Seguito della discussione del documento:

(Doc. CCXL, n. 1) Documento di finanza pubblica 2025 (Relazione orale) (ore 10,21)

Approvazione della proposta di risoluzione n. 6

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del documento CCXL, n. 1.

Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha svolto la relazione orale e ha avuto inizio la discussione.

È iscritta a parlare la senatrice Damante. Ne ha facoltà.

DAMANTE (M5S). Signora Presidente, ieri in quest'Aula ho sentito di tutto e di più, a partire dalle parole che poi sono state anche quelle del ministro Giorgetti in audizione: prudenza, affidabilità, trasparenza, responsabilità, risultati solidi nonostante il contesto, qualità della spesa, cautela, prudenza. Dall'altra parte, invece, ho sentito, anche da colleghi della maggioranza, frasi tutt'altro che votate a questo significato. Ho sentito cifre e parole mirabolanti, misure mirabolanti. Si è parlato di interventi a sostegno di famiglie e imprese, di crescita, di investimenti. Evidentemente si parlava di un altro Paese, oppure i miei colleghi della maggioranza vivono in un mondo parallelo.

Presidente, colleghi, è da 25 mesi consecutivi che c'è un calo della produzione industriale, che è al tracollo e credo ve ne siate accorti; dopo due anni e mezzo di Governo forse qualche domanda ve la dovreste porre. Crescono solo il lavoro povero e precario e l'inflazione, mentre il carrello della spesa degli italiani è vuoto e le bollette sono alle stelle, nonostante gli interventi tardivi e con scarse risorse, come l'atto che abbiamo approvato ieri. Le imprese hanno un futuro incerto, tra dazi e scenari geopolitici globali.

Per quanto riguarda la sanità, sappiamo quanti italiani non si curano più proprio per la mancanza di risorse e perché le liste d'attesa sono davvero lunghe. Questo Governo, invece di pensare a eventuali scostamenti di bilancio proprio per investimenti in sanità, ricerca, innovazione, sviluppo industriale e istruzione e anziché dedicarsi all'attuazione del PNRR, cosa fa? Pensa e si preoccupa di investire 10 miliardi in armamenti e gas americano: 10 miliardi di spesa improduttiva, come hanno detto Banca d'Italia e Istat e come dicono tutti. (Applausi).

Ancora sento parlare di superbonus dai colleghi della maggioranza (mi pare l'abbia detto ieri il senatore Garavaglia, cui mi rivolgo per suo tramite, signor Presidente): ma come potete parlare di superbonus? State spendendo 10 miliardi di spesa improduttiva per gas naturale liquefatto (GNL) americano e armamenti e avete anche il coraggio di parlare di superbonus? (Applausi).

Parliamo ora dell'attuazione del PNRR, che è ferma. Ieri avete parlato di cifre come il 35,6 per cento, di 194 miliardi. Avete detto che siamo al 52 per cento delle rate che abbiamo avuto dall'Unione europea, ma diciamolo chiaramente: abbiamo speso sì e no 64 miliardi di euro, mancano 14 mesi alla chiusura del PNRR e ci sono ancora 130 miliardi di euro da spendere. (Applausi). Non è solo un problema di qualità della spesa. Senza quegli investimenti vengono meno i dati finanziari che abbiamo indicato proprio nel Documento di finanza pubblica (DFP). Se vogliamo garantire i dati economici e finanziari inseriti nel DPF, come avvertono l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Corte dei conti, dobbiamo garantire la messa a terra degli investimenti, cioè spendere quelle risorse; altrimenti le prospettive, in termini di tenuta dei conti pubblici, non saranno rosee. Eppure, le inefficienze sono sotto gli occhi di tutti. Ve ne elenco qualcuna.

RePowerEU: 11,2 miliardi e la spesa è pari a zero.

Transizione 5.0, tema sul quale abbiamo svolto anche un question time: sì e no abbiamo speso 500.000 euro, ma allora bastava copiare Transizione 4.0 e ci saremmo tolti anche questo problema.

E che dire degli studentati? Inizialmente, degli interventi del PNRR dovevano beneficiare 60.000 studenti, ma con la rimodulazione dell'allora ministro Fitto nel 2023 la platea è stata ridotta a 23.000 e ancora non abbiamo raggiunto l'obiettivo.

Che dire degli asili nido? Nonostante quello che dice il senatore Garavaglia sul gioco della domanda e dell'offerta - al Sud ci sono più bambini e non ci sono asili nido e quindi non è proprio così automatico - io direi che, quando parliamo di asili nido, dovremmo parlare di spesa pubblica e di servizio pubblico, quindi il gioco della domanda e dell'offerta non ci sta. (Applausi). Ecco perché l'avevamo previsto nel PNRR. Nonostante abbiamo rimodulato, operando un taglio a quella misura, abbiamo spesso solo il 25,2 per cento dei 3,24 miliardi.

C'è un altro dato molto preoccupante che è emerso dall'analisi della Corte dei conti negli ultimi giorni: sono praticamente fermi al Sud i lavori per la realizzazione di 45.000 chilometri di reti idriche per ridurre le perdite d'acqua. Ieri, però, abbiamo sentito dire dalla senatrice Nocco che, grazie al PNRR, c'è crescita nel nostro Paese. Ebbene, per suo tramite, signor Presidente, vorrei dire alla senatrice Nocco, che forse ha poca memoria, che è grazie a Giuseppe Conte che abbiamo il PNRR (Applausi), che Fratelli d'Italia non l'ha voluto quel PNRR e ha votato contro in Italia e si è astenuta in Europa. Un merito ce l'ha però Fratelli d'Italia: il fallimento del PNRR. Se oggi il PNRR è al palo, è proprio merito del Governo Meloni, è la medaglia al petto di questo Esecutivo.

Dunque, riepiloghiamo: non abbiamo Transizione 5.0, non abbiamo RePowerEU, non abbiamo asili nido, non abbiamo i beneficiari degli studentati, non abbiamo le reti idriche al Sud per la siccità e per le perdite idriche, ma abbiamo il Ponte sullo Stretto che adesso da opera civile è diventata un'opera strategica militare. Come mai la NATO non ci ha pensato prima e ci pensa adesso, che è diventata un'opera strategica? (Applausi). Al Sud non abbiamo rete idrica e non abbiamo bisogno dell'acqua: abbiamo bisogno del Ponte che è opera strategica. Non abbiamo ferrovie, non abbiamo strade, non abbiamo autostrade, non abbiamo tutti i trasporti connessi e collegati, ma avremo un'opera strategica: il Ponte sullo Stretto. Ieri l'ho detto anche in Commissione: vedremo passare carri armati e armamenti, ma - come diceva bene una collega - probabilmente quel ponte non lo vedremo mai, ma abbiamo speso risorse.

Vorrei quindi ribadire a quest'Assemblea e a questa maggioranza, proprio per la discussione quasi decontestualizzata che ho sentito ieri, che proprio sull'attuazione del PNRR e sulle opere necessarie per la crescita di questo Paese, il Governo dovrebbe fare una riflessione. Dopo due anni e mezzo, credo che gli italiani se lo meritino. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Manca. Ne ha facoltà.

MANCA (PD-IDP). Signor Presidente, signori Sottosegretari, colleghi, presento innanzitutto una questione di metodo. Noi riteniamo che il Governo abbia scelto una strada tecnica del tutto illegittima sul piano istituzionale, perché non ha un'idea dello sviluppo di questo Paese e non ha un'idea dello sviluppo industriale e della coesione sociale.

In poche parole, non sa dove andare, per cui agisce in maniera arbitraria, con una risoluzione della maggioranza in Commissione bilancio. A me non risulta, signor Presidente, che una direttiva europea sia nelle condizioni di modificare la legislazione vigente che riguarda il Parlamento sulle norme più importanti di contabilità. Non è la direttiva europea, infatti, che può modificare l'avvio del ciclo di bilancio previsto, a legislazione vigente, dalle regole di contabilità.

Questo per me è un precedente molto rilevante, innanzitutto perché il Parlamento dovrebbe affrontare con maggior determinazione il riordino delle leggi di contabilità. Le regole vanno rispettate: sono elementi fondamentali che determinano anche la credibilità del ruolo del Parlamento nella definizione delle politiche economiche di questo Paese.

Signor Presidente, non siamo all'interno di una situazione ordinaria. Siamo in un contesto di straordinaria amministrazione, perché siamo probabilmente in presenza della terza crisi globale del nuovo millennio. Quella del 2008 e quella causata dalla pandemia hanno trovato nell'Europa una risposta vera. Si può essere d'accordo o meno, ma non possiamo certamente negare che la crisi finanziaria del 2008 e ancora di più la crisi pandemica abbiano trovato nell'Europa risposte forti, rapide e immediate.

Mi riferisco prima di tutto al Patto di stabilità, che fu introdotto per affrontare la crisi finanziaria e ristabilire un equilibrio dei conti pubblici. Mi riferisco a Next generation EU, che fu adottato per rilanciare l'Europa. Mi riferisco alla scelta che abbiamo compiuto di acquisire vaccini in maniera unitaria anche senza che la materia sanitaria fosse delegata alla Commissione europea. Ciò è a dimostrazione che, quando si vuole, si può investire nell'Europa.

Noi stiamo facendo invece una riflessione neutra. È un Documento di finanza pubblica che non cita alcuna strategia, nemmeno come l'Europa dovrebbe affrontare questa crisi. (Applausi).

Si può essere d'accordo o meno, ma non si può negare a questo Parlamento una riflessione sullo sviluppo economico del nostro Paese e su come dobbiamo aggredire la terza crisi globale, perché, di fatto, stiamo parlando di questo. La scelta dell'amministrazione Trump di avviare la battaglia commerciale sui dazi può determinare implicazioni rilevanti, come sta già facendo, anche sugli equilibri militari.

Dunque, signor Presidente, non possiamo non sapere come il Governo italiano intenda muoversi nella dimensione europea. Capisco le vostre contraddizioni interne. Probabilmente qui non siamo in presenza di una maggioranza che oggi possa esprimersi né sul documento di Letta sulla legge sui capitali né sulle proposte di Draghi sul futuro della competitività europea.

Abbiamo più volte ricercato un confronto per capire come il Governo italiano intenda muoversi nella dimensione europea. Qui ci si è fermati a una corsa tra gli Stati, a chi si reca per primo a baciare le pantofole di Trump senza alcuna strategia europea e senza alcun investimento sullo sviluppo economico.

Negare al Parlamento questa discussione non è un qualcosa contro le opposizioni, ma è un qualcosa che di fatto - come avviene sempre - indebolisce le funzioni fondamentali di questo Parlamento, che invece, dentro una crisi globale di queste dimensioni, dovrebbe essere permanentemente riunito ad affrontare lo sviluppo economico e la crescita. Dovrebbe affrontare i temi e non astenersi dal farlo, perché questa maggioranza non dispone di alcuna proposta unitaria. Ecco perché avete scelto di affidarvi alla Ragioneria dello Stato anziché alla politica (Applausi); ecco perché avete scelto un documento tecnico anziché una discussione vera sul piano economico.

I colleghi di maggioranza che ho ascoltato, a cominciare dal presidente Garavaglia, illuminano le doti del Ministro dell'economia, creano le condizioni per affrontare tutto appoggiandosi agli obiettivi dell'avanzo primario e del rating.

Lo dico, Presidente, con grande equilibrio: anche noi riteniamo un fatto positivo che nella finanza pubblica si lavori a un obiettivo di medio termine che fa riferimento all'avanzo primario, però è inaccettabile che non se ne valutino in Parlamento le conseguenze. Cercherò di farvi capire in pochi minuti, con grande efficienza e trasparenza tra di noi, perché non dovevate scegliere il rating e l'avanzo primario a scapito del pilastro pubblico. Con la legge di bilancio non avevate bisogno di questo Documento di finanza pubblica. Con la legge di bilancio avete tolto lo 0,6 per cento di investimenti nella pubblica amministrazione tra Ministeri, Regioni e Comuni (Applausi).

C'è un gigantesco taglio al pilastro pubblico. C'è un gigantesco tradimento delle vostre promesse elettorali sulle pensioni, perché avete congelato il pilastro della previdenza. Altro che più pensioni per tutti! Voi avete peggiorato la legge Fornero, vincendo le elezioni contro la Fornero sui sistemi previdenziali. Voi, colleghi di maggioranza, state tradendo il vostro programma di mandato e lo fate sulla propaganda dell'efficienza, senza tener conto dello sgretolamento dei diritti fondamentali di cittadinanza: mi riferisco alla salute, all'istruzione e al welfare, perché questo è l'obiettivo che raggiungete sull'avanzo primario. Lo fate a scapito dei diritti di cittadinanza, e lo fate ampliando le disuguaglianze, alimentando nuove povertà, nuove solitudini e tradendo i punti cardine della nostra Costituzione.

Fino a prova contraria, non c'è scritto nella Costituzione che si può curare chi ha le condizioni economiche per farlo: nella nostra Costituzione c'è scritto che il diritto alla salute è universale e noi stiamo andando nella direzione opposta, che è quella invece della sanità delle assicurazioni. Se questo è il prezzo che dobbiamo pagare per raggiungere l'avanzo primario, penso che l'avanzo primario avrebbe dovuto essere un obiettivo di medio termine e non un obiettivo della legge di bilancio del 2026 dentro una crisi. È possibile discutere di tutto questo in quest'Aula, nell'interesse generale del Paese?

C'è un altro grande tradimento, Presidente: noi abbiamo indicato in questo Documento lo 0,6 per cento che non abbiamo sulla crescita, premesso che il Fondo monetario l'ha già calcolata allo 0,4, e dovremmo anche confrontarci su come mai l'Italia cresce dello zero virgola e la Spagna al due virgola: significa che c'è chi ha una politica industriale, una proposta sugli investimenti e una risposta chiara su come uscire dalla crisi e che questo Governo invece non ha alcuna visione e alcuna proposta per uscire dalla crisi. (Applausi). Questa è la differenza che determina la crescita allo zero virgola e l'aumento delle disuguaglianze.

Chi sta pagando il conto per mantenere il rapporto deficit-PIL per il rating? Lo stanno pagando i lavoratori dipendenti, lo avete caricato tutto sul lavoro dipendente. Con le vostre flat tax si riduce la base imponibile e il lavoro dipendente, dentro l'inflazione, con il fiscal drag, il drenaggio fiscale, sta riconsegnando al bilancio dello Stato quello 0,6 di crescita che avete sbagliato nelle previsioni: sono 25 miliardi.

Durante le audizioni, ho provato a chiedere al Ministro, insieme a tutti i colleghi, se è interesse del Governo aprire una riflessione sulla restituzione del potere d'acquisto ai salari e sulla necessità di scaricare il peso fiscale dal lavoro. Altrimenti, senza un lavoro strategico sul recupero di produttività e sull'aumento dei salari, mi dovete spiegare come si fa a raggiungere l'obiettivo di aumento dei consumi interni che avete indicato come risposta per uscire dalla crisi. Non ci sarà alcun incremento dei consumi interni, se non mettiamo mano ai fattori della produttività, se non aumentiamo i salari e se non cominciamo a riconoscere che state producendo lavoro povero, precario e a basso reddito, che non è nelle condizioni di alimentare i consumi.

Da questa crisi, Presidente, si esce in un modo solo: il Governo dovrebbe avere la dignità di fermarsi e aprire un confronto vero, non per dividere il sindacato, ma per unirlo, chiamando le associazioni economiche a un nuovo patto sociale. Se invece andate avanti sulla vostra strada dell'efficienza e del rating, vi state dimenticando delle famiglie e delle imprese italiane e rischiate di truffarle. (Applausi).

La conseguenza è semplice, Presidente: rischiate di parcheggiare questo Paese in recessione e non ce lo possiamo permettere. Ecco perché - lo dico come l'ultima considerazione - dalle crisi globali si esce con più Europa, non con meno Europa. È sempre stato così, ma non ho trovato alcuna indicazione in un documento di programmazione economica su quale dovrebbe essere il ruolo dell'Europa dopo Next generation EU; anzi, mi viene non un dubbio, ma una certezza: avete negato la programmazione per il 2028 perché non sapete cosa fare né in Europa, né in Italia per sostenere la competitività. È chiaro allora che, con la produzione industriale che cala, le disuguaglianze che aumentano, salari poveri e un lavoro precario, questo Paese va in recessione e corre un gravissimo rischio di conflitto sociale e di aumento delle disuguaglianze, della solitudine e dell'indifferenza, come quella che vi attraversa e colpisce anche questo Governo.

Noi riteniamo questo Documento privo di visione, dannoso per il nostro Paese e senza alcuna prospettiva per le giovani generazioni e, quando si mangia il futuro, lo si fa a danno di un Paese che ha bisogno invece di investire nelle risorse umane e nei fattori della ricerca e della competitività. Non c'è uno straccio di politica industriale che possa farci intravedere che l'obiettivo è la buona e piena occupazione. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mennuni. Ne ha facoltà.

MENNUNI (FdI). Signor Presidente, il dibattito di ieri e di oggi mi è sembrato piuttosto surreale. Mi ha stupito molto sentire alcune dichiarazioni da parte di senatori dell'opposizione, quasi come se non fossero stati con noi nella 5a Commissione bilancio mentre redigevamo la nostra risoluzione per spingere il nostro Governo in quel difficilissimo negoziato con la Commissione europea, per cercare di strappare le migliori condizioni possibili per la nostra Italia, che indubbiamente ha un debito pubblico molto, molto pesante sulle proprie spalle, con spazi di manovra indubbiamente più ridotti rispetto ad altre Nazioni. È ancor più surreale se penso che gli autorevoli esponenti, per esempio economisti, che hanno parlato dagli scranni dell'opposizione, sanno da quanto tempo viviamo con il peso soffocante di quei 90 miliardi di euro di interessi per il debito pubblico, che tutto divorano (Applausi): divorano ogni iniziativa, anche la più nobile, per la sanità e per rimettere a posto le nostre scuole, ma queste sono le regole. La scelta è: siamo o non siamo in Europa? Le regole date sono quelle che conosciamo.

È ancor più surreale questo dibattito, se pensiamo che dati importanti, come i rapporti dell'OCSE, ci dicono che la pressione inflattiva purtroppo sta ricominciando a galoppare non solo in Italia, signori, ma nel mondo. L'ultimo report del Global Trade Update ci dice che purtroppo negli ultimi trimestri il commercio globale sta cominciando a rallentare.

Cosa ha messo in campo quindi il Governo in questa situazione globale così complicata? Politiche serie, prudenti e attente per rilanciare ciò che poteva essere rilanciato, ad esempio la domanda interna, che - come avrete visto dal vostro fine studio di questo Documento programmatico di finanza - ha avuto una crescita dello 0,6 per cento, che ha aiutato a mantenere quella solidità che ci consente di avere una crescita del PIL.

Il dato del +1,3 per cento dei redditi delle famiglie è frutto non del caso in una condizione come quella che stiamo attraversando, ma di politiche scientifiche che sono state compiute. (Applausi). Ad esempio - come ci avete chiesto voi - abbiamo reso strutturale il taglio del cuneo fiscale nella scorsa manovra di bilancio; abbiamo sostenuto la crescita dell'occupazione e adottato politiche per incentivare le aziende con il cosiddetto bonus più assumi meno paghi, ossia regole fiscali per favorire l'incremento dell'occupazione. Siamo così arrivati a più 577.000 occupati all'anno da quando c'è il Governo Meloni. (Applausi). È il tasso di occupazione più alto di sempre, femminile e giovanile: questo aiuta a sostenere la domanda interna.

Secondo me, ci si dovrebbe concentrare sul dibattito e non limitarsi a lanciare strali di disperazione. È vero che viviamo in un'epoca complessa e difficile e il Governo cerca metodi per bilanciare investimenti e tenuta della spesa (e, ringraziando il cielo, li trova). Il rapporto tra deficit e PIL è al 3,4 per cento. Non è in miglioramento? Sì, lo è. Il rapporto tra debito e PIL è al 136,6 per cento, con una traiettoria discendente anche nei prossimi anni.

Quanto al PNRR, immagino che molti di voi, essendo stati amministratori locali, conoscano le difficoltà di mettere a terra i progetti. Ebbene, con la tempistica europea molto rapida che ci è stata richiesta, noi siamo riusciti a spendere e mettere in circolazione 66 miliardi del PNRR per sostenere la domanda interna e prevedremo un riorientamento dei fondi per sostenere l'impresa.

Qui c'è un ragionamento più profondo da fare. Come sosteniamo l'impresa? A me è dispiaciuto non sentir parlare di questo tema dagli scranni dell'opposizione. Ragioniamoci insieme. La globalizzazione ha portato problemi e distorsioni. Senatori, possiamo ascoltare tutti i rapporti del mondo, ma la competitività dell'Europa purtroppo è stata danneggiata dalle politiche economiche svolte. Volete sapere perché? Il free trade non è equo; l'Occidente ha politiche di sostegno del lavoro e della persona che altre aree del globo non hanno. (Applausi). Adesso dobbiamo affrontare una grande, epocale e storica rivoluzione economica, ossia passare dal free trade al fair trade, cioè a un'economia e a un commercio equi.

Vi chiedo: Trump ha torto? Ha ragione? Chi siamo noi per dirlo? Lo vedremo, la storia ce lo dirà. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio dei ministri, con quel suo piglio decisionista e veloce, a recarsi subito negli Stati Uniti d'America per cercare di apporre la sua azione non solo in quanto Presidente del Consiglio italiano e in rappresentanza dell'Unione europea, ma - come lei stessa ha dichiarato - «to make West great again».

L'Occidente, piaccia o meno, ha un'unica radice che scavalca gli oceani, quella greco-romana, che ci porta a preservare la nostra cultura, quella dell'attenzione alla persona e all'essere umano. (Applausi).

Vorrei quindi fare un riferimento all'intervento che ieri Giorgia Meloni ha svolto in commemorazione del Santo Padre: ha citato un elemento che le è stato indicato dal Papa ed era in merito all'algoretica, ossia che i limiti agli algoritmi non devono prevaricare i confini dell'etica. L'ho molto apprezzato, perché in un'epoca in cui stiamo parlando di web tax e global tax, indubbiamente il tema della competitività di certe aree della Terra rispetto ad altre dev'essere attenzionato dagli economisti. Non possiamo però non ricordare anche che non si può fare una buona economia con una cattiva etica.

Ho quindi apprezzato molto, per esempio, che tanti senatori qui dentro hanno voluto firmare un disegno di legge bipartisan per tutelare i minori nell'era della digitalizzazione. Internet è una grande scoperta, ma non è nata a misura di bambino, ed è interessante vedere - non so se tutti lo sapete - che negli Stati Uniti molti Stati stanno compiendo battaglie acri a livello giuridico e giudiziario per tutelare i loro minori, la libertà intellettuale e la libera formazione delle menti rispetto all'algoritmo. Penso alla California, che ha approvato una legge importante per la tutela dei minori a livello digitale; penso a Utah, Florida, Georgia, New York, Ohio, Tennessee, Texas e Arkansas. Sappiamo che in tutto il mondo si stanno portando avanti azioni per questo. Considero quindi importante che l'Italia riesca ad approvare presto quella legge, perché a questo punto è in ballo la tutela non dei minori italiani, ma dei minori della Terra, se anche l'Australia, il Regno Unito, la Norvegia, la Francia e la Germania stanno portando avanti leggi di questo genere.

Sempre per tornare quindi al nostro Documento di finanza pubblica e all'etica che dev'essere trasposta nell'economia, mi sento di avanzare una richiesta al nostro Presidente del Consiglio, che sta svolgendo un lavoro complesso, con i mari in tempesta (e sono certa che quantomeno i colleghi del mio Gruppo condividano la mia richiesta): continuare con le riforme della giustizia, che portano a semplificare, e con quelle della pubblica amministrazione; continuare a sostenere le famiglie e il tasso di natalità, perché una Nazione che non fa figli non è destinata a crescere; proseguire con le premialità per il personale della pubblica amministrazione, affinché sia sempre più efficiente ed efficientata; tenere alto il potere d'acquisto dei lavoratori italiani, con la contrattazione collettiva, per dare più soldi in busta paga; proseguire insomma con i mari in tempesta, come dicevamo, a tenere saldo il timone della nostra nave Italia verso il futuro e con coraggio. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Comunico che sono pervenute alla Presidenza e sono in distribuzione le proposte di risoluzione nn. 1, presentata dai senatori Calenda e Lombardo, 2, presentata dal senatore Patuanelli e da altri senatori, 3, presentata dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, 4, presentata dal senatore Boccia e da altri senatori, 5, presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori, 6, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori prima dell'intervento del relatore e del Governo perché, come Gruppo Partito Democratico, ci auguriamo che il Presidente della Commissione bilancio, una volta per tutte, possa informare il Parlamento su quella che - dovesse passare quello che la maggioranza chiama Documento di finanza pubblica (DFP), ma che per la legge in vigore resta il DEF, il Documento di economia e finanza, in quanto non ci risulta che sia mai stata modificata la legge di contabilità - riteniamo una vera e propria ferita inferta alla dignità del Parlamento - lo dico al presidente Calandrini - quindi anche alla sua dignità e alla dignità della maggioranza.

Signora Presidente, come sa, perché ha partecipato a quasi tutte le Conferenze dei Capigruppo dell'ultimo anno, le opposizioni unite hanno più volte chiesto alla maggioranza di farsi carico di presentare una legge di modifica del nostro sistema contabile che un anno fa doveva semplicemente essere conseguente alla modifica del ciclo di bilancio, avvenuta attraverso un regolamento (lo ricordo a tutti noi e al presidente Calandrini). Non è possibile che una risoluzione votata a maggioranza nelle Commissioni bilancio superi la legge ordinaria tuttora vigente, lo dico ai rappresentanti del Governo: non è possibile, state compiendo un misfatto; state facendo approvare al Parlamento un Documento di finanza pubblica che non esiste nella nostra normativa contabile, semplicemente perché ve lo ha chiesto il Governo e avete obbedito, indipendentemente dal quadro contabile. Presidente Calandrini, lei si è impegnato più volte a fare quella modifica contabile e, se oggi ci dice che la faremo, ci sta dando la stessa risposta che ci dà da un anno a questa parte. È lei il nostro garante, come Presidente della Commissione bilancio, è lei che dovrebbe tutelare tutti noi.

Colleghe e colleghi, lo dico semplicemente perché nel provvedimento che stiamo approvando non c'è più il triennio: è da quarant'anni che la legge di contabilità pubblica prevede la programmazione triennale, dal Governo Craxi. Per la verità, sarebbero cinquanta, se andassimo alla legge n. 468 del 1978, ma restiamo al 1988. È da quarant'anni che abbiamo la programmazione triennale, presidente Malan, presidente Romeo e presidente Gasparri. Per la prima volta non avremo la programmazione triennale. All'improvviso il triennio, per loro, è 2025, 2026 e 2027. No, il triennio è 2026, 2027 e 2028. Noi obbediamo al Governo (anzi, noi no e ve lo ribadiamo oggi con il nostro fermo no, ma questo Parlamento è supino al Governo): avete deciso di obbedire al Ministero dell'economia e delle finanze; poco male, se il Ministro ci avesse messo la faccia e fosse qui oggi, ma non c'è. Unitariamente, con la firma di tutti i senatori e le senatrici dell'opposizione, signora Presidente, avevamo chiesto di calendarizzare almeno una mozione subito dopo questo scempio, ma purtroppo non è stata calendarizzata.

Dunque, non c'è programmazione triennale e non ci sono più i dati programmatici. Lo voglio dire agli altri Gruppi di opposizione: non sappiamo dove e come tagliano. Il collega Manca lo ha ricordato nel suo intervento: non sappiamo dove taglieranno. Soprattutto, le politiche invariate vengono stabilizzate; non si capisce quali siano le politiche invariate, ma vengono stabilizzate.

Questo è il quadro generale. Colleghi della maggioranza, avete deciso che il Parlamento non discute, non conosce e non decide, ma subisce?

Questo è il Parlamento che vi piace? Questo è il Parlamento del premierato che verrà? Beh, noi siamo contrari e ci batteremo fino all'ultimo giorno di questa legislatura per fermare tale deriva.

Signora Presidente, lo ribadiamo in quest'Aula: questo Documento di finanza pubblica è illegittimo. La maggioranza, se dovesse andare avanti, se ne assumerà completamente la responsabilità. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore.

CALANDRINI, relatore. Signor Presidente, certamente intendo replicare, perché è un momento importante e particolare. Come dicevo ieri, questo è il primo Documento di finanza pubblica, dopo l'uscita di scena del DEF, che discutiamo in modo anche serrato, con un confronto vero nelle Aule del Parlamento. E questo la dice lunga sul lavoro che si sta facendo non da oggi, ma da molto tempo, anche in un altro contesto, quello del gruppo di lavoro che abbiamo voluto fortemente, insieme a tutti i Gruppi parlamentari, dando dignità all'iniziativa parlamentare per quanto riguarda le modifiche di cui il senatore Boccia parlava prima del mio intervento. Poi entrerò nel tema del gruppo di lavoro e dirò alcune cose.

Ho ascoltato gli interventi in religioso silenzio, com'è giusto che sia, sia ieri pomeriggio sia questa mattina, e ho preso tutta una serie di appunti legati ai singoli interventi svolti dai colleghi parlamentari in quest'Aula. Voglio partire dagli aspetti più tecnici e poi entrerò nella fase più politica, se me lo consentiranno i senatori, replicando a tutta una serie non dico di inesattezze (perché forse è esagerato), ma di considerazioni fatte dai singoli colleghi.

Senatore Boccia, le attività che stiamo svolgendo in Parlamento in questi giorni - senatore Manca, lei lo sa bene quanto me - si stanno svolgendo in 27 Stati europei. Quello che stiamo facendo oggi in questo Parlamento lo si sta facendo in 27 Stati europei. Perché glielo dico? Perché l'articolo 7 della legge n. 196 del 2009 a cui lei fa riferimento (legge di contabilità e finanza pubblica) prevede che il Governo entro il 10 aprile di ogni anno presenti alle Camere il DEF, che è strutturato in tre sezioni: programma di stabilità e crescita, analisi e tendenze di finanza pubblica e programma nazionale di riforme. Questo è l'articolo 10.

Per quanto riguarda il contenuto della prima e della terza sezione (quindi non della seconda), gli articoli 9 e 10 della legge di contabilità rinviano a quanto stabilito dai regolamenti dell'Unione europea - senatore Boccia, ascolti - che devono ritenersi superati a seguito dell'approvazione della riforma della governance europea dello scorso anno. Piaccia o non piaccia è così, senatore Boccia.

In particolare il programma di stabilità, che è la prima sezione del DEF, era disciplinato dal Regolamento del Consiglio dell'Unione europea n. 1466 del 1997, che è stato abrogato dall'articolo 37 del Regolamento dell'Unione europea e del Consiglio n. 1263 del 2024 a cui facevo riferimento. Il programma nazionale delle riforme, che invece è la terza sezione del DEF, introdotto nel 2010 dal precedente Patto di stabilità, viene assorbito, nell'ambito della nuova disciplina del semestre europeo prevista dal Regolamento UE 2024/1263 a cui facevo riferimento prima, dalla relazione annuale sui progressi compiuti, che contiene, tra l'altro, una serie di informazioni riguardanti sia le riforme sia gli investimenti.

Ricordo, prima a me stesso e poi a voi, che i regolamenti dell'Unione europea, ai sensi del comma 2 dell'articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), sono direttamente applicabili in ciascuno degli Stati membri e pertanto immediatamente applicabili nel nostro Stato membro. Dunque, secondo la giurisprudenza sia della Corte di giustizia dell'Unione europea, sia della Corte costituzionale, la normativa interna è inapplicabile ed incompatibile, pertanto va disapplicata. Ecco il motivo per cui stiamo approvando questo Documento di finanza pubblica. Dobbiamo anche sottolineare che la funzione programmatoria svolta in precedenza dal DEF è oggi sostanzialmente svolta, come sapete, dal Piano strutturale di bilancio, che ha una visione di lungo periodo, che va dai quattro ai cinque anni (nel nostro caso addirittura è di sette) e contiene gli impegni dello Stato membro in materia di bilancio, riforme e investimenti. Questo Piano strutturale di bilancio è disciplinato dalla nuova normativa europea recata dal citato Regolamento UE 2024/1263. Il Piano strutturale di bilancio dell'Italia, come sapete, è stato approvato il 9 ottobre 2024 con risoluzioni sia del Senato sia della Camera dei deputati.

Un altro elemento importante è che una volta definito questo piano pluriennale, quindi il Piano strutturale di bilancio, la nuova governance economica europea prevede una relazione annuale sui progressi compiuti da inviare ogni anno nella sessione primaverile; tale relazione è un documento retrospettivo e reca una rendicontazione che analizza per l'anno precedente il rispetto degli impegni assunti attraverso il Piano, anche includendo elementi di natura prospettica, così com'è stato fatto da parte del Governo e di questo Parlamento. Invece la programmazione relativa alla manovra di bilancio non si fa in questo momento (siamo ancora ad aprile), ma dopo l'estate, con il documento autunnale destinato a sostituire la famosa Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF), che evidentemente non ci sarà più.

Per quanto riguarda invece, senatore Boccia, il suo riferimento al gruppo di lavoro che stiamo portando avanti, mi sembra che ci sia una sintonia importante fra tutti i Gruppi parlamentari, che stanno lavorando alacremente per poter definire i due disegni di legge che modificano queste due norme regolamentari, e che il lavoro si stia facendo all'unanimità, condividendo ogni singolo passaggio. Penso quindi che si possa chiudere tranquillamente qui questa polemica legata alla legittimità o meno degli atti che sono stati presentati.

Tornando a noi, vorrei riprendere tutto quanto detto negli interventi svolti dai colleghi sia ieri nel pomeriggio sia questa mattina. Quasi tutti i colleghi dell'opposizione partono da un assunto, un incipit o una cornice chiara (poi ognuno si diletta a valutare i singoli aspetti, a seconda della propria sensibilità): fondamentalmente si dice che in Italia c'è un'economia stagnante, perché si parte dall'assunto - giusto e vero - che il PIL 2025 si riduce dall'1,2 allo 0,6 per cento. Questo è il dato da cui ognuno di voi parte, parlando di un sistema italiano che non funziona e di un'economia stagnante, che cresce lentamente, ma non si dice tutto ciò che avviene nel quadro di solidità strutturale di questo bilancio, in cui non accade ciò che è accaduto invece nei 10 anni precedenti, ai quali poi farò qualche riferimento, perché ricordiamo sempre, anche rispetto a tutto ciò che ha detto il senatore Manca sui diritti fondamentali della cittadinanza, che questo Governo è in carica da poco più di due anni e in questo nostro Paese la fragilità economica e finanziaria è stata una costante e una specificità, tant'è che siamo sempre stati il fanalino di coda dell'Unione europea. Questo ricordiamocelo sempre, perché è molto importante. Oggi quindi, piaccia o non piaccia, non è più così. Perfino la Francia ha una crescita più debole di quella italiana, che è già debole.

Quando faccio riferimento a un quadro di solidità strutturale, come quello cui ho appena accennato, mi riferisco in particolare a numeri e indicatori molto importanti, riprendendo quello che ha detto la senatrice Castellone ieri quando è intervenuta, la quale pure nel suo incipit ha detto che c'è poco da girare intorno a questo Documento di finanza pubblica, perché i numeri parlano e, secondo lei, quelli di questo Documento sono impietosi.

Senatrice Castellone, vorrei anch'io partire da quell'assunto cui faceva riferimento lei, che sono i numeri di questo Documento di finanza pubblica, numeri che nessuno può contestare. Faccio riferimento a tre indicatori molto importanti. Il primo è l'occupazione, che continua a salire e sta sfidando anche la riduzione del PIL in Italia, perché, a fronte di un PIL che si riduce, l'occupazione cresce, con un numero di persone impiegate che a febbraio di quest'anno ha toccato il suo massimo storico.

L'altro indicatore molto importante sono i saldi di finanza pubblica, che vanno meglio di quanto si prevedeva cinque mesi fa. I progressi che abbiamo compiuto nel 2024 sono superiori a quelli che si erano immaginati. Questo vale sia per i saldi, sia per il debito, sia per la variabile introdotta nella nuova governance europea, cioè la spesa netta, e non solo l'avanzo primario a cui faceva riferimento il senatore Manca. Questo anche se oggi torniamo in avanzo primario, dopo che per sei lunghi anni non accadeva più, anche perché la spesa netta è diminuita del 2,1 anziché dell'1,9 per cento.

L'andamento dello spread testimonia quello di cui sto parlando, cioè la solidità strutturale del nostro Paese. Lo spread italiano si sta comportando alla stregua di quello spagnolo e di quello francese. Poi tornerò su questo tema della stabilità politica e su quanto ci è costata, negli anni precedenti, la sua mancanza, per tornare ai Governi Letta, Gentiloni, Conte I, Conte II e Draghi. Poi vedremo quanto è costata la mancanza di stabilità. Diciamo quindi che non c'è un'anomalia italiana, di questo nostro Paese, com'è avvenuto nel passato.

Vogliamo parlare degli spazi aggiuntivi che si stanno creando sui saldi di finanza pubblica rispetto alla riduzione sostanziale dello spread? Lo dico al senatore Nicita, che ieri parlava dei costi importanti che genera l'incertezza che questo Governo ha messo in campo. Voglio ricordare al senatore Nicita quanti spazi aggiuntivi sta creando la riduzione sostanziale dello spread.

Questo non lo dice il senatore Calandrini, ma l'Ufficio parlamentare di bilancio. Nel biennio 2025-2026 avremo un risparmio di 11 miliardi rispetto a quanto previsto nel DEF 2024, che diventano 21 se consideriamo anche il 2027. Questo, come dicevo prima, lo dice l'Ufficio parlamentare di bilancio e ciò dimostra che, quando un Governo è serio, credibile e stabile, questi sono i risparmi cui si può fare riferimento. Sono risorse in più, che in questo caso possiamo destinare alla sanità, alla scuola e ancora ad un'eventuale riduzione delle aliquote Irpef. Questo sì che si può fare, grazie ai risparmi legati a quello che sta rappresentando questo Governo.

Ecco perché penso che sia giusto fare opposizione e che sia giusto e legittimo che ognuno dica ciò che pensa, ma questa opposizione va fatta al Governo e non al sistema Paese. Sapete perché dico questo? Perché non riconoscere a questo Governo di aver fatto una politica economica che la senatrice Damante definiva con ironia una politica economica attenta, prudente e - io aggiungerei - disciplinata significa che nessuno di voi si è reso conto - o fa finta di non rendersene conto - di quello che è accaduto e sta accadendo nel resto dell'Europa.

Vogliamo parlare della grande Francia, che non è riuscita ad approvare la legge di bilancio e del Parlamento francese, del Senato e dell'Assemblea nazionale che hanno dovuto autorizzare con una legge l'entrata in vigore dell'esercizio provvisorio? Vogliamo parlare del fatto che la Spagna, dopo due anni, non riesce ad approvare un bilancio dello Stato? Noi vediamo quello che accade in Italia, ma non guardiamo al di là del nostro naso, quello che accade al di fuori dei nostri confini nazionali.

Una politica economica attenta, prudente e disciplinata rappresenta per questo Paese un tema di grande credibilità e reputazione a livello internazionale e se questo non viene riconosciuto da parte delle opposizioni non fa male al Governo, ma nuoce al nostro Paese. Questo mettetevelo bene in testa, perché è un fatto importantissimo in tempi come quelli che stiamo vivendo oggi e in queste ore di totale incertezza rispetto al quadro geopolitico internazionale, legata in particolare a quello che potrebbe accadere in questi 90 giorni. Ricordiamoci quello che può accadere in questi 90 giorni in cui c'è la sospensione dei dazi. Avere una finanza pubblica stabile e un Governo che non rincorre nessuno si rivela un grande investimento e un grande successo per il nostro Paese: questo dovremmo riconoscerlo tutti insieme, ognuno con una propria visione, all'interno di questo Parlamento.

Se qualcuno dovesse avere ancora dei dubbi rispetto a quello che stiamo dicendo su questo tema, in relazione al Documento in esame, dovrebbe andare a vedere il giudizio dei mercati, che ci dicono che la credibilità di questo Governo oggi è molto alta. Su questo vorrei fare un'ulteriore riflessione, dicendo anche che la stabilità di questo Governo ci ha portato un grandissimo vantaggio. Prima facevo riferimento ai Governi che ci hanno preceduto: i Governi Renzi, Letta, Gentiloni (2013-2018) e tra il 2018-2022 i Governi Conte I, Conte II, e Draghi. Sapete cosa dicono alcuni studi, tra l'altro di fondazioni molto importanti che operano da molti anni in Italia e hanno fatto valutazioni empiriche? Durante i Governi che si sono succeduti in quei 10 anni, per quella mancanza di stabilità, sono state bruciate risorse pubbliche importanti e leggi di bilancio, una dopo l'altra. Oggi invece, grazie a questo Governo, che è il quinto più longevo della storia repubblicana italiana, viene dimostrato, attraverso le agenzie pubbliche e non attraverso il confronto politico, quello che stiamo risparmiando di interessi sul debito pubblico. Questo è quello che dovremmo sentir dire in quest'Aula per dare credibilità al Paese, affinché tutti insieme possiamo superare questa fase, che è una delle più critiche della storia repubblicana. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di indicare quale proposta di risoluzione intende accettare a nome del Governo.

ALBANO, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, accetto la proposta di risoluzione n. 6, presentata dalla maggioranza.

Onorevoli senatori, mi sembra importante oggi procedere a una replica rispetto al Documento di finanza pubblica che è sottoposto al suo primo esame da parte delle Camere. Sappiamo che è stato presentato il 10 aprile e che dev'essere depositato entro il 30 aprile presso le autorità europee. È un Documento che ha uno scopo ben preciso: nella prima delle due sezioni si riportano le informazioni richieste dalla Commissione per la verifica degli impegni che sono stati presi nel Piano strutturale di bilancio di medio termine; nella seconda sezione si forniscono le informazioni sugli andamenti tendenziali a legislazione vigente, espressi sia in termini di cassa, sia in termini di competenza. La sezione riporta anche un'indicazione delle risorse necessarie a finanziare le politiche in essere che il Governo intende confermare nella prossima legge di bilancio. Vediamo qui confermati e identificati il perimetro e l'entità delle risorse che non vengono considerate nei tendenziali.

Desidero sottolineare che la trasmissione al Parlamento è stata tempestiva e ha consentito di valutare la situazione economica e finanziaria, con tutto il tempo necessario per rispettare la scadenza e affrontare un dibattito.

La questione che mi preme sottolineare, in risposta anche alla denuncia di presunta illegittimità del Documento, è che, in attesa della riforma della legge di contabilità nazionale, il Documento di finanza pubblica è assolutamente coerente con il quadro derivante dall'entrata in vigore dei nuovi regolamenti europei in materia di Patto di stabilità (il braccio preventivo e il braccio consuntivo), che sono produttivi di effetti diretti nell'ordinamento nazionale e hanno di fatto reso inapplicabili alcune specifiche disposizioni della legge n. 196 del 2009.

Allo stesso tempo, questo Documento è particolarmente ricco, più ricco di quanto previsto dai suddetti regolamenti, nel pieno rispetto, come dicevo prima, delle prerogative parlamentari e della disciplina nazionale, coerente con il quadro euro unitario.

È vero, com'è stato sottolineato, che il PIL reale nel nostro Paese è cresciuto dello 0,6, quota leggermente inferiore all'1 per cento, ma dobbiamo evidenziare alcune questioni che sono state in parte evidenziate anche in quest'Aula. Da un lato, gli investimenti in macchinari, attrezzature e soprattutto mezzi di trasporto hanno subito gli effetti di una politica monetaria ancora restrittiva, che è cambiata con gradualità solo a metà anno. Dall'altro, l'espansione degli investimenti in costruzione (particolarmente la componente non residenziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha guadagnato più slancio e il rallentamento del comparto abitativo è stato fisiologico, ma non ha mostrato la caduta che era stata paventata.

Ancora, il saldo della bilancia commerciale è migliorato, raggiungendo quasi 55 miliardi di euro (sono 21 miliardi in più rispetto al 2023). L'avanzo commerciale ha raggiunto il massimo storico di 104,3 miliardi di euro. Come sappiamo, i consumi privati hanno fornito un sostegno alla crescita. I redditi delle famiglie sono aumentati in termini reali dell'1,3 per cento e questo è dovuto all'evoluzione positiva del mercato del lavoro, che è stata sottolineata. L'aumento del tasso di occupazione a fine anno ha raggiunto un nuovo picco.

Il contesto globale è incerto e l'incertezza ha suggerito una cautela. Pertanto, la previsione di crescita del PIL è stata rivista allo 0,6 per cento, ma i consumi delle famiglie, favoriti dal buon andamento del mercato del lavoro e dal recupero del potere d'acquisto, che c'è stato, crescerebbero d'ora in poi di un tasso leggermente superiore a quello del PIL.

I dati consuntivi per il 2024 hanno mostrato un deficit al 3,4 per cento del PIL, segnando un miglioramento più marcato rispetto a quello stimato. Il risultato più favorevole rispetto alle stime è ascrivibile a una dinamica delle entrate più positiva rispetto alle attese, per gli introiti dal comparto finanziario e per l'ampliamento della base imponibile conseguente al positivo andamento delle retribuzioni e del mercato del lavoro. Le entrate hanno dunque mostrato un andamento molto favorevole anche in termini di cassa ed esercitato un contributo particolarmente positivo sul fabbisogno.

L'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica confermano il profilo del deficit previsto dal Piano. In particolare, il deficit del 2025 è ancora previsto al 3,3 per cento del PIL, ma le previsioni, rispetto al rapporto tra debito e PIL, indicano un livello leggermente più favorevole rispetto a quello indicato dal Piano. In particolare, le previsioni indicano un lieve aumento del rapporto tra debito e PIL nel 2026, ma a partire dal 2027 si attende una ripresa del percorso discendente, favorito dal ridimensionamento delle compensazioni legate alla fruizione dei crediti d'imposta. Anche in questo caso sono confermate le tendenze previste nel Piano.

Nell'anno in corso la spesa netta è prevista crescere in linea con il tasso raccomandato dal Consiglio europeo, intorno all'1,3 per cento.

Il Documento illustra le azioni intraprese in un'ottica prospettica diversa da quella che ho sentito illustrare in quest'Aula poc'anzi. Vediamo quali sono le riforme e gli investimenti avviati.

Va evidenziato che il Governo ha agito in ambito fiscale attraverso il riordino del sistema delle detrazioni fiscali (che è stato già posto in essere) e la riduzione strutturale del cuneo fiscale.

Per l'ambiente imprenditoriale il documento evidenzia diversi interventi già attuati: l'approvazione della legge annuale sulla concorrenza, la legge di riordino del sistema di incentivi alle imprese, il disegno sulle piccole e medie imprese.

Quanto alla pubblica amministrazione, sono state avviate le iniziative previste nell'ambito del PNRR per il miglioramento delle procedure di reclutamento, la semplificazione, l'accesso ai servizi pubblici e la valorizzazione del capitale umano della pubblica amministrazione.

Con riferimento ai servizi per la prima infanzia, le azioni sono finalizzate a incrementare l'offerta dei centri per la prima infanzia rispetto a quanto già previsto dal PNRR. Va sottolineato l'ulteriore rafforzamento delle misure per la natalità e le famiglie con il bonus nuove nascite, l'aumento dell'assegno unico universale e l'esonero contributivo per le lavoratrici madri, ora reso strutturale.

Inoltre, da una disamina del Documento emergono i progressi realizzati nella programmazione e gestione della spesa pubblica con riferimento alla razionalizzazione delle imprese con partecipazioni pubbliche e una maggiore efficienza e responsabilizzazione nella gestione delle risorse pubbliche.

Infine, ci sono i progressi compiuti anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per il potenziamento infrastrutturale. Il documento evidenzia anche gli investimenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale diretti a migliorare l'assistenza specialistica e ridurre le liste d'attesa, aumentando anche le risorse per il finanziamento dello stesso.

Dal documento emergono molteplici profili riferiti al notevole miglioramento della finanza pubblica nel 2024 e anche in chiave prospettica, che evidenziano come la nostra nazione abbia assunto una condotta improntata al pieno rispetto degli impegni assunti con il Piano strutturale di bilancio di medio termine. Come si sono accorti tutti, è una condotta particolarmente apprezzata dalle istituzioni europee e dai mercati finanziari, attraverso una riduzione del premio di rischio dei titoli del debito pubblico italiano. Anche le principali agenzie di rating se ne sono accorte nel corso dell'ultimo anno e hanno preso atto del cambiamento strutturale della finanza pubblica, rivedendo in senso migliorativo le loro valutazioni. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto dell'accettazione da parte del Governo della proposta di risoluzione n. 6, a firma dei senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore.

Decorre pertanto da questo momento il termine di trenta minuti per la presentazione di eventuali emendamenti ad essa riferiti.

Passiamo quindi alla votazione.

CALENDA (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALENDA (Misto-Az-RE). Signora Presidente, vorrei iniziare il mio intervento dicendo che questo Documento, ovviamente, è totalmente insussistente, cioè non è attuale, prevede una crescita inutile, ma l'intervento del Governo è stato talmente straziante (ma proprio straziante) che lo considero - per usare un'espressione che ha usato la senatrice Mennuni, signora Presidente - self explaining, perché ci piace molto usare l'inglese.

È del tutto evidente che questo documento non esiste, però desidero riconoscere alcune cose, come le abbiamo riconosciute. Ho sentito dire prima che non si riconoscono: io riconosco una disciplina sull'austerità straordinaria e voglio riconoscerla al Governo, al Ministro e alla maggioranza, però ci dovete spiegare perché per 10 dieci anni ci avete detto che avreste sovvertito l'Unione europea e tutte le istituzioni internazionali e che dell'austerità non ve ne importava niente, altrimenti questo diventa un dibattito da bar. La verità la conoscete voi come la conosciamo noi: il problema oggi non è riconoscervi il fatto che voi avete tenuto i conti in ordine, perché lo avete fatto, e non è neanche quello di riconoscervi che avete tolto misure che noi (e non solo noi) consideriamo disastrose, come il superbonus. Il punto è che in questo documento non c'è un'idea di Paese, proprio neanche una, neanche sbagliata. Questo è il problema.

Vorrei peraltro capire cosa c'entrano le radici romane e greche con il Documento di finanza pubblica e non riesco neanche a capire bene cosa c'entri Bergoglio, ma ormai c'entra dappertutto, va bene così. Vorrei capire una cosa, però: nonostante abbiamo il Presidente del Consiglio migliore non dell'Italia, ma dell'universo e del multiverso, capace di risolvere qualunque situazione con decisionismo, cosa volete fare per il fatto che stiamo andando in recessione? Una roba di destra, di sinistra, di estrema destra, ma una cosa. Per esempio, vi riconosco il superbonus, il 3 per cento, quello che volete; posso chiedervi se c'è uno di voi capace di dire che al Ministero delle imprese e del made in Italy c'è un signore che ha fatto un provvedimento che non è disastroso, ma apocalittico, perché tiene bloccati 6,3 miliardi senza che nessuno li usi? C'è una persona capace di dire questo? Qualcuno mi può spiegare un intervento sull'energia in cui per le imprese non avete fatto nulla, mentre oggi siete pronti a rinnovare le concessioni idroelettriche, che hanno un payback (sempre per usare l'inglese), cioè guadagnano 20 euro a megawattora e vendono a 150 euro per megawattora? Qual è il criterio, visto che ci avete fatto due orecchie così con le rendite finanziarie e con i poteri forti? Come succede? Sarà forse perché danno un sacco di soldi alle Regioni del Nord?

In questo Parlamento si può allora discutere invece delle procedure, il terzo anno di previsioni? Quale terzo anno? Noi siamo già in recessione, lo sapete perfettamente, basta che parliate con gli imprenditori che pure siedono nelle vostre fila. Possiamo discutere di cosa fare? Possiamo pensare, per esempio, che ci sarà bisogno di un sistema di garanzie sulla catena di fornitura dell'automotive, altrimenti perdiamo 40.000 posti di lavoro, se va bene? Possiamo ragionare sul fatto che le previsioni sulla cassa integrazione sono totalmente irrealistiche? Possiamo di nuovo fare un provvedimento che, per esempio, canalizzi il prezzo, come fa la Francia (è terrificante, perché la Francia ci fa sempre orrore), per cui se si rinnovano le concessioni idroelettriche, si porta quel 20 per cento fuori borsa e lo si dà alle imprese a un prezzo calmierato, per cui coloro che producono l'idroelettrico guadagnano solo il 100 per cento? Si può fare? È comunista? È fascista? Non lo capisco, altrimenti in queste Aule facciamo dibattiti totalmente astratti su cose su cui invece ci vorrebbe un confronto.

Alla Presidente del Consiglio, a cui abbiamo riconosciuto persino l'incontro con Trump, che secondo noi poteva andare molto peggio, abbiamo detto che vogliamo aprire un tavolo di emergenza nazionale, in cui si parli di quattro questioni serie. Non c'è stata risposta, perché voi siete molto più bravi, siete molto più bravi di tutti e non potete dire per un secondo di sederci per cercare di risolvere questo problema insieme.

Questo è il problema, non ce n'è un altro; non c'è il fatto di non riconoscere quello che è stato fatto di buono, perché non appartiene almeno a questa cultura. Davvero pensate che il problema sia la globalizzazione? Guardate che il mondo sta andando in recessione perché Trump mette i dazi: vi è chiaro questo principio? Pensate davvero che i dazi per un Paese esportatore siano un fatto salvifico o positivo? C'è qualcosa che ritenete possa aiutare le imprese italiane? Se non è così, cosa volete fare? Cosa succede? In che modo cercherete di cambiare questo fatto? Io penso che tutto questo dovrebbe essere oggetto di dibattito, ma non si può. Perché? Perché lì dentro ci sono le vostre contraddizioni. C'è il fatto di dover dire, per esempio, che oggi abbiamo bisogno di più trade e dunque si deve fare l'accordo con il Mercosur e con l'India. C'è il fatto di dover dire che abbiamo bisogno di più Europa, ma poi al senatore Claudio Borghi prende un infarto. Lo sapete voi, perché ogni giorno dite che ci vogliono più risorse. C'è un momento in cui la drammaticità della situazione, che è già drammatica perché siamo già in recessione, imporrebbe un minimo di serietà. Poi un giorno parliamo delle radici cristiane e romane, in un'altra sede, non quando parliamo del bilancio. (Applausi).

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, Governo, colleghe e colleghi, il Documento di finanza pubblica 2025 si colloca in un contesto economico che definire incerto è un eufemismo. I dazi trumpiani rischiano di terremotare l'economia mondiale, riscrivendo alleanze, mercati e relazioni commerciali. In questo quadro, la scelta del Governo di mantenere un'impostazione improntata alla prudenza è giusta e comprensibile. Il percorso di rientro del deficit, con l'indebitamento netto che dovrebbe scendere sotto il 3 per cento nel 2026, e la riduzione graduale del rapporto debito-PIL confermano un orientamento alla stabilità dei conti. Anche la spesa netta che si mantiene entro i limiti richiesti dall'Unione europea è un segnale di disciplina. Su questi aspetti va dato atto al Governo di aver rispettato gli equilibri di finanza pubblica.

Tuttavia questo non basta, perché un Documento che parla di finanza pubblica, per essere davvero utile, deve anche indicare una direzione di marcia, e questa direzione oggi non c'è: il Governo ha scelto di non presentare un quadro programmatico; in sostanza, ci consegna una fotografia dell'esistente, ma non ci dice quali scelte intende compiere per rafforzare la crescita, la produttività e l'occupazione.

Nel corso delle audizioni, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha sollevato una questione importante: le stime di crescita del Governo sono ottimistiche; il PIL previsto allo 0,6 per cento per il 2025 non trova riscontro nelle previsioni indipendenti, da ultimo quella del Fondo monetario internazionale, che si fermano più spesso allo 0,4-0,5 per cento. Questo differenziale non è banale, perché incide sulla valutazione della sostenibilità del percorso di bilancio. Se la crescita reale sarà più debole, serviranno necessariamente misure correttive. Proprio sulla crescita, il DFP mostra ancora una volta un grave limite di visione strategica. La dinamica della produzione industriale si è rivelata debole e frammentata: l'Istat evidenzia una contrazione dello 0,9 per cento a febbraio, dopo un momentaneo rimbalzo. Anche la fiducia delle famiglie è in discesa e i consumi rallentano.

Di fronte a questa fragilità ci chiediamo: dove sono le scelte coraggiose per evitare che il Paese scivoli nella stagnazione? Il Documento si limita a ribadire gli impegni del PNRR, ma non propone una strategia aggiuntiva. Serve molto di più: una politica industriale ambiziosa, un piano per la competitività, investimenti decisi su innovazione, green economy, digitalizzazione e filiere strategiche.

Il ceto medio, che dovrebbe essere il motore della ripresa, è del tutto assente da questo documento: nessuna misura per restituire potere d'acquisto, alleggerire il peso fiscale sul lavoro o sostenere i consumi interni. E ancora, troppa burocrazia e poca semplificazione: solo 14 righe dedicate al tema di un Paese bloccato da regole e procedure. È un errore strategico.

In conclusione, Presidente, questo documento tiene in ordine i conti, ma non costruisce un futuro. Non basta la prudenza, se manca la visione. Il rischio è quello di un'Italia inchiodata, un Paese fermo, senza slancio e senza innovazione, capace di fare amministrazione, ma non di fare politica, e questo mentre il mondo si trasforma: la rivoluzione dell'intelligenza artificiale, la ridefinizione delle relazioni commerciali globali e l'accelerazione tecnologica stanno già cambiando le regole del gioco. Anzi, le regole del gioco sono già cambiate e le decidono altrove. Le posizioni acquisite non esistono più. Servono capacità e coraggio per navigare in mare aperto, tutte qualità di cui purtroppo in questo Documento di finanza pubblica non vi è traccia. (Applausi).

RENZI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (IV-C-RE). Signora Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, è capitato a tutti, credo, di fare un'esperienza di acquisto online. Capita, quando si fa l'acquisto online, di vedere un oggetto ed effettuare l'acquisto, che poi quando arriva a casa è tutta un'altra cosa. Sui social fioriscono i meme su cosa si ordina su Internet e cosa invece arriva a casa. Il DEF o DFP (chiamatelo come volete, per me va bene anche "Genoveffo") è un documento che dimostra che l'Italia agli occhi del Governo e della maggioranza è una cosa totalmente diversa dalla realtà. Una cosa è come la vedi su Internet, nei documenti che vengono oggi sbandierati dal Sottosegretario e dal resto del Governo, una cosa è com'è nella realtà dei fatti.

Guardate i numeri: state dicendo che c'è una crescita straordinaria. Meloni, nel gennaio 2024, dice che saremo il primo Paese per crescita in Europa. La Spagna cresce quattro volte più di noi, calcisticamente finisce quattro a uno per loro. E la definiamo una vittoria? Abbiamo finalmente una grande crescita: nel 2024 è pari all'1,2, a ottobre all'1, oggi viene dimezzata dall'1,2 allo 0,6 (secondo il Fondo monetario internazionale è allo 0,4). Non riusciamo ad aumentare gli stipendi, non aumentiamo le pensioni, però nel frattempo dimezziamo (lascia o dimezza) le previsioni della crescita.

Comunque lo vogliate definire, questo documento contiene elementi che dovrebbero farvi riflettere: il debito pubblico, tra il 2024 e il 2023, cresce rispetto al PIL. Questa è una cosa enorme: siamo passati dal 134 al 135 per cento di debito pubblico sul PIL. Cresce la pressione fiscale: quando ero Presidente del Consiglio, ricordo che sotto Palazzo Chigi c'era la Meloni che urlava (perché già allora, pur essendo più giovane, aveva una voce soave e suadente come quella che ha oggi) di voler mettere un tetto in Costituzione alla crescita della pressione fiscale. Diceva che in Costituzione dobbiamo indicare una cifra: il 40 per cento. Allora eravamo al 41, oggi siamo al 43 (eravamo al 42 lo scorso anno); eppure, la nostra Presidente del Consiglio rilascia interviste surreali in cui spiega che la crescita della pressione fiscale è un fatto positivo, perché sta aumentando il lavoro. (Applausi).

Come lo ordini su Internet, come ti arriva a casa, in una cornice nella quale nessuno evidenzia il fatto che la vostra crescita allo 0,6 per cento (che il Fondo monetario internazionale stima allo 0,4) è comunque aiutata dal PNRR. Se non ci fosse nemmeno il PNRR, saremmo in territorio negativo da quel dì. Le decine di miliardi di euro investiti nel PNRR fanno PIL. Qual è allora il dramma?

Il dramma è che da 25 mesi la produzione industriale di questo Paese è in terreno negativo. (Applausi). Sono 25 mesi che c'è il segno meno davanti, lo capiamo che questo è un disastro per la nostra economia? Perché nessuno ne parla? Si dice che la colpa è del quadro geopolitico, ma forse la colpa è del fatto che non riusciamo a sbloccare Transizione 5.0 con qualche miliardo bloccato, o forse del fatto che Confindustria - non la CGIL, non la CISL, non la UIL, non la sinistra, non il partito marxista-leninista, ma la Confindustria, con il presidente Orsini, che tutto si può dire tranne che sia un avversario di questo Governo - vi ha presentato un documento in cui ha elencato 80 misure di snellimento burocratico e voi riuscite a complicare, con il ministro Urso, anche misure come Industria 4.0, che funzionavano. (Applausi).

Questa è la realtà dei fatti. Il ministro Giorgetti e la Presidente del Consiglio non sono in Aula perché questo non è un documento importante, del resto stiamo solo parlando della situazione economica delle famiglie del ceto medio, che volete che sia? Il ministro Giorgetti ha fatto una prestazione, dal punto di vista di macroeconomia, peggiore di quella del suo Southampton, che quest'anno partiva per andare in Europa League ed è retrocesso nella serie B inglese. È la stessa identica cosa che sta accadendo al nostro Governo. Mi si dirà: ma tu non sei onesto intellettualmente, se non parti dal presupposto che ci sono i dazi e cambia il clima. È vero, le grandi banche d'affari internazionali come JP Morgan o Goldman Sachs definivano - o, meglio, ipotizzavano - una possibile recessione in America nel novembre 2024 con una probabilità del 3 per cento. Dicevano cioè che al 97 per cento non ci sarebbe stata recessione, ma c'era una possibilità del 3 per cento che ci sarebbe stata. Ebbene, sono bastati sei mesi del sovranista alla Casa bianca e le possibilità di arrivare alla recessione secondo gli americani, in America, sono cresciute dal 3 al 62 per cento, cioè loro danno per scontato - ormai già la immaginano - che arriverà una recessione negli Stati Uniti, legata innanzitutto al real estate, a picchiare duro sulle famiglie. Perché questo? Ne vogliamo parlare o facciamo finta di niente? È il caso? È la sfortuna?

Onorevoli colleghi, la recessione è figlia delle scelte sovraniste e populiste del Presidente degli Stati Uniti che ci avete elogiato nei due mesi appena trascorsi come fosse il premio Nobel dell'economia, il salvatore del mondo. (Applausi). È quello che sta portando l'America alla recessione e sta attaccando il made in Italy. Avete creato il liceo del made in Italy - per me, il liceo del made in Italy è il liceo classico, ma questa è una mia valutazione personale (Applausi) - e poi, quando arriva la prima vera, grande aggressione al made in Italy la fanno i vostri, perché siete stati voi a dire che Trump avrebbe cambiato il mondo. (Applausi). Avete un Vice Presidente del Consiglio dei ministri che si è vestito per una settimana con la stessa cravatta e con la stessa camicia che aveva Trump per dire quanto ne fosse innamorato. Sono i vostri che hanno detto che Trump avrebbe salvato il mondo e poi siete anche voi, perché diciamolo nel corso del dibattito in Senato, diamo valore al Senato: la presidente Meloni, quando era leader dell'opposizione, ha detto che avrebbe nazionalizzato le infrastrutture. Onorevoli colleghi della maggioranza, non solo non avete nazionalizzato, ma avete dato a un importante fondo americano la rete Telecom. Avete dato…(Commenti). No, no, la rete no, Borghi, al di là della tua maleducazione, che non era in discussione, noi qui dentro eravamo convinti che tu fossi competente. Non è la rete che era dei francesi, era la Telecom che era dei francesi e l'ha presa Poste. (Applausi). Ti faccio lo spiegone: la rete è andata a KKR con un decreto emanato dal Ministero dell'economia e il KKR è un fondo americano, che non hai ancora imparato a conoscere. (Applausi). Finalmente, qualcuno che dica in quest'Aula: Borghi, studia un pochino e impara le cose prima di aprire bocca e darle fiato. (Commenti).

Secondo punto: avevate detto che eravate contro le privatizzazioni. Avete venduto anche Telecom Sparkle, che è il canale di sicurezza legato da sempre all'interesse nazionale: pure Telecom Sparkle vi siete venduti! (Applausi).

Come se non bastasse, voi, che parlavate contro l'utilizzo pubblico del potere nella gestione del credito, avete fatto uno scandalo che si chiama golden power su Unicredit e nessuno ha il coraggio di dirlo. Il golden power su una banca italiana è uno scandalo senza precedenti! A me non interessa capire chi prenderà il controllo di Generali, di BPM, di Monte dei Paschi o di Unicredit: non mi interessa, lascio spazio al mercato; che però il Governo della Repubblica utilizzi di venerdì santo il golden power su Unicredit e in questo Paese nessuno dica niente è uno scandalo assoluto! (Applausi).

Molte altre sarebbero le considerazioni da fare su questo DFP: continuate a buttare i soldi in Albania per riportare un venditore di rose a casa in Bangladesh, spendendo decine di migliaia di euro e non c'è una lira (un euro, un centesimo o un dollaro) sul recupero o sull'attrazione dei talenti, dato che i nostri cervelli che se ne sono andati vi hanno visto cambiare la legge per non riportarli a casa. (Applausi).

È inutile che parliamo di intelligenza artificiale quando questo documento è un tributo alla stupidità naturale. È inutile parlare di quantum computing quando non siete stati in condizione di avere una strategia sull'innovazione. E lasciatevi dire che è inutile parlare di spese sulla difesa quando vi impegnate con gli americani a dare i soldi della difesa oltreoceano e non investite sulle collaborazioni e sulle sinergie con l'Europa.

La vera sfida, infatti, è che dopo Trump persino i sovranisti devono capire che la globalizzazione è ciò che serve a un Paese che fa export. Persino voi dovreste capire che è il momento di mettersi alla guida per cambiare l'Europa e renderla credibile. Non è il momento di continuare a fare i populisti e scoprire che, alla fine, i dazi ammazzano il made in Italy e le nostre famiglie del ceto medio. (Applausi).

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Documento di finanza pubblica rappresenta un passaggio fondamentale di rendicontazione e verifica degli impegni assunti con il piano industriale di bilancio.

Il Governo Meloni ha impostato il nuovo DFP con responsabilità, tenendo ben presente la nuova cornice europea di programmazione pluriennale. Il DFP relativo al 2025, il primo dopo la riforma del Patto di stabilità e crescita, indica la traiettoria della spesa, quella della crescita e quella del rientro nel debito.

Le misure indicate dall'Esecutivo puntano a rafforzare ancora il contrasto all'evasione fiscale, nell'ottica di un rapporto costruttivo tra Stato e contribuente, per sostenere la politica industriale, incentivando l'occupazione femminile e rendendo strutturale il taglio del cuneo fiscale. Le analisi sulla tendenza della finanza pubblica dimostrano che il debito ed il rapporto deficit-PIL continueranno a scendere, pure in una situazione internazionale assolutamente incerta e complessa. Sarebbe sciocco e irresponsabile non tenerne conto, senza valutare che l'andamento del Prodotto interno lordo potrebbe risentirne.

In un momento storico come questo, di grande incertezza dal punto di vista internazionale, il fatto che l'oro abbia oltrepassato per la prima volta nella storia la soglia di 3.500 dollari l'oncia è l'esempio più lampante dell'incertezza che domina i mercati globali, alimentata da fattori geopolitici e da un'escalation protezionistica che rischia di frenare l'economia. (Commenti del senatore Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Senatore Claudio Borghi, tra poco avrà uno spazio tutto suo, quindi lasci intervenire il senatore Salvitti.

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Grazie, signor Presidente. Il Fondo monetario internazionale non è l'unico a dire che il PIL globale rallenterà.

È quindi un fenomeno che non riguarda solo l'Italia, come qualche autorevole esponente dell'opposizione si affanna a voler far credere. Lo stesso varrà nell'Eurozona, eppure noto con incredulità che nessuno dei colleghi ha sottolineato che in questa classifica il fanalino di coda è la Germania.

Mentre il debito pubblico globale salirà, quello dell'Italia continuerà la sua decrescita. Eppure in questo caos, di cui certamente tutti noi avremmo fatto volentieri a meno, c'è una notizia: mentre da un lato emerge una generale crisi di fiducia, dall'altro i mercati e le agenzie di rating premiano l'Italia. Oltre agli spread ai minimi da tempo, oltre alle aste dei BTP che registrano sistematicamente una richiesta superiore all'offerta, i mercati apprezzano gli sforzi di consolidamento.

L'Italia, pur pagando il costo del superbonus - lo dico senza alcuna polemica - cioè quasi 40 miliardi l'anno e con un effetto moltiplicatore praticamente pari a zero, ha ridotto il deficit di circa 80 miliardi, dimezzando il rapporto con il PIL: questa è la più grande manovra di redistribuzione mai fatta nel dopoguerra in Italia. (Applausi).

In un momento storico nel quale il mondo - non il mare - è in burrasca, perché si stanno ridefinendo gli equilibri a livello internazionale da un punto di vista economico-finanziario, noi non possiamo che stare in coperta e rinunciare a uscire fuori sul ponte, affacciarci e dire che con un decreto aboliamo la povertà, come avveniva qualche tempo fa. Dobbiamo solidificare le fondamenta del nostro Stato e tutto quello che ci viene riconosciuto a livello internazionale in questo momento è solo ed esclusivamente ricchezza che possiamo portare nel nostro Paese. Immaginate veramente che i grandi investitori internazionali decidano di investire migliaia di miliardi sull'Italia, sui BTP italiani, senza avere un un'effettiva certezza di ritorno da un punto di vista economico rispetto a quello che vanno ad investire? Loro pensano solo ed esclusivamente a quello, non a cosa faranno con i loro soldi, perché faranno nuovi investimenti. Non hanno una visione del sociale o di quello che deve fare uno Stato, ma pensano esclusivamente al guadagno e se dicono che vogliono venire a investire in Italia è perché riconoscono una certa solidità da questo punto di vista.

In un momento come questo bisogna essere solidi e riconoscibili a livello internazionale, perché anche le grandi potenze in un momento di ridefinizione si appoggiano ad una boa, ad un'ancora, e l'Italia in questo momento, grazie al lavoro straordinario che la nostra Presidente del Consiglio sta facendo dal punto di vista diplomatico, è diventata un punto di riferimento a livello internazionale (Applausi), pur rappresentando lo 0,5 per cento delle terre emerse del mondo e avendo una riconoscibilità a livello internazionale del suo brand grazie al fatto di avere l'enorme, straordinaria ricchezza del made in Italy.

Pensate che andare ad investire - sì, è vero - con il piano Mattei (sembra che tutti ci prendano in giro, perché lo citiamo ogni volta) effettivamente non sia una ricchezza che riportiamo nel nostro territorio, in Italia? Pensate veramente che non potremmo in futuro diventare un hub energetico dell'Europa, proprio in virtù del rapporto che potremmo avere con l'Africa? Oggi, non qualche tempo fa, Bankitalia dice questo: Il piano Mattei dell'Italia per l'Africa mira a promuovere lo sviluppo e a ridurre la povertà attraverso progetti di investimento concreti, insieme a un rinnovato rapporto con i Paesi africani, basato sulla cooperazione, interessi condivisi e vantaggi reciproci. (Applausi).

Questo piano genera quindi ricchezza anche per il nostro Paese, al di là della visione globalizzante relativa a dove si sta indirizzando il mondo adesso. Voi veramente pensate che tutto l'impegno che viene messo a livello internazionale non porti risultati positivi per l'economia nazionale?

Questo è il grande risultato dell'incontro che ha avuto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il Presidente degli Stati Uniti. Spersonalizziamo: Trump è il Presidente degli Stati Uniti. Il fatto stesso che il nostro Presidente del Consiglio riesca ad avere un riconoscimento così alto all'interno della Casa Bianca, come forse nessun altro politico straniero ha avuto, significa un'enorme ricchezza per il nostro Paese, al di là di quello che si possa pensare di Trump. Non ho la competenza, la capacità e nemmeno la voglia di giudicare il lavoro di Trump, che fa il suo lavoro e lo fa per gli Stati Uniti, e non a caso - è un dato ufficiale di ieri - gli investimenti negli Stati Uniti sono cresciuti di 1.300 miliardi in due mesi. Dico solamente questo sulle politiche attuate da colui che molti reputano un folle.

Per continuare con il nostro discorso, tutti questi investimenti hanno un senso, perché portano ricchezza al nostro territorio, ma noi, in un momento di burrasca come questo, dobbiamo avere la capacità di solidificare i nostri conti. Abbiamo avuto la capacità di farlo in questi due anni e continueremo su questa linea.

Ieri ho apprezzato alcuni degli interventi che sono stati fatti, in particolar modo quello del senatore Lombardo, che ha una visione: creare un mix energetico tale da rendere l'Italia indipendente sotto questo profilo; quello è un tassello fondamentale per la crescita del nostro Paese e lo si deve fare attraverso una politica industriale forte, che possa generare una crescita dell'industria nel nostro Paese.

Voglio solo mettere in evidenza un dato, perché tutto, al di là delle emozioni che si creano attraverso gli interventi, si interpreta attraverso i numeri. Sapete di quanto è cresciuta la politica industriale in Italia dal 1992 ad oggi? Dello 0,01. Adesso siamo in un periodo che viene definito di stagnazione, quando effettivamente il 2020 ha registrato un calo del 43 per cento della politica industriale nel nostro territorio. E adesso, di punto in bianco, vi rendete conto che ci sono delle cose che non vanno? È vero, c'è stato un rimbalzo dell'80 per cento l'anno successivo, ma venivamo dal Covid, da una depressione industriale generata da una pandemia a livello internazionale e mondiale.

Noi siamo disponibili, con autorevolezza, a parlare e confrontarci con tutti per sviluppare sul territorio nazionale un'economia forte e importante, con indirizzi ben precisi e concreti, ma lo facciamo esclusivamente con le forze che hanno la capacità di mettersi sedute accettando i numeri reali. Abbiamo ascoltato interventi da parte di tanti senatori, compreso il senatore Renzi, che ha fatto riferimento al presunto disastro di questo Governo, quando durante il suo, senza guerra e senza null'altro, vi erano una disoccupazione all'11 per cento e una crescita pari a zero e, anzi, andava in giro a dire: venite a investire in Italia, perché qui i redditi sono bassi!

Solo per questo, vi dico che il nostro Gruppo esprimerà un voto favorevole sul documento in esame. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di oggi, ma anche quelli di ieri. Devo dire francamente che, sentendo le accuse della maggioranza all'opposizione, penso di non ritrovarmi in alcuni interventi. Guardando a ciò che succede nella realtà, nel nostro Paese le cose non stanno così, non foss'altro perché lo stesso Documento di finanza pubblica prevede la riduzione - il dimezzamento - della crescita dall'1,2 all0 0,6 per cento e le stime sono addirittura dello 0,4 per cento. Significherà qualcosa, se si dice che la crescita si dimezza? Vuol dire che le cose non funzionano. Perché?

Non c'è dubbio che siamo di fronte a una situazione in cui, se è pur vero che aumenta nominalmente l'occupazione, le ore lavorate sono diminuite.

Questo è un dato accertato e confermato anche ieri. Ci sono un aumento di occupazione e una diminuzione delle ore lavorate. Bisogna interrogarsi su questa cosa. C'è un aumento dell'inflazione, quindi una perdita del potere d'acquisto: nominalmente cresce e sostanzialmente diminuisce perché, da una parte, c'è l'inflazione e, dall'altra, l'aumento dei prezzi delle bollette. Questo è un altro dato.

Ci sono un aumento a dismisura del ricorso alla cassa integrazione e un continuo calo di produzione industriale (25 mesi). Nonostante in qualche realtà si sia trovato un accordo per affrontare temporaneamente le contrazioni di mercato (penso all'accordo fatto alla Beko), si parla pur sempre di chiudere lo stabilimento di Siena (350 dipendenti) e di ridimensionare e ridurre l'organico a Cassinetta di 1.000 persone nel giro di alcuni mesi. Questo dato vale per la Beko, ma anche per la Berco. Sono problemi concreti. Cosa rispondiamo a questi lavoratori e lavoratrici? Diciamo loro che va tutto bene? Se l'attività produttiva cala continuamente, bisogna porsi il problema.

La cosa davvero allarmante è che nel documento che presentate non vi sono prospettiva, né visione sull'indirizzo da assumere. Abbiamo sempre detto che non è il Governo a costruire le imprese e fare l'imprenditore, ma deve dare un indirizzo dal punto di vista economico e degli investimenti, lanciando un messaggio ai lavoratori e anche alle imprese.

Penso alla crisi dell'automotive. Noi dipendiamo molto dall'estero perché siamo esportatori e quindi la questione dei dazi, su cui ritornerò, incide molto sull'economia, in particolare tedesca. Come si risolve? Rallentando, quindi frenando l'innovazione in questo settore, o affrontando il tema (cosa che non abbiamo fatto finora)? Si tratta di una scelta politica. La vostra è quella di ridurre e quindi attenuare, ma così rischiamo di essere fuori mercato oggi e anche domani. Questo è il dato fondamentale. Si può discutere e ci si può confrontare su questa cosa; non voglio avere ragione al 100 per cento, ma questo è un problema concreto e non un'invenzione. Su questo non c'è nulla.

Se vogliamo affrontare in termini seri la crisi dell'automobile, dobbiamo cominciare a porci anche il problema del contenimento delle emissioni nell'atmosfera e la questione del clima. Bisogna sviluppare, ad esempio, il servizio pubblico. C'è qualcosa sul servizio pubblico, sulle metropolitane leggere? C'è qualcosa che va in questa direzione? No, non c'è. Qual è la politica?

Voi criticate il superbonus, misura certamente discutibile, ma almeno c'era un indirizzo e ha fatto crescere il PIL in quel periodo, fuori dalla pandemia. Atteniamoci ai fatti concreti; la polemica si può sempre fare, ma - lo ripeto - atteniamoci ai fatti concreti. Ha aumentato l'occupazione di 900.000 posti, anche questo bisogna dirlo. In questo documento c'è il nulla, ecco ciò che traspare.

Vi è poi un'altra cosa discutibile e che contesto. Ognuno ha la sua visione, ma bisogna considerare che il nuovo padrone del mondo, cioè il Presidente degli Stati Uniti, dice che le politiche di coesione e il welfare state tipici della nostra Europa occidentale sono il suo avversario, tanto che dice che siamo dei parassiti e che bisogna colpire l'Unione europea.

Noi pensiamo di contrastare questo pensiero dicendo che non è vero e discutiamo da soli? Io credo che quando un avversario, in questo caso dal punto vista economico, afferma che bisogna combattere l'Unione europea e quello che ha rappresentato, bisogna rafforzarla e superare le burocrazie che ci sono state, ma non saltare questo passaggio, facendo finta di andare da soli, perché in tal caso saremmo stritolati. Magari sono eccessivo, nessuno può dirlo, però normalmente succede così ovunque. Se l'Unione europea viene considerata l'avversario, noi la rimuoviamo, diciamo che non è vero e andiamo dall'altra parte. Questo però non è il modo di costruire un ragionamento di carattere politico.

In più, non solo si fa questo, ma addirittura c'è un impegno a comprare il gas a costi superiori e ad aumentare la spesa in armamenti. Secondo voi, se per evitare i dazi le aziende italiane portano una parte della loro produzione negli Stati Uniti, la nostra economia ne avrà un beneficio o una perdita? Io penso che ne avrà una perdita.

Concludo il mio intervento chiedendomi cosa ci sia nel documento in discussione rispetto a tutto ciò. Peraltro, per com'è scritto, non è un Governo che ha fiducia nei giovani, anzi è contro i giovani, perché non si accorge che circa 900.000 persone vanno all'estero e solo un terzo (adesso anche meno) rientra nel nostro Paese. Vi era, ad esempio, un impegno ad affrontare il problema dei costi delle abitazioni, ma non è stato fatto. L'occupazione cresce soprattutto tra gli ultracinquantenni, non tra i cittadini che hanno venti o trent'anni. Potrei quindi dire, con uno slogan, che questo è un Governo contro i giovani, non per i giovani. Il nostro è un Paese in cui i giovani devono cercare occupazione da un'altra parte, devono fare le proprie esperienze all'estero e lo fanno, perché così possono continuare a fare il lavoro per cui hanno studiato e hanno remunerazioni maggiori che nel nostro Paese.

Su tutto questo non c'è nulla ed è per questo che un Paese come il nostro va in recessione, perché la recessione c'è già e, come hanno detto altri, se non ci fosse il PNRR saremmo già fortemente in recessione. La mia è una valutazione politica troppo drammatica? Non ci convincete citando solo la credibilità testimoniata dai rating, però capisco che in questi momenti bisogna avere il coraggio di investire, di individuare dove andare e non continuare a pensare, come dice il ministro Giorgetti, che basta la prudenza. Il problema è che la prudenza serve, se però si ha la capacità di avere uno slancio in avanti, rischiare e dare un messaggio su dove si vuole andare. In questo caso percepiamo un'agonia che rischia di portarci fortemente in recessione e di renderci subalterni a un padrone a cui non voglio sottostare, perché non ci può essere un uomo solo al comando non del Paese in cui è stato eletto, ma addirittura del mondo. Questo dovrebbe essere un impegno di tutti e non bisognerebbe lisciare il pelo a questo signore.

DAMIANI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAMIANI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi senatori, rappresentanti del Governo, fino a qualche settimana fa, come molti di noi che abbiamo espresso perplessità in quest'Aula sul Documento di finanza pubblica, ero confuso anche io, perché fino a poco tempo fa abbiamo sempre parlato di Documento di economia e finanza (DEF), ma molti dimenticano che nel recente passato, qualche mese fa, abbiamo approvato uno strumento nuovo, dettato dalla nuova governance europea, che è il piano strutturale di bilancio. Oggi è quindi cambiato il sistema di approvazione di documenti economici in quest'Aula e in questo Parlamento, dettati appunto dalla nuova governance europea.

Come ad ottobre le opposizioni esprimevano tutte le perplessità su questi documenti economici nuovi e sul piano strutturale di bilancio, ho sentito anche oggi come in questi giorni e in queste settimane, nelle Commissioni e in quest'Aula, parlare di un documento illegittimo che quest'Assemblea approva. I documenti che approviamo in quest'Aula sono tutti legittimi e lo è anche il Documento di finanza pubblica, che è diverso rispetto all'impostazione precedente del DEF, perché quello di finanza pubblica è un documento di aggiornamento, non è più un documento programmatico come lo era il DEF, che dettava già le linee della prossima manovra finanziaria, che in questo caso invece vedremo nelle prossime settimane, più a ridosso della manovra finanziaria stessa. Oggi quindi l'impostazione dei documenti è cambiata, dobbiamo anche adeguarci a queste novità e lo stiamo facendo con l'approvazione del Documento di finanza pubblica.

Mi si consenta di fare riferimento a qualche intervento che c'è stato negli ultimi giorni, ieri e anche oggi, signor Presidente (lo faccio in apertura e poi andrò sui dati economici che sono importanti, perché dobbiamo ricordarli sempre anche in quest'Aula). Da parte delle opposizioni c'è stato un sentire comune riguardo alla mancanza di una strategia e di una visione del Paese. Ho sentito dire dal senatore Calenda che manca un'idea di Paese in Italia. Purtroppo ho sentito anche profezie di catastrofi per il nostro Paese, e mi dispiace. In passato ho ricoperto ruoli all'opposizione, ma non ho mai augurato una catastrofe al mio Paese: ho sempre tifato per il mio Paese (Applausi) e mi sono sempre confrontato, anche come opposizione, con la maggioranza sui problemi del Paese. Ripeto di non aver mai parlato di catastrofe, mentre in quest'Aula ho sentito anche queste parole catastrofiche.

È stato fatto anche un riferimento sportivo, sempre dal senatore Renzi poc'anzi, nel confronto con la Spagna. Ebbene, anche io voglio rifarmi a questo riferimento: sarà anche vero che la Spagna, in un momento particolare, in una partita giocata in casa tra con l'Italia vince quattro a uno, come il senatore Renzi ha detto; ma sono convinto e sicuro che in una partita di ritorno l'Italia batte la Spagna quattro a zero, perché la crescita della Spagna oggi - quindi il senatore Renzi deve studiare meglio le carte - è dovuta esclusivamente a un aumento indiscriminato ed esponenziale della spesa pubblica per acquisto di beni e servizi interni del Paese. Noi oggi stiamo attuando invece una politica economica diversa, che è di riduzione e di rientro della spesa pubblica. Ecco perché dico che si giocano partite di andata e di ritorno ed è sicuro che l'Italia la partita con la Spagna la vince, in una competizione interna europea.

Mi dispiace poi che Renzi torni sempre sul luogo del delitto e parli di reti, quando vorrei ricordare a questo Parlamento che è stato proprio lui a crearne una, Open Fiber, che è stata un fallimento e una distruzione di risorse pubbliche del nostro Paese. (Applausi). Invitiamo quindi il senatore Renzi a fare discorsi un po' più costruttivi.

Vorrei tornare ai contenuti del Documento di finanza pubblica per entrare meglio nel dettaglio e citare i dati economici che vi sono scritti, soprattutto il principale che ognuno di noi legge, ossia quello dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Il Documento di finanza pubblica, come dicevo, fa un aggiornamento rispetto ai dati del piano strutturale di bilancio. Guardiamo i più importanti, in particolare quello che riguarda la spesa netta aggregata, che nel piano strutturale di bilancio era prevista in diminuzione dell'1,9 per cento. Oggi, con il Documento, ne abbiamo invece una che diminuisce maggiormente.

Abbiamo quindi un risultato migliore del 2,1 per cento e questo è un dato cui la Commissione europea guarda con grande attenzione, per non parlare degli altri due dati importanti, che vengono sempre monitorati dal Patto di stabilità e crescita: il rapporto deficit-PIL e il rapporto debito-PIL. Il rapporto deficit-PIL era previsto al 3,8 per cento e invece si è fermato al 3,4, mentre il rapporto debito-PIL era previsto al 135,8 per cento e invece si è fermato al 135,3.

Dopodiché sappiamo tutti che nel nostro Paese sono in corso riforme importanti, che stiamo portando avanti e attuando, dalla riforma della giustizia a quella del fisco e della tassazione, a quella sulle imprese e sulla concorrenza, per aumentare la competitività, a quella della ricerca e dello sviluppo, a quella della pubblica amministrazione e a quella della spesa pubblica. Si tratta di riforme che hanno il loro arco temporale necessario, che nei prossimi quattro o sette anni continueremo a portare avanti, perché hanno bisogno di un respiro temporale sicuramente più lungo.

Nonostante questo, nel Documento mettiamo anche in conto i prossimi importanti impegni di riforma: l'intelligenza artificiale, la semplificazione e la digitalizzazione, il testo unico degli enti locali. Nelle sfide che affronteremo con le prossime manovre finanziarie toccheremo anche i temi delle pensioni e del contrasto alla povertà. Nell'ultima manovra finanziaria due terzi delle risorse sono stati destinati ai redditi medio-bassi del nostro Paese. Come abbiamo già detto, faremo anche le riforme sulla pubblica amministrazione e sugli enti locali. Come Forza Italia abbiamo voluto un punto importante per lo sviluppo del nostro Paese, che passa attraverso la rigenerazione urbana, e l'abbiamo scritto nel Documento che oggi ci accingiamo ad approvare.

Passiamo ad esaminare i dati che sono stati annunciati in quest'Aula. Il PIL, certo, non cresce, e questo è un dato che riscontriamo anche noi, ma non possiamo dire che il Paese oggi sia in recessione o vada indietro. Non cresce, ma forse cresce di più rispetto a qualche altro Paese europeo, quindi diciamo che in previsione, in quelli che mi auguro possano essere anni migliori (il 2027 e il 2028), possiamo sicuramente incrementare la crescita del PIL.

Si è parlato tanto di spesa sanitaria, però ci sono i dati che parlano chiaro. La spesa sanitaria non soltanto è stata confermata, ma sale dai circa 137 miliardi di due anni fa a quasi 142 miliardi di euro; c'è quindi stato un aumento della spesa sanitaria, che sale dall'11 all'11,9 per cento rispetto alla spesa complessiva dello Stato. Sulla sanità, che - ricordiamolo bene - grava anche molto sulle Regioni, lo Stato oggi sta mettendo molti più soldi; il Governo sta mettendo molti più soldi sulla sanità.

Per quanto riguarda il PNRR, sono in fase avanzata ed esecutiva circa 100 miliardi di euro di progetti; circa il 33 per cento di questi è già arrivato a conclusione, nonostante in sede europea stiamo discutendo di una riprogrammazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sulle entrate fiscali abbiamo senza dubbio dati positivi, perché sono aumentate, anche grazie a una dinamica del mercato del lavoro. Qui arriviamo ai dati del mercato del lavoro, che sono eloquenti, in particolare per quanto riguarda la crescita dell'occupazione nel nostro Paese. Anche la spesa sociale è aumentata negli ultimi anni.

Come abbiamo detto tutti, sicuramente il nostro obiettivo di lungo periodo è la riduzione delle tasse e della pressione fiscale, che è un obiettivo non solo di questa legislatura, che ci siamo posti e sul quale continueremo a lavorare. Di sicuro oggi possiamo dire che la pressione fiscale non è scesa, ma non è neanche salita, come qualcuno purtroppo dice in maniera sbagliata.

Un'altra questione molto importante è relativa alla credibilità che oggi ha l'Italia nei contesti internazionali, che è stata certificata da un'agenzia di rating importante (Standard and Poor's), che ha dichiarato che l'Italia è un Paese solido, grazie alle politiche economiche messe in campo in questi tre anni dal nostro Governo di centrodestra.

Arriviamo anche alle conclusioni. Signor Presidente, avrei da dire tante altre cose, ma avremo modo e occasione di farlo in altri momenti.

Le conclusioni sono che questo Documento di finanza pubblica rispetta sicuramente il percorso del Governo, un percorso di legislatura importante. Parlano chiaro i dati economici, come lo spread più basso degli ultimi tempi. Purtroppo, i progressi che il nostro Paese ha fatto in questi anni, rivelati da questi dati, incontrano uno scenario internazionale difficile come quello odierno. Qualche mese fa, quando abbiamo approvato il Piano strutturale di bilancio - parliamo dell'ottobre dello scorso anno - sicuramente nessuno di noi immaginava quello che sarebbe accaduto oggi, con una politica protezionistica degli Stati Uniti. È quindi cambiato in pochi mesi anche il modo di approcciare rispetto ad altre situazioni di politica internazionale, tanto che fare oggi una previsione di lungo termine è un po' difficile, e non ci riuscirebbe nessuno. Continuiamo pertanto su questa strada di prudenza, di rispetto dei conti pubblici e delle regole europee.

Annuncio, per queste ragioni, il voto favorevole dei senatori del Gruppo Forza Italia. (Applausi).

PIRRO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signor Presidente, ascoltando i colleghi della maggioranza, sembra di vivere nel mondo delle fiabe e d'altronde il ministro Giorgetti vive nello stesso mondo di fantasia, visto che ieri, in una nota ufficiale, parlava di speranza nel lieto fine. E invece noi qui siamo a fare i conti con la realtà e discutiamo un Documento di finanza pubblica che è la perfetta fotografia di questo Governo: senza coraggio, senza visione, profondamente ingiusto e - oserei dire - che denota incompetenza. (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

PIRRO (M5S). Potremmo definirlo un Documento di finanza pubblica senza bussola, senza una direzione o meglio una direzione la vediamo perfettamente tracciata, ed è quella che ci porta nel burrone della recessione, dovuta all'unico faro che illumina questo Governo, che è quello di essere codardo con i più deboli e più vulnerabili e compiacente con i potenti di turno. Lo vediamo anche dalla sedia vuota quest'oggi del Ministro dell'economia e delle finanze che, mentre siamo qui, intenti a discutere uno dei provvedimenti più importanti per il suo Ministero, è assente, non pervenuto. È in viaggio per Washington, forse a prendere ordini da quei potenti che tanto gli piacciono. Ieri ha incontrato i membri italiani del Fondo monetario internazionale e ripeto la sua affermazione: vediamo tempi bui, ma speriamo in un lieto fine. Ebbene, il lieto fine noi non lo vediamo e non lo vede neanche il Fondo monetario internazionale, che poco prima aveva sentenziato, in merito alla nostra amministrazione, al nostro Governo e alle spese che vogliamo fare in termini di difesa, che abbiamo solo due vie da percorrere. Quindi, non avete tante possibilità: o alziamo le tasse, ma la pressione fiscale - checché ne dica il collega Damiani, che non sa leggere quello che gli viene sottoposto - nel nostro Paese è aumentata, e quindi non credo che potremmo reggere ulteriori aumenti; oppure bisogna tagliare la spesa e, se vogliamo investire in difesa e in armi, che cosa tagliamo della spesa pubblica? Tagliamo l'istruzione, la sanità, gli investimenti nell'innovazione, nella ricerca e nella nostra università. (Applausi). Ecco che cosa si profila all'orizzonte.

Intanto, noi siamo qui a discutere e a parlare con la sedia del Ministro vuota, come vuoto è questo Documento di finanza pubblica che avete scritto solo con la matita dell'austerity e con la paura di ammettere la verità. C'è una sola cosa scritta chiaramente in questo Documento di finanza pubblica e voi che governate il Paese dovete assumervi la responsabilità di ammetterlo chiaramente: il Paese nei prossimi tre anni crescerà dello zero virgola - e quella crescita è solo merito del PNRR, altrimenti saremmo già in recessione - e il nostro debito pubblico continuerà ad aumentare.

Siate onesti, per una volta, e ammettete che è l'unica cosa che siete stati capaci di scrivere in questo Documento. A sentire voi, invece, il Ministro e tutti i membri della maggioranza, tutta la vostra pavidità o prudenza - come l'avete definita voi - sono sempre colpa di qualcun altro.

Scaricate le colpe su chi c'era prima o sui cattivoni dell'Europa che ci hanno imposto il Patto di stabilità e non è mai colpa vostra. Eppure, il Patto di stabilità l'avete firmato voi con l'Europa. (Applausi).

Siete andati poi a non contrattare per ottenere condizioni migliori. Non avete contrattato perché avete trattato l'economia del nostro Paese, i cittadini italiani, come merce di scambio per poter ottenere di non approvare la ratifica del MES, quella non approvazione che avevate promesso ai vostri elettori, in particolare a quelli della Lega. Avete barattato 12 miliardi di tagli delle spese tolti dalle spalle dei cittadini italiani con l'unica promessa elettorale che avete mantenuto: non ratificare il MES. Ci abbiamo proprio guadagnato: complimenti a tutti! (Applausi).

L'unica cosa che avete ottenuto dall'Europa, che il ministro Crosetto, il nostro Ministro con l'elmetto, ha rivendicato strenuamente come una sua vittoria, è stata quella di scorporare le spese per la difesa: scorporo fittizio, visto che il Fondo monetario internazionale ci ha appena ricordato che, per farlo, dobbiamo comunque tagliare la spesa.

Che cosa avreste potuto chiedere al posto di questo? Lo scorporo di una spesa, quella sì, produttiva e di rilancio, per investimenti nella nostra sanità e in prevenzione. (Applausi).

Adesso vi comportate come quelli che cercano di mettere la toppa al buco che gli si è aperto sotto i piedi. Anche due giorni fa, il Presidente del Consiglio, in occasione della Giornata di tutela della salute della donna, ha detto che dobbiamo investire negli screening mammografici. Anche stavolta, però, come nel caso dello scorporo delle spese per la sanità, vi accorgete degli errori solo dopo.

Fate mere dichiarazioni d'intenti, come quella inserita nella vostra risoluzione per investire in screening, ma poi, nei fatti, quando avete l'occasione di intervenire veramente, come la settimana scorsa, quando abbiamo presentato l'emendamento per allargare lo screening per il tumore al seno delle donne, avete fatto marcia indietro. I soldi, quelli importanti, non li avete messi. È sempre così: vi tirate indietro davanti alla realtà. (Applausi).

Altro che Italia che cambia passo. Con questo Governo l'Italia è destinata a rimanere ferma al palo, impantanata in politiche vecchie e fallimentari, per cui si spendono soldi in armi e si chiudono gli occhi sulle liste d'attesa della sanità, sulla fuga dei nostri giovani, sul Sud che è abbandonato e sulle imprese lasciate sole, anche quelle che dovevano essere i vostri interlocutori privilegiati.

Avete cancellato Transizione 4.0, che funzionava alla perfezione, per sostituirla con una fallimentare Transizione 5.0, un meccanismo farraginoso, che infatti non vede richieste. Oltre sei i miliardi messi sul piatto, ma in realtà poco più di 600 milioni impegnati realmente. Sono poi messi a terra realmente, nel tessuto industriale del nostro Paese, poco più di 20 milioni: ma non vi vergognate? Come fate a dire che volete lasciar fare chi vuole fare, quando non lasciate fare niente a nessuno? Non sapete fare niente, siete un disastro.

Un disastro, sì, com'è stata disastrosa la visita oltreoceano del presidente Meloni a Trump, che doveva essere la riscossa dell'Europa, con il presidente Meloni quale portavoce dell'Unione europea per ridiscutere dei dazi. Prima ancora che Meloni mettesse piede sul suolo americano, Trump aveva già dichiarato che non aveva alcuna intenzione di discutere di dazi e rivedere le sue politiche. (Applausi).

Avete perso prima ancora di iniziare una partita che, tra l'altro, tutti sapevano che non potevate neanche giocare, perché la questione dei dazi è un tema europeo e solo l'Europa poteva andare a discuterlo, ma voi avete fatto finta, perché fingere vi riesce benissimo.

Cosa siete andati a promettere, invece? Dieci miliardi di spesa in armi, che spenderemo per le imprese americane, perché - lo hanno detto tutti, anche la von der Leyen - in questo momento le imprese europee non sono in grado di rispondere a questo aumento di richiesta. Avete promesso 10 miliardi di investimenti delle nostre imprese, quelle che non saranno ancora morte dopo tutti i vostri interventi, e avete promesso di acquistare gas dagli Stati Uniti. Lo avete detto alle imprese italiane che acquistare gas dagli Stati Uniti vuol dire che pagheranno le bollette ancora più care? (Applausi). È questa la verità. L'unico modo per pagare di meno le bollette è investire in energia pulita e rinnovabile, quindi far scendere la quota di energia prodotta tramite gas, e voi non volete fare niente su questo tema.

State promettendo il nucleare come se fosse pronto domani mattina, ma ci vogliono sette anni per i primi prototipi. Il nucleare di quarta generazione non esiste; ci vogliono quindici anni prima che sia realmente realizzabile con vendite commerciali. Pensate che le nostre imprese possano resistere a quindici anni di costi dell'energia come quelli attuali? Siete venditori di fumo. (Applausi).

Non trovate i soldi per niente, se non per le spese militari; non per i lavoratori italiani, che sono con gli stipendi al palo; non per i giovani, che avete tradito e fate scappare all'estero, perché qui non c'è crescita, non c'è innovazione e non c'è futuro; non per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini italiani, con una sanità pubblica al palo, con il minimo storico di dipendenti pubblici nella sanità, che erano ai massimi quando abbiamo governato noi e che adesso scappano, perché non aumentate loro gli stipendi e li sottoponete a ritmi di lavoro esagerati.

Noi del MoVimento 5 Stelle non accettiamo questo copione. Non ci rassegniamo a un'Italia che taglia sulla sanità e sull'istruzione, non investe nella salute dei propri cittadini e rischia di lasciar morire quel PNRR che è l'unico motivo per cui non siamo in recessione e che noi e il presidente Conte abbiamo portato in Italia. (Applausi).

Vado a concludere, Presidente: se questo è il futuro che ci propone la destra, allora - lo diciamo chiaramente - non lo vogliamo, a nome delle future generazioni e dei cittadini che ogni giorno fanno i conti con caro bollette e caro mutui, stipendi da fame e ospedali al collasso, mentre voi giocate al risiko delle armi. (Applausi).

BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, mi scusi per le intemperanze precedenti, ma viene sempre difficile aspettare il proprio turno quando si sentono cose molto strane da parte dei colleghi. Poi, c'è sempre il solito dubbio se impiegare il proprio tempo, che è sempre poco, per dire quello che si voleva dire o per correggere le cose strane che si sono sentite affermare prima.

Ho appena sentito dire dalla senatrice Pirro che ci vogliono le energie rinnovabili. Mi auguro quindi che corra fuori da quest'Aula e vada a telefonare alla governatrice Todde, che stranamente al momento non si è ancora dimessa, che è lì che sta presidiando i porti per evitare che si facciano le pale eoliche (Applausi), perché dice che altrimenti le si invade il terreno. (Applausi). È curioso.

Allo stesso modo, sento il collega Renzi accusare il Governo di aver venduto Sparkle, quando adesso - non so, forse il mio collega omonimo gli ha dato il foglio sbagliato o qualcosa del genere - Sparkle è stata venduta dalla TIM e sta per essere acquisita dal Ministero dell'economia e delle finanze. (Applausi). Quindi, o il MEF nel frattempo è diventato straniero, oppure presumibilmente è lo Stato che sta prendendo questa infrastruttura strategica con un veicolo di cui è maggioranza.

Altra cosa ovviamente - vale un po' per tutti - è il continuo ricorrere al PNRR, descritto come una questione salvifica. L'ho già detto altre volte e lo diciamo ancora una volta, tanto la prossima volta saremo ancora lì a parlare dei soldi regalati del PNRR. Due sono le cose.

Il PNRR sono soldi per la gran parte a prestito e, per la parte non a prestito, vanno restituiti con il bilancio europeo, di cui noi siamo contribuenti netti. Per cui, in ogni caso, stiamo parlando di prestiti. Altra cosa che mi sembra che la gente non capisca è che il PNRR non sono spese aggiuntive che ci sono consentite. Se noi facciamo una spesa con il PNRR, va nel deficit; noi siamo limitati sul deficit, non siamo limitati sul tipo di spesa. Per cui, se io faccio una rotonda, un museo o qualsiasi altra cosa su cui bisogna correre a mettere un cartello per dire che viene fatta con i fondi dell'Europa - sono quelli che abbiamo preso a prestito - va nel conto del deficit. Se avessimo emesso titoli di Stato per fare quella stessa cosa, sarebbe stato esattamente uguale, ma con meno vincoli, e forse avremmo fatto più investimenti, non di meno. Il PNRR funziona così, non è un regalo; poi, potete dire quello che volete e raccontare ogni volta la storia che Giuseppe Conte ci ha regalato la pioggia di miliardi, ma non è così: ci ha regalato una pioggia di debiti privilegiati, che oltretutto dobbiamo pagare a tassi che - secondo me - sono superiori al necessario per un debito privilegiato. (Applausi).

Ricordiamo che quel debito dev'essere onorato prima di quello pubblico, quindi il debito del PNRR, come privilegio creditizio, va sopra a quello dei risparmiatori italiani. Immaginate che affarone!

Parliamo ora del punto di cui dobbiamo discutere adesso, vale a dire il Documento di finanza pubblica. Tanti anni fa, il mio primo intervento importante in Aula - mi sembra ieri, ma mi sono reso conto che stiamo andando per gli otto anni - guarda caso era proprio sul DEF. Me lo ricordo come fosse adesso, perché capirete che il primo discorso che si fa in un'Aula parlamentare è importante. Dissi una cosa che all'epoca fece un po' scalpore, ossia che era del tutto inutile. Dopo otto anni abbiamo la precisa conferma che stiamo facendo un esercizio. Sì, ce lo chiede l'Europa, come tante altre sciocchezze, ma è del tutto inutile. Ve lo dimostro con i numeri, con i numeri di uno che non sbagliava mai: Mario Draghi, il migliore, "LVI", scritto con la "V" al posto della "U". Ecco, lui, quello che non sbagliava mai, nel suo ultimo DEF (che ci ha lasciato in eredità prima di tornare a fare il nonno o il suggeritore di politiche sballate) indicava una previsione (e la faceva lui) per il 2024 (ci hanno ricordato che la programmazione era triennale, ma stiamo parlando non più di previsioni, bensì di una cosa che si è già conclusa, pertanto possiamo già fare il consuntivo) un rapporto debito-PIL pari al 143,4 per cento. Poiché ora quel rapporto è 135, questo significa che il signor Draghi in quel DEF, per il quale all'epoca si sprecarono lunghe discussioni e parole in queste auguste Aule, ha sbagliato di 170 miliardi di euro. In questo momento stiamo meglio di quanto prevedeva Draghi. Strano, perché non dovrebbe sbagliare mai, e invece ha sbagliato e stiamo meglio di 170 miliardi di euro per quello che riguarda il rapporto tra debito e PIL rispetto alla previsione di quel DEF.

Un'altra delle previsioni era che questo Governo avrebbe fatto disastri, sfaceli e avrebbe scassato tutto. Bene: sono 170 miliardi in meno nel rapporto debito-PIL. Lo spread era a 250 quando se n'è andato Draghi e adesso è a 110. Significa, grosso modo, su un debito pubblico di 3.000 miliardi, circa 30 miliardi in meno di costo per gli interessi.

Aggiungo altre cose semplicemente per ricordarci certe idee che ci dipingono sempre come straccioni e come il Paese ultimo della fila, che ha sempre e solo problemi.

Colleghi, vi parlo senza accampare alcun diritto o merito su spostamenti di mercato su cui non abbiamo peso, in questo caso. Prima che qualcuno scriva sciocchezze sul giornale, anticipo che, anche se avessi la possibilità di farlo, non avrei intenzione, né idea di vendere alcunché delle nostre riserve auree. Rilevo però che, da quando il Governo è entrato in carica - e ripeto che non è merito suo, ma lo dico semplicemente per renderci conto che non siamo quegli straccioni che sembra - il prezzo dell'oro è passato da 50 a 100 euro al grammo e l'Italia - forse qualcuno non lo ricorda - ha la terza riserva aurea del mondo, accumulata nel periodo del Dopoguerra, quando c'era la liretta ed era un Paese che evidentemente non aveva ancora avuto la fortuna di entrare nella "Unionona europeona". Abbiamo accumulato la terza riserva aurea del mondo.

Ricordo che soltanto l'aumento di questo valore significa un valore in più per il popolo italiano - quindi non per il Governo o altri - di 125 miliardi. Il valore delle nostre riserve è salito di 125 miliardi. Poi, per carità - lo ripeto - non è merito di nessuno, ma ogni tanto ricordiamocelo, quando qualcuno ci dipinge come un Paese di straccioni e tra gli ultimi. Diciamo che i nostri nonni e i nostri padri sono stati molto previdenti.

Siamo stati anche previdenti a non cedere alle tentazioni del solito sfascista. Ricordate chi voleva vendere le riserve auree, quando l'oro costava 15 e non 50 o 100 euro? Si chiamava Romano Prodi. (Applausi). Ricordiamo queste cose. Era lui che diceva che non serviva a niente e bisognava fare come il suo amico Zapatero, ossia vendere le riserve d'oro. In questo caso, non aver ascoltato il signor Prodi - altro che tirata di capelli - ci ha fatto guadagnare 200 miliardi. Meno male che non gli abbiamo dato ascolto! Peccato però che purtroppo gli abbiamo dato ascolto in troppe altre cose.

Aggiungo altri dettagli. Il conto è sempre positivo per altre cose. In questo momento abbiamo un saldo commerciale di 55 miliardi: questo saldo positivo non è una meraviglia in sé, ma ci indica che abbiamo margine di manovra.

Il fatto di avere 55 miliardi di saldo commerciale positivo, vale a dire di denaro che ci entra ogni anno dall'eccesso di esportazioni rispetto alle importazioni, significa che abbiamo la possibilità di far crescere il nostro mercato interno. Dovrebbe quindi essere una cosa che mette d'accordo tutti far sì che il Patto di stabilità, che è stato congegnato in un momento in cui questo tipo di turbolenza non c'era, sia corretto velocemente. Noi così avremmo la possibilità di investire molto di più, quindi di migliorare la domanda interna, facendo crescere gli stipendi, i salari e le possibilità di investire. Abbiamo i soldi, abbiamo la possibilità: mi auguro che in Europa si sveglino e capiscano che il Patto di stabilità va riformato. Dovremmo avere modo e possibilità per investire di più e abbiamo tutti i numeri per farlo.

Per una volta, quindi, siamo messi bene. Per una volta stiamo andando a una velocità più bassa rispetto a quella che ci consentirebbe il nostro motore così come l'abbiamo creato, ma siamo fermi per le consuete regole europee che arrivano sempre molto tardi. Mi auguro che tali regole vengano cambiate in fretta e che questo DFP, su cui ovviamente esprimeremo un voto favorevole, segni la strada per un futuro ancora migliore rispetto allo scenario attuale. (Applausi).

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 12,50)

MISIANI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, noi voteremo contro questo Documento di finanza pubblica, pensate un po'. Voteremo contro, perché è un documento fantasma, un documento fuorilegge. Non c'è una norma che preveda questo testo, che è un documento tecnico senza indicazioni politiche. Voteremo contro perché è un documento totalmente inutile, pensate un po'. (Applausi).

Voi dichiarate di essere un Governo politico; ebbene, il Governo più politico degli ultimi anni ha presentato un documento tecnico, che non dice nulla sulle intenzioni di questo Esecutivo nella fase più difficile per l'economia internazionale da molti anni a questa parte. La Premier che tutto decide ha messo la testa sotto la sabbia, si è data, è scomparsa dai radar. Nella fase di crisi dei dazi non sappiamo cosa il Governo voglia fare per la politica economica e sociale di questo Paese.

Stiamo vivendo un momento delicatissimo - come hanno ricordato tanti colleghi - in parte per fattori preesistenti (le crisi geopolitiche, l'instabilità finanziaria, le materie prime), in parte per le scelte politiche della nuova amministrazione americana. La guerra commerciale che ha scatenato il presidente Trump non è soltanto la più aggressiva dal 1930 - ricordate la Grande depressione - ma è la più stupida della storia, con dazi calcolati con criteri fuori dal mondo, annunciati dai social e ritirati dopo poche ore, e una sospensione che ci lascia tutti appesi al modo in cui il presidente Trump si sveglia la mattina. Non è pensabile gestire la prima economia del mondo con questa politica.

Abbiamo non soltanto dazi, ma anche attacchi alla Banca centrale americana. Abbiamo sospetti di manipolazione dei mercati azionari a favore degli amici degli amici e addirittura proposte strampalate di consolidamento del debito pubblico americano. Questa è quindi una politica suicida, signora Presidente, che sta incrinando la fiducia verso gli Stati Uniti, che erano il riferimento politico economico a livello mondiale, e ci sta trascinando tutti nella recessione che gli osservatori prevedono per gli Stati Uniti. Non è un caso se il dollaro si sta svalutando, se le quotazioni dell'oro sono ai massimi, se i mercati stanno perdendo fiducia in quello che rappresenta l'economia americana.

Tutti noi abbiamo sentito la presidente del Consiglio Meloni, nell'incontro con il presidente Trump, proclamare: «let's make the West great again», facciamo nuovamente grande l'Occidente. La verità è un'altra: le politiche della destra americana, dei vostri amici dalla destra americana, stanno affossando i capisaldi dell'Occidente (Applausi), le istituzioni democratiche, le alleanze internazionali, il libero scambio e il ruolo del dollaro come valuta di riferimento per l'economia globale.

La globalizzazione non è stata un pranzo di gala e l'ordine economico internazionale andava profondamente riformato per renderlo più giusto e più sostenibile. Nessuno sottovaluta le conseguenze sociali degli ultimi trent'anni, ma distruggere l'ordine economico internazionale non ci farà di nuovo grandi: accelererà il declino dell'Occidente e sposterà il baricentro dell'economia mondiale verso altre economie e altri sistemi. I vostri amici della destra americana stanno consegnando mezzo mondo nelle braccia della Cina. Altro che Occidente nuovamente grande! (Applausi).

La politica della destra sovranista sta colpendo in pieno la nostra economia, perché l'Italia è un Paese che vive di esportazioni, di manifattura, di catene globali del valore. Gli Stati Uniti sono il secondo cliente commerciale e noi abbiamo un enorme avanzo commerciale con gli Stati Uniti, di cui non penso - come dice il senatore Claudio Borghi - che dobbiamo vergognarci e chiedere scusa. Quel surplus, infatti, è il frutto dell'ingegno dei nostri imprenditori (Applausi), che vanno a vendere i prodotti che si realizzano in questo Paese e ci riescono; andrebbero sostenuti e non presi in giro, come ha fatto questo Governo. Ebbene, rischiamo di perdere miliardi di euro e decine di migliaia di posti di lavoro, perché queste sono le conseguenze che sta producendo la politica della destra che voi di fatto state avallando.

Non ci possiamo permettere di rimanere fermi in questa situazione, eppure il Governo Meloni è arrivato totalmente impreparato. Si sapeva da mesi che l'amministrazione americana avrebbe imposto i dazi, era scritto nel programma con cui Trump ha vinto le elezioni a novembre. Trump si è insediato a gennaio, ma siete arrivati al 2 aprile totalmente impreparati, perché avete sottovalutato i rischi e minimizzato le conseguenze. Addirittura un Vice Premier di questo Governo si è spinto a dire che i dazi sono un'opportunità per le nostre aziende. Andatelo a raccontare agli imprenditori (Applausi) e ai lavoratori quanto quei dazi sono un'opportunità per le nostre aziende.

Siete fuori dal mondo. Vi siete accorti della mala parata, avete scelto di far finta di fare qualcosa e avete presentato alle imprese e a Confindustria un fantomatico piano di sostegno da 25 miliardi. È un piano finto, basato su una riallocazione delle risorse del PNRR e del Fondo di coesione che era già in atto. È qualcosa di simile ai carri armati di Mussolini, signor Presidente. Vi ricordate la storia? Venivano spostati da una base all'altra, ma erano sempre gli stessi, perché dovevamo dimostrare ai nemici dell'Italia che avevamo un esercito molto più forte di quello che era in realtà. Ecco, il vostro piano è come i carri armati di Mussolini. (Applausi). Non c'è una risorsa aggiuntiva, non c'è uno straccio di documento, non c'è un'idea di come sostenere un'economia che sta andando in recessione. Il DFP - o come diavolo si chiama - che stiamo discutendo oggi è esattamente la stessa cosa: è un documento vuoto, una semplice fotografia dell'esistente, che potrebbe scrivere la Ragioneria generale dello Stato e trasmetterla alla Commissione bilancio, perché è un documento senza politica, proprio nella fase in cui abbiamo più bisogno di un indirizzo politico.

Non c'è un piano, non c'è una strategia, non c'è nulla che faccia intravedere che cosa il Governo voglia fare per la politica economica e sociale. Eppure il quadro è peggiorato, è cambiato radicalmente da quando avete presentato il piano strutturale di bilancio. La crescita si è fermata, il PIL nel 2024 è andato a poco più della metà di quello che era previsto e anche le vostre previsioni dimezzano la crescita nel 2025. La produzione industriale è in calo da venticinque mesi ininterrotti. Il Paese si sta deindustrializzato con la vostra inerzia di fronte ai vostri occhi. Vi vantate che migliora il rating finanziario, ma sta peggiorando quello sociale. Lo dicono i vostri numeri: peggiora la povertà, peggiora la disuguaglianza di reddito e peggiora la condizione concreta di milioni di persone che vivono con salari che hanno perso potere d'acquisto rispetto a qualche anno fa. Tutto questo non accade per il destino cinico e baro o solo per la situazione internazionale, ma perché avete sbagliato i tempi e le priorità della vostra impostazione politica.

Il PNRR, di cui hanno parlato tanti colleghi, è un po' l'emblema dei fallimenti di questo Governo. Continuate a dire che tutto va bene, ma non è vero e lo dicono i vostri numeri, perché abbiamo speso 64 miliardi di euro su 194 complessivi; in tre anni è stata spesa la metà di quello che dovremmo spendere in un anno e mezzo. E i 130 miliardi che mancano sono in prevalenza sovvenzioni, senatore Borghi; rischiamo di perdere decine di miliardi di contributi a fondo perduto, che aiuterebbero l'economia di questo Paese. (Applausi). Se c'è un emblema di questi fallimenti, è Transizione 5.0: 6,3 miliardi stanziati e 700 milioni spesi, soldi che sarebbero utilissimi all'industria in crisi e che sono rimasti congelati per la vostra incapacità.

Vi vantate di aver migliorato il deficit: noi siamo contenti se migliorano i conti pubblici, ma vi dimenticate di qualche dettaglio; il deficit migliora per lo stop al superbonus, ma anche perché la pressione fiscale è arrivata al livello più alto dal 2020 (Applausi), con un Governo che ha fatto una riforma che avrebbe dovuto ridurla. Quel numero (42,6 per cento) è l'emblema del fallimento della vostra riforma fiscale. Migliora il deficit perché aumenta il fiscal drag, perché i contratti vengono rinnovati, ma gli aumenti sono mangiati dal sistema fiscale, che è caricato quasi tutto su lavoratori dipendenti e pensionati. Questa è la realtà con cui dobbiamo e dovete fare i conti.

In questo documento manca tutto: una politica industriale seria, un piano per la transizione ecologica e una strategia per il lavoro, per i giovani, per le imprese. Certo, una cosa il Governo la sta facendo: ha fatto quell'obbrobrio giuridico della golden power su un'operazione pubblica di scambio tra una banca italiana e un'altra banca italiana (Applausi), una cosa mai vista, da parte di un Governo che sta entrando a gamba tesa in operazioni che dovrebbero essere lasciate al mercato.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Questo Paese avrebbe bisogno di risposte concrete, non di narrazioni a uso e consumo dei media, di pacche sulle spalle e di complimenti con un'amministrazione americana che sta affossando l'economia mondiale. Purtroppo abbiamo un Governo che non sa dove andare e, siccome non lo sa, non ha scritto nulla in questo Documento di finanza pubblica. Ha fatto un compitino, ma l'Italia non ha bisogno di un compitino, ha bisogno di una visione e di una strategia. Nel DFP non c'è nulla di tutto questo ed è per questo che noi voteremo contro. (Applausi).

LIRIS (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIRIS (FdI). Signor Presidente, apprendendo con molta sorpresa il voto contrario del collega Misiani; con la stessa sorpresa comunico il voto favorevole del Gruppo Fratelli d'Italia (Applausi), convintamente consapevole di un documento che esprime la visione di questo nuovo Governo: è un documento austero, come qualcuno dice; è un documento responsabile e sobrio, che ha dato e contribuisce a dare credibilità ad un Governo e a un Premier che oggi, quando siede ai tavoli internazionali, ha la credibilità dell'unico Paese non in recessione rispetto a tutta l'Europa.

Non devo certamente essere io l'avvocato del ministro Giorgetti, che è venuto in audizione e ha parlato di un contesto caratterizzato da due guerre militari e da una guerra economica, quella dei dazi, da una transizione energetica abbastanza difficile da gestire (non credo sia colpa del Governo Meloni) e da un rallentamento economico generalizzato. Questo è il contesto all'interno del quale ci si muove e non ci si muove soltanto l'Italia, ma l'intera Europa, con grossa difficoltà, caro collega Misiani.

Per mezzo del Presidente glielo comunico: non era così sorpresa l'Italia - era un po' sorpreso tutto il mondo - di quello che è accaduto quando Trump ha comunicato la sua decisione sui dazi, facendo probabilmente la politica che aveva sostenuto di fare a vantaggio degli Stati Uniti e quando quell'Europa che doveva essere un po' risolutrice di tutti i problemi non era così pronta. Mi meraviglia che proprio i colleghi del PD, anche loro preparati, come i senatori Misiani, Manca e Boccia, che è il loro Capogruppo - la visione politica mi aspettavo fosse questa - oggi diventino antieuropeisti, ma ne immaginiamo il motivo: nel momento in cui l'Europa non è coerente rispetto agli indirizzi del Partito Democratico o comunque il Partito Democratico non è allineato con gli stessi indirizzi, ma è il Governo Meloni a ottemperare a un'indicazione di regolamento europeo, si parla di illegittimità. Mi meraviglio di problemi e di situazioni che vengono enfatizzati con questa disinvoltura, parlando di illegittimità con parole molto forti in quest'Aula. Ringrazio il relatore e Presidente della Commissione, che ha spiegato in maniera molto tecnica cosa significhi non portare a casa un documento illegittimo, che è quello che stiamo facendo. (Applausi).

Si parla anche di numeri, come ci è stato chiesto, e lo ha fatto anche lei, signor Presidente, quando è intervenuta nella discussione in veste di senatrice, sostenendo che i numeri non sono derogabili, né equivocabili. Ebbene, come fate a non leggere gli stessi numeri che leggiamo noi nella misura in cui siamo gli unici ad avere un PIL positivo (+0,6), che abbiamo rivisto al ribasso alla luce di quel contesto difficile, con un deficit del 3,4 - sono felice di essere stupito da tale cifra - quando le previsioni del DEF erano del 4,3 e poi nel Piano strutturale di bilancio del 3,8, con una previsione del 2,8 nel 2026 e del 2,3 nel 2028, quindi sempre più al ribasso rispetto alle indicazioni? Il potere d'acquisto è a +1,3, anche grazie al carrello tricolore - lo dico alla presenza del ministro Urso - e a una misura strutturale che abbiamo reso tale come l'abbattimento del taglio del cuneo fiscale. (Applausi).

Le agenzie di rating, la solidità del sistema bancario, il record per quanto riguarda il tasso di occupazione, il record al ribasso per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, l'avanzo primario che tutti sanno essere un indice positivo (che oggi qui apprendiamo, da voi dell'opposizione, che diventa un indice negativo dell'economia), lo spread che adesso non conta più per quanto vi riguarda: con tutti gli indicatori macroeconomici favorevoli, voi parlate chiaramente di un sistema devastante e devastato del Governo Meloni, quando siamo di fronte a un sistema economico che oggi fa acqua da tutte le parti in Europa e nel mondo e invece in Italia tiene e tiene bene. (Applausi).

Nel momento in cui, con molta difficoltà, andate a giustificare tutto questo con il fatto che alcuni indici positivi sono dovuti ancora al rimbalzo del superbonus o del PNRR, state soltanto avvalorando la tesi di dati macroeconomici favorevoli sui quali oggi richiamiamo attenzione e senso di responsabilità. Oggi viene criticato un Presidente che va in America, alla Casa bianca, corregge l'interprete, detta le regole a Trump invitandolo in Italia e fungendo da ponte con l'Europa, un'Europa che non è capace oggi di interloquire con Trump, perché rifiuta di andare a interloquire con lui. Ebbene, oggi l'unico Premier, l'unico leader europeo capace di fare questo è Giorgia Meloni (Applausi) e viene criticata per questo, oltre al fatto che si deve giustificare perché ha avuto un rapporto privilegiato nei confronti del Papa. Guardate bene: un Premier che parla con il Papa. Da allora, mi continuo a meravigliare di alcune dichiarazioni di persone avvedute, come alcuni consiglieri che stanno con me in Commissione bilancio. Tra l'altro, la Commissione bilancio è stata anche accusata di poco lavoro.

Signor Presidente, tramite lei mi rivolgo al presidente Calandrini per dirgli che bisogna anche giustificarsi per le tre, quattro o cinque sedute a settimana in cui il presidente Boccia ci accusa di non lavorare sul Documento, come pure sul nuovo Regolamento europeo. Ci stiamo lavorando tutti insieme e stiamo facendo un grande lavoro. (Vivaci commenti). Fatemi parlare, per cortesia! (Applausi).

Vi siete lamentati del fatto che non c'è una visione triennale. Chiunque abbia masticato minimamente il bilancio, dopo che abbiamo fatto un piano strutturale di bilancio quinquennale a ottobre e una legge di bilancio a dicembre, non so cosa ci si potesse aspettare oggi, ad aprile, da una visione triennale.

Sicuramente non avete la cognizione di quello che state dicendo, se non per fare una mera opposizione o magari per la volontà, questa sì, comune all'attuale minoranza quando era maggioranza, di scrivere libri dei sogni, con dati gonfiati, non attinenti alla realtà e non giustificati dai numeri reali. Gli indicatori macroeconomici sono assolutamente tutti favorevoli, dunque.

E poi voi non volete essere chiamati gufi: anzi, vi arrabbiate quando vi chiamiamo gufi. Quando in quest'Aula si fa riferimento al PNRR e alla clausola di salvaguardia, alla possibilità di defalcare le spese militari dal deficit invocando la clausola di salvaguardia rispetto al PNRR e alla capacità che oggi l'Europa ha di modificare alcuni patti sul PNRR (e ciò per l'Italia, grazie al ministro Fitto), cosa fa qualcuno di voi anche in quest'Aula? Dice che non ci salverà il ministro Fitto.

Anche qui, non volete essere chiamati gufi ma, nella misura in cui non volete essere chiamati così, state sperando che l'Italia vada in recessione. State sperando che l'Italia subisca i contraccolpi del PNRR e di un debito che certamente può produrre PIL, ma con un prestito di miliardi che dovremo poi restituire. (Proteste).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, lasciate proseguire il senatore Liris.

LIRIS (FdI). Signor Presidente, abbiamo ascoltato tante stupidaggini dette dalla minoranza; colleghi, ora fateci dire le cose vere!

Nella misura in cui, mediante una rappresentanza in Europa assolutamente autorevole, andiamo a modificare le regole sbagliate, scritte da voi, voi addirittura sperate che non riusciamo nell'impresa. Allora, con la forza e con l'orgoglio di riconoscere il magnifico lavoro di un Governo che sta tenendo testa nonostante le difficili condizioni geopolitiche ed internazionali, le guerre economiche e militari, una transizione energetica che voi avete voluto in questa maniera, cui non vi siete opposti, ebbene, con l'orgoglio di far parte di una maggioranza riconosciuta come credibile in tutto il mondo, dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. Comunico che sulla proposta di risoluzione n. 6, accettata dal Governo, è stato presentato un emendamento, il cui testo è in distribuzione, che invito i presentatori ad illustrare.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, intervengo per illustrare l'emendamento 6.1. Trattandosi di una proposta emendativa del mio Gruppo, ovviamente il nostro sarà un voto favorevole, ma desidero chiarire alcuni passaggi dell'intervento che mi ha preceduto, quello del senatore Liris, con cui spesso in Commissione bilancio ci confrontiamo.

Credo che non ci sia nessun senatore delle opposizioni che si auguri il male del nostro Paese. (Applausi). Noi ci auguriamo il bene del nostro Paese e ci auguriamo un Governo che sappia cogliere le opportunità che questo Paese meraviglioso ci offre.

Lo spirito con cui abbiamo presentato l'emendamento in discorso è esattamente questo, perché che chiede di utilizzare le risorse non utilizzate di Transizione 5.0 per ridare linfa a quello che invece ha funzionato, il 4.0, che non ha un colore politico (Applausi), perché può intestarselo il senatore Calenda, può intestarselo l'ex presidente Renzi, possiamo intestarcelo tutti. Abbiamo fatto grandi modifiche, passando dagli ammortamenti ai crediti d'imposta: credevamo che fosse la strada giusta; era un provvedimento autorizzato dall'Europa che in qualche modo non si è voluto proseguire. Non mi interessa entrare nel merito del motivo per cui Transizione 5.0 non ha funzionato, se è una responsabilità del Governo, del Parlamento o dell'Europa, però è un dato di fatto che quel provvedimento non ha funzionato. Allora, usiamo quelle risorse per fare ciò che serve alle imprese italiane, che da 25 mesi consecutivi hanno un calo della produzione industriale. Credo che anche questo sia un dato oggettivo, come i tanti detti.

Sui dati si possono fare poi tutte le ricostruzioni che vogliamo: l'occupazione è oggettivo che è a livelli record, ma è un dato oggettivo che è a livelli record anche la richiesta di cassa integrazione e che i salari non stanno crescendo. Anzi, in pochi anni, gli italiani hanno perso il 10 per cento del loro potere d'acquisto: anche questo è un dato oggettivo, che va visto assieme al dato occupazionale.

Allora porsi domande su come risolvere questo problema credo sia centrale nel Parlamento. Non chiediamo di fare quello che diciamo noi, ma quantomeno di aprire gli occhi e vedere che è un Paese in grande difficoltà, perché a me sembra che voi questa cosa ancora non l'abbiate capita. (Applausi).

PRESIDENTE. Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

CALANDRINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 6.1.

ALBANO, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 6.1, presentato dal senatore Patuanelli e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 6, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto precluse le proposte di risoluzione nn. 1, 2, 3, 4 e 5.