Pubblicato il 19 maggio 2020, nella seduta n. 218
LANNUTTI , PRESUTTO , GAUDIANO , VANIN - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
da molti decenni il Tesoro vende i titoli di Stato italiani attraverso il sistema delle aste marginali. In altre parole ogni operatore, tramite le banche, può inviare al Tesoro per via telematica fino a tre domande in relazione a ogni bond emesso e fino alle ore 11 di mattina del giorno del collocamento. Ciascuna domanda dovrà prevedere prezzi (rendimenti) diversi. Scaduto il termine, l'accettazione delle domande non è più possibile e il Tesoro provvede a ordinare le richieste ricevute per ciascun bond in funzione decrescente di prezzo o crescente di rendimento. Le richieste verranno accolte tutte allo stesso prezzo «marginale», quello più basso. Esempio: Tizio si propone di acquistare un BTP a dieci anni e con cedola al 2 per cento a 95, Caio a 95,50 e Sempronio a 96. Tutti e tre si vedranno aggiudicare i bond a 95, il prezzo più basso offerto, ovvero al rendimento più alto. Una vera e propria anomalia, incomprensibile;
questo sistema si presta a pratiche collusive ai danni del Tesoro. Basta che gli investitori si mettano d'accordo tra loro, facendo sì che anche uno solo di loro offra meno di tutti, che l'affare è fatto. Il prezzo di aggiudicazione si abbassa per tutti, per cui lo Stato colloca il suo debito incassando di meno e mettendo a bilancio un rendimento annuale più alto;
considerato che:
i principali Paesi europei non usano una simile tecnica. La Germania, ad esempio, fissa un range compreso tra un prezzo minimo e uno massimo, all'interno del quale le domande vengono accettate;
nel caso il mercato si mostrasse indisponibile a comprare tutti i Bund ai prezzi desiderati dal Governo l'asta può andare tecnicamente "scoperta", ovvero non tutti i titoli vengono collocati e la parte non acquistata dai privati viene presa in carico dalla Bundesbank, la banca centrale tedesca. Cosa accaduta più di una volta negli ultimi anni, dati i rendimenti infimi offerti, negativi fino alle medio-lunghe scadenze;
inoltre, a quanto risulta agli interroganti:
l'asta dei titoli decennali di Stato del Tesoro italiano tenutasi a maggio, nonostante abbia avuto una domanda pari a sei volte l'offerta, ha visto dei tassi pari all'1,97 per cento, un'enormità rispetto alla percentuale di mercato reale alla quale sarebbero potuti essere piazzati, come ha rilevato anche il sito esperto in materia finanziaria "Scenari Economici";
il 12 maggio scorso il Tesoro statunitense ha messo all'asta trentadue miliardi di titoli di Stato Usa a un tasso finale dello 0,712 per cento, a fronte di una aspettativa del Tesoro di 0,7 per cento, ma molto meno di quanto pagato sull'asta precedente, 0,77 per cento, nonostante l'oggettivo periodo di crisi e di necessità impellente di tutti i Paesi, Stati Uniti compresi. Questo perché, in un momento in cui le azioni appaiono evidentemente gonfiate, i titoli obbligazionari privati rischiosi e gli investimenti sulle materie prime ancora più incerti, chi vuole salvare il proprio capitale non ha altro che i titoli di Stato. Ragionamento che vale anche per l'Italia,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di questa pratica, che il Tesoro continua ad adottare a ogni asta, a parere degli interroganti anomala e poco conveniente per il nostro Paese;
se non ritenga che sia giunto il momento, considerato il difficilissimo periodo che il nostro Paese sta attraversando e l'estremo bisogno di risparmio da parte delle finanze pubbliche, di abbandonare le vendite d'asta «marginali» e di iniziare ad adottare metodi d'asta più convenienti, come quello tedesco, per esempio;
se non ritenga che potrebbe esserci stato in passato un cartello tra i vari soggetti acquirenti, facendo così abbassare i prezzi d'asta e aumentare gli interessi che il nostro Paese dovrà versare nei prossimi dieci anni.