Legislatura 16ª - 11ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 39 del 26/11/2008

 

LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE    (11ª) 

 

MERCOLEDÌ 26 NOVEMBRE 2008

39ª Seduta 

 

Presidenza del Presidente

GIULIANO 

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali Viespoli.                

 

 

La seduta inizia alle ore 10,05.

 

 

IN SEDE CONSULTIVA 

(1210 e 1210-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009 - 2011 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati  

- (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2009.

(1209) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009), approvato dalla Camera dei deputati

(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell'esame congiunto e rinvio) 

 

Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta di ieri.

 

Il presidente GIULIANO ricorda che in tale occasione è iniziata la discussione generale, nella quale sono intervenuti i senatori Roilo, Passoni, Ghedini e Pichetto Fratin.

 

Ha la parola il senatore NEROZZI (PD), il quale rileva preliminarmente che l'Italia risulta in evidente controtendenza rispetto alla maggioranza dei paesi europei, citando le recenti dichiarazioni di Gordon Brown e di Nicolas Sarkozy, che in questo momento stanno ponendo la questione di un leggero sfondamento dei parametri di Maastricht, onde garantire la realizzazione di politiche di redistribuzione del reddito. Misure analoghe, che pure sarebbero a suo giudizio indispensabili anche in Italia per dare un minimo di sollievo ai settori del lavoro e delle pensioni, mancano invece totalmente nella manovra di bilancio proposta dal Governo. Né allo scopo egli ritiene soddisfacenti i provvedimenti legislativi che dovrebbero essere varati nel prossimo Consiglio dei Ministri, non solo destinati ad avere un impatto minimo, ma animati più da una filosofia di carattere caritatevole che non da una reale finalità di redistribuzione del reddito. Anche l'argomento dei vincoli imposti dal forte  disavanzo ha una portata limitata, ove si consideri il notevole incremento che l'evasione fiscale ha conosciuto negli ultimi mesi. Queste problematiche, peraltro, in realtà riguardano anche il blocco sociale che ha portato alla vittoria l'attuale maggioranza di Governo.

Un ulteriore profilo di forte criticità è rappresentato dalle disposizioni in materia di ammortizzatori sociali. Nel rammentare in proposito i contenuti di un documento di indirizzo presentato dal suo Gruppo nello scorso settembre, egli avanza il timore che le previsioni negative già in quella sede evidenziate si rivelino sottodimensionate rispetto alla situazione attuale, richiamandosi al forte precariato esistente nel settore della scuola, nonché nei restanti settori del pubblico impiego, e  segnatamente in quello della sanità e della ricerca, e sottolineando altresì il pesante incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. A fronte di una situazione che richiederebbe dunque interventi straordinari, così da offrire un reale segnale di cambiamento, la manovra di bilancio si presenta fortemente carente, anche con riferimento a  situazioni pesantissime, come quella del settore della sanità nel centro nord. Conclusivamente, si tratta di una manovra destinata a creare problemi piuttosto che risolverne, inducendo elementi di delusione, rabbia e preoccupazione che rappresentano esattamente l'inverso della realizzazione di una forte coesione sociale.

 

Il senatore  TREU (PD) ricorda che già nel corso della discussione sviluppatasi prima dell'estate sul DPEF il suo Gruppo ne ha evidenziato gli errori: di fronte all’incombere di tempi sempre più difficili, con una fase recessiva che avrebbe necessitato interventi di carattere espansivo, il Documento si presentava invece essenzialmente animato da una logica depressiva. Quel tipo di politica ha fatto perdere qualche mese, e su temi per i quali la variabile temporale riveste importanza primaria. Il Governo ha proseguito peraltro sulla stessa via, e con gli stessi metodi, approvando la manovra di bilancio in un Consiglio dei Ministri flash e ricorrendo in modo sistematico alla decretazione d'urgenza. I documenti di bilancio in esame trovano le proprie radici proprio nella erronea filosofia che aveva portato all'adozione del DPEF e del decreto legge n. 112. Ci si trova di fronte ad una manovra di cui si vanta il pregio della "leggerezza", e che appare del tutto inadeguata al nuovo contesto economico-finanziario. A questa inadeguatezza il Governo sembra voler rispondere annunciando ulteriori nuovi provvedimenti; al contrario, sono proprio i disegni di legge in esame il vettore ideale e naturale per interventi nel settore. In questo quadro, egli riterrebbe indispensabile che venissero affrontate le vere questioni politico-economiche di fondo, evitando i continui rinvii e le sottovalutazioni della crisi economica in atto. A questo scopo, reputa ineludibile l’adozione di interventi massicci e strutturali, e non dispersivi e temporanei, specie con riferimento ai redditi medio-bassi. In tale direzione va d'altronde l'azione perseguita da altri Governi in Europa, ben più attenti agli aspetti dell'economia, nonché le misure che negli Stati Uniti sta proponendo il Presidente eletto Obama. A fronte di una situazione economica che richiederebbe il ricorso a misure di emergenza, il Governo continua a proporre iniziative deboli e frammentarie, oltre che paternalistiche, come nel caso della social card; le proposte della sua parte sono al contrario finalizzate innanzitutto a garantire un sostegno di carattere strutturale a salari e pensioni. Un intervento organico nei confronti dell'impresa è stato infatti già adottato nella scorsa finanziaria dal precedente Governo, e non ha mancato di sortire taluni effetti positivi; ora è il momento del riequilibrio sul fronte del lavoro. Al di là delle forme, va innanzitutto individuato il reale costo dell'intervento, che qualche paese europeo vorrebbe dimensionato ad un punto del PIL; l'importante è comunque che si tratti di un intervento la cui consistenza reale corrisponda a quella annunciata. E' dunque importante fissare il tetto delle risorse disponibili, stornando finanziamenti a beneficio delle politiche che presentano maggior urgenza.

Il secondo profilo sul quale egli ravvisa la necessità di interventi a carattere organico è rappresentato dagli ammortizzatori sociali. Dal New Deal in poi, la storia insegna l’esigenza di dare, in fase di crisi economica, segnali forti di stabilizzazione;  tale è la finalità assolta dagli ammortizzatori sociali, a condizione che si muovano in un'ottica strutturale, e non secondo le linee di interventi in deroga e annunci spot.  Si tratta di misure che, al di là della buona politica, rispondono a necessità di carattere psicologico e sono alla fine destinate a favorire le stesse imprese. Per queste ultime, poi, sono proponibili altre iniziative, come l'aumento degli incentivi - ove possibile e necessario -, l'accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, le garanzie dei flussi finanziari, l'incentivazione in aree altamente innovative, come peraltro già proposto dall'allora ministro Bersani, mentre gli investimenti sulle infrastrutture hanno effetti, sia pur positivi, tuttavia non di  carattere immediato.

 

La senatrice  CARLINO (IdV) esprime un giudizio fortemente critico sui documenti di bilancio, che dimostrano ancora una volta il minimo conto nel quale il Governo tiene le questioni relative al mercato del lavoro. Si sofferma in particolare sui commi da 36 a 38 dell'articolo 2 del disegno di legge finanziaria, dei quali sottolinea l'inserimento durante la discussione in Assemblea alla Camera dei Deputati. In proposito si chiede come mai il Governo non abbia ancora provveduto ad avviare una seria riforma degli ammortizzatori sociali e per quali ragioni anche nel decreto-legge n. 112 non sia stata prevista alcuna misura destinata a sostenere il precariato. Fa quindi osservare che nelle disposizioni in questione si prevede un aumento a favore del Fondo per l'occupazione, mentre nel disegno di legge n. 1167, collegato alla finanziaria, si fa luogo alla soppressione tout court di tutte le norme sulla stabilizzazione dei precari contenute nella legge finanziaria 2007, l'ultima varata dal Governo Prodi. Pur prendendo atto con soddisfazione che l’Esecutivo in carica, secondo quanto risulta dalla stampa, intenderebbe estendere l'indennità di disoccupazione anche ai contratti co.co.pro, ella reputa l'intervento ancora molto vago nei contenuti e di incerto vettore legislativo, di dubbia copertura e di non chiaro  impatto  reale sul precariato. Si riporta quindi ai dati ISTAT sulle forze lavoro recentemente pubblicati, mentre infuriava la tempesta sui mercati finanziari, evidenziando l'esigenza di approfondire le ragioni del forte aumento percentuale (1 punto) della disoccupazione in Italia nell'ultimo anno. Dopo aver ricordato che da mesi si discute degli esuberi Alitalia, dimenticando tuttavia l'esistenza di un milione e settecentomila lavoratori disoccupati in altri settori, sottolinea infine che con il Governo Prodi era stato avviato un discorso di serio recupero della gravissima situazione nella quale oggi versa il Paese, ma che quelle misure adottate a favore delle fasce più deboli sono state sistematicamente azzerate dall'Esecutivo in carica. Ciò dà ragione del suo giudizio negativo sul complesso della manovra.

 

La senatrice  BIONDELLI (PD) ritiene che la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese siano contrastate dal Governo con una manovra inadeguata sotto molti aspetti, come la sua parte ha già più volte annunciato dal luglio scorso. La politica economica finora realizzata dall'Esecutivo risulta addirittura controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica, perché non affronta le vere priorità, rappresentate dall'assenza di crescita e dalla perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e pensioni, i soli destinati a migliorare la distribuzione dei redditi e la domanda interna, già fortemente penalizzata dall'aumento dell'inflazione.

La situazione internazionale avrebbe richiesto coraggiosi interventi legislativi finalizzati a contrastare la fase di recessione economica in atto, con una revisione delle misure contenute nel decreto legge n. 112. Al contrario, nella manovra di bilancio non si riscontrano finanziamenti per le misure maggiormente propagandate dal Governo, come la social card e gli sgravi fiscali sugli straordinari, né tanto meno la promessa restituzione dei quasi 2 miliardi per le infrastrutture del Mezzogiorno, tagliati per finanziare gli sgravi ICI.

Particolari critiche vanno riferite alle norme contenute nei commi 25 e 26 dell'articolo 2, che dispongono il trasferimento degli oneri concernenti disposizioni di carattere assistenziale dal bilancio dello Stato a quello dell'INPS, caricandone i costi sulla gestione previdenziale dell'Ente, così compromettendo il principio consolidato inerente alla separazione tra previdenza e assistenza. Ulteriori forti perplessità riguardano il comma 32 - disposizione indeterminata per quanto concerne la titolarità e le modalità di riconoscimento della corresponsione dei trattamenti accessori da parte delle Pubbliche Amministrazioni, senza peraltro alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali - e sul comma 35, che tra l'altro attribuisce un formidabile strumento di pressione nei confronti delle controparti sindacali nel corso della trattativa, residuando alla contrattazione solo il 10 per cento.

Al Governo è noto il notevole incremento delle ore di Cassa integrazione, aumentato nell'ultimo anno del 68 per cento e destinato purtroppo a crescere ulteriormente: la manovra d bilancio avrebbe dovuto quindi mettere a disposizione risorse più cospicue per ammortizzatori e sgravi fiscali, così da favorire l'accordo sindacale. Sarebbe stato inoltre necessario prevedere agevolazioni per i mutui sulla prima casa, e soprattutto dar corso ad una proposta finalizzata a fronteggiare la diminuzione della domanda interna e le gravi conseguenze della crisi economica internazionale sul credito alle imprese e alle famiglie, destinando le maggiori disponibilità di finanza pubblica realizzate nel 2009 rispetto alle previsioni del DPEF alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti e dei pensionati con reddito inferiore a 50 mila euro, nonché adottando misure di sostegno al credito alle piccole e medie imprese. In definitiva, si tratta di una manovra ancora recessiva, destinata ad accentuare le difficoltà delle famiglie e delle imprese. Sarebbero al contrario indispensabili politiche e misure di tutela dei redditi e di rilancio dell'economia, nonché interventi per sostenere la domanda interna, agendo sui redditi e sulla spesa sugli investimenti. Al riguardo, ella segnala il diverso approccio con il quale in Francia e in Spagna si sta fronteggiando la grave crisi economica e le misure colà adottate, con un impatto più consistente, efficace ed immediato rispetto a quello previsto nella manovra economica in esame.

 

Nessun altro chiedendo di intervenire, il presidente GIULIANO dichiara chiusa la discussione generale.

 

Replicando agli intervenuti, la relatrice SPADONI URBANI (PdL),  ribadite le considerazioni gia avanzate nella fase di illustrazione dei provvedimenti, evidenzia che, diversamente da quanto affermato dall'opposizione, le tematiche del lavoro rappresentano un elemento centrale della manovra economica e che l'esigenza di riforme strutturali, lungi dallo sfuggire alla maggioranza di Governo, non può tuttavia fare astrazione dalla considerazione delle risorse disponibili. La crisi economico-finanziaria in atto era d'altronde imprevedibile allorché il Governo ha adottato il decreto legge n. 112, che pure ha tracciato alcune indicazioni forti, solo in ragione delle quali è oggi possibile mantenere gli impegni a livello europeo. Nessuno, e non certamente il Governo in questasede, può chiedere l'uscita dai parametri di Maastricht; d'altronde è evidente che alcun investitore straniero verrebbe in Italia sapendo che il Paese non è in grado di mantenere i propri impegni. Al contrario, la strategia seguita dall’Esecutivo appare improntata alla massima responsabilità; la manovra di bilancio in esame si muove in una direzione già tracciata con il precedente decreto n. 112 e che verrà rafforzata dagli ulteriori provvedimenti allo studio. Gli interventi adottati dal Governo potranno apparire a taluno paternalistici, ma certamente rappresentano iniziative importanti, finalizzate a sostenere la ripresa dei consumi. Altri interventi sono destinati alle imprese, atteso che il settore non può certo reggere all'infinito attraverso lo strumento degli ammortizzatori sociali. Una ripresa dei consumi è quindi indispensabile, nell’auspicio che l’attuale forte crisi economica venga superata nei tempi più rapidi.

 

Prende quindi la parola il sottosegretario VIESPOLI, il quale richiama preliminarmente la capacità di distinguere tra confronto  politico ed interessi del Paese manifestata da McCain all'indomani della sconfitta elettorale, sottolineando che l'adozione di atteggiamenti analoghi renderebbe un miglior servizio alla politica ed all'Italia e determinerebbe condizioni più consone all'interesse nazionale. Osserva quindi che l'approccio seguito dal Governo nell'aprire il tavolo di confronto con le parti è stato sempre teso a garantire una forte coesione sociale ed istituzionale; l'attuale fase, di straordinaria difficoltà, richiede infatti  misure consequenziali. L'azione dell'Esecutivo, attraverso una manovra economica di respiro triennale, è stata particolarmente opportuna, anche come segnale di capacità di assunzione di responsabilità e di complessiva tenuta dei conti pubblici, tenendo conto del pesante fardello rappresentato dal disavanzo ereditato dalle precedenti gestioni. Per determinare condizioni di maggior recupero a favore di salari e stipendi si è preferita la detassazione dei premi di produttività, anche per disegnare un nuovo modello contrattuale ed avvicinare i salari alla media dei Paesi europei. Si tratta di una scelta ora ribadita, tenendo conto anche delle indicazioni delle parti sociali, e su questi aspetti il confronto è ancora aperto. Su questi profili il Governo ha operato con interventi, sia di carattere diretto che indiretto, forse contestabili, ma in ogni caso coerenti rispetto al programma elettorale, a partire dalla – doverosa - abolizione dell'ICI sulla prima casa. Di fronte alla crisi economico-finanziaria che si è determinata, le misure proposte si sono mosse in direzione di uno sblocco degli investimenti e della ricerca di iniziative destinate alle fasce più deboli, come la social card, nonché dell’individuazione di interventi destinati a favorire le famiglie, specie numerose, e le pensioni più basse. Quanto alle imprese, premesso il forte impatto che è destinata ad avere la riduzione dei tempi di pagamento da parte della pubblica Amministrazione, è necessario un confronto in sede europea, al fine di stabilire se le risorse a quel livello erogate possano essere finalizzate al reddito e all’ampliamento delle tutele; ciò che consentirà di affrontare anche il tema degli ammortizzatori sociali in deroga. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, il Sottosegretario ribadisce che la lettura delle disposizioni relative agli ammortizzatori sociali va coordinata con quelle del disegno di legge n. 1167. In questo senso, allo stanziamento di 600 milioni di euro vanno evidentemente aggiunti i fondi derivanti dalle misure disposte in tale ultimo provvedimento, tutte mirate ad ampliare la platea dei soggetti di riferimento. Ovviamente all’Esecutivo non sfugge l'esigenza di una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, la cui necessità origina forse addirittura dai tempi del Governo D'Alema. E' tuttavia evidente che le disposizioni relative al ricorso in deroga alla Cassa Integrazione rappresentano un segnale che potrà essere riproposto in termini più definiti in sede di revisione organica del settore, e su ciò non mancheranno le future occasioni di confronto, al quale il Governo dichiara fin d'ora la propria piena disponibilità.

 

Il presidente GIULIANO, dopo aver ringraziato i senatori intervenuti nel dibattito, la relatrice ed il rappresentante del Governo per gli utili elementi apportati alla discussione, in considerazione dell'imminente inizio dei lavori dell'Assemblea, rinvia il seguito dell'esame congiunto.

 

Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.

 

 

SCONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE  

Atteso l'andamento degli interventi, il presidente GIULIANO propone di sconvocare l’odierna seduta pomeridiana della Commissione, riprendendo l'esame congiunto dei disegni di legge nella seduta già prevista per domani, 27 novembre, alle ore 10.

 

La Commissione conviene.

 

 

La seduta termina alle ore 11,05.