Legislatura 16ª - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 6 del 25/06/2008

(759) Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007

(Parere alla 3ª Commissione. Esame. Parere favorevole)  

 

      Il relatore RAMPONI (PdL) illustra il disegno di legge, soffermandosi preliminarmente sulle perplessità, successivamente superate, dovute alla mancata approvazione del Trattato da parte dell’Irlanda. Segnala quindi che, dopo una impasse durata più due anni, indotta dalla mancata approvazione della nuova Costituzione europea da parte di Olanda e Francia, l'Unione europea ha finalmente rilanciato il processo di riforma dei Trattati: una ripartenza politicamente importante, a suo avviso, per i destini dell'Europa e la progressiva effettiva realizzazione di essa quale completa entità politica.

Nota quindi che il Trattato di riforma dell'Unione europea cambia considerevolmente le disposizioni relative alla PESC e alla PESD. Per quanto si riferisce alla politica estera, esso riprende tre delle innovazioni istituzionali più significative già previste dal Trattato costituzionale, ossia la Presidenza stabile del Consiglio europeo, il Ministro degli Affari Esteri dell'UE – che però viene rinominato "Alto Rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza", venendo incontro alla richiesta della Gran Bretagna e di altri paesi – ed il Servizio europeo per l'azione esterna.

Il Presidente stabile del Consiglio europeo, previsto in sostituzione della Presidenza semestrale, viene eletto a maggioranza qualificata per un periodo di due anni e mezzo ed è rieleggibile unicamente per un secondo mandato.

La seconda grande novità istituzionale introdotta dal Trattato di riforma è costituita dall'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che nel Trattato Costituzionale veniva definito Ministro degli Affari Esteri dell'Unione. A giudizio del relatore, in realtà, rispetto al Trattato Costituzionale, cambia il nome, ma non la sostanza, atteso che l'Alto Rappresentante avrà il compito di guidare la politica estera, di sicurezza e di difesa dell'Unione e di contribuire con le sue proposte ad attuarla in qualità di mandatario del Consiglio, di presiedere il Consiglio "Relazioni Esterne" – composto dai Ministri degli esteri dei paesi membri – e di rivestire la carica di vicepresidente della Commissione.

Quanto al Servizio Europeo per l'azione esterna, di cui è previsto che si avvalga l'Alto Rappresentante nell'esercizio delle sue funzioni, il relatore precisa che questo nuovo strumento della politica estera comune non viene a sostituirsi ai servizi diplomatici nazionali.

Per la PESD, il Trattato registra una serie di progressi per quanto riguarda le clausole di mutua difesa collettiva, le nuove formule per l'integrazione flessibile e l'istituzione dell'Agenzia di difesa europea.

In particolare, il Trattato include una nuova clausola di solidarietà contro il terrorismo e in caso di catastrofi ed inserisce una clausola di difesa reciproca tra tutti i Paesi dell’Unione europea, qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio; viene tuttavia evidenziato che ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri e che gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi a quelli assunti nell'ambito dell'organizzazione del trattato del Nord-Atlantico. Il Trattato integra, inoltre, le missioni di Petersberg, inserendo tra queste anche quelle effettuate a sostegno dei paesi terzi per contrastare il terrorismo; dà facoltà al Consiglio di affidare ad un gruppo di Stati membri la realizzazione di una missione in nome e per conto dell'Unione europea; innova le disposizioni relative alle cooperazioni rafforzate e stabilisce che gli Stati membri possano istituire tra di loro una specifica forma di cooperazione rafforzata, denominata Cooperazione Strutturata Permanente, a patto che rispettino criteri in termini di capacità.

            Tutte le decisioni riguardanti gli Stati ammessi alla Cooperazione Strutturata Permanente sono prese a maggioranza qualificata, con una innovazione rispetto al principio generale, che prevede, nel settore della PESD, il ricorso all'unanimità.

            Il Trattato ratifica infine l'istituzione dell'Agenzia europea per la Difesa, peraltro già decisa con iniziative PESC dal luglio 2004.

In sostanza – evidenzia il relatore – il settore difesa è interessato da una serie di importanti riforme che vanno nel senso di garantire all'Unione europea una coesione più stretta (clausole di sicurezza e di difesa collettiva e un coinvolgimento generale nella lotta contro il terrorismo), una maggiore efficacia operativa nel settore delle acquisizioni di equipaggiamenti e sistemi di arma (Agenzia europea per la difesa) e una crescente flessibilità (cooperazione strutturata permanente), ciò che dovrebbe consentire agli Stati che lo vogliano di avanzare più rapidamente sulla via dell'integrazione, pur nel rispetto di precise disposizioni.

Il relatore fa quindi osservare che, eccetto la specifica clausola della difesa reciproca nel caso di aggressione armata e di attacco terroristico, buona parte delle riforme suggerite nel settore dal Trattato di Lisbona sono già operanti, e dunque la mancata approvazione irlandese non ne pregiudica la pratica attuazione.

Pur non essendosi ancora in fase di arrivo nello sviluppo dei procedimenti per giungere alla realizzazione dell'Unione politica dell'Europa, egli ritiene comunque positivo constatare che il processo si è rimesso in moto, e sottolinea che starà alla maturità e al senso di responsabilità politica dei rappresentanti di vertice impegnarsi per accelerare il processo e creare le condizioni per consentire all'Europa di rispondere alla sfida montante di Usa, Russia, Cina, Giappone, India.

Dà conclusivamente conto di una bozza di parere favorevole da lui predisposta (allegata al resoconto della seduta).

 

Il presidente CANTONI ringrazia il relatore per la sua pregevole e dettagliata esposizione.

 

Il senatore CAFORIO (IdV), premesso che il suo Gruppo è favorevole alla ratifica del Trattato, si sofferma sull’articolo 188 R, in materia di clausola di solidarietà. In particolare segnala che il primo comma, che consente all’Unione di mobilitare tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri, e la cui denominazione appare ricca di evocazioni umanitarie, cela invece l’insidia di ingerenze che vengono occultate sotto la facciata di attività di solidarietà necessitata dal ricorrere di situazioni di emergenza. Si tratta a suo giudizio di vero e proprio "cavallo di Troia", che rivela nell’architettura interna le caratteristiche tipiche dell’intelligence aggressivo di matrice anglosassone. Sulla base di queste considerazioni, egli ritiene che la norma dovrebbe essere espunta dal Trattato, ribadendo che la simbiosi emergenziale tra terrorismo e calamità nasconde finalità di ricerca informativa ed ingerenze e ritenendo vieppiù insidiosa la circostanza che la clausola sia inserita nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

 

            Il senatore SIRCANA (PD) esprime preliminarmente apprezzamento per l’illustrazione del relatore Ramponi. Rileva quindi che il Trattato introduce nella gestione della complessa macchina decisionale degli organismi europei e nei criteri di governo interessanti elementi di novità, suscettibili di mutare profondamente le politiche europee. In via generale, nota che al rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e a tutte le conseguenti misure, dall’estensione del voto a maggioranza qualificata all’istituzione della figura del Presidente del Consiglio europeo, il Trattato affianca anche la proposta di un maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali, che dovrebbe avvenire anche grazie al cosiddetto principio di solidarietà, finalizzato a far sì che l’Unione intervenga solo per garantire maggiore efficacia di azione. Ciò rappresenta, a suo giudizio, un punto sul quale il Parlamento italiano è chiamato ad un’attenta riflessione al fine di dotarsi di un metodo di lavoro che lo porti a rispondere adeguatamente a tale previsione. In particolare, egli ritiene fondamentale che nel settore della sicurezza si determinino linearità e certezza dei criteri decisionali e dei criteri di risposta alle eventuali sollecitazioni europee dei parlamenti nazionali. Un’innovazione rilevante è inoltre a suo giudizio rappresentata dall’istituzione della nuova figura di Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che ricoprirà anche l’incarico di Vice Presidente della Commissione e che, se adeguatamente supportato dai governi nazionali, potrà costituire il riferimento per lavorare alla costruzione di una politica estera unitaria e quindi di una politica dell’Unione nel campo della difesa. Ciò consentirà di evitare il riproporsi delle divisioni e delle contrapposizioni che hanno caratterizzato i primi anni del decennio in corso e di restituire all’Europa il ruolo di interlocutore forte nei confronti dei partner a livello mondiale, potenziandone ulteriormente l’azione in ambito internazionale. Anche a tale proposito egli riterrebbe importante sapere come il Governo intenda porsi in relazione con questa nuova figura, quali soggetti rivestiranno il ruolo chiave di tale relazione e quale mandato verrà ad essi attribuito, atteso che finora il sostanziale stallo delle politiche di difesa europea ed il limitato attivismo delle strutture comunitarie su questi temi hanno fatto sì che i governi nazionali prendessero le loro decisioni in materia di difesa quasi sempre in base a relazioni bilaterali, e che l’avvio di una più coesa ed incisiva politica europea di difesa richiede ai paesi membri una presenza più attiva, e innanzitutto l’adozione di nuovi modelli organizzativi e partecipativi. Su questi temi sarebbe a suo avviso importante che la Commissione si soffermasse per conoscere quali siano in materia gli indirizzi dell’Esecutivo. Condivide pertanto l’esortazione al Governo, contenuta nella bozza di parere predisposta dal relatore, ad operare in termini organizzativi e finanziari in modo tale da consentire all’Italia, nelle varie strutture previste dalle nuove disposizioni, una presenza di livello pari al peso politico, economico, sociale e culturale del Paese.

 

Il senatore GALIOTO (PdL) ringrazia il relatore per la ricca esposizione, condividendo la necessità di porsi in un’ottica di positiva accentuazione del ruolo dell’Europa e di adattamento alla continua evoluzione degli equilibri internazionali in materia di sicurezza. Particolarmente positivo è il suo giudizio nei confronti della disposizione che prevede l’elezione del Presidente del Consiglio europeo per un periodo di due anni e mezzo, con possibilità di rielezione per un secondo mandato di analoga durata, in ragione dell’accentuata stabilità che in tal modo viene assicurata. Apprezzamento egli esprime altresì nei confronti della istituzione dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, soffermandosi quindi con particolare soddisfazione sulla accentuazione dei profili di mutua difesa collettiva consacrati dalle disposizioni del Trattato, considerati i rischi e le necessità imposte dai nuovi scenari internazionali. Esprime conclusivamente l’auspicio che, nelle varie strutture previste dal Trattato, l’Italia assuma un ruolo di crescente rilievo.

 

Il relatore RAMPONI (PdL) interviene nuovamente per tranquillizzare il senatore Caforio in ordine alla reale portata dell’articolo 188 R e richiamare il ruolo già svolto da corpi militari per interventi di protezione civile.

 

Il senatore CAFORIO (IdV) ribadisce le proprie perplessità, sottolineando ancora una volta l’opportunità che l’articolo in questione venga espunto dal testo.

 

Il senatore PEGORER (PD) ritiene opportuno che l’espressione del parere favorevole da parte della Commissione venga inserita a conclusione del testo del parere, onde rafforzarne la portata. Suggerisce inoltre di trasformare l’esortazione al Governo, contenuta nell’ultima parte del parere, in una formula più impegnativa, e di eliminare il periodo finale, afferente al rammarico nei confronti della mancata approvazione da parte irlandese.

 

Il relatore RAMPONI (PdL) dà quindi conto di una nuova bozza di parere, da lui predisposta all’esito del dibattito (allegato al resoconto della seduta).

 

Il senatore SIRCANA (PD) dichiara il voto favorevole del proprio Gruppo, auspicando che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato concluda il proprio iter parlamentare nei tempi più rapidi.

 

Anche il senatore GALIOTO (PdL) dà conto del voto favorevole del suo Gruppo.

 

Il senatore TORRI (LNP) ritiene che nel campo della politica di sicurezza e difesa il Trattato di Lisbona appaia molto più prudente che in altri settori e che  contenga norme manifesto che auspicano la progressiva realizzazione dell’integrazione europea nel campo della difesa e la cui importanza non dovrebbe tuttavia essere esagerata. Di fatto, a suo avviso, la Difesa si conferma come un’isola nella quale gli Stati nazionali conservano ampie prerogative. Il Trattato ripropone lo schema delle cooperazioni rafforzate, sostanzialmente prevedendo meccanismi in base ai quali alcuni stati possono dar vita a gruppi pionieri in questo settore e dunque a suo giudizio non contiene nulla di veramente nuovo. L’impressione è che ci si sia limitati ad inserire un accenno prudente alla possibilità che qualche Stato, con il consenso della maggioranza degli altri, esplori nuove vie integrative. A suo parere il progresso più interessante è compiuto nel settore della gestione del procurement comunitario, attraverso il riconoscimento dell’importante ruolo spettante all’Agenzia europea della difesa; non è tuttavia credibile un ruolo di essa nel campo della determinazione delle capacità di cui dovrà dotarsi ciascuno Stato, che molto verosimilmente rimarrà di fatto riservata agli stati nazionali. Grande importanza riveste inoltre, a suo giudizio, la conferma che il Trattato rinuncia alla pretesa di sostituire l’Unione europea alla NATO come principale alleanza ed organizzazione di cui gli stati europei dispongono per garantire la propria difesa individuale e collettiva. Un altro profilo di grande interesse è rappresentato dalla previsione, che il Trattato contempla per la prima volta, della facoltà degli Stati di recedere dall’Unione, atteso che tale previsione mette a disposizione degli Europei un’estrema clausola di salvaguardia. Si tratta di aspetti che egli ritiene importante puntualizzare, pur dichiarando che voterà a favore del parere proposto.

 

Il presidente CANTONI mette quindi ai voti la nuova bozza di parere predisposta dal relatore, che risulta approvata all’unanimità.

Il Presidente formula, pertanto, un particolare ringraziamento al relatore e agli intervenuti, esprimendo viva soddisfazione e compiacimento per tale esito.