Il Presidente: Articoli

«Grazie Danilo, con te cresce il Centro-Sud»

Intervista al quotidiano «La Gazzetta dello Sport»

3 Giugno 2007

Paolo Butturini

«Complimenti, bravo Danilo».
Fra le centinaia di messaggi e auguri che Di Luca avrà ricevuto e riceverà in queste ore, ce n'è uno che viene «dall'alto»: per l'esattezza da Franco Marini, presidente del Senato, seconda carica dello Stato.
Marini, 74 anni compiuti, è un vero e proprio supporter del vincitore del Giro D'Italia 2007, oltreché di origini abruzzesi come lui.

Presidente, ha seguito il suo corregionale?
«Non ho potuto vedere tutte le tappe, ma mi sono tenuto informato, anche attraverso il vostro giornale. Devo dire bravo a Danilo, ha fatto un grande Giro, piazzando le vittorie quando serviva e controllando. Lui poi è un ottimo ciclista, s'è visto nelle classiche, non a caso ha vinto la Milano- Torino e la Liegi-Bastogne- Liegi».

Presidente lei è un vero esperto.
«Il ciclismo, con l'alpinismo, è il mio sport preferito: l'ho sempre seguito».

Anche praticato?
«Da ragazzo, al mio paese (San Pio delle Camere, L'Aquila, ndr). Ci dividevamo in squadre e ci sfidavamo in una sorta di piccolo Giro. Io, ovviamente, primeggiavo nella parte dello scalatore».

Abruzzesi entrambi, lei è aquilano e lui pescarese. Le differenze?
«Noi aquilani siamo più chiusi, più montanari e la nostra, storicamente, era anche la zona più povera dell'Abruzzo. I pescaresi sono più aperti e più ricchi».

Le vittorie aiutano a superare i campanilismi.
«Se è per questo nelle due ultime elezioni, quando si votava col maggioritario (1996 e 2001, ndr), il mio collegio elettorale era composto da 18 comuni, fra questi Spoltore, dove è nato Di Luca, e sono stato eletto».

Forse l'ha votata anche la maglia rosa...
«Questo non lo posso sapere, ma di voti ne ho presi molti...»

Di Luca è il più «sudista» fra i vincitori del Giro?
«Lo so. Sono nato nel 1933 e fino agli anni cinquanta- sessanta labicicletta era il mezzo di trasporto più diffuso nelle pianure, specie quella Padana. Ma questo si accompagnava a uno squilibrio anche sociale ed economico del Paese».

Quindi?
«Diciamo che nella vittoria di Danilo voglio leggere l'affermazionediunacrescita anche sociale ed economica del centro-sud».

Si spieghi meglio.
«Vengo da una famiglia di umili origini, mio padre faceva l'operaio. Di Luca, invece, mi sembra abbia potuto contare sull'appoggio e l'aiuto della famiglia. Vede, quando da una regione esce un campione, vuol dire che quella terra ha fatto un passo avanti».

Di Luca si allena spesso a Passo Lanciano.
«Zona che conosco molto bene. Ci sono stato spesso a fare lunghe camminate».

L'ultima volta in cui ha inforcato una bicicletta?
«Qualche anno fa, non avrei proprio tempo. Ma la conservo a casa di mia moglie a Chieti. Quando smetterò con la politica...».

Questo Giro era cominciato con l'ombra del doping...
«Ma si è ampiamente riscattato. L'ho visto crescere giorno per giorno nell'interesse
della gente, nello spazio sui giornali».

Secondo lei perché?
«Tutto lo sport italiano, nell'ultimo anno, ha vissuto alti e bassi, credo ci sia voglia di pulizia,di linearità e il ciclismo è fatto apposta per rappresentarli».

Un messaggio per chi?
«Soprattutto per i giovani, ma anche per la politica: la correttezza, il rispetto delle regole sono valori, ma possono anche aiutare a vincere».

Ultima domanda: chi è stato il suo ciclista preferito?
«Ho imparato ad amare le due ruote da mio padre, ed ero adolescente quando l'Italia si divideva fra Coppi e Bartali. Io emio padre abbiamo sempre tifato per Bartali».

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