Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Dibattito sul bilancio interno del Senato

Seduta n. 238 del 19 settembre 2002

19 Settembre 2002

Consentitemi di fare qualche breve riflessione introduttiva di questa nostra discussione sul bilancio interno del Senato. Credo che questa possa essere utilizzata come un'occasione non soltanto per affrontare le questioni di merito che riguardano il bilancio, su cui interverranno il Presidente della Commissione bilancio e i senatori Questori, ma anche per riflessioni sul funzionamento e direi anche sullo stato di salute della nostra Istituzione.

Io sono da tempo convinto della necessita'' e dell'urgenza di queste riflessioni. Percio'', se mi consentite, vorrei richiamare la mia e la vostra attenzione su tre questioni in particolare, che peraltro sono connesse tra loro.

La prima questione riguarda la riforma del Regolamento del Senato al fine di adeguare le regole istituzionali al sistema maggioritario e bipolare che oggi ormai e'' la realta'' della nostra Costituzione materiale. Voi sapete che piu'' volte ho richiamato l'attenzione su questo problema.

Ora, senza entrare nel merito di polemiche recenti su giurisprudenza e interpretazioni del nostro Regolamento, che considero chiuse, credo pero'' che tutti possiamo convenire sul fatto che esiste ormai una divaricazione consistente tra l'evoluzione della Costituzione vivente anteriore al 1993 e la situazione che si e'' determinata a seguito della nuova legge elettorale, prevalentemente maggioritaria. Ritengo che e'' a questa sfasatura che siano da ricondursi alcune tra le piu'' notevoli difficolta'' di funzionamento del nostro sistema politico e anche istituzionale.

La lunga transizione italiana questa almeno e'' la mia personale e ferma opinione va finalmente portata a compimento e, per adeguarci agli standard delle maggiori democrazie europee, credo sia necessario iniziare rivedendo almeno il nostro Regolamento. Ho gia'' anticipato questa mattina la mia opinione in proposito nella Conferenza dei Capigruppo.

Ritengo che siano due le direttrici di fondo su cui occorra lavorare, cioe'' varare «uno statuto del Governo in Parlamento» e uno «statuto dell'opposizione», per assicurare al Governo e alla sua maggioranza la responsabilita'' e gli strumenti per attuare entro tempi certi il proprio programma, e all'opposizione il diritto alla discussione delle proprie proposte, il diritto a svolgere in Parlamento il confronto politico con la necessaria visibilita'' nel Paese e anche il diritto a vedere accentuati i poteri di controllo.

Credo che con equilibrate modifiche del Regolamento, anche a Costituzione invariata, si possa compiere un passo molto significativo verso il conseguimento di questo duplice obiettivo (lo statuto del Governo e lo statuto dell'opposizione), che potrebbe realizzarsi gia'' nell'attuale legislatura.

Certamente l'adeguamento al sistema maggioritario e bipolare richiede anche alcune modifiche costituzionali, come peraltro fu chiaro dai lavori della fallita Commissione bicamerale della scorsa legislatura.

Ho osservato, devo dire con vivo piacere personale, che alcuni senatori dell'opposizione hanno di recente presentato un disegno di legge costituzionale, che porta il titolo: «Norme per la stabilizzazione della forma di governo intorno al Primo Ministro e per il riconoscimento di uno statuto dell'opposizione» (A. S. 1662), che a me sembra persegua gli stessi obiettivi che ho appena richiamato. Questo per quanto concerne la prima questione, cioe'' la riforma del Regolamento.

La seconda questione che vorrei sollevare qui con voi riguarda in prospettiva piu'' ampia il futuro del Senato della Repubblica, che cosa in particolare il Senato della Repubblica debba divenire dopo la riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione. Prima della pausa estiva era il 18 luglio introducendo il convegno che si e'' tenuto qui in Senato su «Il federalismo nella democrazia italiana», avevo gia'' affrontato questa questione e ritengo di sottoporla ancora una volta alla vostra attenzione.

La riforma del Titolo V della Costituzione, a mio avviso ma non solo a mio avviso presenta alcuni limiti, in particolare nel riparto delle funzioni legislative tra Stato e Regioni, che e'' basato su materie. Questo riparto non delimita sempre con sufficienza tali materie, cioe'' non stabilisce in modo sufficientemente netto chi fa che cosa, e d'altro canto non assicura neppure i luoghi della mediazione politica e istituzionale tra gli enti che hanno la potesta'' di fare leggi.

Vi e'' allora il rischio di far precipitare tutto il nostro ordinamento in uno stato di incertezza e in un passaggio dal federalismo cooperativo, quale si voleva e quale e'' nello spirito della riforma del Titolo V, ad un federalismo rissoso oppure consociativo, con le conseguenze, specie di bilancio, che tutti possono immaginare e che forse gia'' possiamo osservare.

Sullo sfondo io intravedo anche un altro rischio, cioe'' quello di un progressivo svuotamento del Parlamento, che da un lato si vede costretto fra la contrattazione preliminare Stato-Regioni-autonomie (e percio'' anche costretto ad un'opera di mera ratifica di accordi presi al di fuori del Parlamento medesimo) e dall'altro lato soffre invece della mancanza di strumenti che possano risolvere i conflitti di competenza, i quali saranno destinati ad ingolfare la Corte costituzionale che ahime'' sara'' chiamata talvolta a dirimere questioni e dubbi che sono piu'' di natura politico- istituzionale che non di natura tecnico-giuridica. Anche questo e'' un rischio che dovremmo evitare.

Introduco qui la terza ed ultima questione. Questo doppio rischio, cioe'' dello svuotamento delle prerogative del Senato e del passaggio ad un federalismo rissoso o consociativo, con ingolfamento della Corte costituzionale, io credo che difficilmente potra'' essere scongiurato dall'integrazione, peraltro prossima, della Commissione parlamentare per le questioni regionali con i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali, al cui Regolamento sta lavorando il Comitato paritetico presieduto dal senatore Mancino. Infatti, l'intervento di questa Commissione bicamerale, integrata secondo la recente riforma, produce l'effetto, in talune limitate materie, di un rafforzamento del quorum assembleare, sul modello della Commissione bilancio.

La soluzione pero'' a me sembra debole perche´ lo spettro d'azione di questa Commissione e'' assai ristretto ed anche insufficiente rispetto all'impellente necessita'' di un luogo di effettiva mediazione politico-istituzionale tra sistema delle autonomie e Stato. Detto in altra maniera, la Commissione bicamerale per gli affari regionali, per quanto integrata a norma della modifica costituzionale, rimane pur sempre una Commissione parlamentare e neppure lontanamente e'' il nucleo di un Senato federale della Repubblica.

Ebbene, io credo che se si vuole scongiurare il rischio di un progressivo svuotamento del Parlamento non bisogna aspettare che siano i fatti a determinare il destino delle Camere. E'' necessario che sia il Parlamento medesimo, e in particolare il Senato, ad affrontare la questione in modo tempestivo e a decidere direttamente quale debba essere in futuro il proprio ruolo nell'assetto istituzionale della Repubblica.

Sulla prima questione che ho sollevato, quella della riforma regolamentare, mi impegno l'ho gia'' detto questa mattina alla Conferenza dei Capigruppo a presentare entro breve tempo alla Giunta per il Regolamento, e contemporaneamente ai Presidenti dei Gruppi, un documento per avviare la discussione.

Sulla seconda questione, cioe'' quella del futuro assetto del Senato, invito i Presidenti dei Gruppi e tutti i senatori ad avviare una discussione tempestiva sul futuro del Senato nel quadro del nuovo assetto federalista e nel quadro dell'integrazione europea. Questa discussione a mio avviso sta diventando urgente.

Per quanto riguarda la terza questione, quella della Commissione bicamerale per gli affari regionali, d'intesa con il presidente Casini (con il quale gia'' mi sono incontrato e ho discusso del tema) mi adoperero'' affinche ´ l'integrazione della Commissione bicamerale avvenga nel piu'' breve tempo possibile e in modo concordato tra maggioranza, opposizione e sistema delle autonomie.

Mi auguro che la discussione su questi tre temi abbia inizio e abbia anche buon fine. Naturalmente spero che si creino le condizioni e il clima per poter affrontare riforme di questa importanza, urgenza e a mio avviso necessita'', anche perche´ la materia di cui abbiamo parlato (cioe'' quella delle regole) riguarda tutti, e'' nell'interesse di tutti e percio'' richiede il concorso della discussione e della deliberazione di tutti.

Questo tenevo a dirvi, colleghi, perche´ credo che questa sia l'occasione migliore per iniziare a discutere di tali questioni. Certamente e'' un'occasione per iniziare a riflettere su di esse.



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