Legislatura 16ª - 11ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 267 del 06/12/2011

     Nel porgere un cordiale benvenuto al ministro Fornero e al vice ministro Martone e nel ringraziare calorosamente il Ministro per la tempestività con la quale interviene ad illustrare le linee politiche del Dicastero, il PRESIDENTE rievoca brevemente i provvedimenti all'ordine del giorno della Commissione e le tematiche sulle quali sono in corso indagini conoscitive. Cede quindi la parola al Ministro per la sua esposizione.

 

            Il ministro FORNERO, espresso l'auspicio che l'odierna seduta rappresenti solo la prima occasione d'incontro con la Commissione lavoro, evidenzia che nella competenza del suo Dicastero ricadono questioni di grande rilievo e delicatezza. La ragione per la quale in questa prima fase si è concentrata essenzialmente sul capitolo previdenziale rappresenta esclusivamente un riflesso delle vicende economico-finanziarie, che sono d'altro canto all'origine della nascita stessa del governo Monti e che hanno imposto di agire innanzitutto sulla spesa, posponendo ogni intervento relativo alla regolazione del mercato del lavoro. Il tema del mercato del lavoro e quello degli ammortizzatori sociali sono tuttavia necessariamente complementari alla materia pensionistica. In assenza di un miglior funzionamento del mercato del lavoro, la riforma del sistema previdenziale adottata dal governo Monti è destinata a funzionare unicamente sul piano finanziario, ma si incorrerà in un problema di adeguatezza delle prestazioni e di impoverimento relativo dell'intero sistema Italia. L'impegno di tutti è dunque finalizzato al funzionamento equilibrato del mercato del lavoro, al fine di renderlo sempre più inclusivo. Naturalmente andranno complessivamente ridisegnati anche i meccanismi degli ammortizzatori sociali, in modo che nessuno resti escluso.

            La riforma previdenziale contenuta nel provvedimento di urgenza cosiddetto "Salva Italia " presenta caratteristiche di equità, anzitutto tra le generazioni, e, all'interno delle generazioni, di sostenibilità nel lungo termine e razionalizza l'intero sistema previdenziale. Negli ultimi anni la normativa pensionistica ha subito varie modifiche, sempre sotto la spinta dell'emergenza, sovente tuttavia reciprocamente incoerenti. L'esposizione odierna si concentrerà sulle caratteristiche della riforma, prescindendo dunque dal tema della deindicizzazione. La condizione che ha portato all'adozione del decreto-legge è rappresentata dall'emergenza, interna ed esterna; di qui la scelta dolorosa di ridurre l'indicizzazione delle pensioni, limitandola solo alle pensioni di importo due volte superiore al minimo. Ciò non rappresenta tuttavia il frutto della riforma, bensì il risultato del vincolo alla base del provvedimento d'urgenza.

            La riforma ha connotati di grande severità e realizza cambiamenti rilevanti. Nell'immediato, dal primo gennaio 2012 si passerà al metodo contributivo pro rata di calcolo delle pensioni. Si introduce inoltre una caratteristica che sarà fondamentale nel mercato del lavoro, vale a dire la flessibilità nel pensionamento. Il sistema è finanziariamente in equilibrio ed è compatibile con la solidarietà nei confronti dei soggetti svantaggiati, senza tuttavia creare privilegi; privilegi che sono invece impliciti nel sistema di calcolo delle pensioni con il metodo retributivo, che finisce con il dare di più a chi ha di più. Non potendosi tuttavia passare dall'oggi al domani ad un sistema completamente contributivo, si propone da subito e per tutti un sistema misto. Era intenzione del Governo dare un segnale chiaro in favore dell'aumento dell'età media di pensionamento, atteso che oggi taluni lavoratori escono dal mercato a soli 56, 57 o 58 anni. Con il metodo contributivo a regime le pensioni di anzianità spariranno. L'innalzamento dell'età con la convergenza verso il sistema contributivo riguarderà soprattutto le lavoratrici del settore privato, per le quali l'età di accesso alla pensione è oggi più bassa rispetto alle lavoratrici pubbliche e agli uomini. A fini di trasparenza, le cosiddette "finestre" verranno inglobate nei requisiti. L'età minima di pensionamento per le donne sarà dunque di 62 anni, con una fascia di flessibilità dai 62 ai 70 anni. Entro il 2018 le lavoratrici private convergeranno sull'età degli uomini e delle lavoratrici pubbliche (65-66 anni). Alle pensioni di anzianità oggi si accede con il meccanismo delle quote ed un'anzianità contributiva di 40 anni, cui va aggiunta la cosiddetta "finestra". Il decreto legge fa scomparire le quote: la pensione di anzianità si consegue dunque unicamente con l'anzianità contributiva.  In caso di età inferiore all'età minima della donna (62 anni) si avrà una penale di due punti percentuali per ogni anno di anticipo. L'impatto della manovra è dunque chiaramente abbastanza severo. Con il metodo contributivo, la flessibilità in uscita si attesterà tra i 63 ed i 70 anni, indicizzati per l'anno. Nel provvedimento si riscontrano inoltre misure di equità all'interno del sistema pensionistico pubblico. I fondi speciali sono chiamati alla solidarietà. Si è previsto un aumento dei contributi - peraltro in misura tollerabile - per i lavoratori autonomi. E' stato chiesto alle casse previdenziali di adottare misure di equilibrio finanziario, in mancanza delle quali si passa al metodo contributivo. Il principio di base è che la pensione di ciascuno dipende dal suo stesso lavoro: un maggior numero di anni di lavoro implica maggiori contribuzioni e, al momento della pensione, un'aspettativa di vita inferiore. Sono queste le ragioni per le quali si premia inoltre la permanenza nel lavoro.