Legislatura 16ª - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 14 del 23/07/2008
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Nel riferire sull’atto in esame, la senatrice CONTINI (PdL) sottolinea preliminarmente l'importanza del ruolo svolto dall’Italia nel processo per l'affermazione di una Politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), che ha portato in pochi anni alla realizzazione di una struttura istituzionale e di comando e alla definizione di obiettivi strategici e di direttive per lo sviluppo di capacità per la prevenzione e gestione delle situazioni di crisi a livello internazionale.
Si sofferma quindi sulla decisione del Consiglio europeo di Helsinki del 1999 di costituire una Forza di Reazione Rapida, l’Headline Goal 2003, con la capacità di schierare, all’insorgere di una crisi, a partire dal 2003, una forza fino al livello di Corpo di armata, entro sessanta giorni, capace di operare per un periodo non inferiore ad un anno, nonché sul contribuito in uomini e mezzi, nel 2003, nelle prime due missioni nei Balcani e in Congo.
Ricorda quindi che i rapidi mutamenti del quadro geopolitico e l’irruzione di nuove minacce, di carattere asimmetrico, per la sicurezza, quali terrorismo, proliferazione di armi non convenzionali, conflitti regionali, fallimenti degli Stati, crimine organizzato, nel dicembre del 2003 hanno indotto il Consiglio europeo di Bruxelles ad approvare il documento, predisposto dall’Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza comune, relativo alla Strategia di sicurezza dell’Unione europea, che definisce il nuovo concetto strategico ampliando gli obiettivi della PESD e, quindi, la natura delle missioni in essa inquadrate, non più limitate alle sole missioni di soccorso e umanitarie, di peace keeeping e peace making, ma finalizzate anche ad affrontare i nuovi rischi, determinare l’espansione della zona di sicurezza intorno all’Europa e concorrere al rafforzamento delle istituzioni internazionali.
Dopo aver osservato come la stessa nuova natura delle minacce abbia richiesto lo sviluppo di capacità per interventi rapidi e flessibili, in grado di rendere efficaci le azioni per prevenire, disinnescare o gestire le crisi con operazioni in cui la componente civile integri quella militare o ad essa si sostituisca, fa presente che, per le intrinseche difficoltà manifestatesi nel perseguimento dell’Headline Goal 2003, dovute a fattori qualitativi più che quantitativi, è stato approvato dal Consiglio europeo, nel 2004, l’Headline Goal 2010, il quale fissa il nuovo obiettivo primario di capacità militari per coprire l’intero spettro delle possibili missioni di gestione di crisi UE, nell’ottica "ampliata" dalla Strategia europea di sicurezza del 2003. Esso si è finora realizzato attraverso la creazione dell’Agenzia europea per la Difesa e la costituzione dei gruppi tattici - forza europea specializzata, dotata di supporti aerei e navali, di reazione rapida da 1500 uomini, schierabili in cinque/dieci giorni per almeno sessanta giorni, con l’obiettivo di fare fronte a contingenze contenute nel tempo o a servire quale entry force, per operazioni più ampie - cui ha fatto seguito, con un impegno costante dell'Italia, la progressiva integrazione degli assetti di trasporto aereo strategico, lo sviluppo di nuove capacità di trasporto marittimo, lo sviluppo di un sistema di comunicazioni integrato, l’incremento quantitativo e qualitativo delle Forze armate nazionali e lo sviluppo di adeguate sinergie tra le Forze armate nazionali.
Dopo aver menzionato l’apporto italiano a diversi programmi di costituzione di gruppi tattici, la relatrice rileva che l’Unione europea ha rivolto particolare attenzione allo sviluppo delle capacità civili, in cui l’Italia si è particolarmente distinta, attraverso gli obiettivi del Civilian Headline Goal 2008, che prevede l’individuazione, all’interno delle amministrazioni degli Stati membri, di professionalità riconducibili alle aree di polizia, amministrazione civile, protezione civile e Stato di diritto, da impiegare in missioni civili, ad integrazione o sostituzione di quelle militari in quattro tipi di scenario: stabilizzazione e ricostruzione, prevenzione dei conflitti, rafforzamento mirato delle istituzioni e operazioni umanitarie di supporto civile.
Ricorda quindi il ruolo di primo piano nell’ambito dell’Unione europea, così come anche in ambito NATO ed ONU, dell’Arma dei carabinieri, con i reggimenti MSU (Multinational Specialized Unit) e IPU (Integrated Specialized Unit). Ai tradizionali impegni di polizia militare in supporto delle altre Forze armate si sono aggiunti, nel tempo, quelli di osservazione sul rispetto dei diritti umani, di addestramento, supervisione e consulenza per la ricostruzione delle forze di polizia e, infine, di ripristino e mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. La MSU, per le capacità di intervento in contesti operativi differenziati, la piena interoperabilità ed integrabilità con le altre forze militari, si è evidenziata quale uno strumento flessibile e versatile utilizzabile per le missioni UE di prima e seconda generazione, soprattutto per l’addestramento delle polizie locali nella fase di ricostruzione dello Stato. Anche gli assetti IPU, al pari di quelli MSU, hanno dimostrato le medesime capacità di controllo del territorio, raccolta informativa, intelligence criminale e contrasto al terrorismo.
Riguardo alle missioni militari e civili rientranti nella PESD, la relatrice nota come questa abbia dispiegato le sue forze principalmente nei Balcani, estendendo il suo raggio di azione anche in Africa, Medio Oriente, Indonesia ed Europa orientale, con missioni di polizia in Georgia, Ucraina e Moldavia, per la piena attuazione della politica europea di vicinanza, mentre il prossimo, forse più importante impegno, si profila in Kosovo, nella missione civile EULEX, che dovrà sostituire la missione UNMIK per la costruzione democratica delle strutture istituzionali ed amministrative di quello Stato.
Prosegue rilevando che il programma delle Presidenze francese, ceca e svedese, pur riconoscendo i risultati conseguiti, si sofferma sulle lacune da colmare al fine di raggiungere in pieno gli obiettivi di interoperabilità, schierabilità e sostenibilità dei gruppi tattici, con particolare riferimento al trasporto navale, alle tecnologie di intelligence e alla protezione adeguata delle truppe in teatro, specie nelle missioni a più elevata intensità, tema al quale nella presente Legislatura si è già dedicata attenzione con l’esame del disegno di legge n. 160 ("Concessione di un finanziamento per l'approvvigionamento di materiali e mezzi destinati al personale militare impegnato in missioni umanitarie e di pace"), conclusosi lo scorso 16 luglio presso la Commissione difesa del Senato in sede referente.
Ulteriori punti critici sono connessi alle differenze tra gli Stati membri in termini di personale specializzato, mezzi, tecnologie, risorse per il divario tecnologico con gli Stati Uniti, evidenziato nelle missioni militari in cooperazione con la NATO.
Ritiene che l’indirizzo seguito dall’Unione europea, nel senso di incentivare lo sviluppo di capacità civili e militari complementari e di favorire le specializzazioni vada accentuato, anche per evitare inutili e dispendiose duplicazioni, facendo riferimento al Piano d’azione europeo deciso a Laeken nel 2001, per verificare e potenziare lo sviluppo di capacità, i cui gruppi interni di lavoro predispongono periodici aggiornamenti in relazione ai risultati, oltre che seguire lo sviluppo dell’Agenzia europea per la Difesa.
Ritiene inoltre che i meccanismi di cooperazione con altre organizzazioni, in particolare con la NATO, attuati in base agli accordi di Berlino PLUS, vadano continuamente rivisti sulla base delle esperienze sul campo, così come anche la cooperazione ONU-UE, mentre non deve essere sottovalutato l’aspetto della formazione e specializzazione del personale da impiegare nelle missioni, attraverso la rivitalizzazione dell’Accademia Europea per la Sicurezza e la Difesa, istituita con Piano d’azione del 2005, l’intensificazione dei corsi di orientamento PESD e le esercitazioni congiunte tra le forze dei vari paesi.
Conclude sottolineando come l’approccio europeo alle crisi nel mondo, ispirato al soft power, che in questi anni si è configurato attraverso le missioni di pace, sia stato oggetto di valutazione positiva da parte di analisti politici di livello internazionale, così che può essere considerato modello comportamentale del XXI secolo in campo internazionale.