Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Brindisi in onore del Presidente siriano Al-Assad

19 Febbraio 2002

Signor Presidente,

sono molto lieto di accoglierLa a Palazzo Giustiniani, insieme alla sua consorte e alla delegazione di alto livello che l'accompagna in occasione di questa sua prima visita ufficiale in Italia.

Lo sono, in maniera particolare, perché Lei è il rappresentante di un popolo amico dell'Italia, mediterraneo come il nostro, che ha alle spalle un'antichissima civiltà. Questo rende più agevole la cooperazione tra le nostre Nazioni, a beneficio della pace e della stabilità del mondo intero.

L'ingresso della Siria nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel gennaio scorso testimonia della volontà del Suo Paese di dare un contributo concreto a questo obiettivo.

Gli avvenimenti dell'11 settembre 2001 hanno tragicamente segnato - in maniera indelebile - l'inizio del nuovo secolo. Questi fatti ci hanno obbligati a rivedere alcune convinzioni, ad aprire gli occhi su situazioni che credevamo, erroneamente, non potessero costituire dei rischi concreti per la pace mondiale. Oggi vediamo che questi rischi esistono, e che è venuto il momento di raddoppiare gli sforzi affinché la via del dialogo e del confronto prenda finalmente il sopravvento sulla violenza. Mi riferisco naturalmente, in primo luogo, alla situazione in Medio Oriente, dove il suo Paese, Signor Presidente, svolge un ruolo importante nel processo di pace.

Signor Presidente,

la storia insegna che le culture più vive sono quelle che non si isolano, ma che scelgono invece di aprirsi al dialogo. La storia insegna anche che il progresso in ogni campo - civile, economico, sociale, scientifico, artistico - nasce dal confronto e dal dialogo fra culture diverse. Questo dialogo presuppone una scelta di fondo: la disponibilità ad ascoltare le motivazioni dell'altro.

Credo che si debba tener fede a questa scelta, anche nei momenti difficili: la violenza non nasce dalla diversità delle convinzioni religiose ma piuttosto dagli estremismi e dai fanatismi.

L'Italia e la Siria sono terre che per molti secoli hanno sperimentato i benefici degli scambi commerciali e culturali. Possiamo attingere ad una comune tradizione, quella del bacino del mediterraneo, culla delle civiltà più antiche della storia. Possiamo promuovere, tra l'Europa e il mondo islamico, un dialogo non solo utile ma necessario.

Signor Presidente,

Vi sono tra noi rapporti diretti antichissimi. Le vestigia dell'impero romano sono presenti in decine di siti archeologici del Suo Paese. Vi sono tracce dell'apporto culturale siriano in strade e monumenti di Roma. A Venezia rimangono numerose testimonianze degli stretti rapporti tra la Serenissima e Aleppo e altre città siriane. La mostra sull'architetto siriano "Apollodoro di Damasco", svoltasi a gennaio sotto l'alto patronato Suo e del Presidente Ciampi, ci ha mostrato punti di contatti tra le nostre culture. Mi risulta che l'influenza dell'Islam in Sicilia potrebbe essere oggetto di una prossima mostra a Damasco. Da poco opera nella capitale della Siria un Istituto italiano di Cultura, e sono attive in Siria ben nove missioni archeologiche italiane.

Esiste un forte interesse all'apprendimento della lingua italiana, insegnata nelle due Università di Damasco e Aleppo e so della richiesta di un apporto più sistematico sul piano della formazione universitaria e post-universitaria, anche con l'apertura a Damasco di una sezione di Università italiane. Al nostro tavolo sono oggi presenti tre rettori di Università di Roma, proprio per testimoniare il nostro vivo interesse a questi contatti.

Le relazioni bilaterali tra Italia e Siria non si fermano all'aspetto culturale, ma sono solide anche in campo politico ed economico. L'Italia è il secondo partner commerciale della Siria con iniziative di cooperazione che riguardano settori cruciali quali sanità, agricoltura, sostegno alle piccole e medie imprese, valorizzazione del patrimonio culturale, e formazione professionale.

Tutto ciò testimonia della volontà dell'Italia, anche in qualità di Paese membro dell'Unione Europea, di contribuire allo sforzo di modernizzazione che Lei, Signor Presidente, sta imprimendo al Suo Paese.

Signor Presidente,

l'augurio che vorrei rivolgere a Lei, alla Sua consorte e alla delegazione che l'accompagna è che tali relazioni possano sempre più rafforzarsi, nell'interesse reciproco e della pace mondiale.



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