc. CCXI, n. 3).

I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a e alla 5a Commissione permanente.

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 21 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, della legge 11 agosto 2014, n. 125, le relazioni sulle attività di cooperazione allo sviluppo, riferite agli anni 2020, 2021 e 2022.

I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a Commissione permanente (Doc. CCXXXVI, nn. 1, 2 e 3).

Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, la relazione sull'attività svolta dalla SIMEST S.p.A., quale gestore dei Fondi per il sostegno finanziario all'esportazione e all'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, nell'anno 2023.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XXXV-bis, n. 2).

Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento

In data 23 gennaio 2025 è pervenuta, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 dal Garante del contribuente per la regione Liguria.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 647).

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:

sentenza n. 3 dell'11 dicembre 2024, depositata il successivo 23 gennaio 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 9, terzo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 (Norme per la elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale) e 2, comma 6, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (Codice dell'amministrazione digitale), nella parte in cui non prevedono per l'elettore, che non sia in grado di apporre una firma autografa per certificata impossibilità derivante da un grave impedimento fisico o perché si trova nelle condizioni per esercitare il voto domiciliare, la possibilità di sottoscrivere un documento informatico con firma elettronica qualificata, cui è associato un riferimento temporale validamente opponibile ai terzi (Doc. VII, n. 106), alla 1a e alla 2a Commissione permanente;

sentenza n. 4 dell'11 dicembre 2024, depositata il successivo 23 gennaio 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 (Misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili), convertito, con modificazioni, nella legge 15 dicembre 2023, n. 191, limitatamente all'inciso «e scomputando, per il personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, dalle somme da riconoscere per l'anno 2022 l'indennità una tantum di cui all'articolo 32-bis del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91» (Doc. VII, n. 107), alla 1a, alla 2a e alla 10a Commissione permanente.

Assemblea parlamentare della NATO, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Segretario Generale dell'Assemblea parlamentare della NATO ha trasmesso, in data 11 dicembre 2024, il testo due Dichiarazioni e di cinque Risoluzioni approvate durante le sedute Plenarie dell'Assemblea, rispettivamente il 27 maggio 2024 a Sofia - nel corso della Sessione di Primavera - e il 25 novembre 2024 a Montreal - nel corso della 71ma Sessione Annuale dell'Assemblea, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alla 3a Commissione permanente:

dichiarazione n. 489 - Al fianco dell'Ucraina fino alla vittoria (Doc. XII-quater, n. 17);

dichiarazione n. 490 - Modellare la NATO per le prossime generazioni al Vertice di Washington (Doc. XII-quater, n. 18);

risoluzione n. 491 - Rompere il silenzio e lottare per la dignità: combattere la violenza sessuale legata ai conflitti (Doc. XII-quater, n. 19);

risoluzione n. 492 - Rafforzare la difesa aerea e missilistica integrata della NATO (Doc. XII-quater, n. 20);

risoluzione n. 493 - Promuovere il progresso tecnologico per sostenere la prosperità e la sicurezza degli alleati (Doc. XII-quater, n. 21);

risoluzione n. 494 - La NATO dopo il vertice di Washington: un'alleanza a prova di futuro e il sostegno all'Ucraina fino alla vittoria (Doc. XII-quater, n. 22);

risoluzione n. 495 - Sfruttare le opportunità offerte da un uso responsabile dell'intelligenza artificiale in ambito militare (Doc. XII-quater, n. 23).

Mozioni, apposizione di nuove firme

I senatori Segre, Enrico Borghi, Camusso, Aurora Floridia, Giacobbe, Verini, Zambito e Zampa hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00120 della senatrice Cattaneo ed altri.

Mozioni, nuovo testo

La mozione 1-00121, del senatore Paroli ed altri, pubblicata il 21 gennaio 2024, deve intendersi riformulata come segue:

PAROLI, GASPARRI, ROSSO, ZANETTIN, SILVESTRO, DAMIANI, TERNULLO, TREVISI - Il Senato,

premesso che:

secondo le ultime rilevazioni di Terna, nel 2024 i consumi elettrici italiani sono aumentati del 2,2 per cento rispetto al 2023. Lo scorso anno le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2 per cento (rispetto al 37,1 per cento del 2023). Il valore è in aumento grazie al contributo positivo, in particolare, della produzione idroelettrica e fotovoltaica;

pertanto, la produzione di energia idroelettrica rappresenta una delle più importanti fonti di energia rinnovabile e programmabile, e svolge un ruolo strategico per garantire l'indipendenza e la sicurezza energetica nazionale;

l'Italia presenta una durata massima delle concessioni idroelettriche (da 30 a 50 anni) tra le più basse d'Europa e in alcuni Stati (Finlandia, Regno Unito, Norvegia, Svezia) le concessioni hanno durata illimitata;

l'Italia, inoltre, è uno dei pochi Paesi europei ad aver fatto ricorso a meccanismi di gara per la riassegnazione delle concessioni già scadute, operando in un contesto europeo di non piena reciprocità, laddove altri Stati hanno prolungato la durata delle concessioni ovvero si sono opposti all'apertura del mercato in considerazione del fatto che l'acqua è una risorsa pubblica limitata;

considerato che:

è fondamentale garantire una ripartenza degli investimenti per la manutenzione e l'ammodernamento delle centrali idroelettriche, con evidenti ricadute benefiche in termini non solo di produzione energetica, ma anche di tutela del territorio;

è evidente, pertanto, l'esigenza di valutare l'introduzione di meccanismi atti a favorire gli investimenti, attraverso la valorizzazione delle concessioni in essere; infatti, all'avvicinarsi della data di scadenza delle concessioni idroelettriche, di solito i titolari si limitano agli investimenti conservativi; al contrario, la riassegnazione delle concessioni in favore del concessionario uscente potrebbe garantire un dispiegamento notevole di investimenti per interventi di manutenzione straordinaria, al fine di incrementare la capacità produttiva e di stoccaggio, oltre a una maggiore efficienza delle infrastrutture e una migliore conservazione dei volumi di invaso, garantendo vantaggi e compensazioni per i territori interessati;

l'aumento della produzione idroelettrica connessa ai nuovi investimenti consentirebbe di incrementare la copertura del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili, ridurre le emissioni inquinanti e accrescere l'indipendenza energetica del Paese,

impegna il Governo ad avviare in Europa tutte le opportune interlocuzioni al fine di tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico, anche attraverso la possibilità di una riassegnazione delle concessioni in essere al concessionario uscente a valore di mercato secondo la proposta di modifica normativa già anticipata dal ministro Pichetto Fratin a fine 2023, che prevede la possibilità per le Regioni e Province Autonome di avvalersi di un'ulteriore procedura per la riassegnazione delle concessioni a fronte di piani di investimento condivisi con le stesse amministrazioni, che garantirebbero importanti ricadute positive sia in chiave energetica che ambientale per i territori interessati e in generale per il nostro Paese, eliminando in tal modo le asimmetrie normative di gestione degli asset energetici tra i diversi Stati.

(1-00121) (Testo 2)

Interrogazioni

NATURALE, BEVILACQUA, DI GIROLAMO, SIRONI, LICHERI Sabrina, DAMANTE, LOPREIATO, LOREFICE, BILOTTI, CROATTI, GAUDIANO, MAIORINO - Ai Ministri dell'università e della ricerca e della salute. - Premesso che:

un'operazione condotta dalla Guardia di finanza il 15 gennaio 2025 ha portato alla luce forti irregolarità presso l'Università "Magna Graecia" di Catanzaro e l'Azienda sanitaria provinciale (ASP) di Catanzaro, con risvolti di particolare gravità sia dal punto di vista legale che etico;

l'Autorità giudiziaria ha emesso dodici misure cautelari, tra cui arresti domiciliari e interdizioni, nei confronti di soggetti accusati di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata a numerosi reati quali corruzione, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato e maltrattamento di animali;

il sodalizio criminoso, composto da dirigenti dell'Università e dell'ASP di Catanzaro, ha orchestrato un sistema corruttivo volto a pilotare le visite ispettive dell'ASP presso i laboratori scientifici condizionandone i relativi esiti, con l'obiettivo di accedere illecitamente a fondi pubblici per un valore stimato in circa due milioni di euro;

l'intervento ispettivo della Guardia di finanza ha portato al sequestro delle due strutture universitarie destinate alla sperimentazione animale, a causa di gravissime violazioni delle normative sul benessere degli animali e delle condizioni igienico-sanitarie;

l'inosservanza della direttiva 2010/63/UE, che stabilisce i principi fondamentali per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ha compromesso l'attendibilità delle ricerche scientifiche svolte;

l'impiego di risorse pubbliche deve essere conforme ai principi di legalità, trasparenza e buon andamento, assicurando il rispetto delle normative vigenti in materia e garantendo il perseguimento dell'interesse pubblico e dell'avanzamento scientifico,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano adottare misure urgenti per garantire il rispetto delle normative nazionali ed europee, inclusa la direttiva 2010/63/UE, in materia di sperimentazione animale, al fine di prevenire irregolarità come quelle emerse presso l'Università "Magna Graecia" di Catanzaro e l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro;

se intendano prevedere ispezioni straordinarie presso gli enti pubblici e le università che conducono sperimentazioni su animali, per verificare il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie, delle normative sul benessere animale e della corretta gestione dei fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica;

se e come intendano rafforzare i controlli sull'impiego delle risorse pubbliche assegnate a università ed enti di ricerca, assicurando che siano utilizzate in conformità ai principi di legalità e trasparenza, e per prevenire future infiltrazioni di associazioni criminose come quelle rilevate a Catanzaro.

(3-01630)

NATURALE, DI GIROLAMO, BEVILACQUA, SIRONI, LICHERI Sabrina, DAMANTE, LOPREIATO, LOREFICE, BILOTTI, CROATTI, GAUDIANO, MAIORINO - Al Ministro della salute. - Premesso che:

le denunce presentate dalla Lega nazionale per la difesa del cane relative a diverse irregolarità nella gestione del canile sanitario della ASL di Pescara ubicato a Città Sant'Angelo hanno mostrato un grave quadro di violazioni delle normative vigenti in materia di tutela degli animali;

le indagini svolte dai Carabinieri forestali tra il 2021 e il 2022 hanno confermato i sospetti, evidenziando come Lucio Di Tommaso, veterinario della stessa unità operativa nonché dirigente del canile sanitario, abbia sistematicamente fatto ricorso all'eutanasia illegittima di animali, utilizzando il farmaco "Tanax", senza alcuna giustificazione medica e in contrasto con i principi del benessere animale;

la Procura della Repubblica di Pescara ha richiesto il rinvio a giudizio di Lucio Di Tommaso e del veterinario Franco Ruggeri, in qualità di direttore del servizio di sanità animale, entrambi dirigenti della ASL, imputando loro i reati di abuso d'ufficio, uccisione di animali e falso;

la tutela degli animali e del loro benessere, principio saldamente ancorato nell'ordinamento giuridico europeo e recentemente rafforzato attraverso il suo inserimento tra i principi fondamentali della Costituzione, impone l'adozione di protocolli rigorosi e rispettosi in tutte le procedure che comportano l'eutanasia degli animali;

in particolare, l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabilisce che l'Unione e gli Stati membri devono tenere pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali "in quanto esseri senzienti";

le gravi violazioni contestate dalla Procura, qualora accertate, dimostrerebbero come l'assenza di adeguati controlli e di un'efficace vigilanza da parte degli organi competenti abbia consentito la perpetrazione di condotte illecite presso il canile sanitario di Città Sant'Angelo, con gravi ripercussioni sul benessere degli animali,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare misure urgenti per prevenire simili episodi di violazione delle normative presso i canili sanitari, al fine di garantire la tutela degli animali in tutte le strutture del territorio nazionale;

se intenda promuovere iniziative per rafforzare i controlli e la vigilanza sulle strutture che ospitano animali, assicurando il pieno rispetto delle normative vigenti in materia di tutela degli animali;

se ritenga opportuno adottare linee guida chiare e condivise a livello nazionale in materia di eutanasia animale, il ricorso alla quale deve essere previsto solo per casi di gravi e incurabili patologie, che contempli l'obbligo di formazione continua per i professionisti veterinari, al fine di prevenire arbitrarietà e discrezionalità eccessiva nella pratica dell'eutanasia veterinaria.

(3-01631)

FLORIDIA Barbara, PIRONDINI, ALOISIO, SCARPINATO, GUIDOLIN, SIRONI, BEVILACQUA, CROATTI, BILOTTI, CASTELLONE, NATURALE, LICHERI Sabrina, DAMANTE, PIRRO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

secondo i dati pubblicati dall'ISTAT, la povertà educativa in Italia rappresenta un fenomeno in crescita: nel 2023, il 70,5 per cento dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 19 anni non è mai entrato in una biblioteca (dato in aumento rispetto al 63,9 per cento del 2019), mentre il 39,2 per cento non ha praticato alcuno sport durante l'anno e il 16,8 per cento tra i 6 e i 19 anni non ha fruito di spettacoli fuori casa (12,9 per cento nel 2019), ovvero non è mai andato al cinema, teatro, musei, mostre, siti archeologici, monumenti, concerti;

tra i principali fattori che alimentano le forme di disuguaglianza sociale vi sono le difficoltà di accesso all'educazione: i dati mostrano che, nel 2023, il 10,5 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha interrotto il percorso formativo con la licenza media, mentre l'8,4 per cento degli studenti del quinto anno della secondaria di secondo grado ha un basso livello di competenze in italiano, matematica e inglese. A ciò si aggiunge il problema dell'accesso agli asili nido, che rimane limitato: nel 2021-2022 solo il 28 per cento dei bambini di età compresa tra 0 e 2 anni ha avuto accesso a servizi educativi pubblici o privati per l'infanzia;

nonostante i dati evidenzino come l'emergenza appaia strutturale, la legge di bilancio per il 2025 non ha previsto il rifinanziamento del "fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile", istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 392, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e prorogato sia dalla legge di bilancio per il 2019 che dalla legge di bilancio per il 2022;

il fondo, in scadenza nel 2024, ha garantito, negli ultimi 8 anni, 800 milioni di euro, che hanno permesso di finanziare progetti contro la dispersione scolastica tramite un meccanismo sperimentale per cui il Governo riconosce alle fondazioni di origina bancaria un credito di imposta;

in un momento di grande incertezza economica e sociale, il mancato rifinanziamento del fondo rischia di interrompere l'attuazione dei progetti in corso, con conseguente aumento della povertà educativa, in quanto la garanzia di continuità nell'erogazione dei fondi è fondamentale per rendere efficaci i progetti di contrasto alla dispersione scolastica, che, per la loro complessità, richiedono una continuità d'azione,

si chiede di sapere se il Governo non intenda adottare tutte le iniziative necessarie a reperire le risorse per rifinanziare il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile al fine di garantire la continuità dei progetti volti a contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa.

(3-01632)

GIORGIS, LORENZIN, ZAMPA, ROSSOMANDO, TAJANI, ROJC, FINA, CAMUSSO, GIACOBBE, LA MARCA, DELRIO, IRTO, FRANCESCHELLI, RANDO, VERINI, FURLAN, MALPEZZI, VALENTE, MARTELLA, VERDUCCI, BASSO - Al Ministro della salute. - Premesso che:

nell'ottobre 2015 la Regione Piemonte ha presentato il primo studio di fattibilità del "parco della salute, della ricerca e dell'innovazione della città di Torino" (PSRI), che prevedeva la realizzazione di 4 distinti poli: 1) polo della sanità e della formazione clinica, 127.000 metri quadrati e 1.040 posti letto; 2) polo della didattica, 31.000 metri quadrati; 3) polo della ricerca, 10.000 metri quadrati; 4) polo della residenzialità d'ambito (8.000 metri quadrati), con 220 "posti alloggio". In aggiunta, viene anche previsto il polo dell'incubatore (10.000 metri quadrati nel centro di biotecnologie di via Nizza) e le residenzialità al servizio degli studenti del polo didattico, nelle proprietà di FS e Sistemi urbani, per 1.200 unità abitative;

a dicembre 2015 la Giunta della Regione ha approvato il piano di fattibilità che è stato successivamente trasmesso dalla Regione al Ministero della salute per l'approvazione e per il previsto finanziamento statale;

nel 2019 la Regione Piemonte ha proceduto ad indire le gare per la bonifica dei terreni e la realizzazione del comprensorio ospedaliero. Relativamente alla gara per la progettazione, costruzione e gestione di una serie di servizi hanno presentato istanza di partecipazione la Siram S.p.A., capeggiata da Salini-Impregilo, e il consorzio stabile SIS della famiglia Dogliani;

in ragione dell'aumento dei costi, in particolare di quelli energetici, per il periodo dei 25 anni di gestione dell'infrastruttura e della previsione ritenuta incongrua relativa al canone annuo che da contratto la Regione è obbligata a riconoscere ai privati vincitori della gara per l'investimento fatto nella realizzazione dell'opera, per la manutenzione e per la gestione degli impianti di energia e calore, la procedura di gara ha subito un importante arresto;

su richiesta della Regione, nella legge di bilancio per il 2023, è stata prevista la nomina di un commissario straordinario per l'espletamento delle attività di progettazione, di affidamento e di esecuzione dei necessari interventi;

con successivo decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 5 aprile 2023 viene nominato l'avvocato dello Stato Marco Corsini alla funzione di commissario straordinario del progetto;

il 23 aprile 2024 il commissario Corsini ha comunicato alla Regione Piemonte che era pervenuta un'offerta per la realizzazione della struttura da parte del consorzio SIS;

a fine luglio 2024, il commissario ha reso noto il via libera della commissione appositamente nominata per la valutazione della documentazione all'offerta presentata dal consorzio SIS per la realizzazione del nuovo ospedale e, successivamente, il 26 settembre, ha firmato il decreto di aggiudicazione della gara per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera del capoluogo piemontese;

considerato che:

in un articolo pubblicato in data 19 gennaio 2025 sul quotidiano "La Stampa", il commissario Corsini ha dichiarato l'attuale "impossibilità di sottoscrivere il contratto di concessione all'impresa aggiudicataria" in ragione del mancato accordo di 84 milioni di euro con il Ministero necessario "a compensare l'aumento delle materie prime";

nell'intervista, ha altresì riferito che la procedura per la realizzazione del parco sarebbe proseguita fino ad oggi senza considerare né lo scorporo dell'ospedale "Regina Margherita" né le reali intenzioni della Regione Piemonte sull'ospedale "Sant'Anna" e che "non ci sono atti formali che prevedano il mancato trasferimento dell'ospedale infantile". Sempre secondo il commissario Corsini, infatti, "gli effetti delle scelte a riguardo, quali che siano, non implicano un ridimensionamento del progetto ma possono riverberarsi soltanto sul suo adeguamento";

il commissario ha aggiunto di aver avuto un confronto con l'assessore per la sanità della Regione Piemonte e di aver ricevuto rassicurazioni sull'assenza di intenzioni volte a svuotare il parco, ma che sono sopraggiunte "scelte diverse sull'accorpamento delle specialità di alcune aziende" e di non sapere dove queste saranno collocate;

tenuto conto che:

il piano di fattibilità economica del progetto relativo al parco della salute, della ricerca e dell'innovazione di Torino considerava, per la sostenibilità dell'opera stessa, anche gli ingenti risparmi legati alla dismissione dei vecchi nosocomi, tra i quali la struttura del Regina Margherita;

l'ipotizzato scorporo dell'ospedale Sant'Anna, ospitato comunque in una struttura ritenuta inadatta, rischia di determinare un'ulteriore riduzione dei risparmi con cui finanziare il progetto;

la scelta di come organizzare gli spazi e i servizi nella nuova struttura ha rilevanza sostanziale in termini di progettazione e definizione non solo degli spazi ma soprattutto dei servizi;

in un articolo de La Stampa pubblicato in data 20 gennaio, viene riportato che il presidente della Regione avrebbe avuto un confronto diretto con il Ministro in indirizzo e avrebbe ricevuto rassicurazioni sulla disponibilità delle risorse necessarie a compensare l'aumento dei costi del parco,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti per come riportati e se non ritenga necessario procedere ad una ponderata verifica riguardo alla correttezza della procedura fin qui seguita per la realizzazione del parco della salute, della ricerca e dell'innovazione di Torino;

se sia in grado di escludere che il ritardo registrato in relazione all'erogazione delle risorse volte a coprire il rincaro dei materiali sia dovuto anche alla riscontrata indeterminatezza del progetto;

se sia stato prontamente informato riguardo allo scorporo e all'eventuale determinazione circa il collocamento dei due nosocomi Regina Margherita e Sant'Anna in relazione alla nuova struttura sanitaria;

se non ritenga necessario fornire utili aggiornamenti non solo sulla disponibilità delle risorse necessarie a compensare l'aumento dei costi del progetto ma anche sui tempi relativi al conferimento delle stesse alla Regione Piemonte per dare seguito all'attuazione.

(3-01633)

MISIANI, TAJANI, FURLAN, ROJC, GIACOBBE, MANCA, ZAMBITO, VALENTE, RANDO, VERINI, NICITA, ROSSOMANDO, MARTELLA, CAMUSSO, BASSO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

le corti di giustizia tributaria, preposte a risolvere le liti tra fisco e cittadini, in passato articolazioni interne dell'amministrazione finanziaria, oggi sono organi di giurisdizione veri e propri. Nel 2022, la giustizia tributaria è stata, infatti, interessata da un'importante riforma che ha portato all'approvazione della legge n. 130 del 2022;

le novità più significative hanno riguardato la trasformazione delle commissioni tributarie in corti di giustizia tributaria, l'introduzione della selezione dei giudici mediante concorso e l'esercizio della loro funzione a tempo pieno, diversamente dunque dalla natura onoraria che li contraddistingueva precedentemente. La svolta è mancata, invece, sul fronte dell'indipendenza dei giudici. I giudici tributari assunti a seguito del concorso sono comunque inquadrati all'interno del Ministero dell'economia e delle finanze, cui fanno capo anche le agenzie fiscali che sono le principali controparti dei cittadini nelle controversie decise dai giudici tributari, determinando pertanto una situazione di insana doppia dipendenza nei confronti sia di un altro potere dello Stato che di una delle parti in causa;

subito dopo la riforma del 2022, anche in ragione del perdurante inquadramento dei giudici tributari all'interno del Ministero, le tre corti di giustizia tributaria di Milano, Venezia e Messina hanno invocato l'intervento della Corte costituzionale denunciando la mancanza di serenità e il turbamento derivante dalla percezione di dover giudicare "non trovandosi in campo neutro bensì in casa di una delle due parti in causa" che esercita competenze "intrusive" essendo la "meno imparziale che possa esistere tra tutte le amministrazioni pubbliche";

la sentenza della Corte costituzionale n. 204 del 2024, pur dichiarando inammissibile la questione per ragioni formali, ha comunque conferito maggiore forza agli argomenti di chi sostiene l'incompatibilità dell'attuale assetto della giustizia tributaria con i principi di indipendenza e terzietà del giudice ed ha enfatizzato la natura giurisdizionale delle corti tributarie giungendo ad affermare che la riforma "ha avvicinato molto la giurisdizione tributaria a quella ordinaria";

l'intransigenza del Governo e della maggioranza parlamentare nel non riconoscere l'indipendenza dei magistrati tributari rischia di essere prodromica anche ad altri disegni di limitazione dell'indipendenza di ogni giudice di tutte le giurisdizioni;

considerato che:

a seguito della riforma sulla giustizia tributaria, il numero dei giudici tributari ha subito una riduzione passando da 1.648 unità (2.238 con l'appello, dato al 2023) a 448 (576 con il secondo grado);

nel 2024 i ricorsi tributari pervenuti alle corti di primo grado sono cresciuti del 31 per cento rispetto all'anno precedente passando da 138.375 nuove liti del 2023 a 182.124 del 31 dicembre 2024. Secondo i dati al 31 dicembre 2024, circa il 70 per cento delle liti in primo grado si è concentrato in 39 sedi sulle 103 totali che hanno avuto un carico medio di oltre 3.000 ricorsi, mentre le 64 sedi con meno liti annue si fermano a quota 910. Le definizioni sono cresciute del 18,6 per cento (da 138.954 a 164.930). Per la prima volta nell'ultimo decennio i giudici tributari non sono riusciti a riassorbire la mole di nuovi casi;

secondo il Ministero, l'andamento al rialzo è da imputare all'abrogazione dell'istituto della mediazione per liti fino a 50.000 euro la quale, avendo fatto venire meno i termini di 90 giorni per trovare l'accordo tra contribuenti e fisco, ha determinato la mancata distribuzione delle nuove liti nell'arco di diversi mesi ma il loro arrivo nelle corti di primo grado seguendo la procedura ordinaria di 30 giorni. A questo andrebbero aggiunti anche gli effetti indiretti dell'ultima definizione agevolata prevista dalla legge n. 197 del 2022 che prevedeva la sospensione dei termini di impugnazione per 11 mesi per cui tutti coloro i quali avrebbero potuto depositare i ricorsi nel 2023 hanno dovuto attendere la fine della rottamazione per chiedere giustizia alle corti, arrivando così al 2024. In secondo grado, rispetto al 2023 le nuove liti sono lievitate del 16 per cento passando da 36.916 casi a 42.832. È concreto il rischio che la massa di nuove liti arrivi in Corte di cassazione civile il cui magazzino arretrati, pari a circa 90.000 liti, è composto da un 40 per cento di cause tributarie;

tenuto conto che,

la delega fiscale di cui alla legge n. 111 del 2023 prevede la riorganizzazione delle corti tributarie, attualmente basata sul decreto ministeriale 11 aprile 2008, da attuare entro il 31 agosto 2025;

in occasione del plenum del 16 aprile 2024 del consiglio di presidenza della giustizia tributaria, il viceministro Leo parlando della "tematica della geografia giudiziaria" ha precisato che "è una competenza specifica del consiglio di presidenza" aggiungendo che si tratta di un'attività "dove noi potremmo svolgere un ausilio" perché "tutto ciò che riguarda proprio la perimetrazione degli organi giurisdizionali sicuramente è nelle vostre prerogative";

diversi consiglieri in reazione alle dichiarazioni del viceministro hanno sottolineato come la riforma delle circoscrizioni sarebbe, invece, di competenza del Governo. A distanza di 9 mesi non si hanno notizie sul riordino nonostante la fusione tra più corti sia necessaria per il funzionamento della giustizia tributaria. Da notizie pervenute in relazione alla ridefinizione geografica delle sedi, si apprende che l'intenzione dell'Esecutivo sia quella di lasciare le corti di primo grado dei capoluoghi di regione, pochi altri uffici nelle province e di chiudere le 15 sezioni distaccate del secondo grado, mantenendo una sede d'appello per regione,

si chiede di sapere:

se si intenda ricomprendere tra le misure volte a rafforzare il buon funzionamento della giustizia tributaria, specifiche modifiche alle norme che prevedono l'inquadramento dei giudici tributari all'interno del Ministero dell'economia al fine di garantire l'affrancamento dei giudici tributari da qualsiasi ingerenza nelle controversie tributarie in nome e nel rispetto della terzietà, imparzialità e indipendenza dell'organo giudicante;

quali iniziative si intenda adottare al fine di accelerare le assunzioni dei giudici tributari, portandolo ad un livello in grado di affrontare la mole crescente delle cause tributarie e di ridurre i tempi della giustizia tributaria;

se si intenda fornire indicazioni in merito ai contenuti e ai tempi relativi al provvedimento di riorganizzazione delle corti tributarie la cui scadenza è fissata al 31 agosto 2025, al fine di garantire sull'intero territorio nazionale il normale funzionamento del sistema della giustizia tributaria;

se corrisponda al vero che il Governo si appresta alla ridefinizione geografica delle sedi e che l'intenzione dell'Esecutivo sia quella di lasciare le corti di primo grado dei capoluoghi di regione, pochi altri uffici nelle province e di chiudere le 15 sezioni distaccate del secondo grado, mantenendo una sede d'appello per regione; se non si ritenga inopportuna tale articolazione delle sedi che rischia di ripercuotersi sul buon funzionamento della giustizia tributaria e sui cittadini.

(3-01634)

D'ELIA, SENSI, BASSO, BAZOLI, CAMUSSO, FURLAN, GIORGIS, IRTO, LA MARCA, LORENZIN, MALPEZZI, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI, ZAMBITO, ZAMPA - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

il 5 gennaio 2025 una delegazione del Partito democratico, composta dai senatori interroganti D'Elia e Sensi e dall'onorevole Casu, si è recata presso l'istituto penale per i minorenni "Casal del Marmo", a Roma, dove ha riscontrato notevoli criticità;

come riportato dagli organi di stampa, nella giornata dell'11 gennaio, alcuni detenuti avrebbero aggredito tre agenti della Polizia penitenziaria;

si tratta di episodi sempre più frequenti, dovuti anche alle condizioni di disagio in cui si trovano a vivere i ristretti nell'istituto, presenti in numero superiore alla capienza massima fissata in 57 unità;

a ciò si aggiunga il fatto che il personale della Polizia penitenziaria assegnato è di circa il 50 per cento inferiore rispetto alla pianta organica, contingenza che si ripercuote sulle condizioni di detenzione, riducendo le possibilità di accesso alle attività educative e riabilitative funzionali al reinserimento dei detenuti;

risulta sempre più evidente la necessità di riformare il sistema penitenziario, nonché di garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso al personale della Polizia penitenziaria, intervenendo sulle deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento che ne ostacolano il corretto espletamento delle funzioni;

la dotazione organica complessiva per i 17 istituti penali per i minorenni del Paese, come riportato nel provvedimento del capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del 29 maggio 2024, è fissata complessivamente in 897 unità, di cui manca però la disponibilità effettiva;

al contempo, l'importo dei fondi previsti dalla legge di bilancio sul capitolo relativo alle "spese per l'attuazione dei provvedimenti penali emessi dall'autorità giudiziaria", che rappresentano la principale fonte di finanziamento per i progetti educativi e trattamentali negli istituti penali per i minorenni, è diminuito;

dai precedenti 42.881.583 euro per ciascun anno del triennio 2022-2024, si è passati agli attuali 42.280.000 euro, taglio che va, inoltre, analizzato alla luce dell'apertura prevista di 4 nuovi istituti nel corso del 2025, che si concretizza in un'ulteriore diminuzione dello stanziamento a fronte di un potenziale aumento della platea dei beneficiari e comunque alla sua distribuzione su più sedi detentive;

a quanto detto si aggiunga l'assenza, nel capitolo relativo alle "spese di ogni genere riguardanti la rieducazione dei detenuti", di ogni riferimento alla retribuzione degli ospiti che siano impegnati in attività lavorative;

la mancata previsione genera la paradossale impossibilità di retribuire i ristretti negli istituti penali per i minorenni che prestano attività lavorativa, laddove invece per gli adulti l'articolo 22 della legge 26 luglio 1975, n. 354, fissa espressamente la remunerazione in misura pari a quella prevista per le singole figure dai contratti collettivi nazionali, ridotta di un terzo;

considerato inoltre che:

il sistema penitenziario del nostro Paese vive una gravissima crisi, aggravata ed esasperata dalla politica panpenalistica del Governo, dove il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria, il numero record di 89 suicidi nel solo 2024 rischiano seriamente di mettere in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;

inoltre, ad un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, non sono arrivate risorse neanche in sede di legge di bilancio, che anzi ha ulteriormente e gravemente disatteso qualunque aspettativa con il sostanziale disinvestimento nel sistema dell'esecuzione della pena;

le riduzioni di spesa operano nel quadro di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna misura relativa al comparto penitenziario, con colpevole noncuranza riguardo alle sorti della giustizia minorile ormai al collasso, a causa degli effetti combinati di tagli e del "decreto Caivano";

la linea securitaria tracciata dal Governo, dettata da un approccio prettamente sanzionatorio, teso a deumanizzare la figura del detenuto senza prevedere alcun ricorso agli istituti riabilitativi, incide negativamente anche sulle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, costringendo il personale a vivere e lavorare in contesti drammatici che hanno già procurato diversi suicidi tra gli stessi agenti,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in merito ai fatti, relativamente alla situazione presente nell'istituto penale per i minorenni Casal del Marmo di Roma;

quali iniziative intenda intraprendere allo scopo di sanare le gravi deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento che ostacolano il corretto funzionamento del sistema penitenziario minorile e specificamente a garantire il personale di polizia necessario ad assicurare la sicurezza e lo svolgimento delle attività rieducative nell'istituto di Roma;

quali iniziative intenda adottare al fine di ricondurre l'esecuzione della pena all'interno degli istituti penali per i minorenni al livello della sua tradizione di eccellenza, nel pieno rispetto dei principi costituzionali volti al recupero e reinserimento sociale della condannata o del condannato.

(3-01635)

BERGESIO - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'ambiente e della sicurezza energetica e per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. - Premesso che:

secondo un'inchiesta del quotidiano olandese "De Telegraaf", durante il mandato di Timmermans come Vicepresidente della UE responsabile per il "green deal", la Commissione europea avrebbe finanziato segretamente alcune lobby ecologiste tramite il programma "Life", per condizionare la posizione dei parlamentari europei a favore dell'agenda green dell'ex commissario;

qualora confermato, il caso rappresenterebbe una grave interferenza sulle dinamiche democratiche del Parlamento europeo, evidenziando la poca trasparenza con la quale l'Europa ha gestito le risorse pubbliche dei contribuenti, le quali avrebbero dovuto invece essere destinate all'agricoltura;

con l'adozione della strategia del green deal, l'Europa si è impegnata a perseguire l'equilibrio tra sostenibilità ambientale e tutela dell'agricoltura; simili accadimenti confermano ancora una volta la vulnerabilità delle istituzioni europee agli interessi delle grandi multinazionali, minando la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni stesse;

simili politiche, fortemente ideologizzate, minacciano la competitività dell'agricoltura italiana che rispetto ad altri settori appare, a giudizio dell'interrogante, maggiormente vessata dalle istituzioni europee;

l'influenza delle multinazionali, anche con riferimento ai cibi sintetici, potrebbe indebolire la capacità degli agricoltori italiani di difendere il modello agricolo tradizionale e sostenibile,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo vogliano promuovere in tutte le sedi opportune la necessità di una sostanziale revisione della strategia del green deal europeo, secondo un approccio che non penalizzi la competitività dell'agricoltura nazionale nel nome di un ambientalismo fortemente ideologizzato e lontano dagli interessi dell'Italia.

(3-01636)

BASSO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

da diversi mesi il servizio ferroviario è caratterizzato da pesanti difficoltà e gravi disservizi per gli utenti a causa di ritardi e cancellazioni di servizi di trasporto pressoché quotidiani, nella totale assenza di misure di coordinamento, di puntuali informazioni e di interventi efficaci per fronteggiare tali disservizi. Tale situazione ha aggravato il disagio di pendolari e dei viaggiatori occasionali, evidenziando carenze strutturali e gestionali che richiedono interventi immediati;

in data 27 gennaio 2025 il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha affermato che "il gruppo Ferrovie dello Stato è pronto ad aprirsi ai privati per fare meglio";

tale affermazione ha suscitato preoccupazioni e interrogativi, atteso che il gruppo Ferrovie è l'ultima società pubblica privatizzabile di cui lo Stato possiede ancora il 100 per cento ed è un settore che continua ad attrarre investitori, come dimostra il caso Italo;

le difficoltà che vive il settore ferroviario non possono costituire, in alcun modo, un alibi per avviare un percorso di privatizzazione del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, al pari di quanto già tentato con Poste italiane, ma piuttosto devono essere l'occasione per costruire un piano di rilancio strategico dell'intero settore incentrato su servizi efficienti e di qualità, tenendo conto dei contributi di cittadini e cittadine, nonché dei turisti, e del necessario confronto con i sindacati che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori del settore;

da indicazioni di stampa emerge che, fra le novità della revisione PNRR di febbraio, c'è una "riforma ferroviaria" con la previsione di una trasformazione societaria di RFI con l'apertura del capitale ad altri soggetti, la revisione delle procedure di programmazione degli investimenti ferroviari con l'abbandono del contratto di programma e l'adozione di un modello con target e milestone e l'apertura, con un vincolo rafforzato, del mercato sui treni dei pendolari con la pubblicazione delle gare nel 2026;

tale riforma prevederebbe anche la costituzione di una società di capitale proprietaria del materiale rotabile ferroviario, dove sarebbero trasferiti i finanziamenti PNRR alle opere ferroviarie non spesi,

si chiede di sapere:

quali siano le intenzioni del Ministro in indirizzo e del Governo sul tema dell'ingresso di privati nel gruppo FS e in particolare nel previsto percorso di trasformazione societaria di RFI;

quali urgenti azioni siano state adottate per consentire il superamento delle disfunzioni che da diversi mesi stanno causando pesanti disservizi nell'offerta del servizio ferroviario.

(3-01637)

PARRINI, FRANCESCHELLI, ZAMBITO - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

in data 21 gennaio 2025 il gruppo Brunswick, proprietario di Navico RBU dal 2021, ha notificato via PEC l'attivazione della procedura di licenziamento collettivo di tutti i 27 dipendenti e la chiusura del sito di Montagnana Val di Pesa nel territorio comunale di Montespertoli (Firenze);

l'azienda Navico RBU, esistente dal 1981, è in positivo, genera utili e rappresenta un punto di riferimento in termini di know how e competenze;

la scelta del licenziamento collettivo e della chiusura del sito è motivata esclusivamente dalla strategia della proprietà di ridurre i costi e aumentare i margini attraverso lo spostamento dell'attività produttiva in Messico, e rappresenta un duro colpo non solo per i dipendenti e le loro famiglie, ma anche per il tessuto produttivo del territorio;

il 22 gennaio si è svolto il primo incontro dell'unità di crisi presso la Regione Toscana;

in quella sede i rappresentanti dell'azienda si sono limitati a prendere atto della richiesta di ritiro della procedura di licenziamento collettivo senza rispondere nel merito ma, di fatto, solo prendendo tempo;

il 24 gennaio si è svolto un incontro presso il Comune di Montespertoli, insieme alla Fiom CGIL, in cui l'amministrazione comunale ha preso posizione a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie al fine di percorrere ogni strada possibile per il mantenimento del sito produttivo;

l'unita` di crisi della Regione ha convocato nuovamente le parti per il giovedì 6 febbraio, incontro al quale e` stata richiesta la presenza diretta dell'azienda,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo, anche alla luce della già avvenuta apertura del tavolo di crisi regionale, intendano attivarsi immediatamente mettendo in campo ogni intervento utile a ottenere la revoca dei licenziamenti e a scongiurare un esito inammissibile sul piano sociale ed economico.

(3-01638)

ZAMBITO - Al Ministro per le disabilità. - Premesso che:

il servizio di assistenza all'autonomia e alla comunicazione in favore di alunni e studenti disabili, in capo agli enti locali, rappresenta un modello per l'inclusività all'interno delle scuole;

il Ministero per le disabilità ha stanziato risorse per il fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità in favore delle Regioni insufficienti a garantire sul territorio nazionale il potenziamento dei servizi di assistenza all'autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità della scuola secondaria di secondo grado;

la grave insufficienza di risorse è stata denunciata anche dalla Società della Salute di Pisa che, per questo motivo, si trova in una situazione di crescente difficoltà nello svolgimento di questo importante servizio;

per far fronte a questa situazione, i nove comuni della Società della Salute di Pisa, dal 2020 al 2024, hanno progressivamente stanziato risorse economiche aggiuntive, passando da un milione e mezzo di euro a circa tre milioni di euro;

dal 2020 al 2024 il numero degli studenti delle scuole superiori di secondo grado assistiti dalla suddetta Società è passato da 95 a 159, con un incremento del 67 per cento, ulteriormente aumentato per l'anno scolastico 2024/2025,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di assicurare le risorse necessarie per garantire l'assistenza all'autonomia e alla comunicazione in favore di alunni e studenti disabili su tutto il territorio nazionale ed in particolare per i nove comuni della Società della Salute di Pisa.

(3-01639)

GASPARRI, TERNULLO, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, PAROLI, OCCHIUTO, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. - Premesso che:

è ampiamente condivisa l'opinione che la semplificazione normativa sia esigenza trasversale e di particolare rilievo in Italia, Paese che soffre da sempre di ipertrofia normativa;

nelle precedenti Legislature, le politiche di semplificazione sono state affrontate, secondo gli interroganti, con scarsa continuità, con strumenti non sempre adeguati allo scopo e senza un approccio organico;

sin dalle dichiarazioni programmatiche, il Presidente del Consiglio dei ministri ha affermato che le imprese chiedono meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti e che l'eccesso normativo, burocratico e regolamentare aumenta esponenzialmente il rischio di irregolarità, contenziosi e corruzione;

a tal fine, il Presidente del Consiglio ha attribuito una delega specifica sulla semplificazione normativa al Ministro per le riforme istituzionali, affidandole peraltro la direzione politica di una apposita struttura di missione, che si avvale delle competenze di specialisti ed esperti, quantomai necessari in un ambito così complesso;

il "Rapporto Draghi" sul futuro della competitività europea contiene numerosi riferimenti alla semplificazione normativa, all'impatto della regolazione ed anche alcune indicazioni agli Stati membri. Il rapporto evidenzia la grande incidenza della semplificazione normativa sulle potenzialità di crescita economica del continente europeo;

da ultimo, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nelle recenti linee guida per la nuova Commissione europea, ha particolarmente valorizzato l'obiettivo della semplificazione normativa, anche designando Valdis Dombrovskis quale commissario per l'economia, la produttività, l'attuazione e la semplificazione, sottolineando l'importanza che riveste la semplificazione normativa, sia a livello europeo, che nazionale,

si chiede di sapere quali siano le misure di semplificazione attualmente in corso e promosse dal Ministro in indirizzo orientate tanto alla riduzione dello stock normativo quanto al miglioramento della qualità della regolazione.

(3-01640)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

VERDUCCI, MALPEZZI, D'ELIA, ROSSOMANDO, VALENTE, CAMUSSO, VERINI, NICITA, ZAMBITO, FINA, TAJANI, LA MARCA, ROJC, RANDO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

il 13 gennaio 2025, si è svolta davanti alla sede di Brescia della Leonardo Defence (industria della difesa e dell'aerospazio) una manifestazione pacifica di attivisti e militanti del gruppo "Extinction Rebellion";

nel corso della manifestazione sono intervenuti agenti della Polizia e della DIGOS di Brescia, che hanno condotto ventitré manifestanti in questura per procedere a controlli e perquisizioni, ai quali hanno fatto seguito denunce a carico dei manifestanti precedentemente identificati, oltre che la notifica per diciassette di loro di fogli di via recanti l'espulsione dalla città di Brescia;

nelle sette ore di fermo in questura, gli attivisti hanno denunciato la sottoposizione a procedure di controllo che, per le attiviste, hanno compreso la richiesta di togliere l'abbigliamento intimo e di fare piegamenti sulle gambe, motivati dalla questura con la necessità di verificare la presenza di eventuali oggetti pericolosi;

diversamente, ai manifestanti di sesso maschile non è stato invece richiesto di togliere gli indumenti intimi;

considerato che:

le attività di controllo sono state condotte nei confronti dei manifestanti che dichiarano di aver presentato i documenti necessari e richiesti dagli agenti di polizia, e dunque in aperta violazione delle disposizioni di cui all'articolo 394, comma 4, del codice di procedura penale, in base al quale la Polizia giudiziaria accompagna nei propri uffici e ivi trattiene per il tempo strettamente necessario per l'identificazione, e comunque non oltre le dodici ore, le persone che si rifiutano di farsi identificare;

i manifestanti sono stati sottoposti ad un periodo di fermo durato complessivamente sette ore, non giustificato e aggravato dalle procedure alle quali le ragazze sono state obbligate. Trattamenti che sono stati denunciati dalle stesse come umilianti, degradanti e che, come di tutta evidenza, appaiono sproporzionati rispetto al tipo di manifestazione che si stava svolgendo;

come già evidenziato, alle attiviste sarebbe stato chiesto dalle agenti di polizia di togliere tutti i vestiti e diverse hanno denunciato il fatto di essere state costrette a fare dei piegamenti sulle gambe finanche prive di qualunque indumento;

al rifiuto di alcune manifestanti di eseguire quanto ordinato dalle agenti di polizia, hanno fatto seguito minacce di denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, qualora si fossero messe in atto forme di resistenza passiva;

inoltre, appare del tutto sproporzionato il provvedimento dei fogli di via, che sembra rappresentare uno strumento clamorosamente repressivo,

si chiede di sapere:

quali iniziative, necessarie e urgenti, il Ministro in indirizzo intenda intraprendere, per quanto di competenza, perché sia fatta piena luce su quanto accaduto nel corso delle manifestazioni di Brescia e, in caso di responsabilità accertate, quali iniziative intenda assumere nei confronti degli agenti resisi responsabili dei fatti, anche al fine di tutelare l'onore e il prestigio delle forze di polizia, che non possono essere identificate o ricondotte a fatti di tale gravità;

quale sia l'opinione del Ministro in indirizzo rispetto al trattamento subito dalle manifestanti e se ritenga che lo stesso sia in linea con gli standard in materia di diritti umani, al cui rispetto tutti gli esponenti delle istituzioni pubbliche, incluse le forze dell'ordine, sono chiamate a rispondere.

(3-01629)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

CAMUSSO, MALPEZZI, BASSO, LA MARCA, VERDUCCI, RANDO, ZAMPA, ROJC, D'ELIA, BAZOLI, MANCA, PARRINI, FURLAN, MARTELLA, GIORGIS, GIACOBBE, NICITA, VALENTE, TAJANI, MISIANI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

l'azienda Frigocaserta S.r.l., operante nel settore della refrigerazione industriale, è una realtà che impiega numerosi lavoratori in attività ad alto rischio per la salute. Lo stabilimento, ubicato nell'area industriale di Aversa nord, precisamente a Gricignano di Aversa, sorge in un contesto densamente popolato e confinante con altri stabilimenti industriali, circostanza che rende ancor più imprescindibile il rispetto delle normative in materia di sicurezza;

il 31 dicembre 2024, l'operaio della Frigocaserta P. M. è stato schiacciato da un muletto mentre svolgeva il proprio lavoro all'interno dello stabilimento, e il pubblico ministero di Napoli Nord ha avviato un'inchiesta per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati un manager dell'azienda;

pochi giorni dopo, il 10 gennaio 2025, un secondo, gravissimo incidente ha avuto luogo, causando la morte di P. S., un giovane di soli 19 anni. La tragedia è stata provocata dalla fuoriuscita di ammoniaca da un serbatoio durante lavori di manutenzione affidati a una ditta esterna, la Cofrin Società Cooperativa di Villaricca. Seppur tre dei lavoratori coinvolti siano riusciti a mettersi in salvo, tutti hanno riportato intossicazioni gravi a causa delle esalazioni nocive;

inoltre, come riportato dalla testata "Il Mattino", in un articolo pubblicato in data 15 gennaio 2025, risulterebbe che S. avesse sottoscritto un contratto da tirocinante con una paga mensile di 500 euro. Il tirocinio, definito sul sito ufficiale del Ministero del Lavoro come "un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Non si configura come rapporto di lavoro", solleva significativi interrogativi riguardo alla effettiva idoneità di Spasiano a svolgere le mansioni di manutenzione in questione;

considerato che:

il grave incidente ha generato una nube tossica di ammoniaca che ha obbligato i sindaci dei comuni limitrofi ad adottare misure straordinarie per tutelare l'incolumità pubblica. L'area circostante, a causa dell'alta densità di popolazione e della vicinanza di numerosi opifici in attività, è stata evacuata;

la ripetizione di eventi così tragici e ravvicinati solleva gravi interrogativi sulla gestione della sicurezza all'interno dell'azienda Frigocaserta e sull'efficacia dei sistemi di monitoraggio e prevenzione dei rischi presenti;

la vastità e la densità del polo industriale di Aversa nord impongono l'attivazione di un sistema di controllo costante e dettagliato, capace di prevenire ulteriori tragedie in un contesto già segnato da una cronica negligenza nella prevenzione;

ribadito che:

il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro è un principio fondamentale sancito dalla Costituzione italiana e garantito dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;

nonostante la normativa vigente, in Italia, gli incidenti mortali sul lavoro continuano a rappresentare una vera e propria emergenza nazionale, con numeri che denunciano una "strage quotidiana" e denotano gravi carenze strutturali nel sistema di prevenzione, controllo e formazione in materia di sicurezza. Secondo l'INAIL, nei primi undici mesi del 2024 sono state presentate 1.000 denunce di morti sul lavoro, con un incremento del 3,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, nelle more delle indagini condotte dalla magistratura, ritenga opportuno avviare con urgenza tutte le verifiche necessarie per valutare l'adeguatezza delle misure di sicurezza adottate dalla Frigocaserta, anche al fine di accertare se il giovane operaio deceduto, in qualità di saldatore tirocinante, fosse idoneo a svolgere le attività in corso presso lo stabilimento di Gricignano e se tali mansioni corrispondessero ai requisiti formativi proprio del contratto di tirocinio;

se intenda adottare misure straordinarie ed investimenti significativi per rafforzare le azioni di prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro, con l'obiettivo di invertire il preoccupante trend che ha segnato il 2024.

(4-01762)

PAITA - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e per le disabilità. - Premesso che:

l'articolo 3 della Costituzione, al comma secondo, stabilisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini;

tale principio pervade il nostro ordinamento e andrebbe declinato in ogni sua forma, al fine di abbattere ogni tipologia di ostacolo al normale svolgimento della vita da parte dei cittadini;

le barriere architettoniche rappresentano ostacoli fisici che limitano l'accessibilità e la mobilità delle persone con disabilità o con difficoltà motorie e la loro partecipazione alla vita ordinaria;

la legge 9 gennaio 1989, n. 13 e la legge 5 febbraio 1992, n. 104 recano disposizioni volte a favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, anche aperti al pubblico, al fine di permettere l'inserimento e l'integrazione sociale delle persone con disabilità e la possibilità di svolgere pienamente le normali attività quotidiane;

l'accessibilità ai servizi pubblici essenziali, come gli uffici postali, è un diritto fondamentale per garantire l'inclusione sociale e il rispetto della dignità delle persone con disabilità;

tuttavia, ancora oggi persistono gravi criticità nell'accessibilità degli uffici postali e delle infrastrutture pubbliche in varie città, tra cui La Spezia e Sarzana, come denunciato dalla Consulta provinciale disabili, dalla CGIL e da altre associazioni di categoria;

a La Spezia, presso l'ufficio postale di piazza Verdi, sono state segnalate barriere architettoniche che rendono difficoltoso, se non impossibile, l'accesso autonomo per le persone con disabilità: rampe non adeguatamente segnalate, porte a battente impossibili da aprire senza aiuto esterno, e l'assenza di strumenti idonei per l'utilizzo dei servizi (ad esempio buche delle lettere e banconi ad un'altezza adeguata);

problemi simili si riscontrano presso l'ufficio postale di via Landinelli a Sarzana, dove le porte a battente richiedono necessariamente l'intervento di terzi per l'apertura, e dove l'accessibilità agli sportelli ATM risulta compromessa da un design che non consente una chiara visualizzazione dei display per chi si trova in carrozzina;

le associazioni locali denunciano altresì che le segnalazioni inoltrate a Poste Italiane, alle amministrazioni locali e ai gestori delle infrastrutture pubbliche non hanno portato a interventi concreti, nonostante siano passati mesi, se non anni, dalle prime richieste;

il Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), avviato a La Spezia nel 2020, non ha ancora prodotto risultati significativi, e nel bilancio comunale per il 2025 non risulta previsto alcun finanziamento per l'eliminazione delle barriere;

tali situazioni compromettono il diritto delle persone con disabilità ad accedere ai servizi essenziali e a una vita autonoma e indipendente,

si chiede di sapere:

quali azioni urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire che gli uffici postali siano pienamente accessibili alle persone con disabilità, in conformità con la normativa vigente sull'abbattimento delle barriere architettoniche;

se si intenda avviare una ricognizione sullo stato degli uffici postali per verificarne l'accessibilità, con particolare attenzione ai casi segnalati a La Spezia e Sarzana, monitorando l'adeguamento delle strutture alle normative in materia;

se non si ritenga necessario prevedere linee guida vincolanti e specifici finanziamenti per le amministrazioni locali e per i gestori di servizi pubblici, al fine di eliminare le barriere architettoniche e implementare soluzioni progettuali inclusive;

quali interventi siano previsti per sostenere l'applicazione concreta del Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) in tutto il territorio nazionale e se si intenda rendere obbligatorio il suo finanziamento nei bilanci comunali;

quali misure si intenda adottare per promuovere una revisione dei progetti infrastrutturali esistenti, con il coinvolgimento diretto delle associazioni di tutela delle persone con disabilità, per garantire l'effettiva fruibilità dei servizi e delle infrastrutture pubbliche.

(4-01763)

PAITA - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

tra gennaio e novembre 2024 si è registrato un ingente numero di denunce di malattie professionali nella provincia spezzina, arrivando a 549, superando le 438 denunce del medesimo periodo dell'anno precedente: anche a livello regionale, l'anno 2024 è stato segnato da un numero alto di denunce per malattie professionali, passando, rispetto al 2023, da 1.317 a 1.818, un aumento pari al 38 per cento;

in percentuali, si tratta dell'aumento più elevato sia tra le regioni del nord ovest, sia rispetto alla media nazionale, con valori assoluti di denunce superiori a quello della regione Lombardia: a preoccupare, inoltre, è il dato sulla provincia spezzina, che incide per oltre il 30 per cento sul valore complessivo regionale;

La Spezia, infatti, presenta una situazione di assoluta gravità, considerando come tra il 2019 e il 2022 il numero medio annuale di malattie professionali denunciato sia stato pari a 245, mentre nei due anni successivi è salito a 494, segnando quindi un preoccupante raddoppio: nei soli 11 mesi del 2024, si è arrivati addirittura a 549 denunce, il dato più alto degli ultimi sei anni;

secondo i dati dell'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, in tutto il 2023, considerato anche il mese di dicembre non conteggiato nel raffronto precedente, le denunce in Liguria sono state 1.426, mentre La Spezia, da sola, ne ha contate 487, con un aumento tra il 2022 e il 2023 del 65 per cento: si deve inoltre ricordare come La Spezia, da anni, detenga il triste primato negativo dei lavoratori con malattie professionali, correlato soprattutto alle lavorazioni navali, sia nel settore civile che nel settore militare, a causa della massiccia esposizione all'amianto avvenuta negli anni passati, e altresì al settore industriale, come nel caso del lavoratori della centrale ENEL;

tra i 102 lavoratori liguri che nel 2023 si sono visti riconoscere la malattia professionale, Genova ha registrato 35 casi, Savona 10, mentre La Spezia 57 con 9 esiti mortali: alla luce dei dati assolutamente preoccupanti relativi alle denunce di malattie professionali in Liguria, in particolare nella provincia spezzina, è di estrema urgenza che il Ministro in indirizzo si attivi affinché si possano individuare le ragioni che hanno causato l'aumento di denunce, promuovendo ispezioni nelle zone maggiormente a rischio, e allo stesso tempo implementando il sistema di prevenzione e protezioni dei lavoratori maggiormente a rischio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione allarmante delineata dai dati circa le denunce per malattie professionali in Liguria e in particolare nella provincia spezzina;

se intenda promuovere ispezioni e verifiche nelle zone maggiormente interessate da tale fenomeno, affinché si possano individuare le cause che hanno portato al drammatico aumento delle denunce per malattie professionali in Liguria e in particolare modo a La Spezia, e quali misure intenda adottare al fine di rafforzare il sistema di prevenzione e protezioni dei lavoratori maggiormente a rischio.

(4-01764)

DE CRISTOFARO - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

dal 1° gennaio 2025 non è più in vigore la convenzione che garantiva al personale docente e non docente in servizio nelle scuole dell'isola d'Elba una tariffa agevolata per il trasporto su traghetti, equiparata a quella dei residenti;

tale agevolazione era essenziale per garantire la continuità territoriale e il funzionamento del sistema scolastico locale, permettendo al personale pendolare di sostenere i costi di trasporto;

la decisione dell'armatore privato di non rinnovare la convenzione viola il principio di continuità territoriale, su cui si basa l'accordo con la Regione Toscana, e rischia di compromettere il servizio pubblico svolto dal personale scolastico;

la situazione appare ancora più grave se si considera che altre categorie di lavoratori pubblici continuano a beneficiare delle agevolazioni tariffarie, mentre il personale scolastico è escluso;

considerato che:

l'isola d'Elba, a differenza di altre isole minori, ospita scuole dell'infanzia, primarie, medie e superiori, il cui funzionamento è garantito per almeno il 50 per cento da personale pendolare giornaliero o che utilizza mezzi propri, vista la scarsità di trasporti pubblici locali durante il periodo invernale;

la fine delle tariffe agevolate aggrava ulteriormente le difficoltà economiche del personale scolastico, già costretto a sostenere alti costi di affitto, spesso in nero, per rimanere sull'isola;

ritenuto che:

la situazione è il riflesso di una politica di privatizzazione del trasporto marittimo avviata con l'art. 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, che ha liberalizzato le rotte e privatizzato società come Toremar, causando riduzioni nei servizi essenziali per le comunità isolane;

la mancanza di tariffe agevolate rischia di rendere insostenibile la presenza del personale scolastico, compromettendo il diritto allo studio e a una scuola di qualità per gli studenti dell'Elba e di altre isole minori,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare per ripristinare le tariffe agevolate per il personale scolastico, equiparandole a quelle dei residenti, al fine di garantire la continuità territoriale;

come si intenda intervenire per tutelare i diritti al lavoro e allo studio, garantendo al personale scolastico condizioni economiche e logistiche adeguate per operare sull'isola d'Elba e in altre isole minori;

quali misure strutturali si intenda adottare per correggere le ricadute negative delle politiche di privatizzazione del trasporto pubblico marittimo, assicurando che le comunità isolane possano accedere a servizi essenziali, come la scuola, senza discriminazioni o penalizzazioni economiche.

(4-01765)

MISIANI, MARTELLA, GIACOBBE, ZAMBITO, CAMUSSO, FURLAN, D'ELIA, RANDO, ZAMPA, ALFIERI, LORENZIN, ROJC, VALENTE, VERDUCCI, LOSACCO, IRTO, GIORGIS, ROSSOMANDO, NICITA, PARRINI, BASSO, MANCA, TAJANI - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy, dell'economia e delle finanze e per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. - Premesso che:

l'ultimo intervento statale per sostenere il comparto siderurgico italiano risale a qualche mese addietro, con il decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 marzo 2023, n. 17, che, al fine di assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell'impianto siderurgico di Taranto ex ILVA, garantisce che possano proseguire le misure di rafforzamento patrimoniale già previste per lo stabilimento di interesse strategico nazionale, anche in costanza di provvedimenti di sequestro o confisca degli impianti, e che l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A.-Invitalia possa sottoscrivere aumenti di capitale sociale o erogare finanziamenti in conto soci convertibili in aumento di capitale sociale su richiesta della medesima;

a fine gennaio, in effetti, Invitalia ha potuto investire 680 milioni di euro in Acciaierie d'Italia, che gestisce lo stabilimento siderurgico, così da permettere, oltre che di fronteggiare la situazione debitoria nei confronti dei fornitori di materie prime e di energia, investimenti di natura industriale finalizzati alla crescita produttiva e occupazionale; la finalità era garantire nel 2023 una produzione di almeno 4 milioni di tonnellate di acciaio, con l'obiettivo di arrivare a 5 nel 2024, nonché la necessaria transizione tecnologica per la sostenibilità ambientale e la progressiva decarbonizzazione degli impianti di Taranto;

la situazione dello stabilimento siderurgico resta nonostante questi interventi estremamente complicata e non si attenuano le tensioni in Acciaierie d'Italia tra socio pubblico e privato (Arcelor Mittal) in merito alla sua gestione;

in particolare, risultano di difficile comprensione alcune scelte operate dall'amministratrice delegata, Lucia Morselli, sia in merito al continuo ricorso alla cassa integrazione (che contrasta con la previsione di un innalzamento in corso d'anno dei livelli produttivi e l'annuncio di nuovi ordini e con la ripartenza dell'altoforno 2, e che interessa anche personale della manutenzione col rischio di incidenti e maggiori emissioni inquinanti) sia alla sua opposizione alla costruzione degli impianti di DRI d'Italia, società di Invitalia che dovrebbe produrre il "pre ridotto" di ferro (direct reduced iron, DRI) che permette di alimentare i futuri forni ibridi elettrici degli impianti di Taranto, ridurre le emissioni e garantire il primo passo del piano di decarbonizzazione che dovrebbe concludersi in 10 anni; il contrasto tra socio pubblico e privato si è dunque acuito;

l'amministratrice delegata ha chiarito la propria posizione in merito con una lettera inviata a DRI d'Italia, a Ilva in amministrazione straordinaria (società proprietaria degli impianti dati in affitto ad Acciaierie d'Italia) e ai Ministri delle imprese e del made in Italy e per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR: non una contrarietà all'utilizzo del "pre ridotto", ma al suo acquisto dalla società DRI, potendo questo essere prodotto direttamente da Acciaierie d'Italia, che ha le capacità tecniche ed operative per la realizzazione dell'impianto, oltre che la responsabilità gestionale dello stabilimento in cui l'impianto dovrà insistere ed in particolare del forno SAF con cui l'impianto dovrà essere integrato;

considerato che:

la società DRI d'Italia fa parte di un programma di investimenti tramite i quali si intende favorire la transizione ecologica della siderurgia italiana, permettendo di rafforzare l'investimento nell'ex ILVA: nata nel gennaio 2022 allo scopo di verificare la fattibilità di impianti di produzione di direct reduced iron e di procedere alla loro realizzazione e gestione, anche con l'utilizzo di fondi PNRR destinati ai settori "hard to abate", e identificata come soggetto attuatore del processo di decarbonizzazione del settore siderurgico italiano, prevedeva la costruzione di due impianti da 2 milioni di tonnellate annue ciascuno di "pre ridotto", le prime destinate a Taranto, le seconde alle acciaierie del Nord; gli impianti dovrebbero essere realizzati nell'area dell'ex ILVA e Acciaierie d'Italia avrebbe dovuto impegnarsi ad acquistare il prodotto;

dato che l'avvio del programma era previsto per il mese di giugno 2023, la volontà espressa dall'amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia di procedere in autonomia rischia di mettere a repentaglio un progetto consistente, viste anche le risorse stanziate per DRI (circa un miliardo di euro sui 2 destinati dal PNRR all'hard to abate), nonché l'evidente vantaggio in termini economici e ambientali che ne sarebbero scaturiti, anche per l'ex ILVA;

in base agli accordi tra Invitalia e Arcelor Mittal, entro il 2024 si sarebbe dovuto procedere con la modifica dell'assetto azionario di Acciaierie d'Italia, con il passaggio della maggioranza (60 per cento) a Invitalia stessa; il tentativo di anticipare questa salita, anche grazie alla norma del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, che permette di convertire in capitale i 680 milioni investiti ad inizio anno, sembra allontanarsi sia a causa dell'opposizione dei vertici di Mittal a partecipare alla ricapitalizzazione, sia di perduranti contrasti in seno al Governo in merito all'operazione;

la gravità della situazione dello stabilimento siderurgico di Taranto e i contrasti tra Arcelor Mittal e il socio pubblico sembrano riflettere la scarsa volontà del socio privato di rilanciare la produzione e ancor meno di trasformare l'acciaieria in un sito siderurgico green, rinfocolando i timori che l'acquisto compiuto da Arcelor Mittal nel 2017 sia stato motivato più dal tentativo di ridimensionare il settore siderurgico italiano che rimettere in sesto l'impresa; altrettanto preoccupante risulta la situazione negli stabilimenti ex ILVA di Genova Cornigliano, che ha oltre 1.000 dipendenti, e Novi Ligure (Alessandria), che ne ha 600, dove si è registrato anche recentemente un aumento della cassa integrazione, effetto della mancanza di un piano industriale serio, nonostante le ripetute dichiarazioni fatte al riguardo;

l'accordo di programma con la Regione Puglia e il Comune di Taranto, annunciato tra gennaio e febbraio 2023 dal Ministro delle imprese per disciplinare il cronoprogramma degli investimenti industriali per la riconversione green e le iniziative funzionali a rilanciare il territorio, risulta ad oggi lettera morta,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo in merito alla vicenda relativa alla produzione di "pre ridotto" e all'evidente contrasto tra interessi pubblici e privati;

quali conseguenze produttive ed occupazionali sullo stabilimento siderurgico di Taranto risultino dalle scelte operate dall'amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia sul ricorso intensivo alla cassa integrazione nonché dai contrasti con DRI d'Italia, e quali interventi di propria competenza intendano porre in essere affinché produzione e occupazione non ne siano danneggiati;

quali siano gli investimenti e i piani industriali relativi agli stabilimenti ex ILVA di Genova e Novi Ligure, anche ai fini della tutela dell'occupazione;

se si intenda procedere e in quali tempi alla modifica dell'assetto azionario di Acciaierie d'Italia, anche al fine di garantire il settore siderurgico italiano, i livelli occupazionali dell'area di Taranto e la completa decarbonizzazione degli impianti, anche ai fini della tutela della salute e dell'ambiente;

quale sia lo stato dell'arte dell'accordo di programma annunciato da alcuni mesi e quali urgenti azioni intendano porre in essere al fine di garantire che esso sia attuato.

(4-01766)

(già 3-00494)

MARTELLA, FRANCESCHELLI, CAMUSSO, ROJC, VERINI, VERDUCCI, MISIANI, ROSSOMANDO, RANDO, D'ELIA, TAJANI, IRTO, ZAMBITO, MANCA, FURLAN, LA MARCA, BASSO, DELRIO, MALPEZZI, GIORGIS, CRISANTI, FINA, GIACOBBE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

in data 29 aprile 2024, il commissario di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, Giovanni Fiori, durante l'incontro a palazzo Chigi con Governo e sindacati dei metalmeccanici, ha presentato una bozza di piano industriale per Acciaierie d'Italia;

prevede un ottimistico rilancio della produzione d'acciaio presso lo stabilimento ex ILVA di Taranto. Nel 2025, la produzione di acciaio dovrebbe raggiungere la soglia di 6 milioni di tonnellate attraverso il pieno utilizzo degli altiforni Afo 1, Afo 2 e Afo 4. Dal 2026, la produzione di 6 milioni di tonnellate dovrebbe essere garantita dall'altoforno Afo 2 e dall'entrata in funzione, in sostituzione degli altiforni 1 e 4, di due forni elettrici la cui costruzione inizierà nel primo semestre 2025. Ognuno degli altiforni elettrici dovrebbe garantire una produzione di acciaio di 2 milioni di tonnellate all'anno;

nel corso dell'incontro, il Ministro in indirizzo ha annunciato, altresì, ai sindacati che nella seconda metà di maggio 2024 sono programmate visite presso l'ex ILVA di Taranto di società che hanno manifestato interesse all'acquisto dello stabilimento;

nel corso dell'incontro, i sindacati sono stati informati della possibilità di un nuovo intervento per sbloccare ulteriori risorse, pari a circa 150 milioni di euro (aggiuntive rispetto ai 150 milioni di euro già messi a disposizione dei commissari), necessarie per conferire liquidità ad Acciaierie d'Italia, in attesa del via libera dalla UE al prestito ponte da 320 milioni di euro, senza le quali lo stabilimento siderurgico sarebbe destinato alla chiusura immediata. Tali ulteriori risorse sarebbero prelevate dalle risorse del patrimonio destinato in dotazione ai commissari straordinari di ILVA in amministrazione straordinaria;

nel complesso, pertanto, le risorse che si prospettano disponibili per la continuità operativa degli stabilimenti siderurgici di ADI in amministrazione straordinaria sono pari a circa 620 milioni di euro;

considerato che:

attualmente nello stabilimento siderurgico di Taranto è in funzione soltanto l'altoforno Afo 4, mentre Afo 1 e 2 sono fermi per manutenzione. In particolare, Afo 1 è fermo da agosto 2023. Secondo quanto indicato dai sindacati, questo altoforno ha bisogno di interventi di messa in sicurezza per un investimento pari a non meno di 100 milioni di euro. Afo 2 è fermo dal dicembre 2023 per manutenzione e problemi tecnici. Molto più complessa la situazione di Afo 5, il più grande d'Europa, ormai fermo dal 2015 e in una situazione impiantistica disastrosa per cui, secondo la bozza di piano industriale, non sarà rimesso in funzione. La produzione è pertanto ai minimi e si attesta ad 1,6 milioni di tonnellate;

per la ripresa dell'attività produttiva degli altiforni 1 e 2 e per garantire i livelli di produzione stimati per il 2025, occorrono ulteriori ingenti risorse che attualmente, anche in ragione dell'amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia in atto e della cronica mancanza di liquidità, non sembrano immediatamente disponibili se non per piccoli interventi di manutenzione;

l'ipotesi prospettata dalla bozza di piano industriale della realizzazione e dell'entrata in funzione dei due forni elettrici nel 2026, in sostituzione degli altiforni 1 e 4, prefigura ricadute occupazionali per circa 4-5.000 esuberi, per non parlare dei 1.700 lavoratori di ILVA in amministrazione straordinaria già oggi in esubero, nonché un ridimensionamento, rispetto al precedente piano, dei livelli produttivi da 8 a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio;

tenuto conto che:

a fronte di queste difficoltà, le risorse messe a disposizione per la continuità operativa degli stabilimenti ex ILVA e il rilancio di Acciaierie d'Italia sono del tutto insufficienti. Quelle disponibili serviranno nei prossimi mesi soltanto per pagare gli stipendi, le forniture di gas e a stento per garantire una minima ripartenza per le ditte dell'indotto in relazione alla manutenzione degli impianti;

a seguito dell'incontro, i sindacati hanno espresso una totale contrarietà ai contenuti della bozza di piano industriale per il rilancio di Acciaierie d'Italia: per i sindacati, in assenza di nuove intese, rimangono valide quelle già sottoscritte nel 2018 a difesa dell'occupazione di migliaia di lavoratori, sia ex ILVA sia di ADI;

la bozza di piano industriale di ADI in amministrazione straordinaria prefigura un forte ridimensionamento produttivo ed occupazionale per gli stabilimenti ex ILVA e, a parere dei sindacati, sembra utile soltanto a rinviare la soluzione dei problemi e ad ottenere nell'immediato il via libera dalla UE per il prestito ponte di 320 milioni di euro,

si chiede di sapere:

quali ulteriori iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere, nel rispetto delle procedure di amministrazione straordinaria, per garantire l'effettiva e rapida ripresa delle attività produttive ed occupazionali negli stabilimenti ex ILVA di Taranto, nonché di Genova Cornigliano e Novi Ligure e se, a tal fine, non ritenga ancora validi i contenuti dell'intesa con i sindacati e dell'accordo sottoscritto nel 2018;

quali misure intenda adottare al fine di garantire il superamento delle problematiche di manutenzione e messa in sicurezza degli altiforni 1 e 2, indispensabili per consentire un effettivo incremento degli attuali livelli di produzione di acciaio;

se non ritenga opportuno che il piano industriale per il rilancio produttivo ed occupazionale sia preventivamente concordato con i sindacati e le imprese dell'indotto, a maggiore tutela di migliaia di lavoratori e di importanti attività imprenditoriali locali, nonché con le istituzioni locali, al fine di garantire, oltre alla ripresa produttiva ed occupazionale, anche l'attuazione dei progetti relativi all'area di Taranto in materia di bonifica e risanamento ambientale, transizione ecologica degli impianti e tutela della salute;

quali iniziative intenda intraprendere al fine di favorire il passaggio degli stabilimenti ADI in amministrazione straordinaria ad una proprietà con uno o più soci industriali in grado di investire risorse per il rilancio della produzione e dell'occupazione negli stabilimenti siderurgici.

(4-01767)

(già 3-01104)

DE CRISTOFARO, CUCCHI, FLORIDIA Aurora, MAGNI - Ai Ministri dell'istruzione e del merito e dell'università e della ricerca. - Premesso che:

un'inchiesta giornalistica di "Fanpage.it" ha rivelato l'esistenza di un mercato nero consolidato per l'acquisizione di titoli scolastici e certificazioni linguistiche e informatiche utili a scalare le graduatorie provinciali per le supplenze e ad accedere al ruolo di docente;

secondo l'inchiesta, con poche migliaia di euro è possibile ottenere certificazioni senza alcun percorso di studio reale, grazie a corsi fittizi, esami pilotati e attestati venduti da enti privati e associazioni non qualificati;

questo sistema premia chi paga, penalizza chi studia e mina gravemente la meritocrazia e la qualità dell'insegnamento pubblico;

considerato che:

i titoli accademici, le certificazioni linguistiche e informatiche e i master giocano un ruolo cruciale per l'attribuzione dei punteggi nelle graduatorie scolastiche, con un impatto diretto sull'accesso alle cattedre;

questo fenomeno danneggia i docenti che seguono percorsi regolari e mina la fiducia nel sistema educativo nazionale;

l'assenza di controlli efficaci sui titoli presentati per l'accesso alle graduatorie facilita il proliferare di pratiche fraudolente,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti di competenza i Ministri in indirizzo intendano adottare per contrastare il fenomeno del mercato nero dei titoli scolastici e delle certificazioni linguistiche e informatiche;

se vogliano rafforzare i controlli sulla validità dei titoli e delle certificazioni presentati per l'accesso alle graduatorie provinciali per le supplenze e per i concorsi scolastici;

quali misure intendano introdurre per garantire che gli enti e le associazioni che rilasciano titoli e certificazioni rispettino gli standard di qualità previsti dalla normativa;

se vogliano attivarsi per individuare e perseguire i responsabili di queste pratiche fraudolente, al fine di tutelare la meritocrazia e la trasparenza nel sistema scolastico italiano;

quali azioni intendano intraprendere per prevenire che situazioni analoghe si ripetano, garantendo un sistema di reclutamento basato sul merito e sulla qualità dell'insegnamento.

(4-01768)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso la Commissione permanente:

10ª Commissione permanente(Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-01630 e 3-01631 della senatrice Naturale ed altri, rispettivamente sul mancato rispetto della normativa in materia di sperimentazione animale presso l'università "Magna Graecia" di Catanzaro e l'Azienda sanitaria provinciale e sulla gestione di un canile sanitario della ASL di Pescara;

3-01639 della senatrice Zambito, sulle misure per garantire l'assistenza all'autonomia e alla comunicazione per gli alunni disabili.