Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:

(1175) Deputato FURFARO ed altri. - Disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1175, già approvato dalla Camera dei deputati.

La relatrice, senatrice Minasi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice.

MINASI, relatrice. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge che oggi discutiamo è finalizzato ad assicurare in maniera progressiva il diritto all'assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora. Per quanto riguarda concretamente il contenuto del provvedimento, bisogna premettere che, allo stato attuale, il diritto dei senza fissa dimora all'assistenza sanitaria non è compiutamente garantito, per la difficoltà che riscontrano queste persone ad ottenere la residenza. Quindi l'assistenza sanitaria da parte del Servizio sanitario nazionale è preclusa, fatta eccezione ovviamente per le prestazioni di emergenza presso i pronto soccorso, a chi non risulti iscritto all'anagrafe comunale. Infatti, ai sensi dell'articolo 19 della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, condizione essenziale per l'utenza dei servizi dell'azienda sanitaria locale è la residenza nello stesso territorio delle ASL.

Riguardo all'ottenimento della residenza, è emerso, nel corso dell'iter alla Camera, che, pur esistendo in materia un diritto soggettivo, in moltissimi casi tale diritto è negato invece alle persone senza dimora con le più disparate motivazioni. Conseguenza di questo è che chi sta male può sì, in caso di emergenza, recarsi al pronto soccorso e avere l'assistenza. Ma, per quanto riguarda le medicine, gli esami e tutto ciò che comporta un'assistenza di cura, queste persone possono solo rivolgersi alle associazioni di volontariato, che appunto offrono questi servizi in maniera gratuita. Ovviamente l'offerta è ampiamente al di sotto della richiesta, sebbene non si riesca a censire quante siano dette persone sul territorio, perché non è facile.

L'obiettivo del disegno di legge è, pertanto, di colmare questo vuoto di tutela, contrastante con i principi garantiti dagli articoli 3 e 32 della Costituzione e con i principi ispiratori della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale.

L'articolo 1 istituisce nello stato di previsione del Ministero della salute un fondo, con una dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025-2026, per il finanziamento di un programma sperimentale da attuarsi nelle Città metropolitane - è in queste città che si riscontra una maggiore presenza di senza fissa dimora - per assicurare progressivamente il diritto all'assistenza sanitaria alle persone prive della residenza anagrafica che soggiornano regolarmente nel territorio italiano e consentire loro l'iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta e l'accesso poi alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza.

È prevista la ripartizione del fondo tra le Regioni sulla base della popolazione residente nelle Città metropolitane con decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente provvedimento, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, sentite le associazioni di volontariato e di assistenza sociale maggiormente rappresentative operanti in favore delle persone senza fissa dimora.

Con lo stesso provvedimento sono anche stabiliti i criteri per l'accesso al programma sperimentale e per la relativa attuazione. Lo schema del decreto attuativo dovrà essere trasmesso alle Camere per l'espressione dei relativi pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per profili finanziari.

L'articolo 2 prevede che, a partire dall'anno successivo a quello dell'entrata in vigore di questo disegno di legge, il 30 giugno di ciascun anno il Governo presenti alle Camere una relazione sullo stato di attuazione della legge, con particolare riguardo al numero di persone senza fissa dimora che si sono iscritte negli elenchi delle aziende sanitarie locali di ciascuna Regione, al numero e alla tipologia delle prestazioni erogate in favore di queste stesse persone, alle eventuali criticità emerse in fase attuativa e ai costi effettivamente sostenuti.

Questo disegno di legge va verso un Servizio sanitario universale. Il Governo sta lavorando in maniera ottimale per combattere l'esclusione sociale, cercando in maniera efficace di riorganizzare il sistema sanitario e costruendo percorsi che mettano al centro la persona, per arrivare al contempo a garantire finalmente il diritto di cura a tutti i cittadini.

Vorrei sottolineare come questa maggioranza, a differenza dell'opposizione che comunque contrasta sempre anche gli ottimi provvedimenti di questo Governo, quando dall'opposizione arrivano proposte valide come quello in esame, sappia essere accanto a essa.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GEMMATO, sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, ringraziando la relatrice e i colleghi, riporto semplicemente il sentimento della Camera dei deputati dove questo provvedimento ha avuto gestazione, che ha visto l'unanimità delle parti politiche - destra, centro e sinistra - rispetto al tema dell'assistenza sanitaria per le persone senza fissa dimora.

Vorrei premettere un discorso che vorrei fosse chiaro non come esercizio illogico o privo di fondamento, ma come realtà fattuale. Il nostro Sistema sanitario nazionale pubblico ad oggi assiste tutti quanti: bianchi, neri, gialli, arancioni, destra, sinistra, centro - perdonatemi l'esemplificazione - e quindi evidentemente anche le persone senza fissa dimora. Se cioè una persona senza fissa dimora ha bisogno di assistenza sanitaria, si presenta in qualsiasi ospedale della nostra Nazione e, ossequiando all'universalismo del Sistema sanitario nazionale pubblico, così come voluto dall'articolo 32 della nostra Costituzione, ha accesso alle cure.

Quando, alla Camera dei deputati, in XII Commissione, l'onorevole Furfaro, del Gruppo PD, ed altri deputati del Gruppo Fratelli d'Italia, quindi del centrodestra, hanno immaginato di dare vita a questo provvedimento, sostanzialmente pensavano a un altro tipo di fattispecie. Rassicuro, quindi, l'Assemblea e tutti quanti noi, che il Sistema sanitario nazionale pubblico oggi prende in carico chiunque e questo è un universalismo che dobbiamo difendere.

A margine di questo ragionamento, l'intendimento di chi ha prodotto il provvedimento, ovvero tutte le forze parlamentari della XII Commissione, era quello di rispondere all'esigenza di garantire ai senza fissa dimora il medico di medicina generale. La persona senza fissa dimora ha accesso alle cure già oggi, ma paradossalmente non ha un medico di medicina generale che possa prendersene carico. E, pertanto, si è deciso di intraprendere questo iter di legge proprio per fare in modo di apportare un cambiamento. Il fatto che dotiamo questo provvedimento di un solo milione di euro è dovuto a due tipi di difficoltà che si sono presentate. La prima era quella legata alla parametrazione dei soggetti interessati dal provvedimento: riusciamo a desumere quanti possano essere i senza fissa dimora, ma non sappiamo quanti di loro abbiano intenzione di accedere al medico di medicina generale. Registro che nella mia attività di consigliere comunale mi ha stupito un fatto particolare, ovvero la vicenda di una donna che ha deciso, per libera scelta, di dormire sotto al Comune. Ebbene, interrogata dai servizi sociali e da tutti, la stessa ha risposto che aveva scelto liberamente di dormire per strada, che era una libertà che non le si poteva negare. Aggiungo che però, mentre questa è una libera scelta, vi sono anche persone che purtroppo decidono di non curarsi e, quindi, di non rivolgersi al medico, perché non gliene importa nulla. Quindi, parametrare il numero di queste persone diventava difficile. Questa era la prima difficoltà. La seconda era, invece, capire quanto costasse la prestazione sanitaria per ciascuna di queste persone, di cui non conoscevamo la parametrazione. Ognuno di noi costa mediamente per il Sistema sanitario nazionale pubblico 2.200 euro. Ma è evidente che non si poteva partire da zero, perché gli stessi, presentandosi al pronto soccorso, entravano nel sistema sanitario e quindi già godono oggi dei suoi servizi. Di qui l'idea di partire con una sperimentazione: un milione di euro e le Città metropolitane, quelle in cui verosimilmente c'è il maggior numero di persone senza fissa dimora, per capire in fase sperimentale quanti sono coloro che vogliono entrarvi a pieno diritto, sia ossequiando l'articolo 32 della nostra Costituzione, sia facendo prevenzione attiva. Se c'è un medico di medicina generale che prende in carico un senza fissa dimora, gli spiega che deve fare tutta una serie di indagini diagnostiche, che si deve curare, che deve fare prevenzione, che ci sono dei corretti stili di vita ai quali aderire, probabilmente non solo quella persona non si ammala - e già questo è ciò per cui siamo chiamati, come Ministero della salute, a legiferare - ma si produce anche l'effetto collaterale indotto diretto, per cui quell'individuo non costa alle casse dello Stato. Questo ragionamento ha portato a quella che può sembrare una soluzione di compromesso (soltanto un milione di euro, soltanto le Città metropolitane). In verità è una soluzione che crea un'area test che poi porterà, laddove dovesse emergerne la necessità, ad una copertura maggiore e, quindi, a una miglior cura di tutti i cittadini non solo italiani, ma di qualunque provenienza che evidentemente abbiano bisogno di cure, ossequiando a quello che è lo straordinario universalismo del nostro Sistema sanitario nazionale pubblico. (Applausi).

PRESIDENTE. Trattandosi di un disegno di legge dalla sede redigente, si passerà immediatamente alla votazione degli articoli.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva all'unanimità. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva all'unanimità. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva all'unanimità. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento in discussione riguarda una realtà complicatissima. È corretto dire che è stato portato avanti dalla maggioranza su suggerimento della minoranza - cosa inusuale all'inverso - ed è positivo. È complicato perché hic sunt leones, cioè siamo parlando di una realtà estremamente complessa, perché esistono 1.000 sfaccettature: esiste la persona senza fissa dimora obbligata dalla povertà, dalla mancanza di vita comunitaria, magari è un unico superstite di una famiglia che se n'è andata per tanti motivi; esistono persone che scelgono di diventare senza fissa dimora, anzi mal sopportano qualunque interesse su di sé. Ad esempio, chiunque è vissuto nel centro storico di Roma - come me, fortunatissimo - sa che alcune persone sono punti di riferimento di chi è senza fissa dimora e sa che in certi casi basta una carezza, un piccolo lavaggio con acqua calda, basta un pasto caldo per ridare vitalità a quelle persone. In altri casi, invece, possiamo offrire psicoterapia, pensioni, cure sofisticate, soprattutto per chi vive all'addiaccio. Non solo non riusciamo a curarli, ma ogni cosa viene mal sopportata, come il brusio che in questo momento offende la difficoltà del mio dire. (Applausi). Ogni tanto un po' di rispetto per le difficoltà lo gradirei. (Brusìo).

Io credo che sia logico, sano, scientificamente e politicamente corretto tentare di intervenire senza forzare troppo. Altrimenti, veramente non esprimeremo la volontà di libertà di queste persone. Chiaramente, esistono anche persone che rifiutano le cure per altre psicopatologie. Oggi parliamo delle persone senza fissa dimora che non sono iscritte all'anagrafe.

Io sostengo, per esperienza di circa mezzo secolo e scampoli di più da neuropsichiatra, la leggerezza, la dolcezza, il rispetto di certe scelte, complicatissime da capire, da comprendere. La difficoltà a sintonizzarsi con le tantissime persone senza fissa dimora non deve allontanarci dal tentativo di intervenire.

Ripeto - e non vorrei essere polarico tanto da disturbarvi - che, senza il rispetto per questa scelta, magari bislacca, magari singolare, non riusciremo a dare alcuna positivizzazione della persona, che in ogni caso soffre. Magari vuole, ma soffre. Che vogliamo fare?

Io credo che benefici apparentemente secondari, come l'acqua calda, l'acqua fresca quando fa caldo, un pasto caldo quando fa freddo e anche quando fa caldo, siano fondamentali. Però, poi, esistono anche malattie della pelle, malattie di chi vive all'addiaccio, malattie reumatiche, problemi cardiologici, che vanno affrontati con dolcezza. Senza la dolcezza, mai come in questo caso, rischieremmo solo il danno. Se la dolcezza e la leggerezza sono il nostro Polo Nord in qualsiasi intervento medico e sanitario, in questo caso siamo agli estremi. Io credo di dare una positività al provvedimento.

Noi della minoranza rispettiamo chi propone. Non sempre il rispetto è reciproco. Questo va detto con molta fermezza, senza forza, senza violenza, anche perché spesso è più efficace una carezza che un cazzotto. Di questo, da psichiatra, sono profondamente convinto.

Voglio raccontare una piccola esperienza personale. Io sono legato a un politico di chiara fama, Giulio Andreotti, un mio lontano zio. Io ho dei gemelli con la stessa cifra: Antonio Guidi, Giulio Andreotti. Talvolta veniva a casa mia e, ogni volta, mi raccontava degli incontri che aveva fatto, delle persone senza fissa dimora. Io gli chiedevo perché me lo raccontava. Egli diceva, con profonda saggezza, che è importante che quelle persone abbiano il riconoscimento di nome e cognome, di persona che esiste, perché la loro voglia è il cupio dissolvi: cancellarsi, uccidersi senza scomparire, ma scomparendo nella realtà sociale.

Io credo che sia questo l'insegnamento. Noi dobbiamo cercare, anche attraverso il provvedimento in esame, la difficile sfida di contribuire ad accettarsi, più che ad accettare queste persone nomadi di se stesse. (Applausi).

SBROLLINI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SBROLLINI (IV-C-RE). Signora Presidente, sottosegretario Gemmato, colleghe e colleghi, ringrazio prima di tutto la relatrice, la collega Minasi, e ringrazio anche i colleghi della Camera che hanno lavorato su questo disegno di legge.

È un disegno di legge che, prima di tutto, signora Presidente, rappresentanti del Governo, ci spinge a fare una riflessione seria sullo stato di salute del nostro Paese, per quanto riguarda le politiche di welfare. Noi sappiamo che siamo di fronte ad una situazione sempre più frammentata, con una povertà assoluta, come ci dicono ormai, purtroppo, tutti gli indicatori. I dati Istat, per citare i più recenti, ci dicono che la povertà assoluta continua a crescere e continuano a crescere le situazioni di emarginazione.

Allora, la prima riflessione che ci poniamo come Gruppo Italia Viva, ma che vogliamo riportare anche in quest'Aula del Senato - così com'è stato fatto dai colleghi della Camera - è quella che ci deve vedere cambiare pagina. C'è una società sempre più individualista, ma, dall'altra parte, abbiamo nella nostra Costituzione dei valori e degli ideali a cui non possiamo non guardare ancora una volta con grande rispetto, perché siano la bussola nel nostro agire politico da legislatori e da parlamentari. Quella che vogliamo costruire è una società migliore, inclusiva. Ce lo dice l'articolo 32 della Costituzione, cioè il diritto alla salute. Ce lo dice la legge sul Servizio sanitario nazionale pubblico, una grande conquista del nostro Paese del 1978, che parte sempre dal tema dell'universalità, dove nessuno deve rimanere indietro, dove tutti hanno il diritto a essere curati e di essere parte della vita quotidiana della società.

Quindi, perché è importante che il nostro agire politico parta prima di tutto da politiche di welfare attente alla persona, ma attente anche a ricostruire un sistema di comunità? Io vorrei che il Governo mi ascoltasse per quello che sto dicendo in questo momento, proprio perché le parole del sottosegretario Gemmato, che condivido, vanno in questa direzione. È importante lavorare a una sperimentazione sui territori. È importante che ci sia unanimità di intenti nelle Aule parlamentari su questo provvedimento. È chiaro, quindi, che il voto di Italia Viva sul disegno di legge in esame sarà favorevole. Quando il Parlamento si muove su iniziative parlamentari, costruiamo sicuramente politiche positive per il nostro Paese, perché guardiamo al bene comune, guardiamo al concetto di comunità.

C'è però una seconda parte in questo disegno di legge, che condividiamo per lo spirito, che è quella cioè di riconoscere un diritto a persone che oggi sono considerate invisibili nei nostri Comuni, nei nostri territori, persone che non hanno una dimora, non hanno alcun riconoscimento giuridico, non hanno proprio un'identità e quindi non fanno parte della vita quotidiana del nostro Paese, della vita culturale e sociale attiva di ogni cittadino. Ed ecco perché torna il concetto di universalità e di comunità nell'affrontare la questione. È una parte, signora Presidente, su cui mi voglio soffermare e che il Gruppo Italia Viva ha ribadito anche ieri nei propri interventi: mi riferisco a politiche di welfare che vadano a rafforzare il Sistema sanitario nazionale in quanto tutti hanno il diritto di essere curati. (Applausi).

Non dobbiamo però parlare solo di cura: vogliamo parlare soprattutto di prevenzione. Come ha ricordato la nostra collega, senatrice Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, il tema della prevenzione ci sta a cuore e tutte le politiche di welfare devono partire dalla prevenzione. Pensiamo che, per attuare politiche sociali più attente, occorra investire nei nostri territori e nei Comuni. Vogliamo che queste persone non rimangano più ai margini e siano considerate invisibili - o addirittura spesso viste come soggetti che creano insicurezza nei nostri territori e in cui non abbiamo alcuna fiducia, ma che anzi guardiamo con diffidenza - e allora la manovra finanziaria a cui siamo arrivati purtroppo non ci piace e speriamo ancora di poterla cambiare, affinché investa sul diritto alla salute, sulla prevenzione e sul diritto all'istruzione, insomma sui pilastri fondamentali del welfare. Ciò significa costruire sicurezza sociale, politiche attive, partecipazione e cittadinanza attiva di tutti coloro che vivono nel nostro territorio.

Il nostro Gruppo politico, pertanto, raccoglie e sostiene con grande forza l'appello ormai disperato dei nostri sindaci di tutti i colori politici che ci dicono di non tagliare sui servizi alla persona, sulla sicurezza e sul contrasto al dissesto idrogeologico, tutti temi che riguardano la sicurezza e la vita quotidiana dei nostri cittadini. Come possiamo pensare di occuparci di queste persone che sono ai margini se poi non garantiamo risorse ai Comuni?

Noi sosterremo anche l'Assemblea dell'ANCI, che si svolgerà a Torino dal 20 al 22 novembre, per favorire politiche a favore delle nostre comunità. Lo dico senza polemica, ma anzi con grande rispetto per il lavoro di tutti noi, perché Italia Viva ha sempre assunto un atteggiamento di grande responsabilità. Saremo sempre al vostro fianco quando ci saranno politiche sociali a favore della persona e della comunità. Questo è un disegno di legge che va nella direzione giusta e che noi sosterremo con grande forza. Credo che assumerci una tale responsabilità per le persone più fragili della società significhi davvero essere responsabili anche quando legiferiamo; significa essere responsabili della nostra vita, della nostra quotidianità.

Il voto delle prime ore di questa mattina ha visto gli Stati Uniti andare in una direzione diversa da quella auspicata da Italia Viva, con la vittoria di un altro leader. Io mi auguro che quella paura, quell'insicurezza e quell'armiamoci tutti e costruiamo una società più individualista non diventi mai il nostro modello di società. L'Italia è infatti fondata sul terzo settore, che è una gamba fondamentale del nostro sistema di welfare e che si basa proprio sul volontariato e sulle associazioni, che sono una ricchezza infinita, un patrimonio culturale del nostro Paese.

Quindi l'appello che lancio anche attraverso il sottosegretario Gemmato è quello di costruire davvero e investire risorse su coloro che fanno bene e hanno voglia di costruire una società più giusta e più equa. (Applausi).