Legislatura 16ª - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 43 del 17/12/2008

PROCEDURE INFORMATIVE 

 

Interrogazione   

 

            Il sottosegretario COSSIGA risponde all’interrogazione 3-00320, presentata dalle senatrici Negri e Amati, concernente le regole di ingaggio e i caveat previsti per il contingente italiano operante in Afghanistan.

            Al riguardo, puntualizza in primo luogo che i contenuti e le indicazioni operative della missione in Afghanistan non hanno subito alcuna modificazione rispetto al quadro già noto al Parlamento.

            Posto che le missioni militari all’estero sono parte qualificante della fitta rete di relazioni internazionali in cui è inserita l’Italia, svolgendosi sotto l’egida di organizzazioni internazionali, di coalizioni ad hoc, e in alcuni casi sulla base di accordi bilaterali, rileva come il Governo intenda onorare al meglio gli impegni internazionali sottoscritti. A tale riguardo specifica che dagli impegni di natura politica deriva la pianificazione tecnica, cui è preposto lo Stato Maggiore della Difesa, congiuntamente con gli Stati Maggiori di Forza armata, sulla base del contesto politico di riferimento, delle caratteristiche geografiche e socio-culturali dell’area di intervento e del livello prevedibile di minaccia, il quale può naturalmente cambiare nel tempo, così da  rendere necessario un adeguamento, quantitativo e qualitativo, dei mezzi.

            Riguardo alle missione in Afghanistan, osserva che, in relazione all’accresciuto livello di rischio e alla luce del maggior impegno operativo della NATO in tutto il territorio afgano, il Governo ritiene opportuno concentrare capacità e risorse operative, finalizzandole a fronteggiare i rischi e le minacce provenienti dall’insorgenza e facilitare, nel contempo, il conseguimento del processo di "afganizzazione" delle istituzioni locali.

            Fornisce quindi ragguagli sulla differenza sostanziale che esiste fra regole d’ingaggio e caveat, rilevando che, in generale, le regole d’ingaggio sono norme comportamentali, definite a diverso livello politico e vincolate ai principi dell’ordinamento internazionale, definite altresì in conformità alla vigente legislazione penale, ordinaria e militare, con particolare riferimento ai criteri di necessità e proporzionalità dell’azione. Le regole di ingaggio sono, pertanto, uno strumento procedurale ad uso delle forze operanti sul campo per uniformarne il comportamento di fronte alla necessità di reagire a situazioni che non consentono una consultazione con i livelli superiori. Esse devono disciplinare l’autodifesa e precisare il livello di uso della forza utile a raggiungere lo scopo della missione.

            Precisa poi che la codificazione dei comportamenti, elaborata sotto l’egida di organizzazioni internazionali, deve essere altamente riservata, in quanto una conoscenza dettagliata può costituire elemento di pericoloso vantaggio dell’avversario. In sostanza le regole adottate consentono comportamenti sicuri e chiari per l’autodifesa, lasciando ai comandanti la possibilità di utilizzare la forza in modo adeguato alle circostanze. In particolare, l’uso della forza viene applicato di fronte ad una minaccia chiaramente identificata come ostile, ovvero tesa ad impedire ai militari di espletare i propri compiti e di limitarne la libertà di movimento, con una reazione proporzionale all’attacco. È consentito di intervenire attivamente anche nel caso venga messa in pericolo l’incolumità della popolazione civile. Fa quindi presente come qualsivoglia modifica alle regole di ingaggio, a meno che queste non riguardino una missione solo nazionale, debba essere concordata nelle appropriate sedi internazionali.

            Si sofferma successivamente sui caveat, i quali costituiscono eccezioni che le singole forze nazionali inseriscono nel quadro delle regole generali adottate per la missione. Nel caso dell’Afghanistan, l’Italia non ha alcuna limitazione all’utilizzo del proprio contingente nelle regioni occidentale, settentrionale e nella capitale, dove il dispiegamento è già autorizzato. Nelle regioni orientale e meridionale, invece, il contingente italiano può essere dislocato solo per operazioni di eccezionale necessità e urgenza, tese alla salvaguardia della vita umana, senza bisogno di alcuna autorizzazione politica, per scelta del comandante della missione. È anche prevista la possibilità che, in queste ultime regioni, il comando ISAF, per specifiche e limitate operazioni, da svolgersi in tempi ben definiti, chieda che vengano dispiegate unità del contingente nazionale. Tale opzione postula l’espressione del consenso delle autorità politiche italiane in un tempo prefissato. Il termine così riservato era di 72 ore, ma, in conseguenza alle richieste degli alleati, il "tempo di risposta" è stato ridotto a sei ore. Ciò non deve, tuttavia, destare preoccupazioni in ordine ad un eventuale nuovo utilizzo del contingente, restando fermo che l’eventuale uso della forza da parte dei militari italiani avviene unicamente in funzione delle circostanze e in misura proporzionale alla situazione, nel rispetto del diritto internazionale, delle norme e degli usi sui conflitti armati, nonché delle leggi e dei regolamenti nazionali, in coerenza con quelli delle forze cooperanti.

            Prosegue notando come nella richiamata ottica di rafforzamento della sicurezza si pone l’invio nel teatro afgano di quattro aerei Tornado e del relativo supporto tecnico e di personale. Tale misura, infatti, trae origine dalla necessità di dotarsi di una più adeguata capacità di protezione del contingente e tiene conto delle richieste di collaborazione di Germania e Regno Unito, volte a fornire un adeguato numero di assetti da ricognizione. In merito a tali assetti, sottolinea che: gli aerei verranno messi a disposizione della NATO, in relazione esclusivamente a compiti di intelligence, ricognizione e sorveglianza, e si aggiungeranno agli assetti già presenti per migliorare la sicurezza dei militari italiani e degli altri contingenti; la catena di comando per i velivoli Tornado sarà la medesima di quella in uso per gli assetti aerei già partecipanti alla missione ISAF; l’autorità NATO non avrà facoltà di attribuire ai velivoli compiti diversi da quelli per cui essi sono stati assegnati, in quanto la potestà di cambiare la missione agli assetti nazionali risiede esclusivamente e permanentemente nelle autorità italiane, e specificamente nel Capo di Stato Maggiore della Difesa, in analogia a quanto previsto per gli altri membri della NATO.

            Prosegue richiamando le diverse competenze corrispondenti ai livelli di autorità del "comando operativo" e del "controllo operativo". A tale proposito osserva che, per quanto attiene alle operazioni in Afghanistan, il comando operativo delle forze nazionali è esercitato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa,  Comandante in capo delle forze della Difesa, deputato a organizzare le forze in tipologie e volume, assegnare loro la missione ed impiegarle o delegare il loro impiego, per il raggiungimento degli obiettivi. La delega per l’impiego, entro i limiti fissati dall’autorità che detiene il comando operativo (delega del controllo operativo), è riferita all’impiego delle forze esclusivamente per il soddisfacimento della missione assegnata e per quei compiti approvati dal Governo, a cui risalgono le decisioni per eventuali deroghe o impieghi diversi. Il controllo operativo degli assetti nazionali schierati è delegato al comandante ISAF, al quale vengono assegnate di volta in volta, in relazione all’evolversi della situazione, le unità individuate nel quadro degli accordi presi, in tempi da stabilire per svolgere missioni ben definite, mentre al Capo di Stato Maggiore della Difesa, che mantiene il comando operativo delle forze, resta la piena autorità sulle stesse, segnatamente in termini di loro assegnazione alle operazioni. Inoltre, il comandante del contingente italiano assicura l’unitarietà di comando su tutte le forze italiane e ha lo specifico compito di verificare che le forze nazionali siano impiegate nel rispetto del regime di deleghe in atto.

            Nel richiamare l’impegno collegialmente preso, al recante vertice di Bucarest, dai Governi dei paesi dell’Alleanza atlantica, per compiere un maggiore sforzo in sostegno alla missione ISAF, conferma l’intendimento dell’Italia di continuare a svolgere nello scenario afgano un ruolo di primo piano, in uno spirito di coesione, continuità e condivisione con gli alleati, nel pieno rispetto della pertinente risoluzione dell’ONU.

            Ricorda infine come l’Italia debba il suo prestigio internazionale anche all’impegno dei suoi militari, che con sacrificio, dedizione e determinazione contribuiscono al mantenimento della pace e della stabilità, come è testimoniato del fatto che da Nazioni Unite, Unione europea e NATO, e dall’intera comunità internazionale, è scaturito un convinto e unanime apprezzamento sulla qualità del contributo italiano all’azione multilaterale in sostegno al Governo afgano nel controllo del proprio territorio e per il ristabilimento della sicurezza.

 

      La senatrice NEGRI (PD) si dichiara soddisfatta della risposta del sottosegretario Cossiga, che ha assicurato alla Commissione, dopo le recenti audizioni del ministro La Russa e del generale Camporini, ulteriori, importanti elementi d’informazione. In tal modo si viene opportunamente a completare il quadro di riferimento a disposizione dei commissari per valutare l’attuale configurazione del contributo italiano alla missione ISAF.

            In proposito, sottolinea l’importanza che, all’indomani delle dichiarazioni rese dal ministro La Russa in esito al suo recente colloquio a Roma con il generale Petraeus in ordine a nuovi impegni assunti dall’Italia nel quadro della missione ISAF, e nel contesto del logoramento delle condizioni in Afghanistan, sia giunto dal sottosegretario Cossiga un chiarimento circa la reale portata dell’impegno assunto dall’Italia in quel teatro. Ciò consente di dissipare i dubbi determinatisi anche in relazione a talune precedenti dichiarazioni. Con riferimento poi alle prospettive di evoluzione delle missioni ISAF e Enduring Freedom, rileva come, dalle dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa dello scorso 16 dicembre, oggi ribadite dal sottosegretario Cossiga, sia emerso come i mandati delle due missioni siano destinati a restare distinti, fatta salva la necessità di realizzare meccanismi di maggiore coordinamento fra le stesse.