Legislatura 16ª - 11ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 39 del 26/11/2008
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Il senatore TREU (PD) ricorda che già nel corso della discussione sviluppatasi prima dell'estate sul DPEF il suo Gruppo ne ha evidenziato gli errori: di fronte all’incombere di tempi sempre più difficili, con una fase recessiva che avrebbe necessitato interventi di carattere espansivo, il Documento si presentava invece essenzialmente animato da una logica depressiva. Quel tipo di politica ha fatto perdere qualche mese, e su temi per i quali la variabile temporale riveste importanza primaria. Il Governo ha proseguito peraltro sulla stessa via, e con gli stessi metodi, approvando la manovra di bilancio in un Consiglio dei Ministri flash e ricorrendo in modo sistematico alla decretazione d'urgenza. I documenti di bilancio in esame trovano le proprie radici proprio nella erronea filosofia che aveva portato all'adozione del DPEF e del decreto legge n. 112. Ci si trova di fronte ad una manovra di cui si vanta il pregio della "leggerezza", e che appare del tutto inadeguata al nuovo contesto economico-finanziario. A questa inadeguatezza il Governo sembra voler rispondere annunciando ulteriori nuovi provvedimenti; al contrario, sono proprio i disegni di legge in esame il vettore ideale e naturale per interventi nel settore. In questo quadro, egli riterrebbe indispensabile che venissero affrontate le vere questioni politico-economiche di fondo, evitando i continui rinvii e le sottovalutazioni della crisi economica in atto. A questo scopo, reputa ineludibile l’adozione di interventi massicci e strutturali, e non dispersivi e temporanei, specie con riferimento ai redditi medio-bassi. In tale direzione va d'altronde l'azione perseguita da altri Governi in Europa, ben più attenti agli aspetti dell'economia, nonché le misure che negli Stati Uniti sta proponendo il Presidente eletto Obama. A fronte di una situazione economica che richiederebbe il ricorso a misure di emergenza, il Governo continua a proporre iniziative deboli e frammentarie, oltre che paternalistiche, come nel caso della social card; le proposte della sua parte sono al contrario finalizzate innanzitutto a garantire un sostegno di carattere strutturale a salari e pensioni. Un intervento organico nei confronti dell'impresa è stato infatti già adottato nella scorsa finanziaria dal precedente Governo, e non ha mancato di sortire taluni effetti positivi; ora è il momento del riequilibrio sul fronte del lavoro. Al di là delle forme, va innanzitutto individuato il reale costo dell'intervento, che qualche paese europeo vorrebbe dimensionato ad un punto del PIL; l'importante è comunque che si tratti di un intervento la cui consistenza reale corrisponda a quella annunciata. E' dunque importante fissare il tetto delle risorse disponibili, stornando finanziamenti a beneficio delle politiche che presentano maggior urgenza.
Il secondo profilo sul quale egli ravvisa la necessità di interventi a carattere organico è rappresentato dagli ammortizzatori sociali. Dal New Deal in poi, la storia insegna l’esigenza di dare, in fase di crisi economica, segnali forti di stabilizzazione; tale è la finalità assolta dagli ammortizzatori sociali, a condizione che si muovano in un'ottica strutturale, e non secondo le linee di interventi in deroga e annunci spot. Si tratta di misure che, al di là della buona politica, rispondono a necessità di carattere psicologico e sono alla fine destinate a favorire le stesse imprese. Per queste ultime, poi, sono proponibili altre iniziative, come l'aumento degli incentivi - ove possibile e necessario -, l'accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, le garanzie dei flussi finanziari, l'incentivazione in aree altamente innovative, come peraltro già proposto dall'allora ministro Bersani, mentre gli investimenti sulle infrastrutture hanno effetti, sia pur positivi, tuttavia non di carattere immediato.