E' proseguita la scorsa settimana in Aula la discussione delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, proposte dal ddl 733. L'esame è stato quindi sospeso e riprenderà probabilmente il 3 febbraio, come deciso dall'ultima Conferenza dei Capigruppo. Come riferito in Aula l'11 novembre dal sen. Vizzini, il disegno di legge 733 è volto a colpire in maniera più efficace i reati che contribuiscono alla diffusione di un sentimento di insicurezza collettiva e a promuovere un maggiore controllo del territorio da parte dello Stato nelle aree in cui vi è una forte presenza della criminalità organizzata. Il testo è stato oggetto di un approfondito esame presso le Commissioni riunite 1a e 2a, nel corso del quale sono state approvate numerose modifiche, anche su proposta dell'opposizione, volte ad ampliare e a rendere più efficace l'intervento legislativo.
Le norme del ddl sono volte, tra l'altro, a rendere più rigoroso il regime di detenzione previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, a prevenire le infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti, a contrastare le operazioni di riciclaggio del denaro e a rendere più cogenti le responsabilità in caso di scioglimento dei consigli comunali e provinciali per infiltrazioni mafiose.
Sul fronte della tutela della sicurezza dei cittadini, il disegno di legge introduce nuove fattispecie di reato, prevede aggravanti speciali per i reati che destano particolare allarme sociale (in particolare quelli contro i minori o contro il patrimonio) ed amplia i poteri delle Forze dell'ordine e delle autorità di pubblica sicurezza. Alcune misure hanno in realtà il fine di promuovere nei cittadini il senso di legalità e di appartenenza alla collettività: è il caso, per esempio, della possibilità attribuita agli enti locali di collaborare con associazioni volontarie ai fini della sicurezza e del presidio del territorio.
Il sen. Berselli, relatore per la 2a Commissione, ha sottolienato che il provvedimento amplia le tutele nei confronti di alcune categorie di cittadini particolarmente deboli, come gli anziani e i minori, soprattutto attraverso l'introduzione e l'estensione delle aggravanti speciali come quella derivante dalla cosiddetta minorata difesa, cioè dall'aver approfittato dell'età avanzata della persona che subisce il danno.
Tra i reati sui quali si interviene, figurano il commercio di esseri umani, gli omicidi perpetrati in occasione di violenze carnali, l'induzione all'accattonaggio, il sequestro e la violenza sessuale perpetrata ai danni di minori, la sottrazione e il trattenimento all'estero di minori di quattordici anni, le attività di riciclaggio, ma anche, su altro versante, il danneggiamento, l'imbrattamento o il deturpamento di cose altrui, in particolare su immobili e mezzi di trasporto pubblici e privati. Per il reato di ingresso illegale nel territorio dello Stato, oggetto di forti critiche da parte dell'opposizione, si è passati, tramite un emendamento del Governo, dalla previsione di una sanzione penale detentiva alla quella di una sanzione penale pecuniaria, rispetto alla quale l'espulsione dello straniero determina il non luogo a procedere.
«Il 13 febbraio scorso, nella Valle di Uzbeen, in Afghanistan, a seguito di un attacco compiuto ai danni di un convoglio del contingente militare italiano, perdeva la vita il sottotenente Giovanni Pezzulo. L'episodio suscitò particolare emozione nell'opinione pubblica, anche a causa delle parole pronunciate dalla giovane figlia del caduto, la diciottenne Giusy, che nel ricordare come il padre fosse "orgoglioso di far parte di un esercito che lavora per ricostruire, per portare pace ed aiuto", dichiarò, con profonda dignità e sentito amor patrio, di voler intraprendere la carriera militare per portare a compimento il sogno del genitore scomparso. Purtroppo, però, ad oggi, il desiderio di Giusy Pezzulo è rimasto tale: e ciò in quanto la sua statura, inferiore rispetto al metro e sessantuno richiesto dalla legge per le donne, la esclude dall'applicazione dell'articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, che disciplina l'ammissione nelle Forze armate dei congiunti dei militari deceduti o divenuti permanentemente inabili nell'espletamento del proprio servizio».
Così la relazione che accompagna il disegno di legge 1202 illustra i fatti che hanno dato origine all'iniziativa dei senatori, appartenenti a diversi Gruppi parlamentari, che hanno presentato il testo del ddl, approvato oggi all'unanimità in sede deliberante dalla Commissione Difesa. E' «giusto e doveroso - si legge ancora nella relazione - un intervento del Parlamento, che, attraverso la modifica dei parametri richiesti per l'arruolamento dei congiunti delle vittime del dovere, onora la memoria ed il sacrificio di quanti hanno perso la vita servendo la Patria».
Il ddl, di cui è primo firmatario il Presidente della Commissione Difesa, senatore Cantoni, passa ora all'esame della Camera.