RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente LA RUSSA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,30).
Si dia lettura del processo verbale.
MONTEVECCHI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni (ore 9,32)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-01165 sulle politiche di contrasto alla contraffazione alimentare, anche in relazione al Trattato CETA con il Canada.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
L'ABBATE, sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli senatori, ritengo preliminarmente di evidenziare come il CETA, l'accordo economico e commerciale globale fra l'Unione europea e i suoi Stati membri da un lato e il Canada dall'altro, prevede sia la registrazione e la protezione di indicazioni geografiche originarie degli Stati membri dell'Unione europea in Canada - fra le quali quelle italiane - sia la possibilità di aumentare in futuro il numero delle indicazioni geografiche protette in Canada.
In relazione all'asserzione dell'interrogante circa l'inefficacia dell'accordo contro la contraffazione alimentare, evidenzio che la tutela della qualità e della certificazione dei nostri prodotti di eccellenza esportati sul mercato canadese è assicurato dalla protezione che, ai sensi del CETA stesso, è stata garantita alle indicazioni geografiche inserite in un'apposita lista allegata al medesimo.
Con tale disposizione il Canada, tradizionalmente estraneo a questo tipo di sistemi in quanto orientato al sistema dei marchi, ha riconosciuto un certo numero di indicazioni geografiche europee, di cui 41 italiane che, peraltro, rappresentano circa il 90 per cento del valore delle nostre esportazioni DOP e IGP in Canada e si aggiungono a quelle dei vini, già riconosciute e protette.
Trattandosi peraltro di lista aperta, come più sopra accennato, quest'ultima potrà essere integrata successivamente con nuove indicazioni geografiche che dovessero essere riconosciute a livello europeo tramite una decisione assunta dal Comitato previsto dal CETA. Ulteriormente il Canada, a seguito della modifica della propria legge sui marchi, ha previsto la possibilità di ottenere una tutela anche per le indicazioni geografiche già esistenti in Unione europea, ma non presenti nell'allegato all'Accordo, previa richiesta diretta al Canadian intellectual property office.
Sin dal primo giorno di applicazione provvisoria del CETA, pertanto, le 125 indicazioni geografiche europee hanno cominciato a beneficiare di una piena tutela attraverso l'Accordo e tale risultato ha permesso di risolvere il fenomeno dell'italian sounding e della contraffazione di alcuni dei nostri prodotti di eccellenza agroalimentare.
Quanto alle indicazioni geografiche per le quali è stata prevista la coesistenza con marchi già registrati precedentemente in Canada (in particolare, Parmigiano Reggiano, tre prosciutti italiani e tre nostri formaggi), questa soluzione, individuata per tutelare i diritti acquisiti dagli operatori locali, ha comunque consentito la protezione di alcuni prodotti europei considerati fino ad allora «nomi generici», oltre a permettere la commercializzazione di alcuni prodotti, in particolare il prosciutto di Parma. Quest'ultimo, infatti, prima del CETA non poteva essere immesso sul mercato canadese con il suo nome, ma solo come «original prosciutto», data l'esistenza di un marchio «Parma» registrato quarant'anni prima.
Inoltre, l'Accordo contiene specifiche disposizioni contro l'italian sounding, quali il divieto di evocazione per i prodotti non originari (ossia il divieto di uso di simboli, foto, colori e simili che possano evocare l'origine dell'indicazione geografica), l'obbligo di indicare l'origine sull'etichetta in modo chiaro e visibile, l'obbligo di ulteriore differenziazione per i prodotti introdotti sul mercato dopo una certa data, che dovranno riportare la dicitura «style/imitation» e così via, nonché la possibilità di ricorso amministrativo da parte dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale delle singole indicazioni geografiche.
Per quanto sopra premesso, dunque, e con riferimento all'ulteriore rilievo dell'interrogante in merito al momento di importazioni nell'Unione europea di prodotti a denominazione «Parmesan» di origine canadese, si evidenzia come la legislazione europea ne vieti espressamente la commercializzazione, in quanto il termine «Parmesan» non è generico, ma rappresenta un'evocazione della denominazione «Parmigiano Reggiano» e come tale non può essere utilizzato in Unione europea per formaggi non conformi al disciplinare della DOP italiana.
Eventuali casi di importazione che violino il diritto esclusivo nell'Unione della DOP «Parmigiano Reggiano» e dei suoi sinonimi possono essere segnalati alle competenti autorità degli Stati membri - nel caso dell'Italia, è l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, ai sensi del regolamento unionale n. 1151/2012 - che hanno l'obbligo di adottare le misure amministrative e giudiziarie adeguate per prevenire o far cessare l'uso illecito delle Indicazioni geografiche protette, prodotte o commercializzate nello Stato membro. Disposizione questa che è stata fortemente voluta proprio dall'Italia in quanto finalizzata a responsabilizzare le autorità degli Stati membri. Peraltro, il regolamento UE n. 608/2103 assicura la protezione doganale di tutti i diritti di proprietà intellettuale - incluse le indicazioni geografiche - registrati nell'Unione europea.
Ma anche lo stesso Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano - è necessario evidenziarlo - svolge, come tutti i consorzi riconosciuti ai sensi di legge, una costante azione di controllo nel mercato unico, legittimata anche dall'articolo 54 del citato regolamento UE n. 1151/2012, segnalando casi di violazione del diritto, direttamente o mediante l'ICQRF, alle autorità competenti degli altri Stati membri.
In relazione poi alla tematica della tutela dei prodotti sul mercato italiano e del rispetto dei requisiti di etichettatura a tutela del consumatore, faccio presente che l'offerta di informazioni chiare, comprensibili e leggibili sugli alimenti a tutela dei consumatori - materia armonizzata a livello europeo, dove il regolamento UE 1169/2011 assicura un elevato livello di protezione del consumatore, disciplinando tutti gli aspetti riguardanti l'etichettatura - è argomento di massima rilevanza e impegno per questo Ministero. Ne è riprova, ad esempio, la lettera sottoscritta a marzo scorso congiuntamente dal ministro Bellanova e dal Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, inviata ai commissari europei alla salute e all'agricoltura, in cui l'Italia chiedeva che venisse esteso l'obbligo di origine delle materie prime in etichetta a tutti gli alimenti, a partire da una scelta rapida sui prodotti sui quali si è già sperimentato in questi anni come latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, derivati del pomodoro.
In quest'ottica i suddetti Ministri hanno notificato a Bruxelles la proroga fino al 31 dicembre 2021 del decreto 9 dicembre 2016 su latte e formaggi e hanno poi firmato il decreto ministeriale del 1° aprile 2020, che proroga anche le disposizioni obbligatorie di indicazione dell'origine, in etichetta, del grano duro per paste di semola di grano duro, del riso e dei derivati del pomodoro al 31 dicembre 2021.
Ciò nella convinzione che nella strategia Farm to fork l'origine obbligatoria debba essere un tema centrale, proprio perché visto che quella locuzione si traduce «dal campo alla tavola», l'origine obbligatoria declina al meglio questa esigenza, affinché in etichetta il consumatore abbia la percezione dell'intero percorso di tracciabilità.
Quanto poi alle attività di controllo, con riferimento specifico a quella posta in essere dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), quest'ultima è improntata alla massima attenzione nella verifica dell'indicazione dell'origine riportata sui prodotti agroalimentari.
Ciò anche con controlli a campione di rintracciabilità, per accertarne la veridicità, contrastare il fenomeno dell'italian sounding, per tutelare il made in Italy e le produzioni più rappresentative in tale ambito, con particolare riferimento a quelle tutelate da specifica normativa dell'Unione europea (prodotti DOP e IGP).
Tramite i sistemi di assistenza e cooperazione tra autorità competenti degli Stati membri dell'Unione europea Administrative assistance and cooperation system (AAC) e Food fraud network (FF), di cui I'ICQRF è punto di contatto per l'Italia insieme al Ministero della salute, vengono trattate le segnalazioni scambiate con le autorità di altri Stati membri concernenti le irregolarità riscontrate sui dispositivi di etichettatura. Anche sul commercio via web a livello sono stati siglati specifici protocolli d'intesa con le principali piattaforme commerciali on line (eBay, Amazon, Alibaba), rafforzando la tutela dei consumatori che si avvalgono delle suddette piattaforme e-commerce, nonché la promozione, la valorizzazione e l'informazione sulle produzioni italiane DOP e IGP, affinché nel mercato on line siano contrastati i fenomeni di usurpazione delle denominazioni registrate italiane di qualità.
A fronte poi delle perplessità manifestate dall'interrogante in merito al fatto che la ratifica del CETA da parte dell'Italia - invece di rappresentare un'opportunità per la nostra Nazione - si concretizzerebbe, al contrario, in un veicolo facilitatore dell'importazione di prodotti agroalimentari con standard di sicurezza inferiori a quelli europei, rispondo evidenziando che tutti i prodotti agroalimentari provenienti dal Canada dovranno ottemperare alle normative europee in materia sanitaria e fitosanitaria, ivi comprese le norme che regolamentano l'accesso di organismi e prodotti geneticamente modificati.
Analogamente, in ragione del principio di precauzione - che, previsto nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), all'articolo 191, è obbligatorio e non può essere modificato o abrogato da alcun accordo internazionale, incluso il CETA - e delle normative sanitarie e fitosanitarie, i prodotti trattati con sostanze vietate in quanto nocive (ad oggi, l'uso del glifosato è ancora autorizzato nell'Unione europea) o di cui non si ha evidenza scientifica sulla nocività, ma di cui si sospetta qualche rischio per la salute umana, non potranno accedere al mercato interno dell'Unione europea.
Pertanto, posto che resta valido quanto già detto sul principio di precauzione, l'Unione europea continuerà ad applicare la sua legislazione sul divieto degli ormoni per allevamento animale, secondo quanto previsto dalla direttiva 96/22/EC, modificata con la direttiva 2003/74/EC.
In aggiunta, l'importazione di carne non trattata da Paesi terzi che utilizzano per il loro mercato interno ormoni per allevamento è possibile solo nel caso in cui sia assicurata la segregazione degli allevamenti, principio che si applica anche all'uso degli antibiotici vietati nell'Unione europea, come previsto dalla direttiva 96/23/EC.
Il CETA non ha ovviamente modificato il quadro normativo. Questo principio è stato per chiarezza riaffermato nelle dichiarazioni allegate alla procedura del Consiglio europeo per l'adozione della decisione di autorizzare la firma del CETA a nome dell'Unione.
In ultimo, per quanto, invece, attiene specificatamente alla tematica degli OGM, è opportuno ricordare che, con l'attuazione della direttiva 2015/412/UE, è stato sancito il definitivo divieto di coltivazione di tutte le varietà di mais MON810 in Italia (decisione della Commissione n. 321 del 3 marzo 2016) e di tutti i mais transgenici che risultano ancora in corso di autorizzazione all'immissione in commercio. La coltivazione di suddetti mais transgenici, autorizzati o in corso di autorizzazione, è punita con le sanzioni previste dall'articolo 35-bis del decreto legislativo dell'8 luglio 2003, n. 224.
Ad oggi, non è stata presentata alcuna nuova richiesta di autorizzazione all'immissione in commercio per la coltivazione di nuovi OGM, né per il mais, né per altre specie.
Pertanto, l'attuale sistema legislativo consente di intervenire su tutti i nuovi OGM per i quali viene chiesta l'autorizzazione europea alla coltivazione e al contempo il sistema sanzionatorio è in grado di punire tutti i possibili casi di violazione delle norme in vigore.
Per quanto concerne la normativa sui sistemi di etichettatura degli alimenti e dei mangimi contenenti organismi geneticamente modificati, si ricorda che i prodotti, siano essi alimenti o mangimi, costituiti, contenenti o derivati da OGM, sono soggetti ai requisiti di etichettatura e tracciabilità stabiliti con i regolamenti comunitari n. 1829/2003 e n. 1830/2003. Ciò garantisce che vengano fornite informazioni ai consumatori e utilizzatori di tali prodotti, permettendo loro di effettuare una scelta consapevole.
Con il regolamento (CE) n. 1829/2003 viene stabilito che gli alimenti derivati da OGM, destinati al consumatore finale o ai fornitori di alimenti per la collettività, debbano riportare in etichetta la dicitura relativa alla presenza di OGM.
Inoltre, con il regolamento n. 1830 del 2003 gli alimenti geneticamente modificati devono rispettare anche le prescrizioni stabilite in materia di tracciabilità, definita come la capacità di rintracciare OGM e prodotti ottenuti da OGM in tutte le fasi dall'immissione in commercio attraverso la catena di produzione e di distribuzione.
Per garantire la tracciabilità gli operatori che trattano prodotti contenenti, costituiti o ottenuti da OGM hanno l'obbligo di fornire al successivo operatore della filiera, in tutte le fasi di produzione e distribuzione, una specifica informazione in merito.
CALANDRINI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Nel cederle la parola mi permetto di rivolgere al Governo l'invito a una possibile sintesi nell'illustrazione.
Ha facoltà di parlare, senatore Calandrini.
CALANDRINI (FdI). Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'interrogazione, molto interessante, è doveroso sottolineare come la risposta di oggi del sottosegretario L'Abbate sia fuori tempo massimo perché l'atto di sindacato ispettivo è datato ottobre 2019. Arriva, pertanto, in Aula dopo un anno e tre mesi, ma la cosa più simpatica è che giunge nel momento in cui non c'è più il Ministro delle politiche agricole. Come lei sa, da ieri non è più Ministro della Repubblica e probabilmente, tra qualche ora, non ci sarà nemmeno più un Governo che possa rappresentare le istanze e tutto ciò che velocemente ci ha esposto oggi il sottosegretario L'Abbate sui tre temi che ho posto come criticità per sapere cosa ne pensasse il Governo. Oggi abbiamo in Aula un Governo che di fatto non c'è più.
I tre temi, che il Sottosegretario ha affrontato molto velocemente, sono il Comprehensive economic and trade agreement (CETA), gli OGM e la tutela dei prodotti italiani.
Sottosegretario, venendo al tema specifico, voglio dire con concretezza che a noi di Fratelli d'Italia interessa che in materia di trattati - e, in questo caso, con questo trattato internazionale - vengano tutelati innanzitutto il produttore e il consumatore italiano. Ci aspettiamo da chi governa, indipendentemente dal Governo e sperando che tra poco ci possa essere in Italia un Governo di centrodestra, il massimo impegno per difendere il nome e la qualità dei nostri prodotti, che sono i migliori nel mondo.
Pretendiamo che nei confronti di qualsiasi Stato il Governo contrasti chi gioca a imitare i nostri prodotti di valore con analoghi prodotti - lei ha fatto riferimento più volte al Parmesan - che non hanno nulla a che vedere con i nostri, ma che in qualche modo ingannano i consumatori e minacciano il sistema economico e produttivo del sistema Paese.
Ci battiamo da molti anni affinché i prodotti che finiscano sulle nostre tavole abbiano un'etichettatura e anche una tracciabilità, come ha detto anche lei, che consenta di risalire alle origini e agli ingredienti prima che quel prodotto possa diventare un alimento. Noi, come Gruppo parlamentare e come partito con il nostro leader, Giorgia Meloni, manterremo sempre alta l'attenzione prima di qualsiasi accordo - in questo caso si tratta del CETA, un accordo internazionale con il Canada - perché prima di tutto per noi vengono l'Italia, la nostra economia e il nostro sistema produttivo. Quindi, non esporremo mai gli italiani a scelte insensate che possano far venir meno queste priorità.
Sottosegretario, la ringrazio per la risposta, anche se non siamo soddisfatti, anche perché, come dicevo in premessa, arriva fuori tempo massimo e quando ormai il Governo non può fare più nulla perché si è complessivamente polverizzato.
PRESIDENTE. Seguono le interrogazioni 3-01127 e 3-01563 sull'Associazione italiana alberghi per la gioventù.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.
L'ABBATE, sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, la senatrice Binetti, unitamente ad altri colleghi, chiede quali iniziative si intendano intraprendere al fine di salvaguardare le attività e le funzioni dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e sostenere il turismo tra le categorie più svantaggiate, in particolare tra i giovani. In base al suo statuto l'AIG (Associazione italiana alberghi per la gioventù), costituita con atto del 19 dicembre 1945, è un ente morale assistenziale a carattere nazionale senza fini di lucro. L'associazione ha per scopo istituzionale la promozione del turismo giovanile attraverso la realizzazione e la gestione degli ostelli per la gioventù e l'attuazione di ogni altra iniziativa idonea a favorire il miglioramento morale, culturale e fisico della gioventù mediante la pratica del turismo, considerato un mezzo insostituibile per la promozione sociale dei giovani e per favorirne la reciproca conoscenza.
A livello internazionale l'AIG è membro e unico rappresentante per l'Italia della Federazione internazionale degli ostelli per la gioventù, massimo organismo mondiale competente per la ricettività dei giovani. Durante la conversione in Senato del decreto-legge n. 101 del 3 settembre 2019, recante «Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali», fu approvato e poi stralciato l'emendamento 15.0.13, che prevedeva la soppressione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e conseguentemente costituiva l'ente pubblico non economico denominato Ente italiano alberghi per la gioventù (EIG), sottoposto alla vigilanza del Presidenza del Consiglio dei ministri, in ragione delle competenze esercitate in materia di politiche per la gioventù. Il nuovo ente EIG sarebbe entrato a far parte degli enti di promozione economica, con una nuova dotazione organica di 57 unità. Inoltre veniva prevista la nomina di un commissario straordinario al fine dell'adeguamento statutario e per consentire l'ordinato trasferimento dei beni e delle funzioni al nuovo ente, nonché per la definizione dei rapporti pendenti in capo all'AIG. Gli oneri che lo Stato avrebbe sostenuto a decorrere dal 2020 sarebbero stati pari a 1,7 milioni di euro all'anno. Il Governo, oggi come un anno fa, è disponibile a valutare positivamente un'analoga proposta normativa per affrontare e risolvere l'attuale situazione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e salvaguardare le attività e le funzioni che questa svolge.
COMINCINI (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMINCINI (IV-PSI). Signor Presidente, vorrei dire al rappresentante del Governo che io non ho ben compreso quali siano le azioni concrete che possono essere messe in campo per salvaguardare questo patrimonio, che non è solo un patrimonio del nostro Paese, ma è un valore per tanti giovani e per le persone meno abbienti, che hanno trovato in questi spazi e in questi luoghi dei punti di riferimento importanti per l'attività turistica. Non comprendo inoltre come si possano salvaguardare le famiglie (stiamo parlando di circa 200 lavoratori e delle relative famiglie), che rischiano per la situazione di crisi in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù, la quale potrebbe terminare la propria gloriosa esperienza.
L'interrogazione che ho presentato risale all'agosto 2019. Sono passate nel frattempo due leggi di bilancio, nel corso del cui esame sono stati presentati degli emendamenti al riguardo da parte di diversi colleghi, non solo da parte del sottoscritto. Ci sono stati poi altri provvedimenti normativi proposti dal Governo al Parlamento, ai quali sono stati agganciati emendamenti che tentavano di risolvere questa situazione. Siamo a gennaio 2021 e ancora non c'è la configurazione di una soluzione che possa definirsi tale.
Chiedo davvero uno sforzo aggiuntivo, perché non sono mancate le occasioni per salvare questa esperienza. Se la si vuole salvare, come mi sembra il Parlamento abbia chiesto a più riprese in questi quasi due anni, in maniera anche trasversale, credo che lo si debba fare. Il Parlamento ha dato un indirizzo chiaro; ora spetta al Governo identificare lo strumento idoneo per dare attuazione a questa richiesta che in maniera trasversale giunge dal Parlamento. Chiedo uno sforzo aggiuntivo, che sia veramente risolutivo.
BINETTI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BINETTI (FIBP-UDC). Con tutto il rispetto e ringraziando il Sottosegretario L'Abbate per la sua presenza in quest'Aula e per l'amabilità con cui ha risposto, sia pure in modo non soddisfacente, ai quesiti posti, faccio presente che personalmente mi sarei aspettata la presenza del ministro Franceschini, cioè del Ministro che ha una delega al turismo, o del Ministro che in qualche modo ha una delega alla gioventù. Per carità, l'agricoltura va sempre bene, ma non è certamente il cuore del problema. Questo già dimostra lo scarso interesse per la specificità del quesito. Quello che stiamo vivendo è uno dei momenti di più drammatica emergenza economico-sanitaria che il Paese abbia mai attraversato - si dice - dalla fine della Seconda guerra mondiale e ci troviamo davanti a una situazione in cui abbiamo tutto il turismo bloccato, con una perdita secca che farà sì che ci vorranno anni prima che il settore possa essere rimesso in movimento. Nell'ambito, però, di questo turismo che potremmo definire non profit, un turismo di servizio, abbiamo il turismo dei giovani, cioè quella disponibilità che permette a un giovane di allargare gli orizzonti culturali ed anche della prospettiva sociale, attraverso questa attività di spostamento che consente ai ragazzi italiani di fare l'esperienza di andare all'estero e a chi viene dall'estero di venire in Italia. È evidente che nel lockdown, così come siamo tutti chiusi dentro - e il prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rappresenta un'ulteriore limitazione a quelle che potremmo chiamare le libertà individuali - stiamo privando i nostri giovani della scuola in presenza, delle esperienze comunque culturali, anche di approfondimento, quelle legate alla vita universitaria e ai tirocini, e in questo caso anche di quella capacità di allargamento degli orizzonti. Non dimentichiamo, peraltro, che proprio gli alberghi della gioventù sono passati negli anni Sessanta - e questo non è un elemento indifferente - dalla denominazione originaria di enti morali a quella di enti assistenziali, perché sembrava quasi che bisognasse assistere in qualche modo sotto il profilo economico-organizzativo i giovane nei loro spostamenti, poi a quella attuale di enti culturali. Stiamo, quindi, ancora una volta, considerando il mondo dei giovani nella peggiore delle modalità possibili, cioè non considerandolo.
Chiaramente la risposta e anche l'intervento del collega che mi ha preceduto sembrano quasi guardare con maggiore interesse alla garanzia di posti di lavoro, ma sappiamo che questa garanzia è sospesa al filo, che potremmo chiamare in questo momento il famoso filo della cassa integrata e che sarà sottoposto comunque alla tagliola del 30 marzo, quando verrà meno il divieto dei licenziamenti. Siamo di fronte ad un atteggiamento politico capace di riversare su questo settore tutta la cecità di un Paese che non considera il turismo veramente il suo oro nero. L'esempio del turismo come oro nero del Paese è un esempio che fece il ministro Franceschini, Ministro da ben due legislature. Adesso non sappiamo cosa succederà nel prossimo Governo: magari il ministro Franceschini diventerà il Capo del Governo e magari, se così dovesse essere, attribuirà al turismo e alla cultura un'importanza di gran lunga superiore a quella rivestita fino adesso, ma noi sappiamo che questa sorta di oro nero, che è il turismo italiano, non è mai riuscito ad essere preso in giusta considerazione come la ricchezza propria del Paese, una ricchezza economica, una ricchezza enogastronomica - e questo sicuramente riguarda anche le sue competenze - una ricchezza culturale che è fatta di tradizione, ma anche di capacità di guardare avanti.
Credo che ad oggi risulti ridicolo porre questa domanda sugli alberghi della gioventù: quando il collega presentò la sua interrogazione, come sa, ancora non c'era stata la pandemia, quando io ho presentato la mia eravamo nella fase dell'ampliamento degli orizzonti, nella prospettiva di tornare ad una potenziale normalità, mentre oggi siamo sprofondati in un drammatico buco nero da cui non sappiamo nemmeno quando e come potremo uscire, vista l'impossibilità di passare da un Comune all'altro o da una Regione all'altra. Questo significa miopia grave di Governo, dal punto di vista culturale, economico, sociale e organizzativo, e significa cecità nei confronti dei diritti delle nuove generazioni. Altro che il recovery plan come diritto della next generation! Questa è veramente cecità.
Non posso quindi che approfittare di questo momento, per dire che speriamo che dal male possa derivare un qualche bene. Certamente, finora, le premesse non ci sono. (Applausi).
Sull'ordine dei lavori
BALBONI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, desidero intervenire molto brevemente, per chiederle di sospendere i nostri lavori, perché, anche raccogliendo le considerazioni dei colleghi che mi hanno preceduto poco fa, mi sembra che siamo di fronte a una situazione paradossale. Siamo infatti qui per ascoltare le risposte di un Governo, che in sostanza non c'è più, come dimostra il fatto che abbiamo un Sottosegretario, che sta rispondendo a nome del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, che si è dimesso ieri. Siamo quindi di fronte a una situazione paradossale e assurda e credo che sarebbe rispettoso della dignità dell'Assemblea sospendere i nostri lavori, in attesa che la crisi si chiarisca, in modo che il Parlamento abbia come interlocutore un Governo vero e non soltanto l'ologramma di un Governo che non esiste più.
PRESIDENTE. Senatore Balboni, capisco le ragioni della sua richiesta e personalmente le darei anche ragione, ma credo che una decisione del genere competa al Presidente del Senato, che informerò immediatamente della sua richiesta. Per il momento, proseguiamo quindi con i nostri lavori.
Ripresa dello svolgimento di interrogazioni (ore 10,03)
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01825 sulla demolizione di un bene architettonico di pregio a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
L'ABBATE, sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli senatori, la senatrice Corrado, unitamente ad altri colleghi senatori, chiede notizie sulla demolizione di parte delle fabbriche del villaggio agricolo cosiddetto Zaccarino e sullo stato di conservazione della chiesa di San Francesco d'Assisi, in agro di Giugliano, in provincia di Napoli.
A tal proposito, occorre precisare che il territorio di Giugliano non è tutelato dal punto di vista paesaggistico e che la masseria in questione non risulta sottoposta a provvedimenti di tutela, neanche dal punto di vista archeologico. In assenza di provvedimenti di tutela, la Soprintendenza non è stata coinvolta nel procedimento autorizzativo dei lavori in corso e ha appreso dell'avvenuta demolizione, confermata dal sopralluogo eseguito in data 13 luglio 2020, solo a seguito delle notizie comparse sui quotidiani.
Sempre da una ricerca d'archivio, è emerso che nel 2018 è stata avanzata, da parte di privati, una richiesta di certificazione vincolistica, fondata sull'individuazione del bene unicamente tramite dati catastali. Tale certificazione è stata poi rilasciata con esito negativo. A seguito del sopralluogo, effettuato il 13 luglio scorso da funzionari della Soprintendenza, è emersa l'opportunità di sottoporre a provvedimento di tutela la piccola chiesa di San Francesco d'Assisi, posta nelle immediate vicinanze della masseria, lungo via Grotta dell'Olmo, e forse parte del medesimo complesso.
In merito al quesito posto dall'interrogante sulla proposta di collaborazione tra Soprintendenza e Comune, si informa che la Soprintendenza, con nota del 15 luglio 2020, ha invitato il Comune di Giugliano a voler promuovere congiuntamente il censimento degli immobili di pregio sussistenti nel territorio comunale ed ha richiesto, nell'ambito di una auspicabile collaborazione istituzionale, la tempestiva informazione sulle attività edilizie in corso, inerenti a beni immobili di privati non sottoposti a provvedimenti di tutela, aventi oltre settanta anni di età, al fine di poter svolgere una preventiva attività di verifica sull'eventuale sussistenza di interesse architettonico e storico-artistico.
CORRADO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORRADO (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per aver illustrato a quest'Assemblea la risposta proveniente dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della quale non mi posso ritenere soddisfatta, e mi spiego.
Intanto noto lacune persino nella ricostruzione dei fatti, dal momento che la demolizione di cui parliamo risale al 9 luglio scorso. Il giorno stesso, l'ottima giornalista Claudia Procentese pubblicò un post sulla sua pagina Facebook, mediante il quale, con immagini assolutamente parlanti, la comunità nazionale è venuta a conoscenza di questa demolizione, realizzata in poche ore il giorno stesso, quindi sempre il 9 luglio scorso, tant'è che poi, come diceva il Sottosegretario, il sopralluogo della Soprintendenza per l'area metropolitana di Napoli è del 13 luglio. In poche ore, il complesso edilizio - che si doveva al barone Giovanni Battista Orineti, il quale aveva acquistato il feudo nel 1711 - è stato completamente demolito, per realizzare una cosiddetta ricostruzione, che mantiene la medesima cubatura dell'edificio precedente, il quale era però una masseria settecentesca, realizzando 48 appartamenti e una grande piscina condominiale con un piano seminterrato per i garage. Questo significa che è stata applicata la legge regionale n. 19 del 2009, il cosiddetto piano casa, che in Campania consente ricostruzioni anche con aumento di cubatura, laddove non ci sia un divieto rispetto a eventuali prescrizioni della Soprintendenza.
Mi perdonerete l'espressione, ma il Ministero non se la può "cavare" asserendo che l'immobile non era tutelato. Effettivamente non c'erano un vincolo o una tutela diretta di questo edificio, che sicuramente aveva un valore identitario per la popolazione e che in verità finora era sfuggito alle mire dei palazzinari solo per la vicinanza ad alcune discariche, in particolare quella di Settecainati. Tuttavia, prima di deciderne la sorte, la Soprintendenza o il Comune (un ente territoriale) avrebbero dovuto avviare il procedimento di verifica dell'interesse culturale. Non è stato fatto né richiesto. La Soprintendenza afferma di aver avuto contezza di quanto accadeva nel momento in cui la demolizione è avvenuta, tuttavia ammette che diciotto mesi prima, vale a dire a gennaio del 2019, in base a una richiesta dell'ottobre precedente, aveva risposto a una domanda sulla situazione vincolistica da parte del notaio facente capo alla ditta che ha realizzato la demolizione. Questo avrebbe dovuto essere un campanello d'allarme, tale semplicemente da indurre la Soprintendenza, o qualcuno al suo interno - di questa stiamo parlando, non di gente di strada - a fare una telefonata al Comune di Giugliano per sapere se avesse dato o stesse per dare il permesso di demolizione di un immobile storico, sul quale non c'era un vincolo esplicito, ma che certamente, essendo settecentesco, aveva superato i settant'anni, quindi era tutelato ex lege. C'è stata quindi una complicità involontaria nel girare lo sguardo dall'altra parte e si è perso un pezzo importante della storia del territorio.
Desidero dare un senso a questo sacrificio del casale Orineti di Giugliano, come ho fatto, del resto, con la collega Mariolina Castellone, andando sul posto il 18 luglio e parlando con il commissario prefettizio, perché la Giunta Poziello, quella che aveva dato l'autorizzazione, è caduta a gennaio 2020, quindi c'era il commissario Cimmino. Le associazioni Italia Nostra e Architetti in rete (AIR) hanno fatto una proposta per l'acquisizione di un articolo all'interno del piano regolatore generale (PRG) vigente di tutela dell'edilizia rurale storica.
Questo è un problema di tutto il Paese. Occorre una strategia nazionale a tutela del patrimonio edilizio rurale storico. Non parlo dei centri storici e della proposta di tutela dell'Associazione Bianchi Bandinelli, perché ci vorrebbe molto più tempo; tuttavia, in tutto il Paese siamo veramente in una condizione di pericolo altissimo, cioè si rischia ogni giorno di perdere tutto il costruito rinascimentale e moderno (migliaia di edifici, che sono la storia nostra e del nostro territorio) e di perdere il contesto in cui è inserito.
È un'emergenza del Paese, che passa sotto silenzio anche a causa della strategia che attualmente guida il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - che - così mi è stato detto in risposta a un'interrogazione - ha assunto come obiettivo della tutela soltanto il contrasto agli scavi clandestini, laddove invece questa, alla luce dell'articolo 9 della Costituzione, è tutt'altro ed è inscindibile dalla valorizzazione.
Spero pertanto che questo sacrificio della masseria di Giuliano non vada completamente perduto e ci possa essere un ripensamento delle politiche del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento di interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.
Sull'ordine dei lavori
ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, riprendendo quanto ha dichiarato prima il collega Balboni.
Anche il Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione ritiene assurdo e paradossale che si debba continuare in questa fase di interrogazioni mentre il Governo sta vacillando e, soprattutto, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, che avrebbe dovuto essere presente oggi a rispondere, ha dato ieri le dimissioni.
Anche io, a nome del Gruppo che ho l'onore di rappresentare, chiedo la sospensione dei lavori di Assemblea e le chiedo, signor Presidente, di sollecitare la risposta che ha richiesto al presidente Casellati. (Applausi).
MALAN (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FIBP-UDC). Signor Presidente, il presidente del Consiglio Conte, a suo tempo, aveva detto che avrebbe voluto portare in Parlamento un'eventuale situazione di crisi e il fatto che una delle forze politiche che sostengono il Governo abbia deciso di ritirare due suoi componenti dal Consiglio dei Ministri evidentemente ci dice che, per l'appunto, la crisi si è aperta.
Attendiamo e ci aspettiamo che presto il Presidente del Consiglio venga per formalizzare quanto è nelle cose, ovvero si rechi al Quirinale per trarre le conseguenze di quanto avvenuto.
Di certo, è dignitoso che il Senato sia informato e partecipe della vicenda e che la questione non resti in palazzi estranei a quelli dove, invece, c'è la rappresentanza del popolo italiano, sulla base di quanto indicato dalla Costituzione. (Applausi).
BALBONI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, sinceramente speravo che accogliesse la mia richiesta di poco fa. Prendo atto che ha ritenuto più opportuno informare il Presidente del Senato, la cui risposta mi auguro arrivi quantomeno entro oggi pomeriggio, visto che, come sa, è previsto lo svolgimento del question time.
Tuttavia, credo che di fronte a questa situazione sia necessario - la mia è una richiesta formale, signor Presidente - che il presidente Conte venga immediatamente nell'Aula del Senato per riferire sulla grave crisi che il Paese sta attraversando. Non ho bisogno di ricordare a lei e a tutti i colleghi la situazione drammatica, dal punto di vista sanitario ed economico, che l'intero Paese sta vivendo. Non possiamo rimanere un minuto di più in questa situazione di grave incertezza; non sappiamo se il Governo c'è o non c'è.
Signor Presidente, le chiedo pertanto formalmente che il presidente Conte venga immediatamente a riferire in Parlamento sulla situazione che il Paese sta attraversando. (Applausi).
PERILLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERILLI (M5S). Signor Presidente, ho ascoltato gli interventi dei colleghi dell'opposizione, che mi sembrano legittimi - e, naturalmente, porteranno le loro ragioni anche in Conferenza dei Capigruppo - però va precisato qualcos'altro, ovvero che il Governo al momento decisamente c'è; sarà casomai il presidente Mattarella a doverlo mantenere in vita o meno attraverso la sua voce autorevole.
È legittimo porre la questione in Aula - anche se ribadisco che la si potrà affrontare in sede di Capigruppo - perché ovviamente nessuno nasconde la delicatezza del momento, ma dire che il Governo non c'è è sbagliato ed è, come al solito, un'informazione che continua a destabilizzare un Paese che, signor Presidente, è già fortemente e comprensibilmente indispettito da quello che sta accadendo.
Sostanzialmente, anche questa è una strumentalizzazione: il Governo c'è e c'è un Presidente del Consiglio; si vedrà nelle sedi opportune se e come il Presidente del Consiglio verrà a riferire alle Camere - come ha sempre fatto, tra l'altro - ma questo non c'entra con ciò che l'opposizione sta sostenendo, peraltro in un momento in cui l'Assemblea non è neanche nella pienezza della sua composizione. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, ho riferito al Presidente la richiesta di sospensione e, soprattutto, quella di intervento del Presidente del Consiglio in Aula, formalmente avanzata, e il Presidente mi chiede di informare l'Assemblea che alle ore 10,30 è convocata la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, quindi fra quindici minuti.
Sospendo la seduta, che, salvo il diverso avviso della Conferenza dei Capigruppo, riprenderà alle ore 15 con il question time.
(La seduta, sospesa alle ore 10,16, è ripresa alle ore 15).
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
Colleghi, comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha convenuto di non svolgere le interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, all'ordine del giorno della seduta odierna.
La seduta pertanto è sospesa e riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei Capigruppo convocata alle ore 17.
(La seduta, sospesa alle ore 15,01, è ripresa alle ore 20,29).
Presidenza del vice presidente TAVERNA
Governo, composizione
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato la seguente lettera:
«Roma, 14 gennaio 2021
Gentile Presidente,
La informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla senatrice Teresa BELLANOVA dalla carica di Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Con il medesimo decreto, il Presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di reggere ad interim il predetto Dicastero.
Il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta, ha altresì accettato le dimissioni rassegnate dalla prof.ssa Elena BONETTI dalla carica di Ministro senza portafoglio e dall'on. dott. Ivan SCALFAROTTO dalla carica di Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale.
Con viva cordialità,
F.to Giuseppe Conte».
Disegni di legge, annunzio di presentazione
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro della salute e dal Ministro dell'interno:
«Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l'anno 2021» (2066).
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che martedì 19 gennaio, alle ore 9,30, il Presidente del Consiglio dei ministri renderà comunicazioni al Senato sulla situazione politica in atto.
La ripartizione dei tempi tra i Gruppi per la discussione è la seguente:
M5S | 1 h. |
|
L-SP-PSd'Az |
| 50' |
FIBP-UDC |
| 40' |
PD |
| 30' |
Misto |
| 40' |
FdI |
| 30' |
IV-PSI |
| 30' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 20' |
Seguiranno le dichiarazioni di voto su eventuali strumenti di indirizzo presentati.
L'organizzazione dei lavori dovrà tenere conto dei tempi di sanificazione dell'Aula.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo semplicemente perché, come Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione, siamo assolutamente contrari e ci dissociamo da questa ipotesi di calendarizzazione e soprattutto dalla disponibilità data dal presidente Conte a venire in Aula al Senato a riferire con comunicazioni su quanto accaduto e sulla crisi politica in atto solo nella giornata di martedì prossimo.
Partendo dalle parole del Presidente della Repubblica, in cui assolutamente confidiamo, il quale già nella giornata di ieri ha chiesto al presidente Conte di uscire in fretta dall'incertezza sul futuro del Governo, ci saremmo aspettati che il Presidente del Consiglio venisse a riferire in Aula nella giornata di oggi (Applausi) e non nella giornata di martedì prossimo. Giovedì, venerdì, sabato, domenica, lunedì e martedì: passano sei giorni! (Commenti). È davvero incredibile. Vista la situazione drammatica in cui versa il nostro Paese, sia sotto l'aspetto sanitario che sotto quello economico, di fronte alle dimissioni di due Ministri, il Presidente del Consiglio si sarebbe dovuto recare subito in Aula a dire che ha una maggioranza, oppure, se non ce l'ha, a rassegnare le dimissioni, in modo tale che il Presidente della Repubblica possa intraprendere il giro di consultazioni e velocizzare le procedure, per dare eventualmente un nuovo Governo al Paese. Questo è il problema vero ed è lo scandalo vero.
Tra l'altro, quello che poi si è consumato nella Conferenza dei Capigruppo, sia di questa mattina che di questa sera, ha un po' del grottesco, perché nella Conferenza dei Capigruppo di questa mattina, la maggioranza - sempre che ci sia ancora e che sia tale: questo è tutto da valutare e lo vedremo - addirittura immaginava di portare avanti prima lo scostamento di bilancio e poi di chiudere il decreto-legge Natale. Diceva infatti di andare avanti per un po', per poi parlamentarizzare la crisi, però più avanti, con calma. (Applausi). Questa è addirittura l'idea che aveva la maggioranza, che non si capisce ancora se è tale, facendo proprio finta di nulla, come se nulla fosse successo. Abbiamo addirittura sentito, nella Conferenza dei Capigruppo, che i Ministri potevano aver dato le dimissioni per motivi familiari. Si sono sentite delle cose tali, che se i cittadini ascoltassero davvero quello che si dice in Conferenza dei Capigruppo - viene in mente il MoVimento 5 Stelle, con le sue sedute via streaming - sarebbe davvero difficile immaginare cosa potrebbero pensare della classe politica italiana. È davvero incredibile e indecente quello che è accaduto.
Non contenti di questo, nella Conferenza dei Capigruppo di questa sera è stata addirittura avanzata l'ipotesi di poter anticipare le comunicazioni di un giorno, svolgendole nella giornata di lunedì sia alla Camera che al Senato, dividendo i tempi. Ciò avrebbe comportato che al Senato avremmo votato intorno all'una di notte e improvvisamente, dopo un inizio su cui sembrava che fossimo tutti d'accordo, quando il presidente Alberti Casellati aveva già messo quasi nero su bianco questo accordo stabilito da tutti, c'è stato un dietrofront: Conte non dà più la disponibilità per lunedì perché, se si finisce all'una di notte, purtroppo è troppo tardi e forse non si riesce a portare qualcuno a votare (Applausi).
Questo dà la dimensione di come siete ridotti! Questa è la dimensione vera di come siete ridotti! È davvero indecente. Glielo dico, signor Presidente: è davvero indecente questo spettacolo. È chiaro che avete bisogno di giorni, che vi siete presi dei giorni per andare a cercare i cosiddetti responsabili. Volete l'orario giusto perché per qualcuno magari probabilmente all'una di notte è troppo tardi e, quindi, bisogna chiamarlo prima. Questo sarebbe il Governo che può dare un futuro al Paese e soprattutto il Governo del rilancio dell'Italia? Tanti auguri! (Applausi).
BERNINI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, io la ringrazio. Devo dire che il collega Romeo mi ha anticipato con una serie di considerazioni che sono state per noi uno shock continuo.
Colleghi, ho sentito dire oggi che il presidente Conte non può presentarsi nello stesso giorno in quest'Aula del Senato e alla Camera perché ciò potrebbe pregiudicare i diritti dei senatori anziani. (Applausi). Noi ci siamo commossi di fronte a questa sensibilità che avete ripetutamente dimostrato quando avete forzato il calendario dei lavori in maniera vergognosa, facendo votare anche ai senatori anziani - poveretti - fiducie ad ogni ora del giorno e della notte (Applausi). Eppure in questo momento, per la vostra paura che a questo Governo raccogliticcio manchi qualche senatore, magari qualche senatore a vita un po' agé, avete il coraggio di menzionare la debolezza, la vulnerabilità, la fragilità dei senatori anziani (Applausi). Signor Presidente, lei - pur se imparziale - ci è testimone: ne abbiamo sentite veramente di tutti i colori.
Tra l'altro, vorrei fare un ringraziamento personale al presidente Conte che, quando è stato interpellato, aveva manifestato la sua disponibilità. Aveva infatti detto di esser disposto a svolgere le sue comunicazioni lunedì mattina alla Camera e coerentemente, per equilibrio e par condicio, lunedì pomeriggio al Senato. Questa ci sembra la cosa giusta, salvo che qualcuno di voi non abbia retropensieri, preoccupazioni, angosce, esigenza di ramazzare costruttori all'interno di quest'Aula fino all'ultimo secondo (Applausi). È una cosa di cui forse il presidente Conte non era stato messo a conoscenza, ma la sua maggioranza, a distanza di una ventina di minuti, ha pensato bene di rettificare la sua disponibilità; la disponibilità data dal presidente Conte che, ogni giorno, dice di preoccuparsi profondamente per i problemi del Paese e addirittura fa dei video in cui mostra di andare a prendere il caffè e manifesta tutta la sua empatia, partecipazione e vicinanza agli italiani e rimanda in maniera vergognosa il tempo della verifica di un Governo che non sappiamo nemmeno se esiste, se non esiste, se è fiduciato o se non lo è; è il Governo oil non oil. (Applausi). Noi non sappiamo che tipo di Governo è. Sappiamo che sono stati ritirati dei Ministri, ma non sappiamo se è stata ritirata la fiducia. È questo il modo in cui voi servite i vostri rappresentati? È questo il modo in cui voi servite quegli italiani che dite stanno soffrendo? È questo il modo in cui voi seguite la pandemia e la crisi?
Beh, colleghi, se questa è l'alba di un nuovo giorno, noi ci auguriamo veramente che questo giorno non venga mai e continueremo a lavorare esattamente come voi perché Governi raccogliticci, che faranno solo il male del Paese, non nascano mai con i peggiori presupposti. Aggiungo ancora un particolare non irrilevante.
Colleghi, vi stiamo chiedendo da due mesi di fare presto. Fate presto! (Applausi).
Colleghi del MoVimento 5 Stelle, voi che volevate aprire quest'Aula come una scatoletta di tonno, oggi avete pronunciato le parole «geometrie istituzionali». Ripeto, geometrie istituzionali! (Applausi). Siete diventati più realisti del re, l'espressione del peggior teatrino della politica. Vi prego: rientrate in voi stessi, svegliatevi e fate presto nell'interesse non nostro, ma di quegli italiani che dite di voler rappresentare. (Applausi).
RAUTI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, siamo reduci da una riunione kafkiana della Conferenza dei Capigruppo, durante la quale abbiamo discusso di minutaggio, compressione dei tempi, difficoltà di deambulazione di molti senatori, problemi di insonnia e altro ancora, in un modo che offende non solo la stessa Conferenza dei Capigruppo, ma anche l'intera istituzione di cui facciamo parte.
Noi avremmo dovuto invece discutere dei modi politici, che erano quelli con cui ci si era lasciati dopo la Conferenza dei Capigruppo di questa mattina, ovvero appurare la disponibilità del Presidente del Consiglio di svolgere comunicazioni nei due rami del Parlamento. Nonostante la disponibilità data dal Presidente del Consiglio, noi siamo stati capaci di discutere delle ore per stabilire che le comunicazioni del Presidente del Consiglio si sarebbero svolte nella medesima giornata di lunedì, prima alla Camera e poi al Senato. Abbiamo anche contingentato i tempi per far sì che tutto questo si svolgesse in un solo giorno.
Poi, all'improvviso, questo sistema è stato rovesciato e si è tornati a uno schema che - a nostro avviso - è inaccettabile, ossia due giorni divisi: lunedì alla Camera e martedì al Senato. Questo vuol dire che, dall'inizio di questa crisi, rispetto alla quale si fa finta di niente, sarà passata quasi una settimana, perché martedì prossimo sarà trascorsa quasi una settimana da ieri, inizio della crisi.
Di fronte alle parole del Presidente della Repubblica, che ha chiesto che questa crisi abbia tempi brevissimi, e di fronte alle emergenze sanitarie ed economiche del Paese, che non può aspettare il pantano della politica (quindi, tempi non brevi, ma brevissimi), che cosa fa la maggioranza in via di decomposizione? Traccheggia! Traccheggiate anche sui minuti. Tutta l'opposizione ha dato disponibilità per le giornate di venerdì, sabato, domenica e lunedì. Avete traccheggiato con ogni scusa, anche la più bassa e ridicola, per arrivare a martedì. Avete bisogno del sabato e della domenica non per riposare, ma per cercare di puntellare una maggioranza che non c'è più, andando a prendere di qua e di là qualche anziano che sopravvive alle due di notte o qualche altro definito impropriamente responsabile, per capire se avete o meno dei numeri risicati. (Applausi).
Voglio dirvi una cosa. Il presidente Conte avrebbe dovuto dimettersi e sarebbe dovuto venire oggi a dire che cosa sta succedendo, che cosa si intende fare e procedere subito alla conta. (Applausi). Questo è il pensiero non solo di Fratelli d'Italia, ma di tutte le persone che si trovano fuori di qui e che attendono risposte in un periodo di straordinaria emergenza sociale, economica e sanitaria. Voi invece traccheggiate, perché vi volete puntellare! (Applausi).
Una cosa è chiara, al di là delle premesse che avete sconfessato: se troverete mai - e non lo credo, né lo auguro al Paese - una risicata maggioranza, questa sarà tre volte più debole di quella che avete avuto fin qui e con la quale avete rovinato il Paese. (Applausi).
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
CORRADO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORRADO (M5S). Signor Presidente, una settimana fa, il 7 gennaio, su «Il Giorno», nelle pagine milanesi, compariva un articolo che, per la prima volta, dava conto dello stato dell'arte della trattativa fra lo Stato e gli eredi di Umberto Eco.
Umberto Eco è stato un grandissimo narratore, filosofo, semiologo, giornalista, scomparso esattamente cinque anni fa, nel febbraio 2016. Era nato nel gennaio 1932 e ora, a distanza di cinque anni, quelle interlocuzioni - partite circa tre anni fa - tra la famiglia e lo Stato - mi riferisco a quell'articolo, seguito, nei giorni successivi, da altri interventi sulla stampa - sembrano arrivare in porto. Eppure, diversamente da quanto era dato sapere fino a qualche tempo fa, e cioè che il Ministero per i beni e le attività culturali stava trattando con la famiglia, dopo avere dichiarato l'interesse storico particolarmente rilevante del compendio costituito dalla biblioteca e dall'archivio di Umberto Eco, oggi si apprende che la biblioteca, relativamente alla parte dei testi antichi e rari, sarà effettivamente acquistata dallo Stato e sarà conservata nella biblioteca nazionale Braidense di Milano e gestita, appunto, dal Ministero. Al contrario, oltre 35.000 volumi - sono la parte più recente della biblioteca stessa - e le carte, quindi l'archivio del professore, saranno donati dalla famiglia allo Stato, ma andranno a Bologna, e quindi non a Milano.
A Bologna l'Università Alma Mater Studiorum, sulla base di un accordo con la famiglia, che sembra debba essere ancora raggiunto, metterà a disposizione degli spazi - parrebbero essere stati già identificati - per raccogliere questa parte della documentazione e dei libri.
Mi chiedo come sia possibile che il Ministero per i beni e le attività culturali, che ha emesso un provvedimento di tutela - rispetto al quale la famiglia Eco ha fatto un ricorso al TAR, e sul quale non si è ancora deciso - possa permettere lo svilimento di questa propria iniziativa di tutela, permettendo oggi lo smembramento del compendio. Come detto, la biblioteca in parte resta a Milano, in parte va a Bologna, l'archivio sembra andare a Bologna.
Ebbene, è difficile, per un uomo che è stato un grandissimo intellettuale e ha fatto della biblioteca il centro di uno dei suoi romanzi più famosi - sto pensando a «Il nome della rosa» - immaginare che la sua biblioteca, che tra l'altro chiamava in modi particolari - la definiva semiologica, ma anche curiosa, lunatica, pneumatica - venga separata dall'archivio, pur contenendo anche i libri una serie di note manoscritte e di appunti dello stesso Eco: a me sembra una cosa molto poco giustificata, tanto più che - ripeto - un provvedimento di vincolo era già stato emesso e adesso sembrerebbe che, pur restando in vigore il vincolo, il Ministero permetta - a quanto sembra, sulla base dei desideri dei familiari - uno smembramento che non ha senso. (Applausi).
LANNUTTI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (M5S). Signor Presidente, Mauro Masi è stato nominato presidente della Concessionaria servizi assicurativi pubblici (Consap), controllata dal MEF, nella quale, dal 2011, ha ricoperto per tre volte l'incarico di amministratore delegato.
Secondo lo statuto della Consap, gli amministratori sono nominati per un periodo non superiore a tre esercizi, e scadono alla data dell'assemblea. Dunque, Masi, non potendo ricoprire per una quarta volta il ruolo di amministratore delegato, ha ottenuto la presidenza, mentre la poltrona di amministratore delegato è andata a Vincenzo Federico Sanasi D'Arpe.
Sempre lo statuto della Consap afferma che solo all'amministratore delegato e al presidente, nel caso di attribuzione di deleghe operative possono essere riconosciuti compensi che sono tra i 160.000 e i 180.000 euro.
La Consap gestisce, per conto del Mise, del Ministero dell'interno e del MEF, il ruolo di assicuratore pubblico per i risarcimenti e dunque gestisce alcuni fondi per i risarcimenti quali il fondo di garanzia e di cartolarizzazione delle sofferenze previsto dal decreto-legge. La Consap gestisce, inoltre, il fondo indennizzo ai risparmiatori (FIR) previsto dalla legge n. 145 del 30 dicembre 2018, ovvero gli indennizzi a favore dei risparmiatori che hanno subito un pregiudizio ingiusto, ossia le banche fallite.
Masi è anche presidente di Banca Igea, un'altra banca la cui compagine azionaria ha salvato la Banca del Fucino, con 47,5 milioni di perdite; operazione avvenuta tramite la cessione di 314 milioni di non performing loans (NPL) alla società per la gestione di attività che era SGA ex Banco di Napoli ed è diventata AMCO, società partecipata dal MEF.
Come direttore generale Rai, Masi è stato condannato in via definitiva per danno erariale proprio nei confronti della TV pubblica e ha dovuto risarcire l'azienda per 100.000 euro. Da direttore generale favorì l'esodo dell'ex direttore del telegiornale Angela Buttiglione e dell'ex direttore Rai Marcello del Bosco, facendo sborsare alla Rai 680.000 euro; cifra che la Corte dei conti ha giudicato danno erariale con sentenza confermata dalla Cassazione il 16 ottobre 2018.
In conclusione, signor Presidente, secondo noi è inconcepibile che siano sempre i soliti mandarini a essere rinnovati quasi in eterno. Mi chiedo se l'incarico di presidente della Consap ricoperto da Mauro Masi sia compatibile con quello di presidente di Banca Igea, considerando che la concessionaria di servizi assicurativi pubblici gestisce anche il FIR, il fondo per indennizzare i risparmiatori.
Quali iniziative bisogna svolgere? Questo Paese non cambierà fino a quando i soliti mandarini di Palazzo continueranno a infestare gli enti pubblici. (Applausi).
DE VECCHIS (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE VECCHIS (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo in un clima surreale perché vorrei rivolgermi al ministro Patuanelli e al ministro Catalfo per portare le preoccupazioni delle sigle sindacali di aziende aeroportuali come Alitalia e delle handling Aviation Services e Aviapartner che proprio ieri mi hanno denunciato che dal 27 gennaio le loro aziende non avranno più liquidità per pagare gli stipendi. Vorrei portare la questione all'attenzione dei suddetti Ministri, senza presentare un'interrogazione perché abbiamo urgenza, parliamo di pochi giorni, poche settimane, dopo le quali vedremo i nostri concittadini, i lavoratori del sistema aeroportuale, non percepire lo stipendio.
Intervengo quindi in fine seduta per sensibilizzare soprattutto il Ministro del lavoro affinché si faccia carico presso l'INPS, visto che spesso e volentieri gli intoppi che produce la nuova dirigenza INPS creano disagi ai cittadini. Dal 27 gennaio prossimo ci troveremo con una platea di circa diecimila persone senza lo stipendio. Porto quindi all'attenzione di quest'Assemblea e di quello che rimane ancora del Governo giallorosso il fatto che dal 27 gennaio i lavoratori delle aziende Aviation Services, Aviapartner e Alitalia - ripeto - non percepiranno lo stipendio e questo problema è spalmato su tutto il territorio, da Napoli fino a Milano, passando per l'aeroporto internazionale di Fiumicino.
Questo è un appello accorato alla serietà di chi ha delle responsabilità non indifferenti nei confronti dei cittadini italiani. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 19 gennaio 2021
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 19 gennaio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 20,54).