Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha illustrato in Senato le linee di politica estera italiana, ovviamente incentrate sull'evoluzione della vicenda Iraq. Richiamando il ruolo dell'Italia, evidentemente contraria alla guerra ma non disposta a mettere la testa sotto la sabbia rispetto al pericolo gravissimo costituito dal regime di Saddam (di cui Powell ha ieri dimostrato le continue e flagranti violazioni delle risoluzioni ONU), Berlusconi ha definito quella in corso la più grave crisi del dopoguerra, confermando la fiducia nel Consiglio di sicurezza, che saprà assumersi le proprie responsabilità, e negli USA, indissolubilmente legati all'Europa che hanno in passato contribuito a liberare da nazismo e comunismo. Nell'auspicare la solidarietà del più ampio schieramento possibile di forze politiche, il Presidente del Consiglio ha ricordato l'impegno e il coraggio degli Alpini in Afghanistan, cui l'Assemblea ha tributato un lungo applauso.

I senatori della Casa delle libertà hanno evidenziato il rinnovato prestigio internazionale dell'Italia grazie all'azione diplomatica dell'Esecutivo, peraltro in linea con l'esigenza di compattezza della comunità internazionale quale unica strada per esperire gli ultimi tentativi di soluzione pacifica; non sono comunque mancati richiami ai valori cattolici che impongono la ricerca di strade alternative alla guerra, come il rafforzamento degli organismi sovranazionali. Dalle opposizioni è venuta invece una sonora bocciatura del discorso di Berlusconi, considerato reticente e omissivo, e più in generale dell'azione del Governo italiano, appiattito sull'inaccettabile dottrina della guerra preventiva e passivo nei confronti dello sforzo che altri Paesi stanno conducendo per scongiurare il conflitto, al punto da configurare ormai l'abbandono delle tradizionali posizioni europeiste e di equilibrio nei riguardi della situazione in Medio Oriente.