Legislatura 16ª - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 16 del 29/07/2008

       Riferisce sul disegno di legge in esame il presidente CANTONI (PdL), il quale premette che, rispetto alle previsioni già illustrate in sede di esame del DPEF, le analisi congiunturali più recenti evidenziano un quadro dell’economia internazionale reso già fragile dalla crisi dei mercati immobiliari e creditizi, quindi ulteriormente colpito negli ultimi mesi dall’impennata delle quotazioni del petrolio, così che le prospettive economiche si sono fatte più incerte, anche perché l’aumento dell’inflazione ha ridotto il tradizionale spazio di manovra della politica monetaria a disposizione delle banche centrali.

Rileva inoltre che, secondo le stime più recenti, la variazione del PIL dell’Italia si posiziona allo 0,4 per cento nel 2008 e allo 0,8 per cento nel 2009, mentre l’inflazione resta su valori elevati: 3,6 e 2,8 per cento nei due anni citati. La domanda interna è in contrazione in entrambi gli anni e la ridotta crescita è spiegata integralmente dal livello delle esportazioni nette, determinato più dalla debolezza delle importazioni che dall’esuberanza delle esportazioni, le quali risentono anche della perdita di competitività del nostro sistema Paese. Al fine di poter giudicare correttamente la manovra proposta dal Governo, invita altresì a tener conto della situazione determinatasi ad inizio Legislatura per effetto delle scelte passate di destinare rilevante parte delle maggiori entrate fiscali realizzate nel 2007 ad obiettivi diversi da quelli del risanamento. Da tale impostazione è conseguito il fatto che il dato tendenziale del rapporto deficit-PIL dell’anno corrente è stato corretto al rialzo ed è pertanto chiaro che il decreto-legge n. 112 del 2008 si inserisce in un quadro di compatibilità finanziarie concordate in sede europea che condizionano qualsiasi Governo a prescindere dalle forze politiche di cui sia espressione. Si sarebbe potuto disporre di un maggiore spazio di manovra ove nella scorsa Legislatura si fosse deciso di impiegare il cosiddetto "tesoretto" non per sostenere maggiori spese, ma per precostituire spazi di copertura finanziaria per i periodi di minore crescita come quello attuale, come suggerito dall’Unione europea: una opinione diffusa in politica economica raccomanda di evitare, nell’ambito della gestione del Patto di stabilità e crescita, di porre in essere politiche di bilancio pro-cicliche, atteso altresì che in fasi di maggiore incertezza sui mercati finanziari, quali quelle recentemente determinatesi, politiche fiscali solide contribuiscono in maniera rilevante a preservare la fiducia dei mercati.

Specificato che per restituire slancio al processo di risanamento della finanza pubblica ora non è possibile operare di nuovo sulla leva fiscale, il Presidente relatore osserva che l'azione correttiva del Governo si concentra esclusivamente sulla spesa pubblica in ragione del 3 per cento del totale, così da assicurare 35 miliardi di euro da destinare alla riduzione del deficit e dello stock di debito pubblico al fine di conseguire gli impegni presi con l’Unione europea.

Prosegue esprimendo condivisione rispetto alle preoccupate valutazioni di quanti sostengono che una parte delle misure adottate con il provvedimento in esame si pongono in controtendenza relativamente al principio guida secondo cui uno degli impegni prioritari assunti dal Governo è quello di garantire il ruolo dello strumento di difesa e la sicurezza dei cittadini. Rileva poi che, nello specifico, il provvedimento reca le misure necessarie e urgenti per ridurre l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e per assicurare la crescita del tasso di incremento del prodotto interno lordo rispetto agli andamenti tendenziali per l'esercizio in corso e per il successivo triennio attraverso una serie di interventi che coinvolgono vari settori. Per quanto riguarda le disposizioni di competenza della Commissione Difesa, segnala in particolare gli articoli 14-bis, 60, commi 1 e 12, 63, 65, 67, 69 e 72.

L’articolo 14-bis, introdotto durante l’esame presso la Camera, reca disposizioni in materia di infrastrutture militari, novellando in più parti il comma 13-ter dell’articolo 27 del decreto-legge n. 269 del 2003, che, tra l’altro, ha attribuito al Ministero della difesa, di concerto con l’Agenzia del demanio del Ministero dell’economia e delle finanze, l'individuazione dei propri beni immobili non più utili ai fini istituzionali, da dismettere e consegnare all’Agenzia medesima. In particolare, circa i suoi effetti, la novella recata dal comma 1, lettera a), punto 1 dell’articolo 14-bis comporta un differimento al 31 dicembre 2008 del termine per l’individuazione dei beni immobili non più utilizzati e, circa il termine per la riconsegna all’Agenzia del demanio, stabilisce che avvenga una volta completate le procedure di riallocazione concernenti i programmi di cui al citato comma 13-ter. Il comma 1, lettera b) dell'articolo 14-bis stabilisce che le trasformazioni e le nuove costruzioni di immobili militari possano essere realizzate attraverso accordi o procedure negoziate, oltre che con gli enti territoriali, anche con società a partecipazioni pubbliche e soggetti privati. Il comma 2 prevede che la permuta possa riguardare anche beni e servizi ed essere effettuata non solo con gli enti territoriali, ma anche con le società a partecipazione pubblica e con i soggetti privati. Inoltre, le procedure di permuta vengono d’ora innanzi effettuate, anziché dall’Agenzia del demanio, dal Ministero della difesa, con l’intesa dell’Agenzia stessa, sempre nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico-contabile. Infine, il comma 3 dell’articolo 14-bis attribuisce al Ministero della difesa, sentita l’Agenzia del demanio, la possibilità di individuare, tramite decreto, ulteriori beni immobili militari da alienare rispetto a quelli non più utili ai fini istituzionali ricompresi negli elenchi. Sul punto, il Presidente relatore segnala che, pur tenuto conto delle modifiche apportate, va operata una riflessione in ordine al ruolo rivestito dall’Agenzia del demanio, il quale rischia di non essere congruente rispetto alle esigenze meglio valutabili da parte della Difesa.

Di particolare rilevanza sono poi le disposizioni dell’articolo 60, comma 1, ove si prevede che, per il triennio 2009-2011, le dotazioni finanziarie a legislazione vigente delle missioni di ciascun ministero siano ridotte per gli importi indicati nell'elenco 1, con separata indicazione della componente predeterminata per legge. Per quanto riguarda il Ministero della difesa, le riduzioni ammontano a circa 503 milioni di euro per l'anno 2009, 478 milioni di euro per l'anno 2010 e 834 milioni di euro per l'anno 2011. Il successivo comma 12 riduce di 183 milioni l’autorizzazione di spesa per l’anno 2009, prevista dall’articolo 1, comma 896, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007). Tale legge ha istituito, nell’ambito dello stato di previsione del Ministero della difesa, un apposito fondo destinato al finanziamento degli interventi a sostegno dell'economia nel settore dell'industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico. Il fondo è iscritto con una dotazione di 1.700 milioni di euro per l'anno 2007, di 1.550 milioni di euro per l'anno 2008 e di 1.200 milioni di euro per l'anno 2009, per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali. La riduzione opera pertanto su di un fondo di comunque rilevante entità.

L’articolo 63, comma 1, provvede invece all'incremento di 90 milioni di euro, per l’anno 2008, della consistenza del Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace, di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

L'articolo 65, comma 1, stabilisce che gli oneri relativi alla professionalizzazione delle Forze armate siano ridotti del 7 per cento per il 2009 e del 40 per cento a decorrere dall’anno 2010. Il comma specifica che la riduzione avviene in coerenza con il processo di revisione organizzativa del Ministero della difesa e della politica di riallocazione e ottimizzazione delle risorse, da perseguire anche mediante l’impiego in mansioni tipicamente operative del personale utilizzato per compiti strumentali. Non si tratta però di disposizione assolutamente precettiva, in quanto il successivo comma 2 dell'articolo prevede che, a decorrere dall’anno 2010, i risparmi di cui al comma 1 possano essere conseguiti, per la parte eccedente il 7 per cento, in alternativa anche parziale alle modalità previste dal medesimo comma, mediante specifici piani di razionalizzazione predisposti dal Ministero della difesa in altri settori di spesa.

L'articolo 67 reca disposizioni in materia di contrattazione integrativa disponendo, in particolare, una ridestinazione di tali risorse con obiettivi di maggiore efficienza della stessa.

L'articolo 69, al comma 1, dispone che la progressione economica automatica degli stipendi prevista dagli ordinamenti di appartenenza per le categorie di personale in regime di diritto pubblico, tra cui anche il personale militare e delle Forze di polizia, sia differita di dodici mesi con effetto sugli automatismi di anzianità biennali in corso di maturazione al primo gennaio 2009, ferme restando le misure percentuali in vigore.

L’articolo 72, comma 11, prevede la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro con un preavviso di un anno per le amministrazioni pubbliche, in caso di compimento dell’anzianità massima contributiva di quaranta anni del personale dipendente, fermo restando quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici. Gli specifici criteri e le modalità applicative dei principi della disposizione in esame, relativamente al personale dei comparti sicurezza e difesa, tenendo conto delle rispettive peculiarità ordinamentali, saranno definiti con un successivo decreto.

Il Presidente relatore nota quindi come alla base degli interventi riguardanti la Difesa ci sia la necessità di conciliare il potenziamento delle funzioni di governo relative all’ordine pubblico e alla sicurezza con la razionalizzazione della spesa, che rappresenta un’esigenza di carattere generale; le riduzioni di spesa riguardano infatti tutti i settori. Resta che una parte delle misure di cui al provvedimento in esame non sono in linea con l’esigenza di sviluppo del comparto Difesa, prevedendo, ai fini del riequilibrio dei conti, il prelievo di consistenti risorse dal comparto stesso, già sensibilmente penalizzato dalle manovre economiche degli scorsi anni. A questo riguardo, rileva come le riduzioni previste implichino il rischio di gravare inevitabilmente per larga parte sulle spese di addestramento e di manutenzione dei mezzi e degli equipaggiamenti, ossia proprio su quel settore definito come "vitale" dallo stesso Ministro della difesa nella seduta del 18 giugno scorso, con conseguenti riflessi negativi anche sotto il profilo economico, a causa dell’accelerazione del deterioramento dei mezzi. La funzionalità delle Forze armate può ulteriormente essere messa a rischio dalla sensibile riduzione disposta dall’articolo 65 delle risorse destinate al reclutamento di personale militare volontario.

Osserva inoltre che dovrebbe essere acquisito l’avviso del Governo in merito al fatto che il già citato articolo 60, comma 1, nel ridurre gli stanziamenti di bilancio, anche relativamente alla componente predeterminata per effetto di apposite leggi, non è accompagnato tuttavia da un’elencazione dettagliata degli stanziamenti che vengono intaccati, non consentendo di valutare nel dettaglio l’impatto di tali riduzioni sulle singole unità previsionali di base afferenti al Ministero della difesa e quindi con un grave effetto di carenza informativa per il Parlamento.

Dopo aver sottolineato che le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame rischiano di pregiudicare l’efficacia operativa dello strumento militare, comportando un’ulteriore forzata diminuzione delle esercitazioni, seppure nel corso dell’esame da parte della Camera siano state introdotte modifiche volte, potenzialmente, a recuperare risorse dalla dismissione di immobili della Difesa, fa presente che le stesse misure in esame, così come altri elementi, segnalano come nel Ministero della difesa, come in ogni altro Dicastero, vi siano spazi per rivedere eccessi di spesa.

Da una coerente e seria azione di revisione della spesa per la difesa, possono infatti venire le risorse per il buon funzionamento dello strumento militare e per gli investimenti. Questa linea potrebbe consentire alle Forze armate di uscire finalmente dal circolo vizioso dell’assistenzialismo per entrare in quello virtuoso dell’efficienza e della razionalità economica, dimostrando di essere davvero qualcosa di più e di diverso dal resto dei fardelli burocratici che pesano sulla crescita del Paese. Le critiche finora mosse appaiono partire invece dal presupposto, tutto da dimostrare, che il complesso della spesa per il personale già assunto sia incomprimibile. Inoltre, deve essere garantito il principio per cui le responsabilità dell’eliminazione di eventuali sprechi, disfunzioni e privilegi immeritati deve essere rimessa direttamente alle Forze armate. A tale proposito e a titolo di esempio, il Presidente relatore cita la Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2007 della Corte dei conti, di recente trasmessa al Parlamento, in cui, in relazione alle contabilità speciali della Difesa, sono stati messi in luce la perdurante mancanza di un sistema informatico in grado di registrare i movimenti decentrati e il conseguente costante ricorso alle quadrature di bilancio, in particolare a fine esercizio, ricorrendo ad appositi fondi. Ciò si riflette sul progressivo irrigidimento degli "strumenti di flessibilità" presenti nel bilancio della Difesa e rappresentati dai menzionati fondi.

Avviandosi a concludere, il Presidente relatore formula alcune considerazioni finali. In primo luogo, sottolinea che le Forze armate hanno il compito prioritario della difesa dello Stato, ma hanno altresì il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte, concorrendo alla salvaguardia delle libere istituzioni e alla difesa della democrazia in tutte le aree del mondo dove tali valori siano messi in pericolo, in ciò contribuendo alla considerazione del Paese sulla scena internazionale. A tal fine, condividendo quanto affermato dal Capo di Stato maggiore della Difesa nell’audizione del 23 luglio scorso, osserva come sia ormai improcrastinabile prevedere un flusso coerente e costante di risorse, commisurato, per volume e disponibilità temporale, al sostegno di programmi di reclutamento, formazione e addestramento del personale, di mantenimento in efficienza degli assetti in inventario, nonché di ammodernamento, rinnovamento ed adeguamento tecnologico, generalmente a valenza pluriennale e svolti principalmente in cooperazione internazionale, ponendosi il problema non solo della validità o meno del modello di difesa esistente, ma anche del "ruolo" stesso che nei prossimi anni il Paese vorrà  assumere nel contesto internazionale, soprattutto rispetto alla maggiore priorità attuale: la stabilità e la sicurezza internazionale. Condivide pertanto l’opinione espressa dal Capo di Stato maggiore della Difesa, che in audizione ha giudicato poco decoroso chiedere alle nostre Forze armate di continuare a vivere nell’incertezza di prospettive, specie in considerazione delle dignità di tanti uomini e donne che in questi anni ed in questo momento tanto hanno dato e danno al Paese e per l’immagine stessa dell’Italia nel mondo.

Rilevato che già i drastici tagli al bilancio della Difesa attuati dal Governo Prodi furono ritenuti tali da condurre al di sotto della soglia minima di sopravvivenza, osserva che per una valutazione di più ampio respiro non ci si possa limitare aprioristicamente a difendere l’esistente modello di difesa, ma si debbano sfruttare le ampie possibilità di razionalizzazione che la situazione attuale consente. Propone infine l’espressione di un parere favorevole con condizioni e osservazioni, sulla base delle considerazioni svolte.