Legislatura 16ª - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 25 del 05/11/2008
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AFFARE ASSEGNATO
Assetto organizzativo della componente tecnico-operativa della Difesa: audizione del Capo di Stato maggiore dell'Esercito (n. 34)
Riprende l’affare assegnato, sospeso nella seduta pomeridiana del 23 luglio scorso.
Il presidente CANTONI ringrazia il Capo di Stato maggiore dell’Esercito della disponibilità dimostrata e gli dà la parola.
Il generale CASTAGNETTI riepiloga in primo luogo i compiti fondamentali dell’Esercito, oltre ai tratti salienti dello scenario internazionale con cui attualmente si confrontano le Forze armate italiane.
Illustra quindi i parametri presi a riferimento ai fini dell’evoluzione della Forza armata, desunti principalmente dai dettami politico-militari e dal concetto strategico del Capo di Stato Maggiore della Difesa, consistenti nelle tre dimensioni principali dello strumento militare: quantità (intesa come il volume necessario ed indispensabile per sostenere nel tempo il livello di ambizione nazionale), qualità (intesa come la capacità di garantire l’interoperabilità con i mezzi ed i sistemi dei principali partners alleati, assicurando prestazioni di livello adeguato) e capacità, da sviluppare alla luce delle nuove esigenze dettate dagli scenari di impiego.
Per quanto concerne la struttura di vertice della Difesa, fa presente che il Ministro ha alle proprie dipendenze due organizzazioni complementari: l’area tecnico-operativa, con al vertice il Capo di Stato Maggiore della Difesa, e l’area tecnico-amministrativa, sotto la responsabilità del Segretario generale della difesa/Direttore nazionale degli armamenti, cui compete la ricerca, lo sviluppo e l’acquisizione dei materiali nel settore degli armamenti.
Passando all’architettura generale dell’Esercito, rileva che la consistenza della sua componente operativa è pari a 79.000 uomini e donne (73.000 in prospettiva, a fronte di una consistenza complessiva, prevista per legge, di 112.000 militari). L’area operativa si mantiene al di sopra del 70 per cento del volume totale di riferimento.
Nel fare riferimento alle attribuzioni proprie di ogni area funzionale, osserva che il Comando delle Forze Operative Terrestri ha alle dipendenze la componente operativa della Forza armata, ed è responsabile dell’approntamento delle Forze Operative, oltre a condurre, per delega, operazioni militari sul territorio nazionale e si avvale di alti Comandi Operativi Intermedi e specialistici nell’esercizio della sua autorità.
Per quanto concerne le unità di manovra nota che le Brigate dell’Esercito sono distribuite in maniera uniforme sul territorio nazionale. Esse sono in numero di undici e sono tutte impegnate, a rotazione, in operazioni al di fuori del territorio nazionale e menziona il Comando di C.A. di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA), che rappresenta una consolidata realtà multinazionale dell’Esercito e della Difesa, già impiegato con successo in Afghanistan come comando dell’operazione ISAF VIII. Ricorda quindi i Comandi Operativi Intermedi delle Divisioni "Acqui" e "Mantova", in grado di esprimere capacità di Comando e Controllo durante operazioni in ambito Unione europea (European Force HQ).
Per quanto attiene alle unità preposte al supporto al combattimento e al supporto logistico, rileva come esse costituiscano bacini di capacità pregiate che garantiscono ai contingenti proiettati la necessaria capacità per il supporto alle operazioni.
Quanto al Comando Militare per il Territorio dell’Esercito (COMTER), il generale Castagnetti ricorda che esso è responsabile delle attività concettuali, organizzative e di controllo connesse con le funzioni di selezione e reclutamento del personale, presidio, demanio, gestione di enti vari quali musei, basi logistico-addestrative e poligoni. Il COMTER sviluppa inoltre attività inerenti alla sicurezza e alle servitù militari e si occupa dei rapporti con gli enti e autorità locali svolgendo anche funzioni a carattere promozionale.
Fa poi presente che al Comando delle Scuole risale la responsabilità della gestione unitaria nei settori afferenti l’istruzione del personale e l’evoluzione dottrinale della Forza armata, spettandogli la gestione delle attività di formazione, qualificazione, specializzazione, aggiornamento e professionalizzazione del personale e di studio e sviluppo della dottrina nei settori della normativa e delle procedure d’impiego e dei procedimenti d’impiego dei mezzi e dei materiali, oltre a svolgere attività di ricerca e sviluppo e di impiego di sistemi dedicati nell’ambito della simulazione, un settore in rapido sviluppo. Esso ha alle proprie dipendenze gli Istituti di formazione di base ed avanzata della Forza armata.
Al Comando Logistico competono invece l’individuazione, il reperimento e l’assegnazione delle risorse necessarie per il sostegno logistico delle unità dell’Esercito. Esso inoltre emana direttive logistiche, pianifica e conduce attività di rifornimento agli utilizzatori, in Italia e all’estero. Per assolvere tale compito l’organizzazione logistica è articolata funzionalmente nelle fasce di sostegno e di aderenza.
Fa quindi riferimento all’Ispettorato delle Infrastrutture, responsabile di tutte le attività connesse alla gestione dei programmi di mantenimento, ammodernamento e rinnovamento del patrimonio infrastrutturale dell’Esercito, il quale predispone e adegua la normativa interna e le procedure per il regolare, corretto ed efficiente funzionamento del settore delle infrastrutture. Questa area funzionale è interessata a specifici studi tesi alla riorganizzazione in senso interforze dell’intero settore.
Il generale Castagnetti si sofferma quindi sulle principali strutture nell’ambito della NATO e dell’Unione europea, alle quali l’Esercito fornisce un importante contributo qualitativo e quantitativo. Posto che i contingenti militari italiani operano nelle varie aree di crisi a supporto della pace, specifica che l’Esercito italiano contribuisce alla Catena di Comando e Controllo della NATO – costituita da due Comandi strategici, due Joint Force Commands e un Joint Headquarter – con circa duecento unità; concorre alla struttura della Forza NATO con circa cinquanta unità dislocate nei NATO Rapid Deployable Corps (NRDC) all’estero e in Italia, a Solbiate Olona, ove l’Esercito fornisce il Comandante, il Capo di Stato Maggiore, il 75 per cento del personale ed un’intera Brigata di supporto nel campo del comando e controllo e del real life.
Riguardo alla capacità di Comando e Controllo sviluppata in ambito Unione europea, specifica che a livello strategico e politico militare operano il Consiglio dell’Unione europea, il Comitato Politico di Sicurezza, il Comitato Militare dell’Unione europea e lo Stato Maggiore Militare dell’Unione europea. A livello strategico-operativo l’Italia, al pari di Regno Unito, Germania e Francia, ha offerto il proprio Comando Operativo Interforze; a livello operativo-tattico vi è la disponibilità di sei comandi offerti da Regno Unito, Germania, Francia e Svezia cui si affianca un Comando interforze italiano a prevalenza terrestre. A differenza dei Comandi della Nato, tutti permanenti, i Comandi dell’Unione europea a livello strategico-operativo e operativo-tattico, sono "potenziali" nel senso che normalmente svolgono compiti nazionali e in emergenza, possono svolgere compiti in ambito Unione europea. Rileva, a tale proposito, che nel settore dei Comandi permanenti e potenziali c’è un ampio margine di ottimizzazione delle risorse.
L’Esercito italiano è inoltre impegnato in altre iniziative multinazionali unitamente a partners europei e mediterranei: Comando EUROFOR (che può essere impiegato prioritariamente nell’ambito dell’Unione europea per assolvere missioni di Difesa Comune e quelle previste dalla dichiarazione di Petersberg del 1992), Multinational Land Forces (MLF) (grande unità elementare a struttura italiana, su base Brigata alpina "Julia" con contributi da parte di Ungheria e Slovenia, approntata per essere impiegata nelle Crises Response Operations), South Eastern European Brigade (SEEBRIG) (impiegabile nell’ambito di Crises Response Operations, nata da un’iniziativa politico-militare turca ed estesa successivamente ad Albania, Bulgaria, Grecia, Italia, FYROM e Romania, mentre USA, Croazia, Ucraina e Slovenia partecipano in qualità di Paesi osservatori), Stand-by High Readiness Brigade (SHIRBRIG) (rivolta a ricoprire ruoli di Initial Entry Brigade nell’ambito di operazioni di peacekeeping a guida ONU). La Forza armata, inoltre, contribuisce a missioni di supporto alle Forze armate albanesi e maltesi.
Soffermandosi sugli impegni dell’Esercito italiano all’esterno del territorio nazionale per operazioni di supporto alla pace, rileva che essi sono ripartiti in circa venti realtà, per un impegno complessivo di circa 6.000 unità. Circa il 95 per cento dei soldati italiani è impegnato nei tre teatri principali (Afghanistan, Libano e Kosovo).
Rileva poi che circa il 57 per cento del personale nazionale partecipa a missioni in ambito NATO, il 39 per cento a missioni dell’ONU e circa il 4 per cento a missioni dell’Unione europea.
Per quanto attiene all’impegno nei Balcani, ricorda che la Forza armata partecipa in Kosovo con 1.700 uomini all’operazione Joint Enterprise, sotto il comando del generale Gay; in Bosnia-Erzegovina con circa 140 uomini, prosegue l’impegno nell’operazione ALTHEA (a guida dell’Unione europea): a partire dal dicembre 2008 l’Italia assumerà anche il Comando di questa operazione, affidato al generale Castagnotto.
Il contributo dell’Esercito italiano in Afghanistan è di livello Brigata con 1750 unità (circa l’80 per cento del contributo nazionale all’operazione International Security Assistance Force). L’Italia, attualmente, è ai primi posti tra i Paesi contributori di ISAF, e nei prossimi mesi tale posizione di prestigio verrà ulteriormente valorizzata con la posizione del Capo di Stato Maggiore del Comando ISAF (generale Bertolini, a partire da dicembre 2008) e con il contributo dell’NRDC-IT che fornirà la struttura portante del Comando dell’Operazione ISAF. Il teatro afgano vede l’Italia impegnata in due Regional Command: a Kabul e nell’area di Herat, dove è lead nation.
Nell’ambito della missione UNIFIL in Libano l’Italia, con la missione "Leonte", detiene la leadership del settore ovest ed è il primo contributore con circa 2600 unità. Attualmente è in corso l’avvicendamento del Comando della Brigata "Pozzuolo del Friuli" con la Brigata "Garibaldi". Il generale Graziano, oltre ad essere il Comandante di una Forza Multinazionale composta con il contributo di 25 nazioni, è il rappresentante politico per il segretario Generale nel Sud del Libano in quanto Head of Mission. Infine, quattro ufficiali italiani, di cui tre dell’Esercito, operano nella Strategic Military Cell creata a New York nell’Headquarter delle Nazioni Unite.
Ricorda poi il contributo nazionale nell’ambito dell’Operazione "Nicole" in Ciad, rappresentato da personale di staff e da un dispositivo sanitario campale, insieme alle partecipazione alla European Union Monitoring Mission in Georgia.
In ambito NATO, l’Esercito contribuisce alla Nato Response Force – task force ad alta prontezza impiegabile nella risoluzione delle crisi – mentre in ambito di Unione europea vi è il contributo a due European Union Battlegroup, uno terrestre, l’altro anfibio. Al momento è in corso di pianificazione la costituzione di un terzo Battle Group multinazionale, sempre a leadership italiana, con contributi di Romania e Turchia. L’Italia, inoltre, rende disponibile, per interventi di durata limitata, una forza a livello reggimento quale riserva operativa della NATO per il teatro balcanico. Tale forza, resa disponibile anche in passato, è sempre stata impiegata.
Il generale Castagnetti prosegue rilevando che a partire dal 2000 l’impegno dell’Esercito all’estero non è mai stato inferiore a due task forces di livello Brigata e sei task forces di livello Reggimento, con l’impiego contemporaneo di circa 6000 unità.
Quanto all’impiego in Italia, ricorda l’operazione "Strade sicure" (con la partecipazione di circa 3200 unità dell’Esercito), iniziata il 4 agosto 2008, che prevede attività di vigilanza di obiettivi sensibili, centri di accoglienza per immigrati e pattugliamento congiunto alle forze di polizia nei principali centri cittadini per contribuire alla sicurezza nazionale. La Forza armata è inoltre impegnata attivamente (con circa 800 unità) nella risoluzione e nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. A questo proposito, il generale Castagnetti richiama l’attenzione sull’avvenuto stoccaggio nei pressi del comprensorio militare di Persano di eco-balle, ricordando che sono state in proposito fornite dal sottosegretario Bertolaso assicurazioni affinché esse vengano smaltite in via prioritaria non appena sarà entrato in funzione il termovalorizzatore di Acerra.
Si sofferma poi sull’addestramento delle unità, facendo presente che per il mantenimento del livello ottimale di operatività dell’Esercito sarebbero necessari, annualmente, circa 26 milioni di euro, che consentirebbero a tutte le unità operative di completare l’approntamento specialistico, tecnico-professionale e per unità, con il conseguimento del quarto livello di addestramento, necessario per la loro immissione nei teatri d’operazione (il citato budget è stato calcolato considerando i costi addestrativi necessari per il mantenimento del livello ottimale di operatività di un Comando di Corpo d’Armata, due Comandi Divisione, undici Comandi Brigata e circa cento reggimenti delle Forze Operative Terrestri). L’andamento delle assegnazioni di bilancio per la Funzione Difesa e l’ulteriore ridimensionamento previsto per il 2009, che limita fortemente i fondi per l’esercizio, fa emergere però chiaramente l’impossibilità di raggiungere pienamente i previsti obiettivi addestrativi. Per il 2009, con una disponibilità del 25 per cento del budget previsto per il citato mantenimento ottimale del livello di operatività, potrà essere garantito solo il parziale addestramento delle unità (terzo livello addestrativo fino al livello compagnia) di previsto impiego nei teatri di operazioni: sei Comandi Brigata, dodici reggimenti di manovra e dodici reggimenti di supporto. Tale dato consentirà il solo mantenimento delle operazioni in atto in Libano, Kosovo e Afghanistan. Per tutte le altre unità dell’Esercito non potrà essere svolta alcuna attività preparatoria addestrativa, comprese quelle chiamate a svolgere in patria i compiti discendenti dalle operazioni "Strade sicure" e "Strade pulite".
Evidenzia altresì che la NATO chiede di garantire che le forze offerte conseguano e mantengano nel tempo standard addestrativi equiparabili al più alto grado di approntamento nazionale e, quindi l’addestramento dell’unità a livello reggimento/brigata. L’Italia, nell’ultimo ciclo di pianificazione della NATO, ha risposto alla richiesta di contribuire con due pacchetti di forze a differente prontezza d’impiego, uno pronto a muovere in venti giorni e un secondo disponibile dopo ulteriori centottanta giorni. Il primo di questi pacchetti potrebbe essere garantito, in caso di reale impiego da parte dell’Alleanza Atlantica, dalle unità che l’Esercito ha già approntato o previsto per l’impiego nei teatri di operazione nel 2009 che, però, per rispettare gli standard addestrativi della NATO dovrebbero completare anche il livello di addestramento connesso al livello di reggimento/brigata.
Conseguentemente, per poter garantire nei prossimi anni l’attuale offerta di forze per la NATO non si potrà prescindere dal reperimento di una maggiore disponibilità finanziaria.
In riferimento al modello professionale stabilito dalla legge n. 331 del 2000, il generale Castagnetti rileva che essa prevede per le tre Forze armate un volume organico di 190.000 militari, di cui 112.000 per l’Esercito. Tale modello prevede un’armonica ripartizione tra le categorie del personale militare, che nel 2021 dovrebbe essere costituito da 12.050 ufficiali, 24.091 sottufficiali e 75.859 volontari di truppa, secondo le attuali esigenze ordinative e funzionali della Forza armata. Al 1° gennaio 2008, la situazione rispetto a quella prevista a regime presenta circa 1.700 unità in più negli ufficiali, e circa 2.500 unità in più nei sottufficiali, mentre il ruolo dei volontari in servizio permanente (VSP) presenta una carenza di oltre 30.000 unità, parzialmente compensata da volontari in ferma breve (VFB) e ferma prefissata a 1 e 4 anni (VFP 1 e 4), sicché è possibile affermare che al momento nell’Esercito non vi è un esubero quantitativo bensì una carenza di 8.332 unità, sbilanciamenti interni alle categorie di personale in alcuni ruoli rispetto ai volumi organici di legge che dovrebbero essere riequilibrati entro il 2021: risulterebbe sempre valido, allo scopo, il criterio di agevolare gli esodi naturali nelle categorie dove sono presenti le eccedenze tramite un maggiore finanziamento ad hoc dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 215 del 2001. Ricorda poi che il decreto-legge n. 112 del 2008 ha introdotto, relativamente alle risorse del settore "personale", la riduzione del 7 per cento per il 2009 e del 40 per cento a decorrere dal 2010 delle risorse destinate alla professionalizzazione delle Forze armate. In particolare, relativamente al 2009, la citata riduzione comporterà per l’Esercito un taglio di circa 22 milioni di euro sul volume finanziario del previsto stanziamento, che porterà a limitare in parte i nuovi reclutamenti. Per quanto riguarda il biennio 2010-2011, la prevista riduzione comporterà per la Forza armata il blocco totale dei nuovi reclutamenti, delle rafferme e l’impossibilità di sostenere il transito interno nei vari ruoli.
La maggiore criticità che si potrà verificare sarà costituita dalla pressoché totale impossibilità di transitare i VFB/VFP4 nel servizio permanente, con evidenti pesanti ripercussioni di ordine funzionale e morale per il personale nonché sull’immagine della Forza armata. Inoltre, per effetto del blocco dei reclutamenti, le consistenze della Forza armata si attesterebbero, nel 2012, su valori di poco superiori alle 71.000 unità (a fronte delle 112.000 previste per legge), di cui 33.300 volontari e 38.000 tra ufficiali e sottufficiali. Verrebbero anche temporaneamente chiusi tutti gli enti e le scuole destinati al reclutamento e alla formazione del personale, con conseguenti incidenze fortemente negative.
Prosegue sul punto notando come l’Esercito sia la componente che maggiormente risente dei tagli ai finanziamenti rispetto a quanto previsto dal cosiddetto modello professionale, in quanto l’Esercito è la Forza armata con il maggior numero di reclutamenti di personale non in servizio permanente che, notoriamente, è la categoria ad essere ridotta per prima in caso di minori disponibilità. Ciò non può non comportare una serie di riflessi negativi sull’operatività dello strumento terrestre che, avendo nel soldato il "fulcro" della sua operatività, ha bisogno di una programmazione certa dei reclutamenti. Per quanto riguarda le altre esigenze connesse con il personale, rileva che la mobilità dei militari è fondamentale alla funzionalità della Forza armata. In tal senso le risorse preventivate consentiranno esclusivamente di effettuare i minimi e indispensabili trasferimenti previsti per legge. Con riferimento alla formazione avanzata sarà possibile negli anni a venire soddisfare solo le esigenze incomprimibili, quando, tenuto conto della globalizzazione degli impegni, sarebbe auspicabile poter continuare a svolgere con continuità corsi di lingua, di aggiornamento professionale, di specializzazione. In merito alla formazione del personale civile della Forza armata sarà invece possibile condurre esclusivamente corsi di antinfortunistica e sanità e corsi di specializzazione in numero limitato.
Passando a trattare il settore delle infrastrutture, il generale Castagnetti rammenta che, al fine di ottimizzare e rendere funzionale il vasto e vetusto parco infrastrutturale dell’Esercito sono state condotte precipue attività di razionalizzazione, in linea con gli obiettivi di dismissione posti dalla legge finanziaria 2007 e dalla legge finanziaria 2008, che prevedevano la predisposizione di quattro "pacchetti" di immobili, per un valore ciascuno di 1.000 milioni di euro, da alienare da parte dell’Agenzia del demanio negli anni 2007 e 2008, al fine di ricavare risorse da destinare al risanamento del debito pubblico. In tale quadro, nel mese di febbraio del 2007 è stato emanato il decreto che individua il primo "pacchetto" di beni, costituito da 201 immobili, di cui 156 dell’Esercito, mentre nel luglio dello stesso anno è stato definito il secondo "pacchetto", comprendente 198 beni, di cui 139 dell’Esercito. Circa il terzo e il quarto gruppo di immobili, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, ha da un lato cancellato 2.000 milioni di euro quale obiettivo delle ulteriori dismissioni, e dall’altro ha offerto alla Difesa la possibilità, d’intesa con l’Agenzia del demanio, di effettuare permute di immobili non più utili con beni e servizi, anche con società a partecipazione pubblica e soggetti privati. Su tali nuovi basi sono in atto tutti i necessari approfondimenti per definire le più vantaggiose ipotesi di razionalizzazione e dismissione degli immobili in uso alla Forza armata, dovendosi ancora compiere progressi sul piano dei rapporti con gli interlocutori a livello locale. Gli interventi nel settore infrastrutturale sono prioritariamente indirizzati verso gli obiettivi dell’ammodernamento del parco, da perseguire attraverso l’elevazione dei livelli abitativi degli alloggi presenti all’interno delle caserme, nell’adeguamento delle mense/refettori, nell’esecuzione di lavori per il graduale adeguamento delle restanti infrastrutture e nella razionalizzazione del parco infrastrutturale esistente, nella consapevolezza che il parco infrastrutturale dell’Esercito è costituito da beni risalenti in gran parte a prima del secondo conflitto mondiale. Per quanto riguarda l’ammodernamento ed il rinnovamento infrastrutturale (settore investimento), le disponibilità finanziarie finora concesse e prevedibili in futuro sono da considerare appena sufficienti a garantire nel tempo uno standard consono ad un Esercito tutto professionale. Permane, invece, e sarà aggravata in futuro, la criticità dell’attività di manutenzione delle infrastrutture, le cui spese ricadono nel settore finanziario più deficitario, cioè l’esercizio.
Segnala successivamente il tema degli alloggi di servizio che, destinati a favorire la mobilità del personale sul territorio, contribuiscono a migliorare la funzionalità e la capacità operativa della Forza armata. Essi non rappresentano quindi un diritto ma un beneficio, oggetto di temporanea "concessione" al fine di facilitare i frequenti trasferimenti di tutte le categorie del personale, l’immediata reperibilità, l’esigenza di raggiungere in tempi brevi il reparto di appartenenza. Il patrimonio abitativo dell’Esercito, con particolare riferimento agli alloggi, è attualmente costituito da 10.227 unità abitative, di cui circa il 34 per cento è occupato da utenti sine titulo e quasi il 25 per cento è in attesa di lavori: da ciò risulta l’esiguità del patrimonio abitativo in rapporto al personale in servizio permanente, mentre vi è il rischio di depauperamento dello stesso a causa della carenza di adeguate risorse finanziarie per lavori di ripristino/manutenzione. Rileva inoltre la mancata alimentazione, da circa otto anni, del capitolo di bilancio relativo alla realizzazione di alloggi di servizio per il personale con famiglia.
Il generale Castagnetti fa poi presente che nel processo di trasformazione dell’Esercito sarà garantita la presenza di una componente pesante per soddisfare le esigenze connesse con un eventuale impiego in operazioni ad alta intensità per la difesa della Nazione e per soddisfare gli obblighi derivanti dall’Alleanza Atlantica. In questo contesto si sta provvedendo all’acquisizione di: settanta obici semoventi d’artiglieria PzH 2000 aventi caratteristiche tecniche d’avanguardia, veicoli da combattimento DARDO, sistema missilistico a media portata SAMP/T. Il grosso delle forze nel futuro sarà tuttavia rappresentato dalle forze medie che garantiscono la necessaria versatilità e flessibilità per il soddisfacimento di un ampio spettro di impieghi. La piattaforma che contraddistingue le forze medie è il veicolo blindato medio VBM 8x8 Freccia, con consegna dei primi esemplari attesa per la fine dell’anno in corso e completamento della produzione per il 2017. Per quanto riguarda la componente leggera dell’Esercito, vi sono programmi legati alla fanteria leggera, riguardanti il completamento dell’approvvigionamento del veicolo tattico leggero multiruolo Lince e l’installazione di una torretta remotizzata sui mezzi VBL 4x4 e 6x6 Puma. La componente ad "ala rotante" verrà ammodernata con l’acquisizione dell’elicottero per il trasporto tattico NH-90 nel periodo 2008-2017 e l’elicottero da trasporto pesante CH-47 F. È inoltre in atto la razionalizzazione della componente aeromobile dell’Esercito che prevede la riduzione da duecentosessanta velivoli a circa duecento, con l’accorpamento delle linee di volo da sette a quattro.
Osserva che, mentre nel settore investimento il bilancio ordinario consente oggi di proseguire lo sviluppo dei principali programmi relativi a mezzi, veicoli e servizi per la digitalizzazione, la diminuzione di risorse per l’esercizio provocherà una progressiva perdita di efficienza di mezzi e sistemi e un inevitabile decadimento della capacità operativa, rendendosi necessario individuare ulteriori risorse dalle altre aree della Difesa.
Rileva peraltro che nell’ambito del processo di adeguamento dello Strumento militare nazionale alle esigenze dei moderni scenari di impiego, l’Esercito ha intrapreso la via della "digitalizzazione dello spazio della manovra" che consentirà di migliorare e incrementare la conoscenza della situazione operativa, la proiezione, l’interoperabilità con gli altri eserciti, la flessibilità operativa, l’efficienza logistica e, soprattutto, la capacità di protezione del personale, in un’ottica che non segue più solamente la vecchia e consolidata logica del cambiamento di sistema d’arma, ma si basa più precisamente su nuovi concetti evolutivi che tengono conto da un lato delle nuove tecnologie disponibili e dall’altro delle possibili modalità di integrazione delle stesse tra le diverse componenti. Il principale programma di trasformazione in questo senso è il progetto Forza NEC che rappresenta il progetto cardine per rendere competitivo, nel prossimo futuro, l’Esercito e più in generale lo Strumento Militare Nazionale. Nel contempo tale progetto risulta essere altamente ambizioso e costoso e vede, di fatto, un prolungato impegno finanziario nel tempo che rappresenta, da solo, circa il 45 per cento dell’intero investimento destinato alla Forza armata nel lungo termine.
Il processo riguarderà inoltre un insieme di specifici sistemi digitalizzati che consentirà di integrare i sistemi digitali di Comando e Controllo (C2) ai vari livelli ordinativi, dal singolo combattente fino alle Grandi Unità complesse. In particolare, vi sono in tale ambito tre programmi fondamentali: il SIACCON (SIstema di Comando CONtrollo), per l’automazione delle funzioni di C2 dal livello Corpo d’Armata a livello Reggimento, il SICCONA (Sistema di Comando controllo e navigazione), connesso con il SIACCON, installato sui mezzi da combattimento, il sistema Soldato Futuro che si prefigge lo scopo di incrementare l’efficienza operativa delle minori unità e del combattente appiedato esaltandone la letalità, la protezione, la mobilità, la componente C4I, per soddisfare le esigenze relative alla gestione integrata dei sensori e delle comunicazioni radio e all’aggiornamento costante dei dati di situazione e, infine, l’autonomia.
Il generale Castagnetti si sofferma quindi sugli aspetti relativi alla disponibilità finanziaria, osservando come dal 2002 al 2009 le spese per il personale siano in costante aumento, fino agli anni 2016-2018. La quota per l’investimento è rimasta, sostanzialmente, a un livello costante e sufficiente, mentre il vero problema è rappresentato dall’esercizio.
In proposito, evidenzia come la parte afferente alla spesa per consumi intermedi si sia ridotta ben al di là del contenimento imposto ad altri Dicasteri, mentre per la Difesa, e quindi per l’Esercito, essa serve oltre che a garantire l’ordinario funzionamento a permettere di addestrare il personale e curare la manutenzione di mezzi e materiali.
In merito all’eventualità del ridimensionamento e della riorganizzazione dello strumento militare, fa presente l’esigenza di disporre di una legge delega quadro che fornisca gli strumenti essenziali per realizzare i cambiamenti che verranno ritenuti necessari per migliorare l’organizzazione e il funzionamento dello strumento militare terrestre, mentre sarebbe riduttivo incentrare il problema del dimensionamento dello strumento militare e della sua sostenibilità solo sull’aspetto quantitativo. Inoltre un’eventuale contrazione non dovrebbe essere operata mediante la riduzione dell’entità numerica del personale giovane, in quanto le capacità dell’Esercito sono legate anche alla corretta e calibrata dimensione delle risorse umane nelle varie componenti. Serve dunque un migliore equilibrio di spesa fra le componenti personale, esercizio ed investimento, nonché, nel singolo settore, nella consapevolezza che, in un Esercito di professionisti, la prospettiva di vita dei militari anche nel contesto delle famiglie di appartenenza rappresenta un nodo fondamentale.
Nell’avvicinarsi a concludere, osserva che l’Esercito è in grado di rispondere, con efficienza, rapidità e generosità, a tutte le richieste della comunità internazionale e della società civile, prodigandosi con professionalità, meritando spesso riconoscimenti e contribuendo ad elevare il prestigio dell’Italia nel contesto internazionale, grazie, in particolare, all’acquisizione di una mentalità expeditionary, alla cooperazione civile-militare, alla capacità di operare tra la gente e per la gente, alla conoscenza delle lingue e delle procedure di lavoro multinazionali. A fronte di queste innovazioni, resta tuttavia immutato il tessuto etico e morale che da sempre ha contraddistinto l’istituzione militare e che continua ad ispirare le azioni del soldato italiano. Richiama quindi l’attenzione sulla necessità di valorizzare il personale militare e di dedicare la giusta attenzione alle famiglie dei soldati.
Il presidente CANTONI ringrazia il generale Castagnetti per il contributo di informazione e di analisi assicurato alla Commissione.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato alla seduta di domani.