Il Presidente: Discorsi

Natale a Nassiriya

25 Dicembre 2005

Signor Comandante, Generale Roberto Ranucci, Ordinario militare Monsignor Angelo Bagnasco, Ufficiali, Sottufficiali, soldati, uomini e donne italiani,

sono qui a Nassiriya per portarvi i miei auguri, e quelli dell'intero Senato, per il Natale e il nuovo Anno.

Sono qui per testimoniarvi la mia personale riconoscenza per la missione che state compiendo, assieme a quella del Senato e di tutto il popolo italiano, che vi e vicino.

E sono qui per ricordare, in questa vigilia di Natale, le vittime dell'attentato terroristico del 12 novembre 2003 alla Base Maestrale, e gli altri caduti italiani. Sono morti che si aggiungono a molte altre vittime, militari e civili di tante nazionalita, oltre ai moltissimi iracheni, impegnati sullo stesso fronte. Vorrei ripetere i loro nomi, affinche il loro ricordo non svanisca dai nostri cuori, come non svanisce dai vostri e da quelli delle loro famiglie che in questo momento pensano a loro.

Quel giorno persero la vita: il capitano Massimo Ficuciello; il sottotenente Enzo Fregosi; il sottotenente Giovanni Cavallaro; il sottotenente Alfonso Trincone; il sottotenente Filippo Merlino; il maresciallo capo Silvio Olla; il maresciallo Massimiliano Bruno; il maresciallo Alfio Ragazzi; il maresciallo capo Daniele Ghione; il brigadiere Giuseppe Coletta; il brigadiere Ivan Ghitti; il vice brigadiere Domenico Intravaia; il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi; il caporal maggiore Emanuele Ferraro; il caporal maggiore Pietro Petrucci; l'appuntato Andrea Filippa; l'appuntato Horacio Majorana. E due civili: Marco Beci, cooperatore internazionale e Stefano Rolla, regista cinematografico.

Erano soldati, militari e volontari che con coraggio facevano il loro dovere. Giovani che avevano affetti e sentimenti. Uomini impegnati nella difesa di valori e principi che noi sappiamo essere universali: la liberta, la democrazia, la tolleranza, la dignita, il rispetto. E li difendevano, come state facendo voi, dall'attacco di quanti li combattono, non importa se si chiamano "guerriglieri", "miliziani", "terroristi", perche tutti predicano ugualmente l'odio, praticano la violenza, uccidono, come fecero con Fabrizio Quattrocchi e Enzo Baldoni.

Questi uomini conoscevano il significato della loro presenza a Nassiriya. Sapevano, come lo sapete voi, che l'Italia ha risposto ai ripetuti appelli di una popolazione che sta cercando di affrancarsi dal lascito disastroso di una dittatura. Sapevano che l'Italia e impegnata a portare aiuti, sicurezza, ricostruzione. Sapevano che in Iraq non e in gioco soltanto il futuro di questo paese, ma anche il nostro futuro. Lo sapevano e sono morti perche ci credevano.

Il disegno dei terroristi in Iraq e quello di costruire un regime teocratico o di ristabilire la dittatura di Saddam Hussein. Ma soprattutto il disegno dei terroristi e quello di evitare che il seme della democrazia affondi le sue potenti radici in Medio Oriente. Questo e il motivo per cui l'Iraq e considerato cruciale dai terroristi attivi in tutto il mondo. E questa e la ragione per cui la democrazia deve prevalere e noi dobbiamo aiutarla a prevalere.

La mobilitazione popolare irachena cui abbiamo assistito il 15 dicembre ci da ragione. Essa mostra che l'Italia ha fatto la scelta giusta ed e dalla parte giusta.

Se quest'anno in Iraq si sono tenute due elezioni e un referendum, se la popolazione irachena e potuta andare ai seggi per esercitare un suo diritto fondamentale, se sono stati eletti un Parlamento e un Governo, se gli iracheni stanno tornando alla liberta, e se, domani, vi sara pace in Medio Oriente, lo dovremo a chi ha scelto di intervenire e essere presente, lo dovremo ai caduti e a voi che proseguite la stessa missione.

Qualche tempo fa, a Washington, il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice mi ha ricordato che non e la liberta che si impone, ma la tirannia. E' vero. La liberta nasce da se sola, la tirannia si mantiene con la violenza. La liberta e un bisogno insopprimibile, la tirannia e una coercizione inaccettabile. La liberta porta la vita e il rispetto, la tirannia porta la morte e il degrado della persona. Lo si vede in Iraq, lo si vede in Afghanistan, lo si e visto in ogni tempo e in ogni occasione. Una volta liberi di farlo, i popoli scelgono la liberta e la democrazia.

Malgrado questi progressi, ogni giorno giornali e televisioni riportano e mostrano scene macabre di morti dell'una e dell'altra parte. Tutto cio e vero ma e incompleto.

L'Iraq non e solo devastazione, e - grazie anche a voi - soprattutto ricostruzione. Voi svolgete quotidianamente centinaia di interventi nel campo della sicurezza, dell'ordine pubblico, della formazione del personale, della sanita, dell'educazione scolastica, delle infrastrutture civili e militari, degli impianti idroelettrici. Collaborate nel pagamento delle pensioni, vi occupate della salvaguardia dei siti archeologici, distribuite aiuti alimentari. Grazie anche a questo lavoro, in Iraq si ricomincia a comprare, a vendere, a incontrarsi. Aumentano i matrimoni, aumenta il lavoro, aumentano gli stipendi.

Ecco la risposta alla domanda sul perche siete e siamo qui. Perche promuoviamo la democrazia. E lo facciamo non solo qui. Oltre diecimila uomini e donne, militari italiani, sono impegnati all'estero in missioni, in Iraq, in Afghanistan, in Bosnia, in Kosovo, in Albania, in Sudan, in Libano, a Gaza, a Hebron, in Pakistan, nel Sinai, a Cipro, nel Congo.

Le Forze Armate italiane stanno dando un contributo importantissimo alla stabilita internazionale messa in pericolo dopo l'11 settembre. Lo fanno - lo fate - con senso del dovere e dell'onore, con dedizione e patriottismo - una parola a cui voi restituite significato -, e poi con competenza, umanita, calore.

Le frontiere della sicurezza dell'Europa e dell'Occidente si sono allargate. La nostra sicurezza non dipende piu soltanto dalla stabilita nei Balcani, si gioca nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, in Africa, in Asia. Molti hanno difficolta a capire che in una regione lontana, sia essa asiatica o africana o mediorientale, puo accadere qualcosa che costituisce un pericolo per le nostre societa. Molti stentano a credere che anche la sicurezza delle nostre citta puo dipendere dalla stabilita in aree remote. E molti pensano che una manifestazione pacifista qui possa fermare un tiranno la.

Non e cosi. Non e cosi neppure per i credenti nella nostra religione. Ha scritto il cardinale Ratzinger ora Papa Benedetto XVI: .

Questo modo di pensare e diffuso soprattutto nel Vecchio Continente. L'Europa sembra avvertire la minaccia del terrorismo in modo attenuato; e incline a pensare che sia un fenomeno isolato e transitorio; oppure che sia causato in gran parte da responsabilita dell'Occidente.

Questo atteggiamento e sbagliato. Esso ha portato a divisioni tra Europa e Stati Uniti d'America, che si manifestano con il rifiuto di una parte dell'Europa di comprendere le motivazioni storiche e culturali del rapporto transatlantico; con la velleita di affermare un'identita propria e peculiare, la mitica "terza via"; con la richiesta di multipolarismo, che, di fatto, equivale a paralizzare le decisioni strategiche o a delegare le proprie responsabilita agli Stati Uniti, salvo poi criticare gli Stati Uniti quando essi intervengono. L'Italia non ha seguito questa politica di divisione dell'Occidente. Anche in questo caso ha fatto la scelta giusta.

Ma e tutta l'Europa che deve fare di piu. Deve fare di piu per rispondere agli appelli dell'Onu che essa stessa invoca. Deve fare di piu per esportare la cultura dei diritti umani fondamentali in quei paesi che ancora non la rispettano. Deve fare di piu per aiutare i popoli che chiedono liberta.

Purtroppo, l'Europa ha oggi cosi poca fede in se che stenta a diventare protagonista. E' cosi poco convinta dell'universalita dei valori della propria tradizione che e esitante nel proporli e promuoverli. E crede cosi poco nella propria identita che la cancella persino dal Preambolo della Costituzione, ora fallita, dell'Unione. E' per questo che tende a considerare il terrorismo come una risposta comprensibile e financo giustificabile ad un supposto e inesistente espansionismo occidentale. Ed e per questo che tratta i terroristi come guerriglieri e i nostri soldati come occupanti, anziche come liberatori. Non essendo piu da tempo il centro del mondo, il Vecchio Continente deve comprendere che il suo destino si gioca anche fuori dei suoi confini.

Se l'Europa non ritrovera presto la fiducia nei suoi principi, se non tornera a capire che essi valgono non solo per se ma per tutti, perche danno dignita e ospitalita a tutti, essa diventera irrilevante sulla scena mondiale, in termini di influenza economica e politica. Quel giorno avremo perso tutti, perche la nostra grande civilta si sara trasferita altrove. Noi questo andamento dobbiamo correggerlo.

Oggi, alla vigilia del Natale dei cristiani, noi avvertiamo il senso di un messaggio universale. Quel senso va ben oltre i saluti, i regali, le cortesie che oggi ci scambiamo. Vale come un impegno di riscatto e di liberta, oltre i credi religiosi, le concezioni politiche, i confini territoriali, i sistemi sociali.

A voi esprimo la mia piu viva ammirazione e la mia riconoscenza. A voi e alle vostre famiglie vanno i miei auguri piu affettuosi. Buon Natale e buon Anno nuovo!



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