Allegato B
Pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 2588 e sui relativi emendamenti
La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, con riferimento al riparto delle competenze normative fra lo Stato e le Regioni, parere non ostativo con la seguente osservazione:
- all'articolo 15, comma 1, sarebbe opportuno prevedere, per l'adozione del decreto ministeriale ivi previsto, un coinvolgimento della Conferenza unificata: l'articolo 7 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, successivamente abrogato dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, e ora parzialmente ripreso nel contenuto dalla disposizione in esame, aveva infatti previsto, per analogo decreto ministeriale, l'espressione dell'intesa in quella sede.
Esaminati altresì i relativi emendamenti esprime i seguenti pareri:
- sull'emendamento 9.1 parere non ostativo condizionato alla soppressione delle seguenti parole: "e regionale";
- sui restanti emendamenti patere non ostativo.
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, alla luce della relazione tecnica aggiornata di cui all'articolo 17, comma 8, della legge di contabilità e finanza pubblica, parere non ostativo, con 1a seguente osservazione:
- in relazione all'articolo 22-bis, l'introduzione del limite di un quindicennio dalla conclusione del progetto ai fini del computo dei diritti di regia da versare allo Stato, pur non determinando un impatto diretto sui saldi di finanza pubblica, appare comunque suscettibile di rappresentare un mancato risparmio per lo Stato, in considerazione del fatto che i rientri delle somme erogate ai sensi della legge n. 808 del 1985 sono riassegnati e destinati alla concessione di finanziamenti per le medesime finalità, con il rischio che questi ultimi vengano configurati come aiuti di Stato.
Testo integrale dell'intervento del senatore Santillo nella discussione generale del disegno di legge n. 2588
Presidente, colleghe, colleghi e componenti del Governo. Intervengo in discussione generale per sottolineare quanto finalmente abbiamo appena iniziato a fare per sostenere imprese e famiglie contro il caro dell'energia, ma anche ad evidenziare quanto avremmo dovuto fare, osando molto di più, specie in un decreto-legge che riporta il nome di quello in corso: contenimento dei costi energia e gas.
Sembra infatti ovvio che per poter contenere i costi di energia e gas, al di là dell'annullamento degli oneri generali di sistema applicati alle utenze elettriche e alla riduzione dell'aliquota IVA sulle forniture di gas metano, occorra invece ridurre l'utilizzo dell'energia prodotta da fonti fossili e limitare la dipendenza energetica dell'Italia, e questo può farsi in un unico modo: aumentando la produzione di energia da fonti rinnovabili!
E a chiedercelo sono italiani che non riescono più a pagare la bolletta, come per esempio, tra i tanti, la signora Caterina di Trastevere, pensionata e con figlio ancora a carico, che assieme al 15 per cento delle famiglie e delle imprese non è riuscita a pagare le bollette energetiche nell'ultimo bimestre!
Ma vorrei comunque ricordare che in Italia già prima della pandemia e della crisi energetica il 15 per cento degli italiani viveva in povertà energetica: una percentuale destinata drammaticamente ad aumentare se oltre al sostegno economico, non si mira ad una politica veramente improntata allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Per capire bene l'impatto attuale dell'energia proveniente da fonti rinnovabili in Italia e quindi gli ampi margini possibili di intervento, basta dare un'occhiata al Bilancio Energetico Nazionale 2020 disponibile sul sito del Ministero della transizione ecologica.
Oggi le fonti rinnovabili soddisfano il 20 per cento del fabbisogno energetico nazionale, e per lo più sono destinate all'uso civile. La parte preponderante spetta invece al Metano e al Petrolio.
Come MoVimento 5 Stelle abbiamo fortemente contribuito a migliorare questo decreto-legge: estendendo la possibilità di installare impianti di energia da fonti rinnovabili, come la procedura abilitativa semplificata per installare impianti solari fotovoltaici fino a 10 MW in modalità flottante, cioè galleggiante, su specchi d'acqua di invasi e bacini idrici, compresi quelli nelle cave dismesse o sui canali di irrigazione; stabilendo che l'Autorità di Regolazione dell'Energia debba rendicontare l'effettivo utilizzo delle risorse destinate a contenere gli effetti degli aumenti delle bollette di elettricità e gas; avviando un'apposita Strategia nazionale contro la povertà energetica che preveda e attui misure strutturali e di lungo periodo per non lasciare nessuno indietro.
Ma tutto questo non basta, e lo sappiamo tutti. Abbiamo il dovere di rispondere in maniera concreta a chi lì fuori si chiede se quando la politica parla di focalizzare l'attenzione sulle fonti rinnovabili per garantire anche il superamento della dipendenza energetica da altri Paesi, lo dica seriamente o lo faccia soltanto come propaganda elettorale.
La guerra in corso ci ha fatto capire una cosa molto importante: ridurre la dipendenza energetica consente di difendere anche la nostra democrazia.
E come in democrazia ogni cittadino ha un ruolo primario nella comunità, così nel processo di indipendenza energetica ogni cittadino, ogni parte della comunità, deve essere messo nella condizione di svolgere un ruolo da protagonista: un tassello del mosaico di produzione energetica del Paese.
Per farlo non abbiamo bisogno di inventarci granché, ma di avere il coraggio, tutti assieme, da destra a sinistra di chi siede nelle aule parlamentari e dei nostri esponenti nel Governo, di agevolare l'utilizzo di due strumenti che esistono già, e che non devono avere alcun colore politico che non sia il tricolore della nostra bandiera: le comunità energetiche; il Superbonus 110 per cento.
Sul Superbonus, ok alla proroga della comunicazione del credito per l'anno 2021 dal 29 aprile al 15 ottobre 2022, e ok ad aumentare il numero dei passaggi della cessione del credito al quarto possibile ai clienti delle banche: ma tutti noi qui dentro sappiamo che non può funzionare.
Pierluigi ha un'impresa a Caserta impegnata in tanti lavori di efficientamento energetico e messa in sicurezza strutturale in un territorio ad elevato rischio sismico, e ha potuto avviare i lavori grazie ad un contratto siglato con un soggetto finanziario che si impegnava a comprare il suo credito. Ma a seguito delle novità normative subentrate nel 2022, in via unilaterale il soggetto finanziario ha deciso di non mantenere l'impegno entro la tempistica prevista, e questo si è tradotto nel generare un credito fiscale che l'impresa ora non riesce a cedere.
Ecco il problema con cui si confrontano oggigiorno le imprese edili che stanno eseguendo i lavori alle nostre case coi bonus edilizi: il blocco della cessione dei crediti!
Con quel credito non cedibile l'impresa non solo non potrà pagare gli stipendi agli operai o i materiali per le lavorazioni o i propri fornitori e subappaltatori, ma non potrà nemmeno sostenere i costi della vita quotidiana. E come Pierluigi sono tanti gli imprenditori con il rischio di fallire e mettere a repentaglio il sogno di quei cittadini che col Superbonus avevano finalmente avuto l'opportunità di sistemarsi la casa!
A loro e a tutta la filiera dell'edilizia dobbiamo dare risposte urgenti e concrete, il cui unico fine, voglio ricordarlo, è consumare meno C02 e quindi contenere i consumi energetici: impegnare il Governo ad imporre ai soggetti finanziari, in primis poste e cdp, a comprare i crediti derivanti dallo sconto in fattura; consentire la cessione plurima del credito, o almeno sin dalla prima cessione consentire il passaggio dalla banca ad un proprio correntista; consentire la frazionabilità del credito; prorogare la scadenza del sal del 30 per cento e del termine per l'operatività del Superbonus per le unifamiliari.
E anche se sappiamo che il Superbonus non avrà vita eterna, il Governo deve capire che con le innumerevoli introduzioni normative ha creato, di fatto, un'anatra zoppa: ha inceppato un meccanismo straordinario che stava generando posti di lavoro perseguendo obiettivi ambientali!
Sappia il Governo che se non garantisce per un determinato periodo temporale il meccanismo della cessione plurima dei crediti, si renderà colpevole del fallimento di migliaia di imprese. E sin da ora ci aiuti a definire una stabilità normativa del settore dei bonus edilizi, attraverso un Piano Strategico Industriale di Stabilizzazione delle Agevolazioni, in modo che cittadini, imprese e filiera industriale sappiano che dopo questa misura straordinaria di tutela dell'ambiente e rilancio economico e dell'edilizia, possono contare su aliquote di detrazioni fiscali per i lavori edili; tenendo, però, sempre come stella polare la cessione plurima del credito, perché nessun bonus, nemmeno del 200 per cento, può essere realmente utilizzabile e quindi funzionante e funzionale, se il cittadino o l'impresa o il fornitore non potranno cederlo a qualcuno.
Dichiarazione di voto del senatore Steger nella discussione della questione di fiducia posta sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 2588
Come abbiamo detto ieri nella discussione sul DEF, il capitolo energia è quello più preoccupante. Lo è per la vulnerabilità del sistema italiano legato a Mosca per più del 40 per cento del proprio approvvigionamento di gas. Lo è perché la speculazione in corso, unita alle ragioni che tutti conosciamo, rischia di colpire nel profondo il potere d'acquisto delle famiglie e di mettere in gravissima difficoltà i nuclei monoreddito.
Per non dire poi di quello che sta succedendo alle aziende energivore, che già scontano le difficoltà di reperimento di alcune materie prime sui mercati.
È l'aumento del costo dell'energia a trainare un'inflazione che in Italia non si vedeva da quasi trent'anni.
Per questo noi oggi votiamo convintamente questo provvedimento e lo facciamo con la consapevolezza che serviranno ulteriori misure, a cominciare dal decreto aiuti. E tuttavia, se non vogliamo che questa crisi vanifichi del tutto le prospettive di crescita del Paese, siamo chiamati ad andare alla radice del problema, proprio come il Governo sta dando prova di fare, coi nuovi accordi internazionali per l'acquisto di gas e per la costruzione, nel volgere di pochi anni, di una maggiore indipendenza energetica.
Quanto sta accadendo in Ucraina è un banco di prova per molti Paesi.
Altri, penso ai Paesi africani, stanno già pagando duramente il fatto che questa guerra riguarda due dei più importanti produttori di grano del mondo. Circa il 50 per cento del grano per i programmi contro la fame delle Nazioni Unite giungeva proprio dall'Ucraina.
Per i Paesi baltici, per la Finlandia e la Svezia, l'aggressione russa sta portando a scelte sulla collocazione internazionale che fino a poche settimane fa erano inimmaginabili. Per non dire di tutti quei Paesi che stanno bussando alle porte dell'Europa perché avvertono la necessità di una filiera di relazioni e di alleanza ben più solida. Per Paesi come l'Italia e come la Germania, il banco di prova è sul fronte delle politiche energetiche. Guai, come ha suggerito il presidente Draghi, se noi oggi rinunciassimo a parte del nostro impegno per la pace a fronte delle forniture di gas. Per Putin sarebbe una vittoria importante quanto una militare. Per questo è bene che l'Italia, come ha fatto già sapere il Governo, non porrà veti, se l'Europa riterrà opportuna un'estensione delle sanzioni anche al gas.
Nel frattempo però, accanto all'impegno che già si sta mettendo in campo e agli aiuti economici, serve che l'Europa ritrovi fino in fondo lo spirito che l'ha animata durante la pandemia. Questo punto l'ho già spiegato ieri, ma è un concetto a cui tengo particolarmente: crisi sanitaria ed economica e scoppio della guerra dimostrano sempre più che gli Stati nazionali non hanno forza e strumenti per farvi fronte.
L'unico attore che può governare e incidere nei vari processi è l'Unione Europea, che oggi deve mettere in campo un nuovo recovery fund, deve intervenire sul tetto dei prezzi negli acquisti di gas e deve immaginare il suo primo grande pacchetto di riforme istituzionali: sì al debito comune, sì a una fiscalità condivisa nelle grandi linee; superamento definitivo del patto di stabilità e di regole che si erano rivelate anacronistiche anche prima della pandemia; e poi stop col diritto di veto dei singoli Stati, senza il quale, chissà, alcune cose sarebbero andate diversamente. Un esemplo su tutti, il veto di Cipro che non ha consentito le sanzioni dopo che in Bielorussia furono accertati i brogli elettorali che portarono al Governo Lukashenko e a trasformare il Paese in un satellite di Mosca.
Prima di concludere, Presidente, ci tengo a ricordare che questo provvedimento, nella parte relativa al sostegno agli enti locali, prevede la salvaguardia della competenza legislativa delle Province autonome in materia di finanza locale. Con l'articolo 9, viene finalmente allineato il termine per le grandi concessioni idroelettriche di Trento e di Bolzano a quelle di tutto il territorio nazionale. Si tratta di due accoglimenti, da parte del Governo, che sono un elemento importante per la tutela dell'autonomia e per lo sviluppo del settore energetico nei territori che rappresentiamo.
Concludo davvero, Presidente, dicendo che questa vicenda ci ha insegnato due cose. La prima è che è un dramma quando in un Paese ci si divide su decisioni che riguardano l'interesse nazionale. Pensiamo alle proteste sul Trans Adriatic pipeline (TAP), alle polemiche sulle trivellazioni e quanto grande e delicata era la posta in gioco.
La seconda è quanto danno fanno la troppa burocrazia e gli ostacoli procedurali, se pensiamo a tutto il settore dei piccoli impianti, che oggi sono di importanza vitale; questo però, come sappiamo, non riguarda solo il settore energetico.
Annuncio pertanto il voto favorevole del Gruppo per le Autonomie al provvedimento.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Accoto, Alderisi, Auddino, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Caligiuri, Campagna, Castaldi, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Dell'Olio, De Poli, Di Girolamo, Di Marzio, Di Piazza, Floridia, Floris, Galliani, Ghedini, Laus, Masini, Merlo, Messina Assunta Carmela, Mirabelli, Moles, Montevecchi, Monti, Napolitano, Nisini, Petrenga, Piarulli, Pichetto Fratin, Pucciarelli, Ronzulli, Santangelo, Schifani, Sciascia, Segre, Sileri e Vanin.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Girotto, per attività della 10ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Vescovi, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto"; Anastasi, Ortis e Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.
Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Bruzzone, Ferrero, L'Abbate e Romeo.
Alla ripresa pomeridiana sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Girotto, per attività della 10ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Vescovi, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto"; Anastasi, Ortis e Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.
Alla ripresa pomeridiana è considerato in missione il senatore: Urraro, per attività della 2ª Commissione permanente.
Alla ripresa pomeridiana sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Bruzzone, Ferrero, L'Abbate e Romeo.
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
12ª Commissione permanente Igiene e sanità
Sen. Russo Loredana ed altri
Modifiche alla legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e di prevenzione del randagismo (2573)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 21/04/2022);
13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali
Gov. Conte-I: Ministro ambiente e tutela del territorio e del mare Costa
Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ("legge SalvaMare") (1571-B)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 14ª (Politiche dell'Unione europea)
C.1939 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.907, C.1276) S.1571 approvato con modificazioni dal Senato della Repubblica (assorbe S.674, S.1503) C.1939-B approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 21/04/2022);
Commissioni 1ª e 2ª riunite
Dep. Delmastro Delle Vedove Andrea ed altri
Modifica all'articolo 6 della legge 20 giugno 2003, n. 140, concernente la ripartizione tra le Camere della competenza in materia di autorizzazioni ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione (2582)
C.2755 approvato dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 21/04/2022).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 21/04/2022 la 7ª Commissione permanente Pubbl. istruzione ha presentato il testo degli articoli approvati in sede redigente dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Disposizioni per la celebrazione dell'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi" (2414)
(presentato in data 13/10/2021).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 6 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, in ordine alla notifica 2022/0180/I relativa al progetto recante "Decreto ministeriale per la disciplina dei dispositivi countdown da applicare ai semafori stradali".
La predetta documentazione è deferita alla 8a e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1157).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 8 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, la relazione d'inchiesta relativa all'incidente occorso alla mongolfiera Ultramagic M-160 marche di identificazione I-IVECO, a Buonconvento (SI), in data 16 agosto 2021.
La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 1158).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 21 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Giorgio Centurelli, estraneo alla Pubblica amministrazione.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con lettera in data 13 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, la relazione sullo stato di avanzamento del processo di ricostruzione post-sismica nella regione Abruzzo, per gli anni 2019 e 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a, alla 8a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XXXI, n. 2).
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettera in data 13 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferito al primo trimestre 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. LXXIII-bis, n. 17).
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 21 aprile 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 546).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 14 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 7/2022/G - Il Fondo nuove competenze. La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Atto n. 1155).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
I senatori Balboni, Iannone, Petrenga, Drago, La Pietra, Calandrini e Garnero Santanché hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-06930 della senatrice Rauti ed altri.
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dall'8 al 21 aprile 2022)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 142
AIMI ed altri: sulle condanne a seguito delle manifestazioni anti governative a Cuba del luglio 2021 (4-06772) (risp. SERENI, viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)
BARBARO: sulla richiesta di modifica della denominazione di una piazza nel comune di Bonito (Avellino) (4-05532) (risp. SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato per l'interno)
FAZZOLARI: sulla proprietà dell'edificio noto come "Casa degli italiani" di Barcellona (4-06519) (risp. DELLA VEDOVA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)
FERRAZZI, NENCINI: sulla destinazione d'uso e la fruizione del complesso dell'arsenale di Venezia (4-06898) (risp. GUERINI, ministro della difesa)
IANNONE: sul progetto di riqualificazione del complesso sportivo di Cercola (Napoli) (4-05000) (risp. SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato per l'interno)
Interrogazioni
CORRADO, LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:
all'Università degli studi di Sassari, oggetto di due precedenti atti di sindacato ispettivo della medesima prima firmataria del presente atto circa presunte irregolarità nello svolgimento di procedure di chiamata di ricercatori a tempo determinato (3-03069 dell'8 febbraio e 3-03170 del 16 marzo 2022), desta perplessità anche l'applicazione, alla fine del 2021, dell'art. 24, comma 3, lettera b), della legge n. 240 del 2010 per ben 22 procedure di chiamata di professore di prima fascia;
14 su 22 delle suddette procedure si sono concluse con la presa di servizio tramite un irrituale decreto rettorale d'urgenza del 30 dicembre 2021, ratificato dal consiglio di amministrazione nella seduta del 13 gennaio 2022 (punto 05.02). L'effettiva urgenza non è, però, immediatamente evidente, trattandosi di professori già in servizio presso l'ateneo;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
una di queste procedure di chiamata per posti di professore di prima fascia (decreto rettorale n. 3812, prot. 131647), pubblicata il 13 ottobre 2021 in un lotto di tre bandi ex art. 24 presso il Dipartimento di storia scienze dell'uomo e della formazione, riguardava il settore scientifico disciplinare L-ANT/08, archeologia cristiana e medievale;
la commissione giudicatrice nominata prevedeva, a norma del nuovo regolamento per le chiamate (artt. 26 e 16, comma 3), tre professori di prima fascia che avrebbero dovuto essere del medesimo settore scientifico disciplinare oggetto del bando: "Se il Dipartimento nella proposta di attivazione ha indicato, ai sensi dell'art. 11, comma 1, lett. b, uno o più settori scientifico-disciplinari, i componenti della commissione sono individuati all'interno dei settori scientifico-disciplinari indicati e solo in mancanza si ricorre ai criteri di cui al comma precedente";
quale membro interno è stato tuttavia nominato, con decreto rettorale del 17 novembre (n. 4389, prot. 0144843), un professore di prima fascia del medesimo Dipartimento ma di un diverso settore scientifico-disciplinare (L-ANT/10, metodologia della ricerca archeologica). Trattandosi del membro interno, non è stato ovviamente nemmeno verificato se vi fosse mancanza di componenti nel settore scientifico-disciplinare oggetto del bando, poiché il nome è stato indicato da subito dal consiglio di dipartimento e precedentemente all'estrazione degli altri due membri della commissione;
valutato che, sempre per quanto risulta, il decreto rettorale di approvazione degli atti per questa stessa procedura, datato 22 dicembre 2021 (n. 4905, prot. 0153826) è stato però digitalmente firmato dal rettore il giorno 21 dicembre 2021 (come attestano le firme elettroniche sull'atto), cioè 24 ore prima dell'ultima riunione tenuta dalla commissione, svoltasi in data 22 dicembre, e del relativo verbale (n. 613, prot. 0153823),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente di quanto riferito circa alcune sorprendenti "distorsioni" temporali e numeriche verificatesi a fine 2021 all'università di Sassari nella gestione delle procedure di chiamata ex art. 24 della legge n. 240 del 2010 per professore di prima fascia;
se non ritenga utile e necessario disporre l'invio di ispettori ministeriali presso l'ateneo turritano per verificare la correttezza sia di questa sia delle altre procedure di chiamata bandite nel corso del 2021.
(3-03280)
CORRADO, LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
il 12 dicembre 2021, un pirata informatico noto come "zerox296", non nuovo a simili azioni clamorose, ha sottratto al sistema informatico della Società di gestione impianti nucleari (SOGIN), partecipata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, che ha il compito di smantellare le centrali nucleari dismesse e realizzare l'impianto unico per stoccare in sicurezza le scorie radioattive italiane, 800 gigabyte di file dal contenuto vario, relativi al periodo 2004-2020, per poi metterli all'asta su due forum, uno dei quali russo, al prezzo (considerato basso) di 250.000 dollari in Monero, una criptovaluta circolante dal 2014 il cui valore supera, oggi, i 215 euro ("Cosa sappiamo sugli 800 gigabyte di dati rubati sul nucleare italiano" su "wired" e "Attacco a Sogin, qualcuno ha in mano i dati del programma italiano sul nucleare" su "soleguardiano");
a giudicare dai due campioni di informazioni pubblicati dal pirata a mo' di "assaggio", nel bottino non mancano i dati sensibili, comprese la mappa che localizza l'impianto ITREC di Trisaia di Rotondella (Matera), gestito da SOGIN, e la copertina dell'aggiornamento 2020 del piano di sicurezza dell'ex centrale nucleare di Caorso (Piacenza);
non è noto, al momento, come si sia evoluta e come sia finita, se lo è, una così preoccupante vicenda. Soprattutto, non è dato sapere chi possa avere attualmente a disposizione quella mole gigantesca di dati, tale da configurare l'accaduto (tecnicamente un'esfiltrazione) come il più grande furto di dati mai commesso in Italia;
preoccupa, inoltre, l'evidenza di una certa imprudenza, se non proprio sciatteria, nella tenuta dei dati trafugati (comprese password in chiaro), rivelatrice della mancanza dei requisiti minimi di sicurezza;
considerati la delicatezza dei compiti di SOGIN, che peraltro collabora con altre aziende strategiche italiane come Leonardo e Saipem, il possibile utilizzo dei dati rubati per scopi poco chiari e non necessariamente amichevoli, la loro presenza sui server in una nazione che oggi non gode più del credito né dell'affidabilità riconosciutale in passato, anzi sembra considerare gli impianti nucleari particolarmente appetibili dal punto di vista militare,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia in grado di fare chiarezza su tutti gli aspetti di una questione delicata qual è il furto di 800 gigabyte di dati al sistema informatico di SOGIN, questione in cui potrebbe essere in gioco la sicurezza nazionale e che inevitabilmente si configura come l'ennesima ombra sull'efficienza e correttezza della gestione della società di decommissioning del Ministero, che agli interroganti risulta al centro di critiche già in precedenza.
(3-03281)
CORRADO, LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 marzo 2017 ha istituito 31 sistemi di sorveglianza e 15 i registri di patologia di rilevanza nazionale, con l'obiettivo di garantire un sistema attivo di raccolta sistematica di dati anagrafici, sanitari ed epidemiologici per registrare e caratterizzare tutti i casi di rischio per la salute, di una particolare malattia o di una condizione di salute rilevante in una popolazione definita;
il 20 aprile 2019 è entrata in vigore la legge 22 marzo 2019, n. 29, "Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione";
essa ha istituto la rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza dei sistemi sanitari regionali, identificati per ciascuna Regione e Provincia autonoma ai sensi del citato decreto 3 marzo 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2017;
considerato che:
all'art. 4 della legge n. 29 è stabilito che entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore, ovvero entro il mese di aprile 2020, il Ministro della salute, al fine di garantire un controllo permanente dello stato di salute della popolazione, anche nell'ambito dei sistemi di sorveglianza, dei registri di mortalità, dei tumori e di altre patologie, avrebbe dovuto adottare un decreto per l'istituzione del referto epidemiologico, ai fini del controllo sanitario della popolazione con particolare attenzione alle aree più critiche del territorio nazionale, per individuare i soggetti preposti alla raccolta e all'elaborazione dei dati che confluiscono nel referto epidemiologico e di disciplinare il trattamento, l'elaborazione, il monitoraggio continuo e l'aggiornamento periodico dei medesimi dati;
la raccolta e il conferimento dei dati e la produzione dei flussi rappresentano un obbligo per adempiere ai fini della verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, come indicato all'art. 5 della legge;
considerato inoltre che:
la legge di bilancio per il 2020 (comma 463 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160) ha stanziato un milione di euro annui, a partire dal 2020, per l'attuazione di detta rete e per l'istituzione del referto epidemiologico inerente alla valutazione dello stato di salute complessivo della popolazione;
con il decreto 12 agosto 2021 relativo al riparto delle risorse della legge n. 160 del 2019, per il perseguimento delle finalità di cui alla legge n. 29 del 2019, è stato disposto, all'art. 3, che entro il 31 marzo di ogni anno le Regioni e le Province autonome trasmettono al Ministero una relazione finale riepilogativa delle attività svolte e dei risultati raggiunti nell'anno precedente;
è stata altresì disposta dalla stessa legge n. 29 del 2019, la trasmissione alle Camere, da parte del Ministro, di una relazione nella quale venga fornita l'illustrazione dettagliata del livello di attuazione della trasmissione dei dati da parte dei centri di riferimento regionali e del grado di raggiungimento delle finalità della rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e l'attuazione del referto epidemiologico;
valutato che:
non risultano accessibili on line le relazioni la cui trasmissione alle Camere da parte del Ministero è obbligatoriamente prevista all'art. 6 della legge n. 29, né risultano accessibili on line le relazioni riepilogative di cui all'art. 3, comma 4, del decreto 12 agosto 2021;
nella norma viene indicato che la trattazione dei dati deve contribuire alla rilevazione di eventuali differenze nell'accesso alle cure erogate in relazione alle condizioni socio-economiche e all'area geografica di provenienza, anche in specifico riferimento a cause di malattia derivanti da inquinamento ambientale, nonché a sostenere e monitorare gli studi epidemiologici finalizzati all'analisi dell'impatto dell'inquinamento ambientale sull'incidenza della patologia oncologica attraverso uno studio integrato sulle matrici ambientali e umane,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo possa riferire quali siano i risultati raggiunti, e con quali garanzie di trasparenza (soprattutto in relazione al monitoraggio dell'impatto delle patologie nelle aree caratterizzate da inquinamento ambientale), in merito alle attività svolte in relazione al referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione e in considerazione della ripartizione dei fondi stanziati;
con quali modalità sia stata assicurata la diffusione delle informazioni relative ai dati, con specifico riferimento all'attuazione di screening di prevenzione specifica, in relazione alle problematiche individuate (soprattutto all'incidenza della patologia oncologica attraverso uno studio integrato sulle matrici ambientali e umane) nelle zone esposte a inquinamento ambientale come i 42 siti di bonifica di interesse nazionale, o, più in generale, in quelle ove insistono siti da bonificare inseriti nelle anagrafi regionali;
quali garanzie metodologiche confortino la raccolta ed elaborazione dei dati, in riferimento alla rete nazionale dei registri dei tumori di cui alla legge n. 29 del 2019, alla luce di quelli inseriti nei registri tumori pubblicati on line nel sito dell'Associazione italiana registri tumori e di quanto viene raccolto dai sistemi di sorveglianza e dai registri di patologia di rilevanza nazionale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 marzo 2017.
(3-03282)
CORRADO, LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro della cultura. - Premesso che il Museo archeologico nazionale di Napoli (MANN) custodisce da quasi 200 anni l'imponente "mosaico di Alessandro" o "La battaglia di Isso": un elegantissimo rivestimento pavimentale del II secolo a.C. scoperto nel 1831 in un'esedra della "Casa del Fauno" di Pompei, strappato un decennio più tardi e, non senza incidenti di percorso, trasferito a Napoli in treno il 16 novembre 1844, dov'è esposto in verticale (dal 1916) su una parete delle sale del museo dedicate a quella celebre dimora della città vesuviana distrutta dall'eruzione vesuviana del 79 d.C.;
considerato che:
il "Piano Strategico" elaborato dal direttore del MANN per il triennio 2020-2023 prevedeva che lo straordinario reperto, in cui tuttora si riconosce il più esteso émblema musivo pervenutoci dall'antichità (m 3,13 x 5,82), fosse trasferito per qualche mese a Tokyo, a fine 2021, benché il suo carattere eccezionale e identitario, a norma dell'art. 66 del Codice dei beni culturali, dovesse impedirne l'uscita dal Paese, viaggiando in aereo dopo essere stato tagliato in diverse porzioni, pare, per ridurne l'ingombro e distribuirne l'ingentissimo peso;
prodromica all'audace viaggio transatlantico, una campagna di restauro condotta su progetto dell'arch. Amanda Piezzo e supervisionata dall'Istituto centrale del restauro (ICR), finanziata in parte dalla TV giapponese (ma senza che l'impegno finanziario totale sia stato reso noto, né l'entità del contributo nipponico), secondo Paolo Giulierini avrebbe messo il reperto in condizione di affrontare senza danni sia la trasferta giapponese sia il rientro al MANN;
lo stato di salute del mosaico era tuttavia, in partenza, assai precario e preoccupante. Un articolo di Chiara Esposito del 6 giugno 2021 segnala: "?distacchi di tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie; poi, una piccola depressione nella zona di destra, microfrattura verticali orizzontali, e una lesione diagonale già oggetto di precedenti restauri, nonché rigonfiamenti lungo il perimetro";
la spiegazione del deterioramento, secondo la stessa fonte, "risiederebbe sia nella posizione verticale del mosaico insieme al peso eccessivo (sette tonnellate), sia nell'ossidazione dei supporti in ferro nel degrado delle malte". A fronte di criticità moto complesse, la ragione dell'intervento appare opinabile, in quanto, lungi dal mirare prioritariamente alla conservazione, esso sarebbe dettato dalla "necessità di ovviare a queste problematiche per una sua lettura maggiormente organica" (si veda "Il restauro del mosaico di Alessandro: vita di un'opera" su "frammentirivista");
considerato inoltre che:
le operazioni di restauro, iniziate il 4 marzo 2021 e della durata prevista di circa sette mesi, avrebbero dovuto consentire, nella prima fase, superato l'iniziale monitoraggio della superficie a vista del tessellato (formato da un milione e mezzo di tessere), peraltro suddiviso in 168 riquadri mediante un'apposita griglia anteposta in funzione della mappatura digitale, in primo luogo la messa in sicurezza in situ dello stesso mediante pre-consolidamento delle tessere e delle malte distaccate, pulitura e velinatura della superficie visibile con tre strati di bende di sostegno;
si sarebbe poi proceduto, in una seconda fase, alla movimentazione dell'opera, attesa a distanza di poche settimane dall'avvio del cantiere (si veda "Al Mann un restauro "epocale": via al cantiere sul Mosaico di Alessandro" su "napoli.repubblica": il mosaico sarebbe stato inclinato e poi ribaltato, in modo che i tecnici potessero lavorare sul supporto e sulla faccia posteriore, utilizzando anche innovative tecnologie digitali. In fine, le bende sarebbero state rimosse per consentire una ulteriore pulitura del tessellato, eventuali consolidamenti e il trattamento protettivo finale;
valutato che:
ad oggi, non solo il ribaltamento del mosaico non è stato eseguito, benché programmato per giugno/luglio o al massimo settembre 2021, ma neppure è avvenuto il previsto distacco del mosaico dalla parete, dove una riproduzione in scala 1:1 ha sostituito, nascondendola, la sovrapposizione di garze, che hanno occultato provvisoriamente alla vista la celebre scena della battaglia di Isso del 333 a.C. fra Alessandro Magno e Dario III, ripresa forse da un'opera di Filosseno di Eretria;
i lavori sono stati interrotti ormai da molti mesi e in una fase abbastanza iniziale del programma, senza che alla rinuncia ad inviare il mosaico a Tokyo insieme ai circa 200 altri reperti pompeiani che oggi sono in mostra nella capitale giapponese e alle ragioni dell'interruzione delle attività sia stata data, dal MANN, alcuna rilevanza mediatica, al contrario di quanto era accaduto all'avvio dell'intervento che Giulierini non esitò a definire "epocale";
i media non hanno osato porsi e porre al "super direttore" alcuna domanda scomoda sull'accaduto, benché anche i filmati dei primi giorni, dove Giulierini fungeva da divulgatore di un restauro che a suo dire sarebbe avvenuto "sotto gli occhi del mondo", non abbiano avuto alcun seguito e su tutta la materia sembri essere calato un velo;
nonostante la rigida consegna del silenzio, al MANN si vocifera che qualcosa, nelle attività dei restauratori fiorentini intervenuti sul mosaico, sia andato storto, al punto che l'ICR avrebbe certificato il carattere irreparabile dell'errore commesso, ragione di un "nuovo assetto" ben diverso da quanto atteso prima che fosse decisa e autorizzata tutta l'operazione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo possa precisare le ragioni della sospensione, che dura ormai da mesi, del restauro del "mosaico di Alessandro" e riferire se c'è o no del vero, e quanto, nelle voci insistenti che lo vorrebbero danneggiato, addirittura irreparabilmente, proprio dall'intervento iniziato in pompa magna il 4 marzo 2021 in vista e in funzione della trasferta giapponese;
se sia in grado di dare informazioni puntuali circa le odierne condizioni del mosaico e stimare ragionevolmente le possibilità residue che esso torni fruibile dal pubblico nelle condizioni anteriori allo sciagurato intervento o in quali altre;
se possa spiegare perché un'operazione di straordinaria delicatezza e niente affatto usuale, date le caratteristiche e la storia espositiva del "mosaico di Alessandro", non sia stata affidata direttamente alle mani sapienti dei restauratori dell'ICR, invece di riservare all'Istituto la mera supervisione;
se non ritenga necessario e urgente sollecitare una ispezione che accerti le responsabilità dell'accaduto, se incidente/danno c'è stato, sia sul piano tecnico sia con riguardo alla possibile leggerezza, da parte dei vertici del MANN e dell'ICR, nel valutare pro e contro, nonché nell'autorizzare un intervento che, dato lo stato di salute assai precario del mosaico, doveva apparire già in partenza frettoloso e ad altissimo rischio.
(3-03283)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
DE FALCO, FATTORI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
da oltre 5 mesi un cittadino italiano, Nicola Di Santo, è trattenuto in carcere a Bali, accusato senza prove di gravi reati e sottoposto a torture, trattamenti degradanti e privazioni che mettono a rischio la sua stessa vita;
al riguardo, il rapporto sui diritti umani 2021 del Dipartimento di Stato USA denuncia, per quel che riguarda la situazione nelle carceri di Bali, cure mediche ai detenuti inadeguate, mancanza di acqua potabile, scarsità di cibo. È frequente inoltre un fenomeno di corruzione delle guardie, che in cambio di soldi procurano cibo, telefoni o favori. Inoltre, nel rapporto si denuncia produzione di droghe illecite all'interno delle strutture e collegamenti con reti della droga che operano all'esterno. Le organizzazioni non governative che hanno accesso alle carceri devono chiedere un permesso e ricevere l'approvazione di polizia, tribunali e Ministero degli affari interni e raramente l'accesso viene consentito per interviste ai detenuti (come tristemente accade nei nostri centri di permanenza per i rimpatri);
nel 2018 Di Santo si era trasferito per lavoro in Australia e nel 2020 si trovava a Bali in vacanza dove rimase bloccato dalle misure di contrasto all'epidemia di COVID-19, adottate dall'Indonesia;
in quel periodo Di Santo aveva informato il padre, che vive in Italia, di aver conosciuto un imprenditore italiano, tale Principe Nerini, che gli aveva proposto di lavorare con lui nel campo della ristorazione e tuttavia, in attesa di iniziare tale attività dopo la chiusura dovuta al COVID, Di Santo era stato assunto dal Nerini come collaboratore, nel settore delle criptovalute;
dopo un certo periodo di tempo, però, Nerini aveva smesso di pagare il giovane collaboratore, il quale aveva deciso di tornare in Italia;
il 12 novembre 2021, preoccupato per l'inspiegabile silenzio del figlio, il padre di Nicola ha scritto all'ambasciata italiana a Giakarta per avere notizie. Il 15 novembre una e-mail a firma del signor Contese, capo della cancelleria consolare, ha comunicato che Nicola Di Santo era stato arrestato l'11 novembre, con l'accusa di essere il mandante di una rapina ai danni di Nerini;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti:
il giovane italiano sia stato sottoposto a brutali torture al fine di estorcergli una "confessione" poi ritrattata;
il 16 novembre il console onorario a Bali, Giuseppe Confessa, ha visitato il carcerato, ma ha negato che il giovane presentasse segni di tortura e di percosse, come, invece, appare dalle fotografie che sono state scattate e che sono in possesso della famiglia del giovane italiano. Segni che sono ancora oggi evidenti, a circa 5 mesi dall'arresto;
nonostante tutto, il console onorario e il capo della cancelleria dell'ambasciata d'Italia a Giakarta hanno continuato pervicacemente a negare la realtà delle torture;
risulta agli interroganti che la struttura diplomatica italiana, ad eccezione del vice ambasciatore, sostanzialmente non si sia impegnata nell'aiutare il cittadino italiano che è tenuto prigioniero e sottoposto a violenze e privazioni;
anche l'assistenza del legale che l'ambasciata italiana, tramite il console, aveva proposto a Di Santo, mostrandogli una lista di avvocati, si è rivelata in breve quella che agli interroganti pare una trappola, poiché lo studio legale incaricato nei mesi successivi all'arresto ha avanzato numerose e varie richieste di denaro, peraltro senza ottenere, ad oggi, nessun risultato, mentre i legali mostrano un sempre maggior disinteresse;
i legali indonesiani non rispondono più alle e-mail dell'avvocato italiano della famiglia Di Nicola, dopo il pagamento della cifra chiesta per il "pre processo" (prefigurante una sorta di archiviazione), per l'ammontare di un miliardo di rupie (61.500 euro), oltre ai 12.418 euro già pagati dalla famiglia al conferimento dell'incarico,
gli avvocati dello studio "Austrindo" in questi 5 mesi hanno incontrato il loro assistito in carcere solo tre volte, non fornendo mai indicazioni al riguardo dei dossier della polizia e delle presunte prove a carico del cittadino italiano né copia del fascicolo giudiziario, pure se ripetutamente richiesto dal legale italiano;
considerato anche che, sempre a quanto risulta:
tra marzo ed aprile 2022 sembra che Principe Nerini abbia minacciato di morte Nicola Di Santo e la sua famiglia pretendendo da loro 350.000 dollari, e minacciando, inoltre, di "rendere impossibile" la vita di Di Santo in carcere;
il 22 marzo l'ambasciatore italiano a Giakarta Benedetto Latteri si è recato in carcere, per la prima ed ultima volta, ma non ha ascoltato le legittime istanze di Di Santo, e, anzi, lo avrebbe accusato di essere responsabile della rapina compiuta ai danni di Principe Nerini e, a detta di Di Santo stesso, Latteri avrebbe aggiunto che: "l'unico modo di uscire da questa situazione è quella di pagare al Nerini i soldi che ha chiesto";
l'ambasciatore italiano, inoltre, pur essendo venuto a conoscenza delle violenze e delle minacce subite da Di Santo, non ha ritenuto di richiedere alcun accertamento, neppure medico, né di segnalare i fatti alle autorità competenti;
la situazione di Nicola Di Santo è sempre più preoccupante e la sua salute, minata da mesi di carcere duro, di malnutrizione e di mancate cure mediche, mentre né il legale italiano, né la famiglia riescono ad ottenere alcun atto ufficiale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione esposta, e, in particolare, dell'inazione dell'intera struttura diplomatica italiana in Indonesia nei confronti di un cittadino italiano che sembra essere stato abbandonato senza protezione, provvedendo a richiamare la struttura diplomatica al proprio dovere;
quali urgenti iniziative intenda intraprendere per impedire che la vicenda sfoci in tragedia, riportando subito in Italia Nicola Di Santo.
(3-03279)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
LEONE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
R.L., 25 anni residente a Livorno, è madre di due figli minori, Y.K. di 6 anni e R.M.K. di 4 anni. L'11 giugno 2015 i servizi sociali di Livorno segnalavano all'autorità un'"inadeguatezza" del contesto familiare nel quale si trovava a vivere la figlia Y., a seguito della quale la Procura della Repubblica minorile di Firenze, in data 16 giugno 2015, ha inoltrato un ricorso ex art. 333 del codice civile all'autorità giudiziaria chiedendo la limitazione dei diritti genitoriali e l'affidamento della minore ai servizi sociali di Livorno con il collocamento della signora in un contesto protetto assieme alla piccola Y.. Con ordinanza del Tribunale per i minorenni di Firenze del 4 aprile 2017 la bambina è stata quindi affidata ai servizi sociali di Livorno e, dopo appena un mese, ovvero al momento della nascita del fratellino, lo stesso procedimento è stato attuato anche al secondo figlio della signora, in seguito a una comunicazione del 25 maggio 2017 dei servizi sociali di Livorno. Con successiva ordinanza provvisoria del 9 giugno 2017, il Tribunale per i minorenni ha disposto l'allontanamento della donna dalla comunità, presso la quale era ospitata assieme ai sui figli, a causa di un suo presunto comportamento inadeguato;
il 20 giugno 2017, i due bambini sono stati inseriti nella comunità di accoglienza "Casa dei piccoli". Da quel momento e per ben sei mesi i genitori non hanno potuto vedere i loro figli. Il 3 luglio 2017 i genitori della signora hanno inoltrato al Tribunale per i minorenni un ricorso ai sensi dell'art. 333 del codice civile con il quale si dichiaravano disponibili all'affidamento dei nipoti chiedendo, in via subordinata, il mantenimento dell'affido dei bambini, con collocamento dei minori presso la residenza dei richiedenti. Il Tribunale ha rigettato l'istanza ed anzi, con provvedimento del 19 marzo 2018, ha aperto la procedura n. 9/2018 per la dichiarazione dello stato di adottabilità dei due bambini e nel corso della procedura è stata disposta anche idonea consulenza tecnica d'ufficio in merito alla valutazione della capacità genitoriale della signora e del marito, il signor A.K.;
dopo aver acquisito anche il parere della consulenza tecnica, in data 14 giugno 2019, il Tribunale per i minorenni ha emesso la sentenza n. 75/2019 con la quale veniva dichiarato lo stato di adottabilità di due bambini e veniva disposta la sospensione dei diritti inerenti alla genitorialità, la nomina del tutore provvisorio dei minori e curatore speciale e veniva disposta la sospensione immediata degli incontri tra i genitori naturali e i minori. I due genitori, il 17 luglio 2019, hanno fatto ricorso alla Corte d'appello di Firenze, sezione minorenni, contro tale decisione. Hanno proposto ricorso in appello avverso la sentenza n. 75/2019 anche i genitori della signora L.. Pertanto, i due ricorsi venivano riuniti in un unico procedimento (n. 476/2019 RG) dalla Corte d'appello di Firenze, sezione minorenni, la quale, dopo aver disposto nuova consulenza tecnica d'ufficio, ha emesso la sentenza n. 1069/2020 di rigetto dei ricorsi proposti, confermando la sentenza n. 75/2019 del Tribunale per i minorenni di Firenze;
considerato che la vicenda della signora L. nasce dopo una lite tra lei e il marito, avvenuta sotto casa il 12 settembre 2015, che ha determinato l'intervento dei Carabinieri di Livorno. Nella segnalazione dei due appuntati è scritto: "La donna altresì confermava i continui litigi tra loro, ma negava, almeno per la vicenda odierna, che il marito l'avesse picchiata rifiutando pertanto l'intervento del "118". Visto che sia la L. che la figlia non presentavano segni di percosse e la bimba stava dormendo tranquillamente, i due giovani venivano invitati a tenere un comportamento più civile, anche e soprattutto per il bene della loro neonata";
considerato inoltre che:
alla signora è stato impedito ogni tipo di rapporto con il secondogenito che, di fatto, le è stato tolto fin dalla nascita. Il distacco tra lei e i due bambini è avvenuto in seguito alle valutazioni dei servizi sociali, in modo del tutto repentino e senza alcuna motivazione o ragione grave, dal momento che inizialmente non erano stati riconosciuti comportamenti di "abbandono" dei figli, ma solo "inidoneità", "inadeguatezza" con "scarsi margini di recupero";
nella relazione (REG. 476/2019) della consulenza tecnica d'ufficio del 30 marzo 2020, disposta dalla Corte d'appello di Firenze, la consulente riferisce di essere venuta a conoscenza dal padre, prima, e dai genitori affidatari dei due bambini, poi, che il bambino si chiamava ora Filippo per decisione di un'operatrice della struttura che ospitava i due minori. I genitori affidatari hanno precisato che "non è stata loro intenzione cambiare il nome sui documenti, hanno ricevuto la documentazione con inserito il nome Filippo, si sono solo attenuti a quanto ricevuto". Peraltro nella stessa relazione la genitrice affidataria racconta che la piccola le avrebbe detto: "Lo sai che il mio babbo e la mia mamma vecchia ed i miei nonni vecchi e Checco sono in cielo... me lo ha detto un tato";
gli allontanamenti si basano per lo più sulle relazioni dei servizi sociali, di cui i giudici non possono non tenere conto. Le statistiche, seppur molto parziali, rivelano però che circa il 20 per cento degli allontanamenti coatti, e il successivo affidamento a strutture di accoglienza o famiglie affidatarie, è motivato da assenza dei genitori, maltrattamenti o abusi. Il rimanente 80 per cento avviene con la motivazione di "inidoneità genitoriale", spesso riconducibile a sottostanti motivazioni di natura economica o abitativa, come nel caso della L. che per vivere vende abiti usati e abita in una casa popolare,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento anche al fine di verificare se le descritte modalità di allontanamento dei figli dalla propria madre siano conformi alla normativa vigente, considerando che le motivazioni che hanno indotto l'autorità ad allontanare i due bambini dalla propria madre non riguardano maltrattamenti o abbandono da parte dei genitori naturali;
se intendano intraprendere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, perché sia predisposto un progetto per il recupero della genitorialità, visto che le stesse linee guida dell'Ordine nazionale degli assistenti sociali riconoscono l'allontanamento come extrema ratio, dunque da usare solo ed esclusivamente dopo aver posto in essere tutti i necessari interventi sociali, in modo da prevenire ed evitare un provvedimento così grave, considerando anche che i Tribunali per i minorenni sanciscono migliaia di allontanamenti ogni anno ma non si ha contezza di quanti siano esattamente.
(4-06936)
DE POLI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dell'istruzione. - Premesso che:
sono 73.000 i bambini iscritti in Veneto alle scuole d'infanzia paritarie e, in molte province, queste strutture rappresentano l'unica alternativa considerando che nel 45 per cento dei comuni veneti non esistono asili pubblici;
gli aumenti di luce e gas (per una scuola con tre sezioni, un aumento da 5 a 10.000 euro) mettono a rischio la tenuta delle scuole paritarie del Veneto escluse, come nel resto d'Italia, dai fondi del PNRR;
la decisione delle scuole d'infanzia paritarie è di non aumentare le rette e fronteggiare gli aumenti dei costi e la realizzazione dei necessari lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria attingendo ai fondi accumulati,
si chiede di sapere se non si reputi indispensabile prevedere un sostegno economico per le scuole d'infanzia paritarie finalizzato a scongiurare l'aumento delle rette scolastiche che graverebbero sulle finanze delle famiglie, già compromesse dal periodo di crisi economica; evitare la chiusura delle scuole d'infanzia paritarie che avrebbe come prevedibile conseguenza l'abbandono del posto di lavoro da parte di uno dei genitori, generalmente la donna, scelta spesso spinta dalla tendenza a far ricadere sulla donna, più che sull'uomo, le responsabilità genitoriali, a dispetto delle politiche sul lavoro e i numerosi provvedimenti sbandierati per diminuire la disoccupazione femminile.
(4-06937)
GRANATO, ANGRISANI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
come riportato da alcuni quotidiani locali, il sindacato di polizia Libertà e sicurezza ha lanciato un allarme per la grave carenza di organico nella Questura di Caserta, prospettata all'interno di una bozza di atto ministeriale di riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza;
dalla bozza, a quanto risulta alle interroganti, sembrerebbe che la nuova pianta organica della Questura di Caserta sarà ridotta, passando dalle attuali 653 unità, di cui 47 del ruolo tecnico (non impiegabili in servizi operativi), a 644 unità totali,
secondo il sindacato, particolarmente preoccupanti sarebbero i dati relativi ai commissariati distaccati, con particolare riferimento ad Aversa, che subirà una vera involuzione, passando dalle attuali 66 a 61 unità; il taglio più significativo è quello che interessa il ruolo "assistenti" ed "agenti" che passerebbe dalle attuali 41 a 30 unità, il ruolo "sovrintendenti" passerebbe dalle attuali 12 a 14 unità mentre solamente il ruolo "ispettori" aumenterebbe da 6 a 15 unità;
quest'eventuale nuova pianta organica, dunque, inciderebbe negativamente in primo luogo su un importante ed essenziale servizio come il controllo del territorio, in una zona d'Italia dove la presenza della criminalità organizzata è particolarmente elevata e un'adeguata presenza delle forze di polizia, soprattutto per il controllo della movida serale nel territorio di Aversa, appare indispensabile;
con i numeri prospettati, dunque, non si potrà assicurare in alcun modo la presenza sul territorio di almeno due pattuglie per turno, con l'obiettivo di presidiare i territori e tutelare l'integrità fisica dei poliziotti in caso di interventi di particolare gravità,
si chiede di sapere in base a quali dati sia stata prospettata una rimodulazione in diminuzione della pianta organica nella Questura di Caserta, nonostante la provincia campana sia terra del clan dei Casalesi ancora in attività e nonostante i seri problemi di sicurezza dovuti alla movida serale e alla microcriminalità.
(4-06938)
CORRADO, LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
a partire dall'11 aprile 2022, la stampa meneghina ha riportato la notizia di danni causati dalla esecuzione dei lavori pubblici che, da luglio 2021, si svolgono in piazza Castello a Milano, nell'ambito del primo lotto del progetto di riqualificazione dell'area (tra la piazza e via Beltrami), consistenti nella piantumazione di oltre 180 alberi sulle creste, rasate ad inizio Ottocento, della fortezza Reale, superstite subito sotto la quota della viabilità odierna: una possente opera bastionata a pianta stellata che doveva contribuire a proteggere il castello Sforzesco inglobandolo per intero insieme alla Ghirlanda;
l'iniziativa ha comportato, come la documentazione fotografica pubblicata sembra testimoniare, che mezzi meccanici hanno praticato scassi nello spessore di quelle architetture fortificate datate dal basso Medioevo al XVI-XVII secolo allo scopo di garantire a ciascuna delle piante da mettere a dimora uno spazio vitale sufficiente, colmando poi le fosse con terreno vegetale che, nel tempo, è facile prevedere che si rivelerà comunque inadeguato alle loro necessità di crescita e sopravvivenza ("Milano, lavori in piazza Castello: 'Il restyling non cancelli la storia'" e "Lite sui lavori al Castello Sforzesco: 'Antiche rovine distrutte'" su "ilgiorno" e "'Distruggono i resti archeologici per quattro alberelli'. È polemica su Beppe Sala" su "ilgiornale");
considerato che, a giudizio degli interroganti:
fa specie che i lavori causa del danno documentato non fossero sorvegliati da archeologi, benché pubblici e svolti in corrispondenza di beni monumentali noti dalla cartografia storica e da precedenti interventi di scavo;
fa specie il mancato esercizio a monte del dovere istituzionale di tutela da parte della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio competente, conscia delle preesistenze non meno che delle intenzioni del Comune, al quale ha rilasciato nulla osta alla realizzazione dei lavori nell'aprile 2018, dopo avere chiesto modifiche al progetto originale. La soprintendente, architetto Antonella Ranaldi, ebbe anzi a dichiarare nell'occasione: "Si assume nella nuova definizione progettuale l'idea di naturalizzare ancora di più l'area antistante al Castello come estensione del parco, rafforzando gli elementi più connotativi, come l'emiciclo arboreo e il verde delle aiuole a cornice delle visuali verso il Castello" (come si legge su "Milano, un parco nel futuro di piazza Castello. C'è il via libera della Soprintendenza" su "milano.corriere");
fa specie, infine, ma è logica conseguenza dell'attenzione posta dall'ufficio territoriale del Ministero della cultura alla valorizzazione delle visuali degli elevati del castello, ignorando volutamente i valori archeologici, il fatto che la denuncia dell'intervento comunale, a giudizio degli interroganti scellerato, e la richiesta di conservazione di quelle imponenti vestigia sia partita dallo speleologo Gianluca Padovan, presidente dell'"Associazione speleologia cavità artificiali Milano;
valutato che la replica dell'amministrazione Sala alle legittime rimostranze delle associazioni e dell'opposizione, secondo cui "Tutte le operazioni in atto sono volute e condivise sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza archeologica. I lavori continuano sulle altre porzioni di cantiere mentre gli archeologi stanno verificando quella porzione di cantiere in oggetto, una situazione che peraltro già ben conoscevano. Si darà rilievo fotografico e la Soprintendenza Archeologica in seguito trasmetterà le prescrizioni per il proseguimento dei lavori", non solo è ben lungi dal contenere un'ammissione di responsabilità, ma dimostra che la Giunta in carica ignora persino l'identità dell'ufficio ministeriale allocato a palazzo Litta, dal momento che le Soprintendenze archeologiche non esistono più da anni, ed è tuttora inconsapevole della leggerezza commessa, anzi è certa di superare l'ostacolo mediante nuove prescrizioni,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente di quanto sopra;
se possa spiegare per quale ragione il settore del cantiere dove si sono verificati i danneggiamenti non fosse sorvegliato da archeologi, come impone la normativa vigente, in modo da prevenire operazioni demolitive di monumenti tutelati ex lege;
come e perché la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano abbia autorizzato la piantumazione di quasi 200 alberi nell'ambito di un progetto che intercetta, parzialmente, preesistenze monumentali ben note grazie alla cartografia storica e a lavori di scavo precedenti;
se non ritenga opportuno adoperarsi perché la Soprintendenza assecondi le aspirazioni della comunità cittadina, che attende da sempre di vedere indagate e rese almeno in parte visibili (se non fruibili) quelle vestigia ai fini di una più diffusa e approfondita conoscenza della topografia storica e delle architetture fortificate milanesi, invece, come ritengono gli interroganti, di farsi complice di una visione meschina che, per di più, si ritiene in diritto di danneggiare quanto non è in grado né interessata a valorizzare.
(4-06939)
LANNUTTI, ANGRISANI, GRANATO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, "Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici", ha introdotto nel nostro ordinamento l'obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari;
il successivo decreto-legge 27 novembre 2021, n. 172, "Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali", ha modificato il decreto-legge n. 44, attribuendo agli ordini professionali degli esercenti le professioni sanitarie l'onere della verifica dell'adempimento dell'obbligo vaccinale per gli iscritti ai relativi albi professionali, intendendosi tale obbligo adempiuto con il completamento del ciclo vaccinale primario e, a far data dal 15 dicembre 2021, con la somministrazione della successiva dose di richiamo, nel rispetto delle indicazioni e dei termini previsti con circolare del Ministero della salute. Gli ordini degli esercenti le professioni sanitarie, per il tramite delle rispettive federazioni nazionali, avvalendosi della piattaforma nazionale "DGC" sono tenuti a eseguire la verifica automatizzata del possesso delle certificazioni verdi comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione anti SARS-CoV-2. Qualora non risulti l'effettuazione della vaccinazione, anche con riferimento alla dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale primario, l'ordine professionale territorialmente competente invita l'interessato a produrre, entro 5 giorni dalla ricezione della richiesta, la documentazione comprovante l'effettuazione della vaccinazione oppure l'attestazione relativa all'omissione o al differimento ovvero la presentazione della richiesta di vaccinazione, da eseguire entro un termine non superiore a 20 giorni dalla ricezione dell'invito, o comunque l'insussistenza dei presupposti per l'obbligo vaccinale. Qualora l'ordine professionale accerti il mancato adempimento dell'obbligo vaccinale in capo al professionista, anche con riguardo alla dose di richiamo, provvede all'immediata sospensione dall'esercizio delle professioni sanitarie dandone comunicazione alle federazioni nazionali competenti e, per il personale che abbia un rapporto di lavoro dipendente, anche al datore di lavoro;
nella circolare del Ministero della salute n. 8284 del 3 marzo 2021, "Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un'infezione da SARS-CoV-2", la Direzione generale della prevenzione sanitaria chiarisce che per il completamento del ciclo vaccinale primario nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 è sufficiente la somministrazione di un'unica dose di vaccino, purché la vaccinazione avvenga ad almeno 3 mesi di distanza dall'infezione ed entro i 6 mesi da essa. Tale determinazione è ribadita anche sul portale del Ministero della salute, ultimo aggiornamento del 18 marzo 2022;
considerato che:
sulla base di ciò, un professionista sanitario deve considerarsi pienamente in regola con l'obbligo vaccinale se, a seguito di infezione da COVID-19, abbia completato il ciclo di vaccinazione primario con somministrazione di un'unica dose di vaccino nei termini stabiliti e, successivamente, abbia ricevuto somministrazione di dose booster. In tali casi, ovvero chi ha fatto due sole dosi perché è rimasto contagiato da SARS-CoV-2, riceve un green pass dalla durata illimitata, in quanto è stato equiparato a chi vaccinato con due dosi di vaccino (vaccinazione primaria) e abbia proceduto anche con la dose booster;
risulta agli interroganti che diversi professionisti appartenenti alla categoria citata che hanno contratto il virus tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021 si ritrovano ora con green pass scaduto anziché illimitato, benché abbiano provveduto nei tempi e come indicato per legge a una prima dose di vaccino e direttamente alla dose booster dopo la guarigione. Risulta inoltre che molti di costoro che si sono inspiegabilmente ritrovati privi di green pass illimitato pur avendone diritto, si sono rivolti ai pochi centri vaccinali ancora aperti sul territorio nazionale per certificare la propria posizione e si sono sentiti rispondere dagli addetti di essere a conoscenza dell'incresciosa situazione e che già molte volte hanno segnalato il disservizio ai propri dirigenti, senza però alcun esito. Ad oggi questi operatori della sanità pubblica, pur avendo ottemperato a quanto previsto dalla normativa, non sono in possesso di green pass illimitato e dunque valido per esercitare la propria professione,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risultino casi come quelli descritti;
se abbia il dovere di verificare che cosa non abbia funzionato nella trasmissione dei dati, visto che da quanto risulta agli interroganti non sempre si tiene in considerazione per il rilascio del green pass illimitato l'ipotesi di soggetti che a seguito di infezione da SARS-CoV-2 hanno dovuto completare il ciclo di vaccinazione primario con la somministrazione di unica dose di vaccino nei tempi stabiliti e successiva dose booster, come previsto per legge.
(4-06940)
LANNUTTI, ANGRISANI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
è di questi giorni la clamorosa notizia secondo cui, nell'inchiesta sulle plusvalenze nel calcio (al primo grado di giudizio), coloro che erano stati inseriti nel fascicolo sono stati tutti prosciolti. Il tribunale federale nazionale ha infatti deciso di non sanzionare le società calcistiche Juventus, Napoli e le altre nove società coinvolte, oltre a 59 dirigenti. In particolare, il tribunale federale nazionale (si legge nella nota ufficiale della Federcalcio), presieduto da Carlo Sica, ha prosciolto tutte le società, i dirigenti e gli amministratori dei club che erano stati deferiti dalla procura federale per aver contabilizzato nelle relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti a quelli consentiti dai principi contabili;
la procura federale aveva ipotizzato la presenza di artifici contabili delle società coinvolte, messi in pratica gonfiando (era questo il capo d'imputazione) il valore dei calciatori nelle trattative di mercato per accomodare i bilanci, generando così plusvalenze fittizie del valore complessivo di 110 milioni di euro;
le tesi della procura sono state però respinte in quanto sono risultate inconsistenti le accuse paventate dall'articolo 31 (comma 1 e 2) e dall'articolo 4 del codice di giustizia sportiva: per il tribunale federale infatti non c'è stata alcuna "violazione delle norme federali in materia gestionale ed economica", "né falsificazione dei documenti contabili o amministrativi mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva", né si è prefigurato il caso della "mancata lealtà". In altre parole, non hanno convinto né i metodi adottati dagli inquirenti per individuare parametri economici congrui da contrapporre a quelli riconosciuti come alterati, né è stato possibile identificare con ragionevole certezza probatoria qual è il confine legale entro il quale dovrebbero muoversi la società che vende un giocatore (di cui ne detiene il cartellino e ne fa il prezzo) e un'altra che accetta le condizioni della transazione per chiudere l'affare;
considerando inoltre che:
è la terza volta che un'inchiesta sulle plusvalenze termini in un nulla di fatto o quasi. Nel lontano 2008 (giustizia ordinaria), le squadre Milan e Inter furono assolte per gli scambi reciproci avvenuti in quegli anni. Più recentemente nel 2018 (giustizia sportiva), l'inchiesta si concluse con appena tre punti di penalizzazione per il Chievo Verona per il caso delle plusvalenze con il Cesena. La difficoltà è sempre la stessa: trovare un parametro oggettivo, ovvero il valore di mercato. Quindi anche se alcune valutazioni appaiano palesemente gonfiate, per provare un illecito bisogna fare i salti mortali in un mercato non regolamentato;
la sentenza rappresenta una sconfitta non solo per il procuratore federale Giuseppe Chinè, che aveva chiesto per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, 12 mesi di inibizione e per il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, 11 mesi e 5 giorni (oltre a una serie di provvedimenti per gli altri dirigenti), ma soprattutto per il messaggio che trasmette, con conseguenti futuri risvolti: si mette una pietra tombale a questo tipo di inchieste in quanto è impossibile addentrarsi in una materia poco chiara e di difficile interpretazione (perché appunto sulla valutazione di mercato dei calciatori non esistono parametri economici normati da leggi o regolamenti), pertanto si lasciano le mani libere a società e dirigenti;
nel mondo del calcio è comprovata l'omertà universale che tutela le "storture" dei grandi club, sottratti troppo spesso con generosa immunità alla valutazione del sistema giudiziario. Non è da meno la giustizia sportiva: tutti capiscono che sarebbe fin troppo semplice stroncare il turpe fenomeno del razzismo negli stadi, intollerabile per un Paese democratico, rispettoso dell'accoglienza, della tolleranza, della parità: al primo ripetersi di insulti, oscene ingiurie a giocatori di colore, basterebbe infliggere provvedimenti esemplari, ma nessuno osa mai proporre e attuare queste punizioni, come pure sarebbe facile impedire ad alcuni arbitri, con altrettante esemplari punizioni, sempre impossibili da infliggere, la comprovata "benevolenza" nei confronti dei top club,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato e se intenda avviare, per quanto di competenza, un monitoraggio sui fenomeni descritti;
quali iniziative abbia intenzione di porre in essere, per quanto di competenza, anche a livello normativo, per arginare tali fenomeni, poiché la mancanza di tali parametri sulla valutazione di mercato dei calciatori rende intoccabili e impermeabili alla giustizia alcune categorie, decisamente privilegiate rispetto a tutti gli altri lavoratori.
(4-06941)
ROMANO, PELLEGRINI Marco, TURCO, FENU, RICCIARDI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo 5-decies del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, intervenendo sulle agevolazioni IMU per l'abitazione principale, ha modificato l'articolo 1, comma 741, della legge di bilancio per il 2020, recante la disciplina dell'IMU "prima casa" per i componenti del medesimo nucleo familiare, nell'ipotesi in cui gli stessi abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi;
le modifiche apportate hanno disposto che, ove i membri del nucleo familiare abbiano stabilito la residenza in immobili diversi, l'agevolazione opera con riguardo ad un solo immobile per nucleo familiare, scelto dai componenti dello stesso, e ciò sia nel caso di immobili siti nello stesso comune, sia nell'ipotesi in cui gli immobili siano ubicati in comuni differenti;
la relazione illustrativa che accompagna la novella legislativa chiarisce che essa ha il fine di superare i più recenti arresti giurisprudenziali (si vedano, da ultimo, le ordinanze della Cassazione n. 4166 e n. 4170 del 2020), con i quali si chiarisce che, nel caso in cui non è unico il riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale del nucleo familiare, l'esenzione non spetta in nessun caso se i comuni sono diversi, creando così una disparità di trattamento tra i coniugi che hanno stabilito una diversa residenza nello stesso comune (per i quali spetta per un solo immobile, ai sensi dell'attuale disposto del citato comma 741) e quelli che invece l'hanno fissata in comuni diversi;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti da notizie apprese dagli organi di stampa:
diversi Comuni italiani stanno inviando ai propri residenti avvisi di accertamento per omesso pagamento con riferimento agli anni 2017-2021, ossia per i 5 anni precedenti all'entrata in vigore del citato articolo 5-decies, chiedendo che, ai fini della detrazione IMU, il contribuente provi che l'abitazione costituisce dimora abituale non solo propria ma anche dei suoi familiari, non riconoscendo il diritto alla detrazione se il requisito è riscontrabile solo per sé, in ragione dei principi formulati dalla Corte di cassazione;
con comunicazione del 24 marzo 2022, la Corte costituzionale ha reso noto di aver sollevato dinanzi a sé stessa la questione relativa alla legittimità costituzionale dall'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, successivamente modificato, nella parte in cui disconosce il diritto all'esonero dal versamento dell'imposta municipale sulla prima casa (IMU) se uno dei componenti del nucleo familiare ha fissato la propria residenza in un comune diverso,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per quanto di competenza per dirimere le problematiche interpretative di cui sopra, alla luce dei procedimenti avviati dai singoli Comuni.
(4-06942)
DE PETRIS - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:
nel corso della seduta straordinaria dell'Assemblea capitolina del 20 aprile 2022 dedicata al ciclo dei rifiuti il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato la volontà di costruire un inceneritore di rifiuti indifferenziati nella città, ambiguamente definito, soltanto nel nostro Paese, termovalorizzatore;
l'impianto, secondo le dichiarazioni del sindaco, andrebbe costruito entro il giubileo del 2025 o, al più tardi, entro il termine della consiliatura previsto per il 2026. Il tema tuttavia è fortemente dibattuto anche all'interno della medesima maggioranza capitolina, il che lascia forti dubbi sulle tempistiche annunciate (si sono infatti già espressi in senso contrario i consiglieri Luparelli e Cicculli, di Sinistra civica ecologista, e Bonessio, di Europa verde);
l'inceneritore di Roma dovrebbe trattare, secondo l'analisi presentata, circa 600.000 tonnellate annue di rifiuti, che lo configurerebbero come il maggiore in Italia. Come sottolineato dall'associazione Legambiente, inoltre, i dati ISPRA quantificano 1.700.000 tonnellate annue di rifiuti prodotti nella capitale: realizzare un impianto che tratti ne 600.000 condannerebbe Roma a non poter superare il 65 per cento di raccolta differenziata in virtù dell'esigenza di alimentare l'inceneritore stesso;
si segnala tra l'altro come la suddetta percentuale di differenziata sarebbe dovuta essere raggiunta nel 2012. La città ha, dunque, circa 10 anni di ritardo sul principale strumento in grado di risolvere la stragrande maggioranza delle criticità connesse al ciclo dei rifiuti;
considerato che, a giudizio dell'interrogante:
non è comprensibile come, in luogo di investire su politiche quali l'estensione della raccolta porta a porta a tutte le utenze domestiche, la multimodalità, l'applicazione di tariffe puntuali, la costruzione di nuove isole ecologiche e biodigestori per l'organico, strumenti tra l'altro condivisi dalla maggioranza capitolina nel corso dell'ultima campagna elettorale, si sia deciso di puntare ed investire su una questione complessa e controversa come la costruzione di impianti di incenerimento;
la normativa europea in tal senso (direttiva 2008/98/CE), come noto, è molto chiara, e prevede una specifica gerarchia nella gestione dei rifiuti: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclo, recupero di altro tipo (ad esempio il recupero di energia), smaltimento. Soltanto dopo che le politiche al vertice della gerarchia siano state messe in campo al massimo delle loro potenzialità, dunque, è possibile ragionare su quelle che l'Unione europea mette agli ultimi posti della strategia, ossia l'incenerimento per la produzione di energia e lo smaltimento in discarica;
come spesso accade nel nostro Paese, invece, quando si tratta il tema dei rifiuti ci si concentra su aspetti che appaiono come soluzioni facili ed immediate ma che comportano invece costi molto alti per i cittadini in tema di salute e qualità dell'ambiente. Pensare di costruire un impianto di tale portata in una città come Roma senza che esso abbia un significativo impatto sull'ambiente è del tutto irrealistico;
poco chiara risulta, inoltre, la possibile ubicazione dell'inceneritore. Alcune ipotesi sembrerebbero rintracciare tale luogo in un'area a Santa Palomba, ai confini del municipio IX, vicino ad altri comuni metropolitani come Pomezia e Ardea: si tratta della stessa zona che ha ospitato la discarica di Albano Laziale. Il sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà ha tuttavia già annunciato la sua totale contrarietà, così come ha fatto l'assessore per la transizione ecologica della Regione Lazio Roberta Lombardi;
un'ulteriore criticità è costituita dalla normativa regionale in tema di rifiuti: il piano rifiuti della Regione Lazio non prevede l'installazione di nuovi inceneritori. Tale vincolo riguarda tutti i territori, tra cui Roma, e, di conseguenza, la costruzione di un simile impianto comporterebbe una modifica dell'intera normativa regionale;
la discussione sul un tema tanto controverso dovrebbe essere inoltre ampiamente partecipata e partire da un piano dettagliato e complessivo di gestione dei rifiuti,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di sua competenza, al fine di sollecitare l'elaborazione di una strategia di gestione di rifiuti della capitale che rispetti la gerarchia dell'Unione europea, assicurando in primis la massimizzazione degli strumenti maggiormente virtuosi (riuso, riciclo, recupero) al fine di condurre la città di Roma verso l'improrogabile transizione ecologica, anche attraverso una piena condivisione con i territori e le comunità circa le scelte da attuare, promovendo un audit pubblico in tal senso.
(4-06943)
PACIFICO, CAUSIN - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'interno. - Premesso che:
la Corte dei conti, a sezioni riunite, in sede giurisdizionale, nel 2021, ha riconosciuto per gli appartenenti alle forze di polizia ad ordinamento civile, il medesimo trattamento pensionistico riservato alle forze armate e forze dell'ordine ad ordinamento militare, sancendo che la quota retributiva del 2,44 per cento vada estesa a tutti gli appartenenti al comparto sicurezza e difesa;
il Governo ed il Parlamento con la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021), nell'art. 1, comma 101, attraverso le relazioni allegate, hanno previsto e codificato le spese da sostenere per gli anni futuri e quelle per sanare gli anni passati, riconoscendo le sperequazioni avvenute;
considerato che:
nonostante le chiare indicazioni legislative, l'INPS, con propria circolare, ha inteso superare la novella legislativa, procedendo all'adeguamento pensionistico per gli ex appartenenti alla Polizia di Stato e Polizia penitenziaria, riconoscendo il beneficio solo a partire da gennaio 2022, non riconoscendo gli arretrati degli ultimi 5 anni stabiliti e liquidati alle forze armate e di polizia ad ordinamento militare;
la sperequazione, contraria ai principi costituzionali, nonostante, la giusta correzione imposta dal Parlamento, ad oggi continua a perpetuarsi, anche se parzialmente,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda prendere per sanare la sperequazione descritta.
(4-06944)
PARAGONE, MARTELLI, GIARRUSSO, DE VECCHIS - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
dall'inizio delle ostilità belliche sul suolo ucraino, si registra un ricorso intensificato all'acquisizione di immagini satellitari che hanno avuto, peraltro, una notevole diffusione sugli organi di stampa di tutto il mondo. I fotogrammi diffusi sono, perlopiù, relativi agli spostamenti di battaglioni e mezzi militari e allo stato delle infrastrutture strategiche. Hanno fatto il giro del mondo, destando fortissima indignazione e preoccupazione nell'opinione pubblica, anche le immagini satellitari che ritraevano decine di corpi a terra nella cittadina ucraina di Bucha, dove l'inasprimento degli scontri fra Ucraina e Russia ha provocato numerose vittime;
quanto diffuso proviene da satelliti occidentali, anche di società private: è il caso dell'americana "Maxar Technologies", azienda con sede in Colorado, che fornirebbe il 90 percento delle informazioni geospaziali utilizzate dal Governo degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale. La Maxar, oltre a condividere le proprie immagini con il Pentagono e con i media internazionali, collabora anche con "SpaceNet", organizzazione che si occupa di intelligence per applicazioni geospaziali, e con "In-Q-Tel", il fondo di venture capital della CIA;
proprio sulle immagini di Bucha, catturate dalla Maxar Technologies, la propaganda di guerra ha trovato terreno fertile, alimentando da una parte la tesi che le vittime sarebbero opera russa e dall'altra che sarebbe una messa in scena ucraina;
considerato che:
il Presidente ucraino Zelensky, riferendosi a quanto accaduto a Bucha, ha parlato di "crimini di guerra" che "saranno riconosciuti dal mondo come un genocidio";
i crimini di guerra sono violazioni delle protezioni stabilite dalle leggi internazionali e pertanto punibili ai sensi del diritto internazionale;
visto che:
l'Italia ha sviluppato una delle migliori tecnologie radar al mondo, primato riconosciuto a livello internazionale con le costellazioni di "Cosmo SkyMed" e "Cosmo SkyMed di seconda generazione", il cui decollo è avvenuto il 1° febbraio 2022, sviluppate dal Ministero dell'università e della ricerca, Agenzia spaziale italiana e Ministero della difesa. Tale tecnologia permette l'acquisizione di immagini ad alta definizione, particolarmente dettagliate;
il ministro della Difesa ha recentemente dichiarato che Cosmo SkyMed di seconda generazione "costituisce una risorsa di fondamentale importanza per la Difesa, grazie alle capacità di osservazione della Terra in qualsiasi condizione meteorologica. A livello strategico, consentirà alla Difesa di avere un quadro informativo costantemente aggiornato dei potenziali fattori di rischio e la tempestiva valutazione della situazione operativa, al fine di supportare il processo decisionale per operare le scelte più opportune. Con questo programma l'industria nazionale spaziale conferma la propria posizione di leadership nello sviluppo dei sistemi ad alta tecnologia, in particolare radar e sensori ad altissima risoluzione";
il Presidente del Consiglio dei ministri aveva annunciato nella conferenza stampa di fine anno: "L'Italia lancerà la maggiore costellazione europea di satelliti per l'osservazione della Terra in orbita bassa, importante per la protezione ambientale e climatica e per lo sviluppo di servizi innovativi";
visto altresì che:
la strategia spaziale italiana ha impiegato complessivamente 4,5 miliardi di euro;
va sottolineato come, benché le immagini acquisite da società private siano di ottima qualità, queste non raggiungano la medesima precisione e tempestività di quelle raccolte direttamente dagli Stati che hanno sviluppato un notevole know how nel settore, come l'Italia, né il livello di riservatezza necessario per tali tipi di osservazioni anche nei confronti di Paesi amici;
anche sulle immagini satellitari, una volta appannaggio del comparto della Difesa, oggi fruibili per tutti attraverso i social network, si gioca una guerra di propaganda che orienta strategie militari e opinione pubblica, per creare consenso su operazioni belliche,
si chiede di sapere:
se possano essere pubblicamente diffuse le immagini acquisite dai satelliti italiani, caratterizzati da tecnologia ad altissima precisione, anche al fine di confermare o meno le affermazioni lette nei media;
a chi siano state già distribuite;
relativamente alla costellazione di satelliti di cui ha parlato il Presidente del Consiglio, se la si intenda adoperare anche per la sicurezza nazionale, oltre che per le tematiche proposte, visto che, trattandosi di tecnologie ottiche, queste sono essenziali per individuare oggetti e fenomeni che sfuggono a tecnologie basate sul radar "x-SAR";
quando sarà operativa detta costellazione e chi controllerà la distribuzione delle immagini.
(4-06945)
DE BONIS - Ai Ministri dell'interno, dell'economia e delle finanze, della giustizia e dello sviluppo economico. - Premesso che:
l'usura è diventata la piaga principale per le imprese, oltre che il fenomeno di illegalità più diffuso in seguito alla pandemia. È quanto è emerso in occasione della giornata nazionale di Confcommercio "Legalità, ci piace!";
sono 30.000 in Italia le piccole aziende del commercio e pubblici esercizi ad alto rischio usura e altri eventi criminali. Un numero tra 26.000 e 44.000 unità produttive. La stima per il 2021 del costo dell'illegalità per le imprese italiane del commercio è di quasi 31 miliardi di euro fra perdite dirette di fatturato, maggiori oneri per le spese difensive rispetto a una situazione di assenza di criminalità, cybercrime e truffe informatiche, con il rischio per quasi 200.000 posti di lavoro;
i fenomeni illegali (contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione) alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico e sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata;
il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare l'attenzione su fenomeni criminali, quali l'usura, e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico. Fin dall'avvio dell'emergenza sanitaria, poi, il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate, o comunque investite da shock imponenti sulla loro attività economica;
il bisogno di liquidità e il rischio di usura sono diventati, quindi, oggetto di indagini mirate da parte di istituti di ricerca qualificati, rivolte alle imprese e finalizzate a far emergere quelle situazioni "grigie" che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l'esposizione al rischio di usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l'attività delle imprese o chiuderla;
sono, infatti, le imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito quelle sulle quali è stata calcolata la platea di attività "potenzialmente" esposte a rischio di usura; secondo i dati presentati dal direttore del centro studi di Confcommercio, quasi il 12 per cento delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Il fenomeno è più accentuato nelle grandi città (16,2 per cento), al Sud (16,6 per cento), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1 per cento) e per gli alberghi (20 per cento);
l'usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27 per cento), seguito da abusivismo (22 per cento), racket e furti (21 per cento). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l'usura è indicata in aumento dal 30 per cento delle imprese;
oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l'usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. L'11 per cento degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7 per cento degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città (22 per cento), al Sud (19,1 per cento) e per le imprese del commercio al dettaglio non alimentare (per il 20 per cento);
di fronte all'usura e al racket il 58,4 per cento degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6 per cento dichiara che non saprebbe che cosa fare, il 6,4 per cento pensa di non poter fare nulla. Il dato è più marcato al Sud dove si rileva una sorta di polarizzazione dei comportamenti, con accentuazioni maggiori sia di imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7 per cento) che di quelli che al contrario "non saprebbero che cosa fare" (41 per cento) o che pensano che "non ci sarebbe nulla da fare" (9,1 per cento). Una dicotomia determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord;
una minore propensione a denunciare si registra nelle città di medie e grandi dimensioni (intorno al 52 per cento gli imprenditori che denunciano), mentre nei centri abitati con meno di 10.000 abitanti è più accentuata l'incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni (il 42,1 per cento degli imprenditori dichiara che non saprebbe che cosa fare);
considerato che:
l'interrogante ha già presentato due atti di sindacato ispettivo; precisamente l'interrogazione 4-03288, del 29 aprile 2020, nel quale si chiedeva al Governo l'assunzione di misure finalizzate alla concessione di mutui agevolati anche a coloro che avevano ottenuto la sospensione civile delle procedure, affinché un quadro normativo più incisivo potesse tutelare maggiormente la salute, la dignità ed il rispetto sociale delle vittime che avevano denunciato l'annoso problema dell'usura e i gravi rischi di infiltrazioni mafiose. In tale interrogazione veniva citata la comunicazione della Banca d'Italia del 23 marzo 2020 sul decreto-legge "cura Italia" (n. 18 del 2020) "Precisazioni in materia di segnalazioni alla Centrale dei rischi", attraverso la quale invitava a "porre la massima attenzione ai criteri segnaletici che dovranno essere seguiti in relazione ad altre disposizioni del suddetto decreto, ad altre previsioni di legge, ad accordi o protocolli d'intesa che prevedano l'impossibilità di revocare finanziamenti o il beneficio della sospensione dei pagamenti relativi a finanziamenti oggetto di segnalazione alla Centrale dei rischi";
con il secondo atto, 4-05154, pubblicato il 24 marzo 2021, in materia di usura bancaria, si chiedeva un monitoraggio in riferimento alle condizioni contrattuali e all'entità del credito erogato, quindi ex ante, ossia da collocarsi temporalmente al momento della pattuizione del contratto bancario, indipendentemente dall'effettiva corresponsione del costo, come la suprema Corte ha, ormai a più riprese confermato, avendo sempre ripetuto l'autosufficienza giuridica della condotta criminosa ex art. 644 del codice penale del "farsi promettere" (cioè senza necessità della successiva datio), in ordine alla capacità perfezionativa del reato e generativa dei legiferati effetti sanzionatori in sede civile (art. 1815 del codice civile) ed in sede penale (art. 644 del codice di procedura civile);
rilevato che la crisi della pandemia e quella dei costi generati dalla drammatica guerra in Ucraina rappresentano un vero e proprio "detonatore" dell'usura, che trova il terreno ideale in un sistema di imprese reso più fragile e più esposto a causa di una drastica riduzione del volume di affari, della mancanza di liquidità e di una sostanziale difficoltà di accesso al credito,
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare perché questo grave fenomeno criminale, quale l'usura, che si nutre delle crisi affliggendo l'economia del nostro Paese e calpestando la dignità delle persone che la subiscono, non cominci ad invertire la tendenza verso una vera e propria decrescita;
se non ritengano di dover varare, nel frattempo, in maniera sempre più massiccia, misure finalizzate alla concessione di moratorie sia fiscali che creditizie;
quali ulteriori misure intendano introdurre ai fini di una più puntuale verifica delle segnalazioni effettuate dalle banche alle centrali dei rischi, che spesso costituiscono un'arma impietosa, visto che sono proprio tali segnalazioni ad impedire l'accesso al credito ed a condurre il soggetto debole nelle mani degli usurai e della criminalità organizzata.
(4-06946)
LANNUTTI, ANGRISANI, LEZZI, DI MICCO, MORRA, BOTTO, GRANATO, LA MURA, NUGNES, GIANNUZZI, ABATE, CORRADO - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
in data 8 settembre 2016 gli spagnoli del gruppo Abertis (che controlla 8.500 chilometri di autostrade in America latina, Europa ed Asia) hanno acquisito definitivamente l'A4 holding S.p.A. e l'autostrada Brescia-Padova da questa controllata. Nel consiglio di amministrazione di H4 holding siedono sei spagnoli e un italiano, Costantino Toniolo, ex consigliere della Regione Veneto, eletto con l'UDC. La firma era già arrivata nell'agosto 2015, ma i dettagli dell'operazione sono stati resi noti solo il 10 maggio 2016 da un comunicato della società iberica. L'intesa raggiunta dal gruppo spagnolo con Intesa Sanpaolo, Astaldi e famiglia Tabacchi prevede che gli spagnoli paghino un totale di 594 milioni di euro per il 51 per cento della società. La valutazione complessiva, quindi, si aggira su 1,2 miliardi di euro. L'operazione, che verrà regolata nel gennaio 2023, a parte un anticipo di 5 milioni da pagare "entro i prossimi mesi", è subordinata al via libera del Governo italiano sul prolungamento della A31;
la A4 Brescia-Verona-Vicenza-Padova è considerata l'autostrada più redditizia d'Italia al di fuori della rete di Autostrade per l'Italia S.p.A., con oltre 423 milioni di euro di ricavi nel 2018, di cui 203 di margine operativo lordo, con un risultato operativo di oltre 128 milioni, frutto anche di un aumento delle tariffe, tra il 2007 e il 2018, del 34,4 per cento;
il 21 gennaio 2019 il Consiglio di Stato ha deciso l'annullamento della concessione: si è pronunciato definitivamente sull'appello presentato l'anno precedente dal Comune di Besenello, e con sentenza n. 499/19 ha annullato la deliberazione del CIPE del 18 marzo 2013, condannando la società., che si era opposta, al pagamento delle spese, facendo così cadere l'unico appiglio per il proseguimento della concessione;
l'annullamento della concessione stabilito dal Consiglio di Stato è stato anche riportato dalla società Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, Holding A4 S.p.A., nel bilancio di esercizio 2019, nella sezione relazione sulla gestione 31 dicembre 2019, a pagina 51: "Con riferimento alle sentenze del Consiglio di Stato di gennaio 2019 che hanno annullato la delibera CIPE di approvazione del progetto preliminare del 1° lotto, Concedente e Concessionaria hanno depositato specifici ricorsi presso la Corte di Cassazione, dei quali si attende l'esito". Nonostante questo, la società si considera ancora titolare della concessione, basandosi solo su un ricorso (che non sospende nulla) contro l'annullamento di una delibera;
il 6 aprile 2020, però, la Direzione generale per la vigilanza sulla concessioni autostradali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il cui titolare era allora il ministro Paola De Micheli, ha stipulato con la società autostradale un atto aggiuntivo alla convenzione unica del 9 luglio 2007, in cui si conferma al 31 dicembre 2026 la durata della concessione, ritenendo assolta la condizione di cui all'articolo 4, comma 2, della convenzione del 2007, che richiedeva il progetto definitivo dell'intera autostrada Valdastico nord, "in funzione dell'approvazione del 1° Lotto funzionale" della medesima, "con delibera CIPE n. 21/2013";
in data 13 ottobre 2020, la Corte di cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla citata società avverso la sentenza del Consiglio di Stato. Mentre la Corte dei conti ha citato in giudizio i vertici dell'ANAS per un danno erariale di 178 milioni di euro, per il fatto di aver autorizzato la proroga della concessione;
considerato che:
già in data 24 dicembre 2013, lo Stato italiano e Autostrade per l'Italia hanno sottoscritto un atto aggiuntivo alla convenzione unica con il quale si è proceduto all'aggiornamento quinquennale del piano finanziario allegato alla convenzione, come previsto dall'art. 11 della medesima. L'atto aggiuntivo è stato approvato con decreto interministeriale 30 dicembre 2013 (come riporta il bilancio 2013 di Atlantia, pubblicato ad aprile 2014). In altri termini nei 10 mesi di Governo, l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta ha "aggiornato" la concessione di Autostrade per altri 5 anni. Il tutto è stato rapidamente approvato con un decreto il 30 dicembre seguente e poi secretato, non permettendo così di far conoscere i dettagli economici della convenzione;
a fine del 2016, Enrico Letta è entrato nel consiglio di amministrazione di Abertis, dove è rimasto fino a maggio 2018;
a ottobre 2018 Atlantia ha acquisito Abertis e con essa la concessione Brescia-Padova (che doveva scadere nel 2013, ma che di fatto è ancora operante);
una settimana fa la famiglia Benetton, in associazione con il fondo d'investimento americano Blackstone, ha lanciato un'offerta pubblica di acquisto su Atlantia, sfidando il gigante spagnolo delle costruzioni ACS, che aveva già messo gli occhi sul gruppo italiano di autostrade e aeroporti;
considerato inoltre che, ogni giorno, 1.175.000 euro, che dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato, proprietario e unico legittimo possessore dell'autostrada Brescia-Padova, dopo l'annullamento della concessione del 2013, vanno invece ad Atlantia, il che vuol dire che dal 2019 ad oggi lo Stato ha perso un miliardo e 392 milioni di euro,
si chiede di sapere:
quali azioni si intenda intraprendere a salvaguardia dell'interesse pubblico;
per quale motivo si sia permesso il prosieguo della concessione benché fosse chiara la sentenza del Consiglio di Stato e come si intenda intervenire per porre rimedio, visto il continuo esborso oneroso da parte degli utenti (è il percorso più costoso d'Italia) dovuto a un'ipotetica realizzazione della nuova tratta, che non verrà mai realizzata;
se sia ravvisabile quello che gli interroganti ritengono un conflitto di interesse tra i soggetti coinvolti nel prosieguo della concessione.
(4-06947)