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Senato della Repubblica
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D'AYALA Mariano

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:07/14/1809
Luogo di nascita:MESSINA
Data del decesso:26/03/1877
Luogo di decesso:NAPOLI
Padre:Raimondo
Madre:RAGUSI Rosaria
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Coniuge:COSTA Giulia
Figli: Alfredo
Elvira
Michelangelo
Fratelli:Giuseppe, ufficiale
Clementina
Placido
Teresa
Parenti:D'AYALA Giuseppe, avo paterno
D'HERVEIS Clementina, ava paterna
D'AYALA Lino, zio, fratello del padre, ufficiale d'artiglieria (Regno delle Due Sicilie)
COSTA Gaetano, suocero
COSTA Gabriele, cognato
Titoli di studio:Scuola militare
Scuole militari:Scuola militare di Napoli dal 29 maggio 1819;
Accademia militare di Napoli dall'11 novembre 1820, poi Collegio militare dal 1823
Professione:Militare di carriera (Esercito)
Altre professioni:Docente, scrittore
Carriera giovanile / cariche minori:Alfiere (Regno delle Due Sicilie) (1° novembre 1829), Tenente (Regno delle Due Sicilie) (1° settembre 1837-3 agosto 1843. Licenziato dai ruoli dell'esercito napoletano)
Carriera:Colonnello (Regno delle Due Sicilie) (24 luglio 1848)
Maggiore generale (Esercito dell'italia meridionale) (15 ottobre 1860), poi (Corpo dei volontari italiani) (21 luglio 1861), poi (Esercito italiano) (27 marzo 1862-13 agosto 1867. Data del collocamento a riposo)
Professore di Balistica e di geometria descrittiva nel Collegio militare di Napoli (1° settembre 1837) (Regno delle Due Sicilie)
Professore di Storia e geografia al Collegio nazionale di Torino (Regno di Sardegna) (1858)
Professore di Scienze militari all'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze (1° dicembre 1859-30 novembre 1860)
Cariche politico - amministrative:Membro del Consiglio generale (Toscana) (1849)
Deputato all'Assemblea Costituente (Toscana) (6 aprile 1849)
Consigliere comunale di Napoli (giugno 1861-1876)
Vicesindaco di Napoli [post 1868]
Cariche e titoli: Intendente della provincia di Messina, destinato provvisoriamente a L'Aquila (Regno delle Due Sicilie) (8 febbraio-15 luglio 1848)
Direttore della biblioteca di Ferdinando duca di Genova (Regno di Sardegna) (21 dicembre 1855)
Membro del Consiglio superiore per gli istituti di istruzione e di educazione militare (8 giugno 1862)
Direttore della rivista "Gazzetta militare" (Regno di Sardegna) [1857]
Compilatore della rivista "Rivista militare" (Regno di Sardegna) (1858)
Comandante della Guardia nazionale di Napoli (8 settembre-8 novembre 1860)
Comandante della Sottodivisione militare e territoriale di Caltanissetta (giugno 1863-29 agosto 1865)
Cofondatore dell'Associazione unitaria costituzionale di Napoli [1868]

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:05/15/1876
Categoria:03 I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Relatore:Francesco Pallavicini
Convalida:06/06/1876
Giuramento:19/06/1876

.:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 4 agosto 1861
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 31 dicembre 1864
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 27 settembre 186[2] [fonte illeggibile]

.:: Servizi bellici ::.

Arma:Esercito: artiglieria

.:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
VIII
Avezzano
27-1-1861*
Centro-sinistra
Annullamento dell'elezione il 7 marzo 1861. Rielezione il 5 maggio 1861
IX
Napoli V
31-12-1865**
Sinistra
Ballottaggio il 7 gennaio 1866
X
Napoli V
10-3-1867***
Sinistra
Ballottaggio il 17 marzo 1867
XI
Napoli V
20-11-1870****
Sinistra
Ballottaggio il 27 novembre 1870


.:: Governo ::.

Altri Stati:Ministro della guerra (Granducato di Toscana, poi Governo provvisorio toscano dall'8 febbraio 1849) (27 ottobre 1848-28 febbraio 1849. Rassegnò dimissioni il 9 febbraio dopo la proclamazione del Governo provvisorio toscano avvenuta l'8 febbraio 1849. le dimissioni furono accettate con decreto del 28 febbraio)

.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

Signori senatori! Ogni volta che, dopo un intervallo anche breve delle nostre tornata, la devozione all'uffizio ci riconduce a questa Assemblea, mi tocca il còmpito doloroso di recarvi l'annunzio che la morte ha cancellato dall'Albo il nome di uno o più degli egregi che abbiamo avuto a compagni.
Sul finire del marzo è venuto meno il commendatore D'Ayala, senatore da poco oltre a dieci mesi.
La città di Napoli, che di solenni pompe esequiali avea poc'anzi onorato due insigni patrioti, due poderosi intelletti, i senatori Luigi Settembrini e Paolo Emilio Imbriani, non minori omaggi ha renduto il 28 marzo alla salma di un illustre loro collega, il senatore Mariano D'Ayala.
Questi era nato il 14 luglio 1809 a Messina: ma bramoso, sin da' primi anni, di apprendere l'arte della guerra, e le scienze che sono a quella potentissimo ausilio e decoro, si tramutò a Napoli come alunno del Collegio militare, che ha nome la Nunziatella: preclaro Collegio, nel quale la fortuna d'Italia ha voluto che il Governo borbonico, certamente senza saperlo e senza sognarlo, allevasse buon numero degli uffiziali che ora ammiriamo nei più alti gradi del nostro esercito, gagliardo e religioso custode della unità e dell'onore della nazione.
Di corto, il giovane alunno raggiunse in quel Collegio il grado di capitano, e l'ufficio di professore di artiglieria.
Si avvicinavano i tempi che l'Italia sospirava da tanti secoli. Ferdinando II pareva volgere a miti consigli negli ordini del reame. Il D'Ayala, non sospettando che quelle lustre sarebbero vane e capziose, assumeva il carico d'Intendente della Provincia d'Aquila; ma lo smetteva, più presto che subito, quando il 15 maggio del 1848 ha rivelato al mondo civile di che razza si fossero e di che tempera le promesse di Re Borbone.
Prese allora il D'Ayala la via dell'esilio: ebbe onesta e lieta accoglienza nella gentile Toscana: fu ministro per la guerra nel breve periodo del triumvirato.
Sennonchè, tosto dopo la sciagura del magnanimo Carlo Alberto, a Firenze sopravvennero le armi dello straniero: onde il D'Ayala, del pari che tanti altri de' suoi, chiese l'ospitalità del generoso Piemonte, il quale, in onta alle ire del fato, continuava a impugnare, per non piegarla giammai, la bandiera dell'italica independenza.
I dieci anni e più della sua emigrazione furono consacrati a rinvigorire la mente e l'animo suo coi bellici studi, ai quali cresceano ornamento quegli altri, egualmente a lui dilettissimi, delle istorie napolitane, e della lingua dei nostri classici, della quale era molto perito, e divoto sino allo scrupolo. Alcuni scritti assai pregiati diede alle stampe: molti più giacciono inediti; ché gli difettavano i mezzi da mandarli pe' torchi: la repubblica delle lettere desidera che presto vengano in luce.
I miracoli del 1860 gli riapersero le porte di Napoli; e quivi si ebbe parecchi uffici elettivi. Fu generale di quella guardia nazionale, che in giorni paurosi e difficili seppe rendere alla causa della libertà e dell'ordine servigi splendidi, cui sarebbe ingiustizia dimenticare. Poco appresso, tenne il comando della divisione militare di Caltanissetta. Il V collegio di Napoli lo inviò alla Camera dei deputati. Il Governo del Re lo ha creato senatore il 15 maggio 1876: deh! che ricordi la data del 15 maggio gli avrà suscitato nell'animo!
Ogni parola, che io dicessi rispetto alla bontà dell'indole, alla dolcezza del cuore, alla integrità, alla fermezza, alla modestia di Mariano d'Ayala, e al suo patrio amore, che altri chiamò idolatria, riuscirebbe troppo minore del vero.
È morto povero: condizione non nuova, né rara tra i valentuomini che hanno meritato altamente della nostra gran madre, l'Italia.
(Vivi segni di approvazione). [...]
MINISTRO GRAZIA E GIUSTIZIA. [...] non posso obliare che l’onorando senatore Mariano D’Ayala divise con me nel corso di una vita intiera le generose aspirazioni e le patriottiche speranze della gioventù, i dolori della proscrizione, i confronti e le gioie del risorgimento della patria nostra.
Quale elogio io potrei consacrare alla sua memoria, che non riesca immensamente inferiore ad un merito incomparabile, pallido, riflesso di una luce d’immortale splendore? E commosso nell’anima sino alle lagrime, saprò col labbro trovare parole che rispondano in questo momento all’altezza del soggetto?
Mariano D’Ayala fu uomo di antichi costumi, di elevato carattere, di elettissimi studi, fiero della sua mobilissima poverà, e di quella costante indipendenza che non era ostentazione orgogliosa, né brama di popolarità, ma era modesta coscienza dei doveri del vero patriottismo, sentimento vivo e profondo dell’umana dignità.
Egli, nell’esercito, negli uffici pubblici, nella vita politica, nell’esilio, da per tutto, fu un modello di virtù rarissime, e non smentì un istante la sua devozione all’Italia, alla sua grandezza, alla sua libertà.
Il Governo, per mia bocca, benché con forme troppo disadorne, ché la commozione dell’animo mi vieta trovarne migliori, si associa al lutto del Senato, al lutto della intera nazione, per questa perdita deplorata e immatura, e d io auguro all’Italia molti cittadini ed uomini politici che rassomiglino a Mariano D’Ayala.
(Segni d’approvazione).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 aprile 1877.

Note:Secondo altra fonte risulta nato il 14 giugno 1808.
Secondo altra fonte il nome della madre risulta: "Maria".


Attività 0713_D'Ayala_IndiciAP.pdf