Pubblicato il 17 aprile 2019, nella seduta n. 109
LANNUTTI , LEONE , CASTALDI , LANZI , ANGRISANI , CORRADO , PELLEGRINI Marco , FERRARA , AIROLA , LOMUTI , LUCIDI , BUCCARELLA , BOTTO , PESCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:
su "il Fatto Quotidiano" del 9 aprile 2019 è apparsa la notizia dal titolo "Sky, il tg diventa lobby per le aziende in cerca di politici", a firma di Carlo Tecce, in cui si racconta l'attività di lobbying del telegiornale della pay tv, diretta da Giuseppe De Bellis. Nell'articolo si precisa che «dal prossimo maggio, Sky tg24», che «da poco è stato messo sotto controllo della Direzione Comunicazione e Affari istituzionali», «quella che si usa per la lobby», non sarà più «soltanto un telegiornale che fa informazione (…), ma diventa anche un luogo riservato per i lobbisti che cercano di reclutare politici, dialogare con i parlamentari più riottosi, conquistare fiducia, consenso, sostegno»; secondo il quotidiano, gli incontri dovrebbero avvenire «due volte al mese, come annuncia la nota dell’azienda, negli studi romani del tg», di fronte alla Camera dei deputati. Qui si confronteranno a porte chiuse «politici e imprenditori (…) su temi di loro interessi, ma lontano dal pubblico»;
secondo il quotidiano il primo cliente di Sky sarà «Atlantia dei Benetton, il gruppo che ha in concessione statale le autostrade, le stazioni di ristoro, gli aeroporti di Roma, che si trascina l'onta del crollo del ponte Morandi di Genova», per il quale il Governo aveva promesso punizioni esemplari per la tragedia di agosto 2018, sollevando la questione della revoca delle concessioni autostradali;
secondo Tecce, «SkyTg24 ci mette il marchio (…) il direttore Giuseppe De Bellis invita i parlamentari, per l'occasione quelli delle commissioni Trasporti (Camera) e Lavori pubblici (Senato), (...) che influiscono sul destino di Atlantia, a un incontro a porte chiuse con l'amministratore delegato Giovanni Castellucci. Al solito il tema è largo e vago: aeroporti e sviluppo dell'Italia (…), un'ora e mezza di impegno, al mattino verso le 8 e 30 con il Parlamento e le Commissioni a riposo: trenta minuti per la colazione e le presentazioni informali, il resto per discutere sul nulla, ma prezioso per stringere rapporti». Nell'articolo si spiega che «Atlantia ha prenotato quattro appuntamenti, uno è ufficiale, gli altri tre sono in fase di trattativa»;
si chiarisce inoltre che per l'evento Sky non ha chiesto alcun compenso: «Va precisato, però, che Atlantia con le sue aziende fa pubblicità in televisione e negli anni scorsi ha investito alcune centinaia di migliaia di euro sui canali della piattaforma satellitare e produce una trasmissione che va in onda su Sky Arte, "Sei in un Paese meraviglioso"»;
come riportato dal giornalista, «la sede del telegiornale di Roma viene già sfruttata per ospitare i parlamentari appassionati di calcio con la proiezione delle partite di Champions League e una sana cena a buffet, mentre a Milano le delegazioni di politici – dai giovani under 30 all’intergruppo Innovazione – vanno a visitare i prodigi tecnologici del polo di Rogoredo»;
infine, come riporta il quotidiano, nel momento in cui il giornalista ha contattato Atlantia e Sky Italia per verificare la notizia, «nel pomeriggio, Sky ha diffuso un comunicato atipico (...) per illustrare l'iniziativa, tentativo non originale e maldestro per prevenire eventuali polemiche»;
considerato che:
il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla legge n. 69 del 1963 che dalla stessa carta dei doveri quale "obbligo inderogabile". Gli organi di informazione sono l'anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l'esercizio di quella sovranità che secondo l'articolo 1 della Costituzione "appartiene al popolo". Un'informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità. In più punti la carta dei doveri pone l'accento su quelli che, al pari del dovere di verità, vanno considerati valori etici assolutamente inderogabili: l'autonomia e la credibilità del giornalista; l'autonomia del giornalista serve a garantire l'obiettività dell'informazione. L'informazione obiettiva serve unicamente la collettività, ossia persegue un interesse generale. Il dovere di autonomia vuole impedire che la funzione giornalistica venga subordinata ad interessi particolari. È evidente, quindi, che particolari rapporti del giornalista con soggetti interessati ad un'informazione compiacente sono visti come il fumo negli occhi; tuttavia, non basta qualsiasi tipo di contatto a gettare un'ombra sulla professionalità del giornalista. Anzi, rapporti con i più disparati ambienti sono indispensabili per poter acquisire le notizie e garantire un'informazione precisa, dettagliata. La carta dei doveri vuole stigmatizzare non tanto il rapporto, quanto quegli elementi presenti in esso che indicano uno stato di sudditanza del giornalista o un interesse in conflitto con il dovere di verità. Insomma, casi il cui verificarsi ingenera quantomeno il dubbio sulla reale capacità o volontà del giornalista di dare vita ad un’informazione obiettiva. La Carta dei doveri tenta una “tipizzazione” di quelle situazioni in presenza delle quali si presume che l’autonomia e la credibilità del giornalista vengano meno. Innanzitutto, stigmatizzando l'adesione del giornalista "ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l’articolo 18 della Costituzione";
in mancanza di normative di settore o di un registro nazionale dei lobbisti, in Italia il fenomeno del lobbying si è sviluppato in modo per lo più informale e a porte chiuse, ovvero in un sistema di lobbying ad personam, basato più che su procedure e comunicazioni valide, su relazioni sociali e personali; questo tipo di lobbying "vecchio stile" ha portato spesso a una degenerazione del fenomeno, con manifestazioni gravi e diffuse di corruzione; il settore lobbistico, proprio per l'assenza di regolamentazione adeguata, ha avuto e potrebbe continuare ad avere un impatto negativo sui livelli di trasparenza e di integrità del Parlamento e dei partiti politici;
proprio il lobbying aziendale desta particolari preoccupazioni, perché vede manager di aziende con ingenti risorse a disposizione instaurare relazioni strette e informali con i legislatori, influenzando in tal modo le decisioni politiche e legislative del Paese;
come dimostrato da diverse ricerche internazionali, in particolare quella condotta dagli atenei MediaAct della durata di 4 anni (dal 2010 al 2014), pubblicata nel libro "Journalist and media accountability. An international study of news people in the digital age", i giornalisti italiani tra i più pressati dalle lobby politico-affaristiche risultano anche i più refrattari a seguire principi e regole deontologiche, che pure il settore offre in modo copioso nel nostro Paese per fare un buon giornalismo, rispettoso e indipendente,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga opportuno istituire un registro pubblico dei lobbisti, obbligatorio e trasparente sul modello delle democrazie più avanzate, garantito da un'autorità super partes, considerando che negli ultimi anni il numero di lobbisti e società di lobbying è aumentato anche in Italia, con gli stessi che invocano una legge di regolamentazione;
se non ritenga opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento, che potrebbero profilare ulteriori violazioni di leggi.