Martedì 27 Marzo 2007 - 130ª Seduta pubblica (Pomeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 16:16)

Il Senato, dopo aver respinto tutti gli emendamenti presentati, ha definitivamente approvato il disegno di legge n. 1381, che converte il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali. I 180 voti favorevoli sono stati espressi dall'UDC e dai Gruppi che sostengono la maggioranza, ad eccezione dei senatori Turigliatto (Misto-Sinistra critica), che si è espresso in senso contrario sostenendo che solo un ritiro dall'Afghanistan può rendere credibile la proposta di una Conferenza per la pace, e Fernando Rossi (Misto-Consum), che non ha partecipato alla votazione rilevando che è la Costituzione ad imporre il ritiro dei militari italiani dallo scenario afgano. Si sono invece astenuti Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e DC-PRI-IND-MPA..

Nel corso della seduta è intervenuto il ministro degli affari esteri D'Alema, che ha proposto una riformulazione degli ordini del giorno del senatore Calderoli finalizzati alla tutela del personale militare presente in Afghanistan e ad escludere la partecipazione di forze belligeranti alla Conferenza per la pace. Il Ministro degli esteri ha assicurato l'impegno del Governo, ferma restando la natura della missione, a fornire al contingente in Afghanistan i mezzi necessari ad una più adeguata protezione; inoltre, in relazione alla proposta italiana di Conferenza internazionale per la pace in Afghanistan, ha confermato il supporto all'impegno di riconciliazione nazionale lanciato del Governo Karzai, ribadendo che la scelta dei partecipanti alla Conferenza non rientra nelle competenze del Governo italiano. Il senatore Calderoli non ha tuttavia accolto l'invito a riformulare i testi presentati, che sono stati approvati con il parere favorevole del Governo, il secondo in un testo riformulato. Sono stati inoltre approvati i restanti ordini del giorno, alcuni solo nella parte degli impegni, altri nella loro interezza, mentre è stato respinto l'ordine del giorno di cui è primo firmatario il senatore Schifani (FI).

In dichiarazione di voto finale sono intervenuti per la maggioranza i senatori Barbato (Misto-Pop-Udeur), Formisano (Misto-Idv), Peterlini (Aut), Palermi (Verdi-Com), Brisca Menapace (RC) e Latorre (Ulivo). Rilevando la strumentalità delle motivazioni con cui il centrodestra ha tentato di giustificare il diverso orientamento rispetto al voto espresso alla Camera dei deputati, subordinando ad un calcolo di politica interna decisioni nelle quali dovrebbe prevalere l'interesse nazionale, gli oratori hanno evidenziato l'importanza della proposta della Conferenza per la pace in Afghanistan. La riconciliazione nazionale afgana, insieme alla crescita della cooperazione civile, rappresenta la giusta risposta all'aggravamento della situazione in quel Paese, poiché la presenza militare, seppur indispensabile, si è dimostrata insufficiente. In alcuni interventi è stato sottolineato con toni critici il fallimento dell'intervento in Afghanistan ed è stato richiesto un forte impegno del Governo per la liberazione dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo e del dirigente di Emergency che ha reso possibile la sua liberazione. La senatrice Franca Rame (Misto-IdV) ha annunciato un voto favorevole pur evidenziando i guasti delle missioni militari e dell'impiego di armi inquinanti.

Il senatore Mannino (UDC) ha annunciato il voto favorevole del Gruppo per senso di responsabilità nei confronti del Paese, ritenendo la convergenza di fondo sulla politica estera un valore da preservare in considerazione delle numerose e difficili missioni di pace, ma non disarmate, in cui l'Italia è impegnata.

Il voto di astensione dei rispettivi Gruppi è stato annunciato dai senatori Del Pennino (DC-PRI-IND-MPA), Divina (Lega), Matteoli (AN) e Schifani (FI). Le motivazioni di tale scelta sono riconducibili al mancato adeguamento della dotazione della missione in Afghanistan alle esigenze di tutela dei militari nel nuovo scenario determinatosi con la prevista offensiva talebana di primavera, e all'isolamento del Paese a livello internazionale a seguito della scelta del Governo di avviare una trattativa con i talebani per la liberazione di Mastrogiacomo, affidandata ad agenzie non governative invece che ai soggetti istituzionalmente preposti. Il Governo, condizionato dall'antiamericanismo della sinistra radicale e privo di un'autonoma maggioranza politica, anche in questa circostanza si è dimostrato incapace di garantire una coerente linea di politica estera.

Per sottolineare l'esigenza di realizzare opportune convergenze sull'interesse nazionale e l'inadeguatezza dimostrata in questa circostanza da entrambi gli schieramenti, il senatore Pistorio (DC-PRI-IND-MPA), in dissenso dal Gruppo, ha annunciato di non partecipare al voto.

Ad inizio della seduta il presidente Marini ha ricordato la figura di Beniamino Andreatta, economista e presidente della Commissione bilancio del Senato, più volte Ministro della repubblica, recentemente scomparso dopo una lunghissima degenza. Al ricordo del Presidente si sono associati i senatori Andreotti (Misto) e Baldassarri (AN).

(La seduta è terminata alle ore 21:21 )



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